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Autore: So_Simple    31/08/2014    3 recensioni
Santana viene mandata dai genitori sull'orlo del divorzio in vacanza in un paesino dimenticato dal mondo, alla bizzarra casa di un bizzarro parente.
Riuscirà ad ambientarsi in questo luogo, o impazzirà prima dello scadere dei due lunghi mesi che dovrà trascorrere lì?
Forse resisterà. E, forse, tra intrighi, intrecci e misteri, troverà dei nuovi amici e, magari, anche l'amore.
Genere: Commedia, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Kurt Hummel, Quinn Fabray, Rachel Berry, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Grazie a chi segue e preferisce e recensisce! :3
Questo capitolo è un po' privo di azione ma mi serve, ovviamente, per altre ragioni.



CAPITOLO 4

Li mandai via per mezzogiorno, dato che mi attendeva il pranzo nella cripta.

Quinn se ne andò chiedendomi di farmi sentire più tardi, che mi avrebbero portata a fare un giro per la città, tanto per conoscerla meglio e allontanarmi dal cimitero e dalla sua atmosfera mortifera e io, per quanto cominciassi a provare il desiderio di fuggire da quei pazzi che mi avevano reso perseguitata da un fantasma, accettai di buon grado. Qualsiasi scusa per uscire da quel luogo era gradita.

Arrivai al mausoleo degli Hudson – una torretta dall’aria alquanto modesta rispetto all’enorme dimora eterna della famiglia Fabray – e trovai mio zio a braccia incrociate appoggiato alla porta aperta.

Mi invitò a entrare con un cenno e, non appena mi fui messa comoda su uno sgabello sgangherato di fronte a un tavolino di plastica già apparecchiato – aveva sopra due piatti che contenevano due panini a testa – mi disse, con tono autoritario “Allora, spiegami cosa ci faceva la nostra vicina nel tuo letto”.

Io alzai lo sguardo dal nostro sontuoso banchetto con aria confusa “La nostra vicinaa… di cripta?”

Lui sollevò un sopracciglio. “Molto divertente, Santana. Brittany abita nella villetta bianca di fronte a casa nostra, quindi direi che è la nostra vicina. Come mai era nel tuo letto stanotte? Non pensavo che la conoscessi.”

“Infatti non la conosco” spiegai “Ieri sera lei e Quinn sono… passate a salutare. Sai, sapevano del mio arrivo, volevano conoscermi. Ho chiesto a Brittany di restare perché avevo paura di dormire da sola dentro a un cimitero.”

Lui non sembrava molto convinto “Avevi paura… o volevi provarci?” chiese, con un mezzo sorriso divertito.

Eccoli di nuovo. Per la seconda volta in meno di dodici ore qualcuno insinuava che io volessi provarci con una ragazza.

“A me non piacciono le ragazze zio.” Gli risposi, guardandolo con aria irritata. “Per niente”

Lui annuì “Stavo solo scherzando dai. Ha a che fare con quello che hai visto ieri?”

“Cosa ho visto ieri?!” ero spiazzata.

“Lo sai benissimo cosa hai visto ieri, sul mausoleo dei Fabray.” Insistette, chiarendo l’argomento di conversazione.

“L’hai visto anche tu?!”

Lui mi guardò con aria colpevole. “Sì, l’ho visto anche io.”

“Perché hai fatto finta di niente?! Perché?!”

“Perché so che non c’è niente che si possa fare. Lui si aggira per il cimitero, non so cosa faccia. Mi spaventa, ma dopo un po’ impari a conviverci.” Disse lui, scuotendo la testa.

Io cominciai a mangiare meditando su quello che aveva detto. Se fosse stato vero quello che aveva detto saresti stata d’accordo con lui. Se non avessi saputo che Sebastian aveva spinto Rachel dentro a una fossa e che mi aveva lasciato un teschio sul comodino, diciamo che avrei potuto seguire la filosofia dello zio.

“Più tardi vedrai di nuovo Britt?” mi domandò, cambiando argomento, stavolta con un bagliore di curiosità negli occhi.

“Vedrò tutto il gruppo in verità”

“Quindi hai conosciuto anche Rachel e Kurt?”

“Sì, sono venuti stamattina insieme a Quinn”

Lui annuì. “Mi fa piacere che tu ti faccia degli amici. Soprattutto loro, sono dei bravi ragazzi, davvero”

Io gli sorrisi in risposta.

“Allora, come ci sei finito a lavorare qui?!” gli domandai di punto in bianco. Mi sembrava una domanda legittima e un ottimo argomento di conversazione.

