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Autore: Piumadoro    31/08/2014    5 recensioni
Rieccoci al secondo anno.
Se il primo è stato pieno di guai qui si aggiungono cose come il Quidditch, molto importante.
Senza parlare dell'amore.
E dei segreti.
Il secondo anno di Star ad Hogwarts comincia in modo confuso...
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'Siamo Stelle Cadute'
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Ogni cosa scorreva perfettamente in casa Potter. Fay veniva spesso a trovare i suoi cugini, quel giorno se ne era appena andata via e Star stava completando uno dei loro giochi preferiti: “Anneghiamo James”.
Mentre la ragazza gettava addosso al fratello un bel po’ di secchi d’acqua o lo annaffiava a sorpresa con la canna, i signori Potter uscirono di casa e li raggiunsero in giardino.
“Vorremo parlarvi di una cosa.” Annunciò il signor Henry. I due fratelli che avevano, giusto il giorno prima, fatto arrabbiare dei passanti con degli scherzetti esplosivi abbassarono la testa colpevoli.
“Allora, abbiamo un regalo per te, Star. Certo anche per James dal momento che i suoi voti quest’anno sono stati spettacolari, ma soprattutto per te, per farti sentire a casa definitivamente.” Cominciò Susan.
“Quindi senza altri indugi ti informiamo che domani partiremo per un viaggio fantastico in un piccolo paesino italiano.” Concluse il signor Potter sorridente.
“Davvero?” Chiese conferma Star emozionata.
“Si, certo. E con noi verranno Remus e Sirius.” Le rivelò James con un occhiolino.
“Splendido! Sarà divertentissimo!” Esclamò la ragazza. “Faccio le valigie!” Disse salendo di corsa in camera sua.
“Metti i costumi andremo al mare!” La avvertì la signora Potter.
Star entrò in un lampo nella sua stanza cobalto, afferrò la valigetta in cuoio rosso con rifiniture in oro che i suoi genitori le avevano regalato l’anno prima e si mise a riempirla di abiti estivi e costumi.
“Toc toc.” Fece James battendo le nocche sullo stipite della porta aperta.
“Avanti, fratellino.” Lo invitò la ragazza con il viso sprofondato nella valigia.
“C’è una sorpresina per te.” Suo fratello entrò facendosi da parte e sull’uscio apparve Remus.
“Rem!” Gridò la ragazza estasiata lasciando perdere tutto e gettandosi sul ragazzo appena arrivato.
“Ciao! Ma tranquilla, sono appena passate poche settimane dall’ultima volta che ci siamo visti.” Le ricordò il ragazzo.
“Vero, ma mi sei mancato tanto!” Si scusò lei staccandosi. “Dove dormirai sta notte?” Gli chiese poi.
“Nella stanza degli ospiti numero due, ricordi?” Rispose James con ovvietà.
“No, non ricordo.” Finse Star. “Sono troppo felice per ricordare.”
Cenarono con tranquillità quella sera e andarono a letto presto, le valigie già pronte accanto al camino.
A notte fonda James era sveglio, non riusciva a dormire dall’emozione, improvvisamente sentì una porta aprirsi piano e dei passi leggerissimi in corridoio. Nel buio più completo udì anche la porta di camera sua aprirsi silenziosamente e poi richiudersi. Qualcuno spostò un lembo del lenzuolo e si infilò nel letto con lui.
“Dimmi Star.” Disse mentre si spostava per far posto alla sorella e per abbracciarla tenendola stretta a sé.
“Niente, volevo solo stare un po’ con te. Non riesco a dormire, ma non capisco perché: io sono felice, e sto bene!” Spiegò lei in un sussurro.
Il ragazzo rise piano ma smise subito appena Star lo squadrò sconvolta.
“Scusami, ma è che ormai mi ero abituato ad una te normale, invece vieni qui in piena notte preoccupata perché non riesci a dormire anche se sei felice e questo vuol dire che non conosci ancora l’essere emozionati per qualcosa. Non riesci a dormire perché aspetti domani con gioia, non vedi l’ora che arrivi. Capito?” Le spiegò lui passandole una mano tra i capelli.
“Ahn.” Fece la ragazza fissando per un attimo il vuoto illuminata da quella scoperta. “Bene, allora posso…” Mormorò poi alzandosi a sedere con l’intenzione di tornare in camera sua. Suo fratello le afferrò un lembo di maglia per trattenerla.
“Resta qui.” La pregò il ragazzo, gli occhi nocciola illuminati dalla flebile luce proveniente dalla finestra aperti in una supplica silenziosa, le dita leggermente tremanti ma salde sulla stoffa, il respiro irregolare quasi lei lo stesse abbandonando in un luogo losco e pauroso.
“James…” Sussurrò Star sorpresa, tornando sotto le coperte e abbracciando suo fratello.
“Scusa… Non avevo proprio voglia di vederti andare via così, come se io non ti servissi più.” Bofonchiò lui tra le sue braccia.
“Io avrò sempre bisogno di te, James, e lo sai.” Bisbigliò lei con il riso sulle labbra.
“Bene.” Il ragazzo afferrò le lenzuola coprendo completamente se stesso e la sorella. I due ragazzi si misero seduti come sotto una tenda ridacchiando piano.
“Ok, ora prendo la torcia…” La avvertì lui ma Star lo bloccò accendendo una fiammella sulla punta di un dito.
“Wow! Non possiamo fare magia fuori da Hogwarts però, ricordi?” La ammonì James poco convinto.
“Lo so. Beh, a dire la verità Silente mi ha leggermente per sbaglio fatto capire che io posso, più o meno la mia è magia involontaria.” Spiegò la ragazza.
“Quand’è che sei andata da Silente?” Le chiese lui.
“Non ricordo bene… forse ve l’ho anche detto… o forse no. Comunque dovevo avvertirlo di aver fatto l’incantesimo, ovviamente non gli ho detto con chi, e beh lui dice che probabilmente sono veramente molto potente e il prossimo anno accadrà per forza qualcosa e sì, posso usare la mia magia fuori da Hogwarts finché sto in casa anche se mi sconsiglia di approfittarne.” Raccontò Star.
“Ahn. Figo! Quindi potresti scendere a prendere del cibo senza nemmeno fare fatica, giusto?” Buttò lì James con un’aria tutta malandrina.
La ragazza gli fece l’occhiolino prima di sparire nel nulla senza il minimo rumore. La stanza crollò nel più completo silenzio e James poté udire persino il respiro di Remus qualche stanza più in là e i piccoli rumorini che gli animali notturni causavano nel giardino. Si sentì così solo, tutto era così vuoto e silenzioso senza Star.
Le coperte davanti al ragazzo si alzarono giusto mezzo millesimo di secondo prima che sua sorella ricomparisse seduta a gambe incrociate e con molti dolciumi tra le braccia. Lei lasciò cadere il bottino fra sé e James prima di far brillare di nuovo la fiammella sul suo indice. Questa prese il volo rimanendo sospesa fa le teste dei due ragazzi.
