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Autore: seeyouthen    31/08/2014    1 recensioni
Raccolta di flashfic, tutte ambientate durante l'era dei Malandrini.
Un viaggio che si sposta dal Castello a Londra, dalla campagna alla camera di Remus, spiando le vicende di ogni personaggio.
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Le flash non hanno nulla in comune, se non il periodo in cui sono ambientate: nessun avvenimento nato dalla mia immaginazione, quindi, comparirà in un altro brano della raccolta.
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Marlene McKinnon, Regulus Black, Severus Piton | Coppie: James/Lily, Lily/Severus, Remus/Sirius, Sirius Black/Marlene McKinnon
Note: Missing Moments, OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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family

 

 

James alzò lo sguardo e gli occhi di suo padre, di un castano scuro e caldo, si illuminarono.
«Certo che può restare, James, va' pure a dirglielo», disse con gentilezza. James corse uscì dalla cucina e scattò verso il piano superiore, dove Sirius si stava rinfrescando e cambiando dopo il viaggio.
Mr Potter era stato sempre comprensivo nei confronti di Sirius. Conosceva i Black – chi non li conosceva nel Mondo Magico? - ed era quasi con sollievo che aveva accolto Sirius in casa sua. Walburga non era mai stata una donna dal grande istinto materno e Orion era un uomo crudele. Non doveva essere stato facile per un ragazzo come Sirius crescere in una tale famiglia. James aveva raccontato a lui e a sua moglie di come i Black avessero cercato di inculcare pregiudizi contro i Babbani, i Mezzosangue e i Traditori nella mente di quel povero ragazzo; di come, una volta entrato nei Grifondoro, i suoi genitori avessero iniziato a trattarlo come un estraneo, o peggio; di come suo fratello, un giovane Serpeverde, gli avesse voltato le spalle.
Sentì i passi rapidi di James e Sirius correre giù per le scale e si sedette a capotavola, in attesa, perfettamente calmo. Il tavolo traboccava di alcuni tra i migliori piatti di Mary.
«Mr Potter!», esclamò Sirius facendo irruzione nella stanza. L'uomo si lasciò scappare una risata divertita e felice. Sirius sembrava molto più riposato e calmo di prima. «Ora puoi chiamarmi John», gli disse con un ampio sorriso.
Sirius annuì, prima di ricominciare il suo piccolo discorso. «Grazie per avermi accolto qui. Devo molto sia a lei che a Mrs Potter. Non so proprio come sdebitarmi».
«Sirius, caro, non ce n'è assolutamente bisogno», intervenne Mary posando una mano sulla spalla del ragazzo con fare affettuoso prima di sedersi di fianco al marito.
«Esattamente», le fece eco John, «in una famiglia ci si aiuta sempre».
Il sorriso di Sirius fu così grande, brillante e pieno di gratitudine che John provò quasi la sensazione di non meritarselo. Vide James abbracciare forte l'amico come fosse un fratello e non poté fare a meno di stringere la mano di Mary, posata vicino alla sua sulla tovaglia bianca. Avevano sempre desiderato un secondo figlio e, in un modo o nell'altro, alla fine era arrivato.
Era appena iniziata una nuova vita, ora erano in quattro.

 

fire

 

Lily era una fiamma – James l'aveva sempre saputo.
I suoi capelli erano del colore del fuoco e danzavano come fiammelle mosse dal vento ogni volta che correva nel prato o faceva un giro sulla Nimbus con lui durante l'estate. 
Lily aveva anche un carattere indomabile e pericoloso. James ancora portava le cicatrici di quella volta in cui l'aveva delusa, andando in missione la notte nella quale, secondo il Medimago, sarebbe dovuto nascere Harry. Poteva ancora sentire le ferite bruciare sul cuore, quelle ferite che si erano aperte non appena la voce di Lily si era fatta troppo alta e le lacrime avevano iniziato a riversarsi copiose sulle sue guance, un istante prima che lui varcasse la soglia per tornare il mattino dopo
Ma il dolore era passato, come i mesi, e ora James era sdraiato nel suo letto, sotto ad uno strato di coperte disordinate. La testa di Lily era appoggiata sul suo petto.
Era il 30 ottobre del 1981, Harry Potter dormiva placidamente nel suo lettino e James carezzava i capelli di sua moglie.
Non sapeva cosa sarebbe accaduto meno ventiquattro ore dopo.
Sapeva solamente che le labbra di Lily – quelle labbra che si stavano posando sulle sue, che lo baciavano con passione – ardevano più del Whisky Incendiario.

 

 

faith

 

Sirius non aveva mai creduto in nulla.
Non credeva che la magia potesse sistemare ogni problema, non credeva che l'amore potesse essere più forte di qualsiasi cosa, non credeva che qualcuno, da lassù, stesse vegliando su di lui.
Sirius non credeva in se stesso. Da quando aveva visto i primi accenni della vera guerra – i Mangiamorte, qualche settimana prima, erano andati a fare una gita a Hogsmeade – aveva la più assoluta certezza di morire giovane. Avrebbe combattuto, perché non era un codardo, ma non era convinto di sopravvivere.
Sirius non credeva nemmeno nel destino. Scherzando, Peter una volta aveva detto che l'incontro dei Malandrini era stato un regalo del destino. Sirius gli aveva risposto che erano tutte cazzate, quelle sul destino. Sono le persone a scrivere la propria storia e se loro quattro erano diventati così tanto amici, be', era solo per merito loro.
«Pad, vuoi puntare quella bacchetta sulla tua maledetta moto e non sulla mia faccia? Non vedo niente», borbottò Remus durante un pomeriggio afoso di Luglio. Era il '77, e Sirius aveva comprato da solo un mese la sua motocicletta. Naturalmente l'aveva già rotta, facendo un incidente mentre inseguiva James a cavallo della sua scopa. Non aveva ancora preso confidenza con le misure, così... enormi in confronto a quelle delle Nimbus.
Remus aveva così avuto l'incarico di aggiustare il suo gioiello. Sirius non se l'era proprio sentita di leggere il manuale, soprattutto se pieno di termini babbani, e quindi aveva lasciato l'incombenza a Remus, che non aveva saputo dire di no.
«Hai finito di lamentarti, Moony? Siamo qui da più di un'ora, il mio braccio è stanco, capiscimi», borbottò lui in risposta.
«Sirius Black», ringhiò Remus con il tono di chi ne ha decisamente abbastanza, «non osare dire un'altra parola. Non ho mai toccato un motore o un'altra di queste cose e tu mi hai messo a fare il meccanico, quindi sta' zitto, passami quell'affare laggiù e prega che qualche santo ci faccia il miracolo di far finir bene questa storia».
Sirius sogghignò. «Dai, amico, non ti abbattere, sono convinto che tu ce la possa fare con le tue forze», lo incitò dandogli una pacca sulla spalla.
Perché in fondo, lui, credeva in Remus Lupin.

   
 
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