Lui in risposta alzò le spalle “Sai, non avevo voglia di studiare… e mi piace il silenzio.” Spiegò lui, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. “Sono arrivato qui per sbaglio, avevo deciso di cimentarmi in un epico viaggio negli stati d’America. Questo posto mi ha conquistato. Sai, silenzioso, tranquillo. Poca gente. Mi ci sono stabilito, e poi ho ereditato il lavoro quando quello che lavorava qui prima di me è morto”

Un racconto avvincente, non c’è che dire. Rimasi in silenzio alcuni minuti prima di parlare di nuovo. “Li vedi spesso i fantasmi?”

La sua espressione si fece pensierosa “No, non direi. Ho visto qualche ombra strana forse, qualche rumore bizzarro, ma non li ho mai attribuiti a fantasmi, più a… legno scricchiolante, pipistrelli e magari strani giochi di luci. No, direi che Sebastian Smythe è il primo vero fantasma che vedo.”

“Da quanto lo vedi?” lo incalzai subito io, desiderosa di saperle di più. “Sei sicuro che sia morto?” mi era venuto questo dubbio, che magari lui fosse vivo. Anche se questo creava problemi a identificare chi ci fosse nella tomba del ragazzo.

“Lo vedo da molto tempo.” rispose “E… sì, sono assolutamente sicuro che sia lui. Blazer della Dalton, orologio costoso. L’altezza e la conformazione fisica corrispondevano. Nonostante il visto fosse sfigurato e bruciato, non c’erano dubbi. La famiglia non ne ha avuti.” Lo vidi chiaramente rabbrividire alla fine del discorso.
“Perché tutto questo interesse per lui? Non avrai in mente qualcosa! Santana, non metterti nei guai.” Il suo tono autoritario mi scatenò un moto di ilarità che cercai di camuffare con qualche colpo di tosse.

“Okay, okay. Era solo curiosità!” gli dissi scusandomi.

Quando finalmente finì il pranzo me ne andai dal mausoleo e mi diressi verso la casa.

“Ciao Santana, ci vediamo stasera. Senti, che ne dici, domani, di invitare i tuoi nuovi amici a cena?” mi propose, con un grande sorriso sul volto.

Gli risposi gentilmente, piacevolmente colpita “Sì, va bene”
 

Quinn parcheggiò davanti al cimitero verso le tre. “Salta in macchina Santana!” gridò, tirando la testa fuori dal finestrino della macchina.

Entrai in auto e mi ritrovai di fianco a Brittany, che mi sorrideva allegramente. Dall’altro lato della bionda c’era Kurt, ancora intento a osservare con aria catturata il teschio sdentato che avevamo ritrovato quella mattina. Ero assolutamente schifata, mentre lui, ignorandomi, se lo girava tra le mani e lo guardava come se fosse stata la cosa più bella del mondo.

“Ehi San!” mi salutò Rachel gioviale dal sedile davanti a me. “Come è andato il pranzo?”

“Bene” risposi “Lo zio vi ha invitati tutti a cena domani” annunciai. Loro sfoggiarono tanti bei sorrisi entusiasti – stavolta anche Kurt – e annuirono, assicurando che ci sarebbero stati perché – a quanto pare – adoravano la cucina di Carlos. Io non avevo mangiato ancora nulla di eccezionale, ma decisi di fidarmi di loro.

“Non pensi che quello dovresti ridarlo a mio zio?”

“Tuo zio? Perché? A me sembra che lui ce l’abbia ancora il cranio” rispose lui, con tono sorpreso.

Alzai un sopracciglio mentre le altre gli lanciavano occhiate altrettanto perplesse. “Kurt, suppongo che Sebastian abbia rubato quel pezzo di morto da qualche cadavere sepolto nel cimitero, non credi?”

“Oh” mormorò lui “Oh, giusto, tuo zio, il cimitero. Giusto.” Si fermò un attimo, guardando nelle orbite vuote del teschio. “Tienilo allora!” e me lo tirò addosso, facendogli sorvolare la testa di Brittany.

Ovviamente non riuscii ad afferrarlo e mi scivolò di mano, cadendo sotto il sedile di Rachel. “Merda!”

“Cos’è successo?” domandò la bionda alla guida.

Brittany ridacchiò tutta contenta prima di esclamare “Santana ha perso la testa!”

Io le lanciai un’occhiataccia, mentre mi abbassavo per recuperare il pezzo di morto prima che venisse seriamente danneggiato.

“Vuoi dire che il teschio sta rotolando sotto il sedile di Rachel in questo momento?” Quinn era aggrappata al volante con entrambe le mani e un’espressione inorridita in volto.

“Va beh dai, che c’è di male” commentò Kurt, difendendo il suo adorato teschio.

Alla fine Quinn accostò, io recuperai il teschio e poi scendemmo dalla macchina. Ovviamente, il primo posto in cui avevano deciso di portarmi, era il “Passaggio Proibito” che era il punto della strada in cui era avvenuto l’incidente col pullman.

“Ecco, così per il resto del giorno non dovremo pensare a Sebastian” disse Rachel.