“Allora, che mi racconti?” Fece lui curioso.
“James siamo stati sempre insieme in tutto l’anno tranne quando studiavo e quelle volte in cui stavo con Dennis.” Gli ricordò la ragazza.
“Appunto. Racconta. E poi io ti dico a che altra invenzione avevamo pensato io e Sirius.” La incoraggiò James.
“Stai scherzando?! Un’altra invenzione? E non me l’avete detto subito?!” Si infuriò lei.
Suo fratello ridacchiò. “Racconta prima tu. Avanti.”
Così Star incominciò e i due fratelli passarono quasi l’intera notte a mangiare dolciumi e a raccontarsi storie di momenti in cui non erano insieme e dato che questi ultimi erano pochi poi passarono a rivivere i bei momenti dell’anno intero e poi del primo anno finché non crollarono addormentati.
Il mattino dopo Remus ebbe l’indegno compito di svegliare i due fratelli per fare colazione.
“James!” Chiamò il ragazzo entrando nella camera dell’amico pronto a ricevere una cuscinata come spesso accadeva durante l’anno scolastico.
“Ciao Rem!” Esclamò Star sbucando fuori da sotto le lenzuola con una guancia sporca di cioccolato e i capelli sciolti leggermente arruffati, cose che la rendevano ancora più graziosa.
“Ciao, scusa devo aver sbagliato stanza e…” Cominciò Remus.
“Oh, no. Tranquillo, ho dormito con James! Ora lo sveglio!” Dichiarò la ragazza scuotendo suo fratello piena di energia e emozionata al massimo.
“Che hai?!” Le gridò dietro lui.
“Partiamo James! Partiamo! Muoviti! Scendiamo a fare colazione, forza!” Urlò Star ancora più forte cominciando a correre verso la sala da pranzo.
“Giorno!” Gridò sfondando la porta nella foga di entrare. I suoi genitori già seduti al tavolo cercarono di salutarla ma lei ricominciò a urlare come una pescivendola saltellando in giro. “Ma allora veramente andiamo!? Eh? Eh? Partiamo sul serio? Veramente? E andiamo in Italia? Sul serio?! Vi amo!” La ragazza abbracciò i suoi genitori baciandoli sulle guance. I due la ringraziarono interdetti e sorpresi da tutto quel calore.
“Ti prego siediti e smettila di essere così esaltata di prima mattina.” La ammonì James sprofondando al suo posto con accanto Remus.
“Perché dovrei smetterla?! Sono felice! Estremamente felice! Anche Remus lo è! Vero, Rem?”
L’interessato alzò alla svelta lo sguardo dalla sua colazione per puntarlo sui grandi occhi cobalto di Star e non sorridere fu impossibile. “Certo, non vedo l’ora.”
“Visto, James?! E poi dai, sarà la prima nostra estate malandrina!” Sbuffò spazientita la ragazza.
“Veramente credi che io possa non essere felice?” Replicò suo fratello sghignazzando per essere riuscito nel suo intento di presa in giro.
“Maledetto!” Bofonchiò lei riempiendosi la bocca con una fetta biscottata.
Dopo colazione i signori Potter spiegarono come si sarebbe svolto il viaggio e come sarebbero arrivati a destinazione.
“Non possiamo certo fare un collegamento diretto tra il nostro camino e un camino in un altro Stato.” Cominciò Henry. “Perciò dovremo recarci al Ministero e da lì al Ministero italiano e dopo di che appariremo nel camino della nostra modesta casuccia al mare.”
“Andremo al Ministero della Magia?! Che emozione!” Ricominciò ad agitarsi Star. “Non sono vestita nel modo giusto!” Borbottò poi guardandosi.
James e Remus avrebbero voluto volentieri replicare, ma sarebbe stato inutile anche se la camicia bianca e semplice infilata nella gonna blu a pieghe a vita alta stavano d’incanto sulla ragazza lei non lo avrebbe mai ammesso.
“Oh, spero di non farvi fare brutta figura.” Sospirò lei rivolta ai suoi genitori.
“Sei splendida tesoro!” Ribatté Susan con gli occhi che le brillavano d’orgoglio.
“Un incanto di figlia.” Concordò il Signor Potter passandole un po’ di polvere scintillante. “Per questo mi precederai.”
Star afferrò la polvere ed entrò nel camino gettando poi la polvere a terra come se l’avesse fatto mille volte e pronunciando chiaramente “Ministero della Magia”.
Tutto attorno a lei era un vortice di colori e scorci di salotti, non capì come i suoi occhi potessero mostrarle con esattezza millimetrica ogni stanza che attraversava furtiva vorticando vertiginosamente e ancora di più si chiese come facesse il suo cervello ad imprimersi in modo preciso nella memoria tutte quelle immagini e a dirle con esattezza dove si trovava.
Centro di Londra, sotto il centro di Londra. Finalmente si fermò e davanti a sé vide il salone principale del Ministero della Magia con una fontana dorata raffigurante due maghi, un uomo e una donna, un elfo, un goblin e un centauro. Notò subito gli ascensori dalle porte dorate, i numerosi ritratti del Ministro Nobby Leach la scrutarono sorridenti ma seri. Dietro di lei apparve suo padre.
“Allora come ti sembra?” Le chiese fiero.
“Strano, ma bello!” Rispose lei estasiata.
“Hey Star!” Un tipo dai rossi capelli le si fece incontro sorridente.
“Arthur! Ciao! Come va la vita e Molly, Molly giusto? Lavori qui? Sembra passata una vita!” Esclamò lei tutto d’un fiato.
“Si lavoro qui. Ufficio per l’Uso improprio dei Manufatti dei Babbani. Non sono affascinanti i Babbani? Molly, si. Credo sia di nuovo incinta.” Un lieve rossore si impossessò di Arthur.
“Di nuovo? Ah, si. Ora ricordo! Ho sentito parlare di Molly e di come ha lasciato la scuola perché incita di un figlio. La ammiro tanto! Non so se sarei riuscita a fare lo stesso! Sarà una madre bravissima scommetto. Giusto?” Commentò Star sinceramente interessata.
“Si, un’ottima madre. Mi dispiace solo che non possa seguire i suoi sogni e che sia relegata in una casa troppo piccola e modesta.” Raccontò Arthur sconsolato.
“Ma lei secondo me è felice così, ha te e un figlio e un altro in arrivo! Sarà sicuramente felicissima! E ti ama  tanto!” Lo rincuorò Star.
Arthur annuì, poi qualcuno lo chiamò dall’altro lato dell’Atrium.
“Sarà meglio che vada, è stato un piacere, salutami i Malandrini.” Si congedò sparendo subito dopo e passando di corsa proprio davanti a James e Remus senza accorgersi di loro.
“Vi saluta, anche se non sembra.” Li informò Star sorridendo.
“Potter!” Gridò qualcuno tra la folla di impiegati che si moltiplicava a vista d’occhio.
“Buon giorno Ministro.” Salutarono i signori Potter insieme.
“Ah, chi si vede, il caro James!” Salutò Nobby, poi il suo sguardo si fermò per un triste attimo  su Remus che abbassò la testa imbarazzato e triste a sua volta, infine il Ministro si voltò verso di Star.
“Tu sei Star, giusto? Il nuovo acquisto di questi due furbacchioni e perla di Silente.” Il signor Leach allungò la mano ma la ragazza non la prese sconvolta com’era.
“Perla di chi?” Chiese a bocca aperta.
“Di Silente. Non fa altro che parlare di te e chiedere in giro delle stirpi di sangue più potente sicuro che tu debba discendere da una di quelle, e cerca di interloquire anche con dei nostri nemici per arrivare a capire da dove sbuchi fuori. Si ormai qui al Ministero sappiamo tutto di te.” Spiegò il Ministro.
Star sbuffò sdegnata. “Tutto? Non sapete nemmeno come sto o come sono stata, se sono felice o triste, sono solo un nome con una discendenza da trovare così come Remus per voi è solo un esemplare da osservare attentamente, vero?”
Nobby si ritirò un attimo colpito da quelle parole.
“Mi dica Ministro:” Proseguì la ragazza. “le è mai veramente interessato qualcosa di chi abita il mondo magico qui a Londra? O si interessa solo di cosa sono. Io sono una discendente di un importante famiglia, Remus è un lupo mannaro, James è figlio dei migliori Auror che ci sono. Le interessa mai cosa c’è dietro? Saluta i suoi dipendenti per nome mentre nella sua testa lavora solo per ruoli? Non è così?”
“Star!” La ammonì Susan sconvolta.
“Scusa mamma ma non posso subire ancora, non lo farò. Voglio che il Ministro chieda subito scusa a Remus per come lo ha fissato e a me per aver insinuato di sapere tutto sulla mia vita. Sa chi è l’unica persona che sa tutto? Ogni cosa? E’ James! E ora chieda scusa al mio amico!”
“Non è necessario…” Mormorò pianissimo Remus, ma il signor Leach lo interuppe.
“Mi scuso ufficialmente Remus Lupin, la tua amica ha ragione, e devi essere molto importante per lei, al di là di cosa sei nelle notti di Luna Piena e mi dispiace per come ti ho trattato in questi anni. Prego, il vostro camino è quello lì, ora sarà meglio se vado.” Detto questo l’uomo con tutta l’Inghilterra Magica in pugno si dileguò colpito nel profondo dalle parole di una ragazzina.
“Scusatemi, dovreste punirvi. Vi ho fatto vergognare molto, vero? Non riuscirete più a guardare nessuno negli occhi qua dentro…” Sussurrò Star rendendosi improvvisamente conto di tutto.
“Non dire così. Cammineremo ancora più fieri perché abbiamo una figlia che non permette che le siano messi i piedi in testa da nessuno e tanto meno permette che qualcuno sottometta i suoi amici. Sei una ragazza giusta Star, e ora andiamo.” La rassicurò Henry poggiandole una mano sulla spalla, Susan sorrise.
“Grazie.” Replicò lei sincera.
Si avvicinarono al camino indicato dal Ministro e vi entrarono in ordine scandendo “Ministero della Magia Italiano” e sparirono uno alla volta.
Ricomparirono dopo molto più tempo in un atrio molto simile a quello del Ministero Londinese ma qui il marmo regnava sovrano ed era tutto molto romano. Roma. Sotto il Colosseo. Star individuò il punto preciso in cui si trovava senza problemi come se il suo cervello fosse una mappa portatile sempre centrata nel luogo in cui era.
“Volevamo rimanere qui un po’ ma c’è confusione di questi tempi in questo Ministero e già essere di passaggio è un enorme disturbo quindi rimanderemo la nostra visita turistica di Roma a tempi migliori. Forza andiamo.” Spiegò Susan un po’ delusa.
Ancora una volta si misero in fila di fronte ad un camino pronunciando un nome talmente assurdo che James se lo dimenticò immediatamente.
Sbucarono in un camino molto curioso che sembrava esistesse solo per bellezza nella graziosa cucina bianca dal sapore antico. Subito i ragazzi si precipitarono verso quella che credevano l’uscita per poter ammirare la casa dall’esterno. Si ritrovarono invece in un soggiorno molto semplice e fresco. Tornarono indietro e seguendo il dito puntato di Henry riuscirono a trovare l’uscita. Susan sospirò.
“Dici che riusciranno a non combinare troppi disastri? Le hai lette anche tu le lettere della professoressa McGranitt vero?”
“Certo amore, ma cosa vuoi che facciano? Siamo vicini ad una spiaggia deserta e i primi segni di vita li hanno a dieci minuti di bici da qui dove c’è solo un piccolo innocuo paesino italiano. Che possono fare di disastroso poi senza magia?” La tranquillizzò Henry mentre i tre ragazzi guadagnavano l’uscita trovandosi in un spazioso giardino, se così si poteva chiamare quella distesa di erba bruciata ricoperta di ulivi, piante di fico, palme, e con un piccolo orticello di spezie come menta, basilico e salvia. Osservarono la villetta bianca senza tetto, o meglio senza il solito tradizionale tetto di tegole, al suo posto vi era una cosa che somigliava molto ad una terrazza che ricopriva in completo l’intera casa. Le finestre ad arco chiuse da balconi azzurri un po’ sbiaditi dal sole e dal vento marittimo. Il mare. I ragazzi si voltarono all’unisono verso lo scrosciare delle onde, sotto di loro dopo una discesa scoscesa di rocce e terra bruciata si allargava una spiaggia rocciosa contro la quale si infrangevano potenti le onde sospinte dal vento.
“Una mareggiata.” Mormorò Star inspirando forte l’odore salmastro nell’aria.
“Sirius.” Sussurrò invece James. Annunciati da un sonoro crack, in quel momento apparvero Sirius, suo zio e Regulus.
“Ciao ragazzi!” Salutò Black.
I tre Malandrini gli saltarono incontro felici. Quando si sciolsero dall’abbraccio notarono che i signori Potter scesi a loro volta in giardino parlottavano con Alphard. Star osservo bene i suoi tre amici e poi sorrise vittoriosa.
“Che hai?” Le chiese Sirius.
“Sono più alta di tutti voi.” Rispose estasiata lei drizzandosi bene per far notare meglio quel divario di qualche centimetro.
“Si, per mezzo sputo.” Precisò James scherzoso ma la ragazza si era già concentrata su Regulus che li fissava scioccato.