“Scusa?”

“Sì, ne parliamo ora e poi non ci pensiamo più!” spiegò Brittany, il solito sorriso felice sul viso.

Camminammo sull’erba verde che costeggiava la strada ormai inutilizzata da anni e ci avvicinammo, con aria quasi imbarazzata, alla carcassa nera e distrutta dell’automezzo che giaceva inerme come un grande cadavere.

Era scivolato giù dalla scarpata in un giorno di pioggia, dopo essere uscito di strada e era esploso.

Quella storia metteva i brividi e l’idea che il fantasma di uno di quei ragazzi si aggirasse ancora fra le tombe di molti dei suoi compagni era inquietante, come se quell’incidente terribile non sarebbe mai potuto essere davvero lasciato alle spalle, come se Sebastian fosse il ricordo intramontabile dell’orrore che aveva sconvolto la comunità.

“Mette i brividi” Quinn si strinse in un abbraccio solitario dando voce ai miei stessi pensieri.

Nonostante il sole caldo, il cielo senza nuvole e il vento che accarezzava delicatamente l’erba e faceva frusciare le foglie sugli alberi, lo scheletro bruciato di un passato troppo recente per poter essere dimenticato era lì che ci osservava donando a quel posto altrimenti idilliaco un’aura angosciante, un’enorme, intollerabile sensazione di vuoto. In quel momento, davanti al pullman, mi resi conto di quanto fosse incerta e fragile la vita, quanto fosse insormontabile e eterna la morte; e per quanto fossero le tre e mezza di un pomeriggio d’estate, il freddo che sentii nelle mie ossa era paragonabile a quello che si prova in una rigida notte d’inverno, quanto le ombre delle cose sembrano i volti di creature misteriose, di un altro mondo, che ti osservano nel silenzio.

“Ecco, così ora l’hai visto.” Disse Quinn, mentre mi appoggiava una mano sulla spalla, camminando stavolta per il piccolo centro del paese.

“Sì. E hai visto quanto è inquietante.” Aggiunse Kurt.

Io annuii, assorta nei miei pensieri. In quel momento ci accorgemmo di una figura trasandata e bizzarra che correva fuori dal piccolo supermercato poco distante, che correva in modo scoordinato lungo il marciapiede.

“Che problema ha quello?”

“Oh, quello!” risero gli altri membri della mia compagnia “E’ Sandy Ryerson, il pazzo del paese.” Spiegò con semplicità Kurt. “Nessuno gli dà retta, soprattutto da un po’ di tempo a questa parte, è più svalvolato del solito.”

“Già, si aggira per il paese cercando di rubare sigarette ai passanti, oppure strilla cose senza senso”

“Quello l’ha sempre fatto” commentò Quinn interrompendo Rachel, ma quella le rispose “Sì, ma ora sono ancora più senza senso”

“E che avrà fatto adesso?” domandai io, curiosa di saperne di più anche di quello strano individuo.

“Bah, probabilmente avrà cercato di rubare di nuovo sigarette dal supermercato. O un panino. O qualche bevanda strana. Boh, molti ipotizzano che sia un po’ cleptomane il buon vecchio Sandy. Non è cattivo, poverino, è solo pazzo”

“Qualche anno fa scorrazzava con un mantello rosa addosso strillando di chiamarsi Pugnale Rosa e di sconfiggere le forze del male” ricordò Brittany. “Già, era
abbastanza equivoco” disse Kurt, guardando Sandy continuare a correre e poi sparire in lontananza.

“Dove sarà andato adesso?”

“Boh, nessuno sa dove abita”

Un altro esemplare interessante. Quel posto per essere così piccolo e insignificante ne aveva di personaggi. Più mi ambientavo nel paese più stare lì mi piaceva.
Cominciai a essere grata a mia madre per la grande idea che aveva avuto.
Anche stare insieme agli altri ragazzi, quando non c’era il pensiero di un fantasma malefico nei paraggi e non pensavo che avevo un teschio nascosto nella borsa, era una cosa molto piacevole. Mi facevano sentire a casa, sia Quinn e Rachel con le loro discussioni insensate, sia Kurt, col suo modo di fare affabile e il suo smodato interesse per la moda e soprattutto Brittany, che quel pomeriggio mi offrì il gelato dicendomi che gliel’aveva detto Lord Tubbington di farlo e che si sarebbe arrabbiato molto se non l’avessi accettato; io non capii assolutamente di cosa stesse parlando ma non feci domande e acconsentii.

Alla fine della giornata ritornammo al cimitero e scendemmo tutti dalla macchina. In quel momento mi suonò il cellulare e lessi il messaggio sorridendo.

“Chi è?!” mi chiese Quinn curiosa.