Il ragazzino non era stato messo al corrente di quel piccolo cambio di programma e si stupì del fatto che suo zio Alphard fosse ancora dalla parte di Sirius, una volta entrambi si affidavano allo zio per scappare dai noiosi viaggi di studio anche se accadeva raramente che gli fosse permesso di andare con loro due. Quelle con Alphard erano sempre state le migliori vacanze, ma ora che Sirius stava crescendo Regulus credeva che lo zio lo avrebbe aiutato a mettere la testa a posto e questo non comprendeva di certo permettergli di fare una vacanza con i suoi amici Grifondoro dopo l’esplicito divieto dei signori Black.
“Ah, si.” Sbottò Sirius seguendo lo sguardo dell’amica e incrociando gli occhi freddi del fratello. “Lo zio non gli permetterà di spifferare niente anche perché lui sa come tenerlo a bada ma voglio che lo giuri anche a me, con le buone o meno…” Ringhiò poi cominciando ad avvicinarsi minaccioso al ragazzino, Star però lo precedette fiondandosi davanti a Regulus con un sorriso splendido.
“Ti va di rimanere con noi per un po’? Potremmo divertirci tutti insieme.” Lo invitò con gentilezza.
Il piccolo Black cercò gli occhi del fratello ma la ragazza gli posò una mano sulla guancia riportandogli lo sguardo su di sé. “Voglio una risposta che sia solo tua.” Mormorò piano fissandolo con i suoi occhi cobalto così grandi, così caldi.
Regulus voltò il viso sbuffando appena. “Rimango solo fino a domani, giusto per assicurarmi che mio fratello non dimentichi del tutto i suoi doveri o non si comporti come a scuola.”
Star sorrise soddisfatta. “Certo! Ma quindi non dirai ai tuoi genitori dove realmente è Sirius?”
“No. Non lo farò, se Sirius studierà almeno per due ore al giorno e si comporterà come un Black che si rispetti.” Patteggiò il ragazzo a voce abbastanza alta perché suo fratello potesse udirlo.
“Brutta piccola peste io sono in vacan…!” Cominciò ad inveire Sirius avvicinandosi minaccioso, ma Star tese un braccio per bloccarlo centrandogli il volto con la mano, cosa che lo fece anche tacere.
“Perfetto, tutti noi studieremo con Sirius e lui si comporterà secondo il tuo protocollo e le tue regole ma tu prenderai parte a tutte le attività da me proposte. Ci stai?” Contrattò ancora la ragazza.
Regulus rimase in silenzio per un po’ soppesando quella proposta e poi tesa la mano davanti a sé. “Affare fatto.”
Star rise afferrandola con una stretta poderosa per una ragazza dall’aspetto così delicato. “Andata!” Poi si voltò correndo verso gli adulti.
“Signor Black…” Cominciò esitante ricordando il fastidio che le dava quando veniva chiamata White e i brividi di Sirius quando si parlava di Black.
“Alphard.” La corresse infatti lo zio, con un luccichio negli occhi che le ricordava quello di Sirius.
“Alphard,” Riprese più convinta. “Regulus si ferma qui fino a domani  sotto contratto per controllare Sirius, vorrebbe fermarsi anche lei?”
“Dammi del tu.” Replicò il signor Black, la ragazza attese una risposta ma Sirius le poggiò una mano sulla spalla.
“Andiamo a visitare la casa, forza!” La invitò James trascinandola via con l’amico.
“Ma…” Protestò lei indicando lo zio.
“Ah, si ferma anche lui.” Tradusse Sirius come se fosse ovvio.
“Ah, beh, certo.” Mugugnò la ragazza.
“Allora, andiamo?” Chiese Remus impaziente.
I Malandrini si avviarono verso l’entrata ma Regulus rimase fermo e impassibile.
“Vieni anche tu.” Ordinò gentilmente Star.
“Potevi anche lasciarlo in giardino.” Borbottò Sirius.
“Potevi anche cercare inutilmente di convincerlo a non rivelare tutto ai tuoi genitori.” Ribatté Star. “Ma siccome me ne sono occupata io, io decido, e decido che lui viene con noi. Questione chiusa.”
James e Remus ridacchiarono in silenzio per la presa di posizione della ragazza che fece tacere Sirius mentre Regulus affiancava Star.
La villetta di pietra antica, oltre alla cucina con il camino in disuso e il soggiorno, aveva anche quattro splendide camere, una fresca cantina dove erano ammucchiate alcune bici molto vecchie e mal ridotte e nella quale sei amache erano appese un po’ ovunque attorno ad un tavolino rotondo con delle sedie piene di ruggine. Ovviamente c’erano due bagni, e poi la terrazza. Star ne rimase incantata. Il muretto che la circondava era di un azzurro chiaro ma luminoso e bianche tende di lino creavano un patio attorno ad un tavolino e dei divanetti di vimini bianco, una porzione di terrazza rettangolare di circa tre metri per cinque era delimitata da un muretto piastrellato come il fondo e accanto a quella specie di vasca spiccava un rubinetto con una canna di plastica attorcigliata a terra.
“E’ una piscina! Vi prego ditemi che è una piscina!” Gridò emozionata Star saltellando su un piede e poi sull’altro e battendo le mani.
“Si, credo di si.” Rispose Remus osservando la vasca da vicino. “Bisogna pulirla dentro e riempirla d’acqua ma poi credo che si possa usare come piscina.”
“Oh, mio cielo! Che cosa fantastica! Amo questo posto! E guardate da qui si vede il villaggio! E poi il mare da quest’altra parte! E quanti alberi!” La ragazza scattava da un lato all’altro della terrazza osservando il paesaggio che si stendeva attorno a loro.
I Malandrini risero contagiati dalla sua felicità ma anche felici di per sé. Infondo quel posto era veramente bellissimo, e si godeva di una pace e di una tranquillità uniche, il vento soffiava forte rinfrescando i loro visi accaldati dalla corsa ma il sole batteva su di loro scottando la pelle e le cicale frinivano senza sosta.
“Allora… Che facciamo?” Chiese James spazientito da quella troppa calma.
“Potremmo andare al mare.” Propose Sirius senza smettere di ignorare suo fratello. Tutti quegli anni passati a prendersi gioco dei Black insieme e poi Regulus decideva di voler essere il figlio perfetto, l’erede migliore, ora era contro di lui. Pensò Sirius.
Star lo sentì, ogni suo ragionamento, ogni suo pensiero. Doveva bruciargli molto quella situazione, infondo non è mai riuscito ad odiare Regulus come odia Mocciosus o le sue cugine.
“Ragazzi!” Chiamò Susan dal basso mentre James litigava con un ragionevole Remus sul cosa fare aspettando il pranzo dato che una gita al mare sarebbe stata inutile per via del poco tempo. “Scendete e prendetevi una bici a testa, ho bisogno che andiate a comprare del cibo al villaggio.”
“Si, mamma!” Gridò di rimando James incamminandosi per primo giù per le scale e cercando di ignorare il sorriso soddisfatto di Remus che lo seguì allegro. Regulus scese dopo di loro e Star bloccò Sirius.
“Tutto bene?” Gli chiese.
Lui si voltò fulminandola con lo sguardo, quanta rabbia che si teneva dentro.
“Scusami, non volevo irritarti o costringerti a passare dell’altro tempo con la tua famiglia ma lui è tuo fratello, e tu gli vuoi ancora bene. Ho ragione?” Insinuò lei a bassa voce come per non turbare troppo i pensieri dell’amico.
“Si. Gli voglio ancora bene, nonostante lui mi odi. Sai che mi renderà questi due giorni impossibili? Però almeno starà zitto con i nostri genitori.” Ragionò più tra sé e sé che per rispondere a Star.
“Immagino. Scusami in anticipo. Volevo solo vedere se anche lui è capace di divertirsi come te. Ricorda che qualsiasi attività io gli proponga lui dovrà prenderne parte.”
“Già, un idea niente male. Ma vacci piano, ultimamente non ama molto il divertimento come lo intendiamo noi.”
Scesero anche loro e Sirius sorrise con più leggerezza mentre si avvicinava alla cantina, la ragazza si fermò un attimo al primo piano e poi lo raggiunse sulle scale.
Entrarono in cantina mentre gli altri cercavano di trovare la bici migliore tra le peggiori senza rimanere impigliati in qualche amaca, quel luogo era fresco ma sapeva di vino in fase di acetificazione, di ferro vecchio e di umidità. Star amava quell’odore, la cantina dell’orfanotrofio era un luogo in cui solo lei e qualche curatrice nuova potevano scendere, spesso nei giorni afosi si rifugiava in quella buia frescura e Jack e Michael la raggiungevano rischiando delle punizioni, ma almeno così passavano del tempo insieme senza essere disturbati. Sorrise al ricordo degli spettacolini che i due ragazzi mettevano in scena per lei, una volta con le casse di legno per il cibo avevano costruito un piccolo palco per le marionette che altro non erano che i loro unici calzini bucati e modificati così che d’inverno se non riuscivano a ricucirli bene i suoi amici tremavano di freddo nelle lunghe camminate nella neve.
James arrivò dietro di lei quasi le avesse letto nel pensiero, forse lo aveva fatto sul serio, e le circondò la vita con le braccia poggiando il petto alla schiena di lei. “Non dirmi che ora hai nostalgia dell’orfanotrofio.” Le chiese piano.
La ragazza si voltò sorridendo malinconica. “No, affatto, ma ho nostalgia di Jack e Michael, mi mancano così tanto. Non ho nemmeno potuto ringraziarli per tutto ciò che hanno fatto per me… non ho nemmeno detto loro addio.”
“Li ritroveremo. Ti aiuterò io, e anche Remus e Sirius. Vedrai un girono li abbraccerai di nuovo.” Le promise suo fratello.
Un forte rumore metallico annunciò loro che Sirius era riuscito ad aprire il cancello scorrevole di ferro in cima alla rampa che portava all’esterno, così afferrarono tutti una bici e la spinsero su fino al giardino.
“Perfetto. Io guido!” Decretò James fiondandosi davanti al gruppo, al suo fianco apparve come appellato Sirius che cominciò subito a litigare con lui per il diritto di guidare una spedizione in un paese sconosciuto. Remus indietreggiò fino a Star e Regulus si mise dietro questi due tentando di essere invisibile. Cosa inutile con Star nei dintorni.
“Vieni qui, tra me e Remus, voglio assicurarmi che non scappi.” Gli ordinò con un tono leggermente scherzoso.
Di riflesso Regulus replicò acido. “Non è che solo perché sono un Serpeverde e non un valoroso Grifondoro come voi devo avere sempre l’impulso di scappare.”
“Non è questo che intendevo. Qui non ci sono Case, non siamo ad Hogwarts.” Lo rimbeccò Star lanciando uno sguardo a James e Sirius davanti a sé, per fortuna troppo impegnati a bisticciare per fare caso a loro.
Regulus abbassò il capo e si mise dove gli era stato detto. Soddisfatta la ragazza mollò un urlo ai suoi due amici davanti che partirono a pedalare lungo quelle che doveva essere un sentiero ma che in realtà era solo un punto nella sterpaglia con gli arbusti schiacciati a terra dal passaggio di bici, piedi e animali.
“Mi sento ridicolo con questo coso qui.” Sbottò James accennando al cestino della bici fissato al manubrio.
“Ovvio che sei ridicolo, hai scelto una bici da donna!” Lo rimbeccò Star ridendo.
“Non è vero!” Sbraitò James colpito nell’orgoglio.
“Oh, tesoro!” Esordì Sirius in falsetto. “Hai scelto bene di indossare i pantaloni quest’oggi, il tuo solito vestito sarebbe stato un grave intralcio e tu avresti mostrato le tue mutandine di pizzo a tutto il villaggio.”
Star e Remus risero sonoramente mentre James si scervellava per replicare qualcosa.
“Beh, almeno io non parlo come una ragazza degli anni ’50!”
Sirius ghignò. “Ti ricordo che solo un ottimo attore può riuscire ad interpretare così bene una parte così diversa da sé stesso, e infondo hai notato anche tu che pur truccato di tutto punto sono sempre più virile di te.” Fece con la voce tornata al suo normale tono, forse anche più basso.
“Si, ma sembravi un travestito!” Ribatté James offeso.
Star e Remus risero ancora e la ragazza si volse verso Regulus che anche se tentava di nasconderlo un po’ stava sorridendo, il ragazzo però notò lo sguardo di lei su di sé e si schiarì la gola sonoramente per poi rivolgersi al fratello.
“Tieni le spalle dritte e non usare più quel tono da ragazzina, non dimenticare il protocollo dei Black.”
Sirius si drizzò acquisendo subito un aria regale come il primo giorno in cui Star lo vide, accanto ai suoi genitori.
“Ti compiaccio, fratello?” Domandò Sirius in tono forse esageratamente pomposo.
“Molto meglio.” Approvò il piccolo Black nascondendo appena un ghigno tutto alla Sirius in arrivo.
“Fico! Il tuo fratellino ti può comandare a bacchetta, me ne era dimenticato.” Si rallegrò James voltandosi poi verso Regulus in persona col rischio di schiantarsi contro qualcosa. “Quindi se io ora lo butto giù dalla bici lui deve reagire come un perfetto gentiluomo giusto?”
“No, deve reagire come un perfetto Black, quindi potrebbe ucciderti facendoti penare atrocemente.” Spiegò il ragazzino con un tono atono che fece sbellicare Star e Remus e persino Sirius si lasciò scampare un sorrisetto soddisfatto anche se non si voltò verso il fratello ma tenne lo sguardo fisso avanti, cosa saggia dal momento che James centrò in pieno una busca nel terreno che lo fece saltare in alto e poi riatterrare pesantemente sul duro sellino. Molto duro a sentire dal lamento sordo di James.