PUCK: Ehi tesoro, come va al cimitero? Scommetto che c’è più vita che a Lima. Mi dispiace di averti abbandonato in Ohio da sola e averti messa nelle condizioni di dover andare in quel posto, ma lo sai, dovevo seguire mia madre e mia sorella in vacanza, per forza.

Decisi che gli avrei risposto più tardi. “Un mio amico... ma gli risponderò più tardi” spiegai, poi continuai a camminare insieme alla ragazza bionda e a Rachel. A poca distanza ci seguivano Brittany e Kurt.

“Ehm… ragazzi, io devo andare, ci vediamo… domani.” Gli occhi e la voce di Brittany erano insolitamente spenti mentre ci salutava all’improvviso e faceva retro-front per tornare a casa.

“Kurt, cosa le hai fatto?!” gli chiese Rachel in tono accusatorio.

Lui alzò le mani e le rispose “Assolutamente niente, è sol-”

Venne interrotto dalla voce profonda di Carlos che gridava a squarciagola “DOVE DIAVOLO E’ FINITO?”
 
Ci scambiammo tutti e quattro uno sguardo atterrito e poi corremmo verso la voce dello zio, mentre io avevo una specie di deja-vu. Mi domandai perché in quel posto dovessi sempre correre per raggiungere qualcuno che urlava da qualche parte. Sperai che almeno lo zio non fosse stato seppellito da Sebastian.

“Cosa cerchi zio?!” gli chiesi appena lo vidi a distanza, inginocchiato davanti a qualcosa, vicino all’ossario.

“Il cadavere di Sebastian?” gli domandò Kurt.

Tutti lo guardammo e lui alzò le spalle. “Era un’idea”

“No, questo… questo corpo! Dovevo metterlo nell’ossario ma manca il teschio! Chi potrebbe avere rubato un teschio?!”

Noi quattro lo guardammo. “Oh, ti aiutiamo a cercarlo. Guarderemo un po’ in giro per il cimitero!” affermai.

“Perché non puoi darglielo e basta?” mi chiese Rachel.

“Oh sì, è una grande idea! Zio tieni! Me l’ha messo in camera Sebastian stanotte mentre io mi aggiravo per il cimitero a salvare la mia nuova amica Rachel che era caduta in una tomba! Direi che non posso farlo” le risposi mormorando mentre fingevo di guardare nella terra smossa se ci fosse nascosto un teschio sdentato.

“E non intendi darglielo?” mi domandò ancora la ragazza più bassa. La guardai. Aveva ragione, avrei dovuto ridarglielo comunque. Così lo feci cadere, feci in modo che si sporcasse di terra e poi lo raccolsi.

“Trovato zio!”

Lui sorrise radioso e prese l’oggetto tra le mani come fosse stato merce preziosa. “Dove l’hai trovato?!”

“A terra laggiù” indicai il punto in cui l’avevo buttato.

Lui si girò il cranio tra le mani tutto felice, poi disse “Ma… non ha i denti! Lui ce li aveva i denti, li aveva d’oro!”

“Vuoi… vuoi dire che glieli hanno tolti?!”

Perché, perché non potevamo mai stare tranquilli?!
 
“Ehi! Ehi San!” quella notte, mentre stavo sdraiata a pancia in su sul letto, a fissare il soffitto terrorizzata all’idea di chiudere gli occhi, sentii una voce chiamarmi. Una voce che di sicuro non era quella del mio spettro preferito. Mi misi a sedere e guardai verso la finestra aperta. Una testa bionda e un paio di occhi sorridenti spuntavano da dietro il davanzale.

“Britt!” la salutai, facendole cenno di entrare.

Lei saltò dentro e camminò verso il mio letto, su cui si sedette.

“Che ci fai qui?” le chiesi.

“Non avevo sonno.” Disse, scrollando le spalle. “Ho pensato che magari non ci riuscivi neanche tu e che volessi compagnia”

“Ma, i tuoi non si accorgono che non ci sei?”

“Me ne andrò presto” rispose. Era strana, non la solita Brittany, anche se i suoi occhi avevano ritrovato un po’ di luce. O forse erano i raggi di luna che li accendevano di un bagliore surreale.

“Dai, sdraiati qui se ti va” le proposi, scostando le lenzuola.
Lei sembrava incerta “Sei sicura?”

Io annuii con fervore. Lei mi sorrise contenta e si tolse le scarpe e le calze. “Non è che mi presti un pigiama?”

La guardai cambiarsi e stendersi nel mio letto senza parlare.
Il mio cellulare in quel momento vibrò per il messaggio della buonanotte da parte di Puck. Lo lessi e gli risposi. Rimasi a fissare il soffitto ancora un po’, prima che il calore del respiro di Brittany che si infrangeva sulla mia spalla mi distraesse dai miei pensieri angosciati e mi accompagnasse dolcemente nel mondo dei sogni.
   
 
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