“Ti sei fatto male, caro amico? Lascia che ti aiuti a raccogliere le palle.” Lo sfotté Sirius fermandosi accanto a lui e sempre dando sfoggio di totale eleganza infatti suo fratello non poté rimproverarlo anche perché era troppo impegnato a non ridere, a differenza di Star e Remus che esternarono senza timore quel sentimento.
“Maledetto!” Sibilò James fra i denti scendendo dalla bici.
“Non posso immaginare il tuo dolore, fratellino. Ma posso comunque fregarmene e vincere la gara di chi arriva primo al villaggio!” Gridò Star ricominciando a pedalare più velocemente.
“Tu! Io non perderò!” James risalì in sella ma ormai Sirius, Remus e persino Regulus lo avevano superato di un po’.
“Non ho sentito nessun segnale di partenza!” Protestò James pedalando al massimo per raggiungere i suoi amici.
“Giusto, scusami!” Gridò Star. “Remus ci pensi tu?”
Il quattro in vantaggio si fermarono perfettamente in linea ma prima che James potesse raggiungerli Remus urlò “VIA!” e tutti ripartirono.
“Incredibile come tu riesca ad andare così veloce tenendo una posizione così dritta!” Si complimentò Star con Sirius passandogli accanto per superarlo. “Ma non abbastanza veloce!”
Cominciarono una discesa piena di buche e Star mollò i pedali incrociando le gambe sulla canna della bici saltellando allegramente mentre Remus tentava di frenare leggermente senza perdere la sua posizione dietro Regulus e Sirius che si davano guerra con estrema eleganza Black.
La discesa si concluse e James, che era riuscito a recuperare terreno, si affiancò a Remus.
“Vedo il villaggio!” Esclamò Star indicando davanti a sé prima di rimettersi a pedalare a tutta potenza.
“Il primo che arriva a quella casa verde ha vinto!” Decretò James.
Il gruppo sfrecciò lungo la strada malandata saltellando e perdendo il controllo, erano ormai tutti pari ma a pochi metri dalla linea dl traguardo una bici superò le altre.
Regulus frenò di colpo appena dopo la casa designata.
“Hei, hai vinto!” Si stupì James.
“Bello sprint finale.” Si complimentò Remus.
“Già, ottima gara.” Aggiunse Star.
Sirius ignorò bellamente il fratello, che intanto accettava in silenzio i complimenti, e decise che era un buon momento per mettere i puntini sulle i. “Ragazzi, ma chi ha preso i soldi per le compere?”
“Io, insieme alla lista.” Lo tranquillizzò Star.
“Allora, cosa dobbiamo prendere?” Chiese Remus.
La ragazza sbirciò il foglio compilato da sua madre per qualche secondo e poi scoppiò a ridere.
“Ma che c’è scritto una barzelletta?” Fece James sconvolto come tutti. Star non riusciva a prendere nemmeno fiato per leggere così passò il foglietto a Sirius che si mise a ridere a sua volta, passando il biglietto a Remus che sorrise prima che James glielo strappasse di mano.
“Sinceramente non saprei dirti che comprare, vedi te, mi fido. Basta che non chiedi a James, l’ultima volta che gli ho chiesto cosa volesse da mangiare mi ha risposto qualcosa come “Gne-gna”, non so, forse non l’ho educato troppo bene sui Babbani.”
“Ha, ha! Devo ricordarvi che gli Gne-gna sono squisiti e per di più sono un’invenzione di Star che è sempre vissuta tra i Babbani?” Fece James offeso.
“Li avete inventati voi sul serio?” Saltò fuori Reguls senza riuscire a trattenersi.
“Certo!” Si vantò James voltandosi verso di lui con il petto in fuori dall’orgoglio.
“Li conosci?” Si stupì invece Star.
“Si, ecco, una ragazza me ne ha … offerto uno, a San… Beh, certo.” Balbetto il ragazzino tenendo lo sguardo basso e quindi non notando Sirius che aveva per mezzo secondo sorriso fiero e cercato di dire qualcosa in proposito, ma la frase se la ricacciò in gola tornado serio e ombroso.
“Dunque, mangiamo italiano?” Domandò Remus salvando la situazione in cui i Malandrini fissavano a intermittenza i due Black.
“Si, buona idea! Andiamo in un negozio di alimentari, faccio la pasta al sugo!” Propose Star allegra.
“Dovrai fare le orecchiette.” Mormorò Regulus.
“Come?” La ragazza si voltò verso di lui leggermente spaesata.
“Le orecchiette,” Ripeté il ragazzino. “è un tipo di pasta di questa zona, ci sono venuto qui, con i miei genitori, e ho visto dei Babbani che le mangiavano.”
“Orecchiette sia!” Acconsentì Star cominciando a pedalare decisa ma lasciandosi poi superare da Remus e James che litigavano sul dove potesse essere il negozio, e da Regulus che ora avanzava a testa alta come se possedesse il mondo. La ragazza si accostò a Sirius e sorrise.
“Che c’è?” Le chiese lui brusco.
“Sei fiero di lui.” Sussurrò vittoriosa Star.
“Io non…” Cominciò Sirius, poi osservò la sua amica e si ricordò del suo piccolo potere di leggere nella mente, sorrise rilassato. Fatto per fatto. “I nostri genitori nei nostri viaggi non ci portano mai ad essere in contatto nemmeno visivo con i Babbani, mai, nemmeno di sfuggita, se lui sa cosa mangiano vuol dire che una volta, e forse più, è scappato.” Spiegò poi ricominciando a pedalare più sciolto, come il normale Sirius.
La ragazza sorrise ancora più largamente. “Su le spalle, dritta la schiena!” Gli intimò in modo che Regulus potesse sentire. Il ragazzino, infatti, si voltò di scatto e Sirius fu costretto ad eseguire tornando a essere dritto come un fuso.
“Mi divertirò molto.” Gli mormorò Star diabolica quando Regulus tornò a concentrarsi sull’intrico di stradine davanti a loro. Sirius le regalò un occhiataccia ma poi alzò il mento sprezzante e impassibile.
“Aspetta, leggi l’insegna!” Gridò Remus a James davanti a loro di qualche metro.
“Leggi l’insegna? Se sapessi che diamine c’è scritto lo farei ma non conosco l’italiano!” Sbraitò James.
“C’è scritto Ristorante, non è quello che cerchiamo, il negozio d’alimenti e lì più avanti.” Intervenne Star dopo aver dato un rapido sguardo alle insegne nella viuzza in cui si trovavano.
“Tu sai…?” Fece per chiedere James ma sua sorella lo squadrò con calma.
“Non fare domande del Bolide, per favore.” Lo pregò lei rimettendosi a pedalare fino al negozietto sghembo.
Il sole si stava alzando, come la temperatura, ma soffiava ancora un po’ di vento fresco che non lasciava che la pelle si appiccicasse.
Entrarono da “Alimentari e Pane fresco”, secondo la traduzione di Star, e sentirono un po’ di frescura in più, dovuta forse alle sventolanti pale sul soffitto.
“Buon Giorno!” Salutò allegramente e in italiano un uomo grande come un armadio ma d’aspetto gentile dietro il bancone espositivo del pane.
“Salve!” Replicò con estrema naturalezza Star e si sentì strana, leggere e tradurre era una cosa, ma parlare un’altra.
“Ve serve iutu?” Chiese l’uomo.
Sirius e Remus strabuzzarono gli occhi sorpresi da chissà che cosa mentre la ragazza ebbe solo un attimo di esitazione prima di rispondere. “Si, certo, vorrei cucinare delle orecchiette, ne ha?”
“Ne tegnu, ne tegnu. L’aie fatte frische muierima stammane. E tegnu puru u sugu, se serve.” Replicò il proprietario entusiasta posando sul bancone un sacchetto di pasta fresca di forma circolare grande quanto una moneta e concava, con un vasetto sigillato a mano di sugo di pomodoro.
“Perfetto! La ringrazio molto.” Star si avvicinò al banco per pagare ma Remus la fermò “Il pane!” Le ricordò, naturalmente l’uomo lo osservò con interesse.
“Forestieri siti? De dhru siti?” Chiese.
“Inghilterra.” Ripose Star tranquilla. “Ah, vorremmo anche del pane.”
“Eccu quai, friscu puru quistu.” Il negoziante mise una bella forma di pane in un po’ di carta giornale e la aggiunse alle cose nel bancone spingendole poi verso di lei. “Eccu a tie e suntu 65 lire.”
“Ecco a lei, tenga pure il resto.” La ragazza piazzò due piccole monete strane e di color grigio scuro sul bancone e afferrò il pane.
“Beddhra e garbata, ne vidimu!” Salutò l’uomo sorridendo.
Remus prese il sugo e la pasta e i ragazzi uscirono fuori sentendo subito un gran caldo.
“Dov’è finito il vento?” Chiese James.
“Poco importa il vento, Star fai paura.” Ribatté Sirius.
“Beh, dai. Ormai lo sappiamo che sa parlare varie lingue.” Sdrammatizzò Remus mettendo la spesa nel suo cestino della sua bici.
“Varie lingue si, ma noi abbiamo studiato un po’ di italiano e quello non era italiano.” Se ne uscì fuori Remus ancora strabiliato.
“Era italiano, dialettale certo, ma italiano.” Specificò Star tranquilla. “Andiamo.”
Inforcarono di nuovo le bici e passarono in un paio di negozi ancora per prendere scorte di acqua e latte, niente tè, non lo trovarono.
Il caldo cominciava a farsi opprimente e i ragazzi cercavano di stare sempre in sella alle bici perché con il vento in faccia pareva meglio. Tornare a casa in salita fu un supplizio e tutti sbuffarono una volta arrivati in cima, tranne Star e Sirius, la prima sembrava ancora freschissima, il secondo era obbligato a tenere una certa eleganza.
“Siamo tornati!” Gridò Star varcando l’uscio. Adorava farlo, le piaceva poter annunciare di essere di ritorno in casa, tra la sua famiglia.
“Bene, allora che cuciniamo?” Chiese Susan accogliendoli nell’atrio fresco.
“Ah, voi state pure tranquilli nel salotto, cuciniamo noi ragazzi!” Le assicurò Star spingendo la madre verso Alphard e Henry che conversavano in proposito al Ministero.
“Sei sicura tesoro? Siete in vacanza.” Le ricordò Susan.
“Anche voi!” Gridò la ragazza già piazzata in cucina.
“Allora, voi tre,” E indicò decisa Sirius, James, e Regulus. “Preparate la tavola. Io e Rem, cuciniamo.”
“Agli ordini!” Esclamarono Sirius e James prendendo dai cassetti le posate e la tovaglia.
Regulus la guardò strabiliato “Ma ti ascoltano…. Come fai? Cioè… non ci credo.”
“Certo che mi ascoltano, se non lo fanno mi arrabbio. E dovresti ascoltarmi anche tu, quindi vai ad aiutarli!” Lo rimbeccò lei voltandosi poi verso i fornelli con Remus che sospirava rassegnato.
Regulus prese i bicchieri e andò verso il tavolo, dove Sirius e James parlottavano insieme ridacchiando, le teste vicine, le mani che gesticolavano mentre lavoravano.
Perdere un fratello non è mai bello, ma perderlo e poi vederlo acquistare un rapporto così bello con il primo ragazzo incontrato per strada è doloroso.
Il piccolo Black si ritrovò a maledire mentalmente la sua stirpe di gente fissata col sangue puro e le scelte che mettevano davanti ai loro figli, poi si scusò con la sua famiglia e poggiò i bicchieri sul tavolo cercando di ignorare i discorsi dei due ragazzi di fianco a lui.
“… poi sono riuscito a evitarle per il resto dell’anno ma il prossimo dovrò uscirci insieme per forza, o mi ammazzano come minimo.” Diceva James.
“Donne!” Sbottò Sirius con l’aria di chi la sa lunga. “Io sono stato fortunato, Valence è … interessante. Niente risatine che danno sui nervi a ogni mia battuta o cose così, le interessa il Quidditch ma non gioca, è strano che io sappia delle cose su di lei, comunque uno degli ultimi giorni dell’anno ci siamo baciati…”
“Dai, sul serio!” Si stupì James.
“Si, certo, niente di che ma è stato strano, come se volesse costruire un rapporto con me… se è vero è fuori strada, credo che glielo dirò chiaro e tondo a settembre.”
James rise. “Amico sei nei casini, e se ti chiede di mettervi insieme?”
Sirius ci pensò su poi alzò le spalle. “Le dico di no e le spezzo il cuore in mille pezzi.”
“Crudele! Con l’atteggiamento che hai spero che tu non faccia impazzire una ragazza come la Battitrice di Serpeverde, altrimenti perderò il mio migliore amico idiota.” Scherzò James.
“Ahi, spezzare il cuore a una come lei è come gettarsi dalla Torre di Astronomia senza Star e senza corde.” Concordò Sirius prima di scoppiare a ridere insieme all’amico ma si fermò quasi subito. “Un attimo, mi hai chiamato idiota?”
James sorrise malandrino e si beccò uno scappellotto scherzoso.
“Hei facciamo venire un colpo a tutti?” Gli domandò Sirius dopo aver riso soddisfatto. Una luce pericolosa si accese negli occhi dei due ragazzi.
“Tu non farai proprio niente!” Cercò di bloccarlo Regulus.
“Spiare è da maleducati.” Ribatté Sirius mentre alle sue spalle, senza farsi notare, James estraeva la bacchetta puntandola oltre l’amico e suo fratello e mormorando una strana formula.
“Fare degli scherzi non è da Black!” Replicò suo fratello.
“Lascialo stare, dai.” S’intromise James.
Sirius si voltò verso di lui furente. “Lasciarlo stare? Ma che ti è preso deficiente?”
“Deficiente a me? Mammalucco!” Rispose per le rime James infuriandosi a sua volta.
I due ragazzi cominciarono a urlarsi insulti così che Star attirata dal chiasso si avvicinò a loro per controllare come anche gli adulti.
“In ogni caso sono io il più forte!” Decretò James in quel momento dando le spalle a Sirius che spostò di peso Regulus per afferrare una sedia, la sollevò in aria e…
Praticamente tutti gli gridarono di fermarsi, e lui colpì James sulla schiena mandando la sedia in frantumi, tra le urla generali.
“Sai un pazzo, idiota!” Star afferrò Sirius per i polsi spingendolo via mentre James si accasciava a terra, si inginocchiò di fianco al fratello preoccupatissima e spaesata. Per qualche millesimo di secondo tutto prese una piega terribilmente glaciale, poi James si alzò di scatto conficcando due dita in un fianco di Star e facendola sobbalzare per il solletico e la sorpresa. Sirius scoppiò a ridere.
“Ma che diamine…?” Fece Alphard.
“Scherzetto! Era tutto nei piani, paura, eh?” Spiegò James mettendosi in piedi agile e scattante.
Alphard e Henry ridacchiarono sommessamente, mentre Susan si premeva la mano sul cuore gridando: “Non fatelo mai più!”
“Tirare una sedia addosso a qualcuno, che razza di scherzo…” Borbottò Regulus.
“Star! La pasta!” La avvertì Remus.
La ragazza corse di nuovo ai fornelli e in pochi attimi servì il pranzo in tavola.
James e Star sedettero vicini, a capotavola tra la ragazza e Remus stava Sirius e accanto a Rem, Regulus.
I due Black sedevano perfettamente dritti e si muovevano con estrema eleganza, il loro modo di mangiare sembrava quasi una danza.
Alphard, che cercava di nascondere tutta quella rigidità dietro un velo di scompostezza, sorrise. “Da Regulus me l’aspettavo ma tu Sirius? Pensavo fossi il mio nipote fedele che come me avrebbe evitato di comportarsi come un damerino.”
“Ah, vorrei zio! Ma purtroppo sono nel mezzo di un patto.” Replicò calmo Sirius dopo aver mandato giù un boccone ed essersi anche pulito la bocca.
“Mmh, direi che questa cosa dell’eleganza Black non ti fa troppo male.” Commentò Remus. “Sei sicuramente più educato del solito, anche se bastava smettere di cercare di parlare con la bocca piena per ottenere un miglioramento.”
Tutti in tavola risero e Sirius non fece una piega ma Star notò l’occhiata fuggente verso Regulus che suo malgrado aveva sorriso.
“Dunque, cosa volete fare oggi pomeriggio?” Domandò Henry ai ragazzi.
“Mare!” Risposero in coro i Malandrini.
“Va bene, noi andremo a fare un giro al villaggio, a bere qualcosa, e poi ceneremo in qualche ristorantino tipico.” Illustrò Susan.
“Non ci invogli a venire con te, mamma. Rinuncia.” Brontolò James rituffandosi nel piatto.
“Ottimo!” Esclamò Alphard dopo l’ultimo boccone.
“Grazie.” Replicò Star che con un po’ di pane stava raccogliendo gli ultimi residui di sugo dal piatto.
“Che fai?” Si sorprese Remus.
“La scarpetta.” Rispose lei come se fosse ovvio.
“Eh?” Chiese James.
“Cos’è, scusa?” Domandò Sirius.
“La chiamano così, qui in Italia. Non chiedetemi come lo so!”  Si agitò lei per poi dare un morso al pezzo di pane sugoso.
“Comunque, non potete andare subito al mare, Sirius deve prima studiare. Per due ore.” Ricordò loro Regulus.
“Giusto.” Star si alzò di scatto sparecchiando veloce. “Mettiamoci all’opera.”
“Io non avevo finito!” Protestò James.
“Invece si.” Lo mise a tacere la ragazza.
Si sistemarono in una delle camere, quella che poi avrebbe ospitato i Malandrini, e si sedettero tutti un po’ ovunque, tranne i due Black i quali si accomodarono rigidi alla scrivania.
“Dunque… che studiate?” Domandò curiosa Star mentre osservava i due fratelli tirare fuori dalle loro borse identiche tomi antichi, pergamene e penne eleganti.
Sirius si voltò a guardarla nervoso. “Storia.” Rispose vago.
“Storia di cosa?” Tentò di sapere Remus ma Sirius lo fulminò con lo sguardo.
Fu Regulus a rispondergli, colmo d’orgoglio. “Storia delle famiglie Purosangue.”
Star rifletté qualche secondo. “Studiate anche le linee di sangue Puro antiche e ormai scomparse?”
“No, siamo troppo giovani, ma un giorno ci sarà concesso.” Il tono sognante di Regulus sbalordì tutti, sembrava che il suo più grande sogno fosse mettere le mani su dei vecchi alberi genealogici, o forse il suo sogno era solo essere abbastanza bravo da rendere fiera la sua famiglia. “Eri interessata a qualcosa in particolare?”
“Più o meno si. Speravo potessi darmi tipo un elenco di stirpi magiche super potenti che si interrompono con una donna chiamata White Rose.” Spiegò lei con naturalezza, i Malandrini trattennero il respiro. Star non nominava il nome di sua madre da tempo e per un attimo era tornata quella ragazzina misteriosa e arrabbiata che era il primo giorno in cui Sirius e James l’avevano conosciuta sull’espresso, il tono sprezzante era sempre lo stesso anche se meno vivido.
“Non credo di averne mai sentito parlare, deve essere molto potente come stirpe.” Commentò Regulus del tutto ignaro.
“Oh, si. Molto potente. Non importa, continuate pure. Noi staremo, qui fermi e silenziosi.” Mormorò la ragazza sedendosi su uno dei due letti matrimoniali e cominciando un piccolo torneo in ripetizione di Baci e Abbracci con James e Remus.
Al termine delle due ore, come se una sveglia avesse suonato, i fratelli Black cominciarono a rimettere a posto i loro oggetti in perfetta sincronia, i gesti calmi e controllati, trattando tutto con estrema cura.
“Possiamo andare.” Dichiarò Regulus.
Star uscì dalla stanza per mettersi il costume, anche se dovettero costringerla ad andare in bagno lontano da occhi indiscreti.
Uscirono di casa in fretta e furia e cominciarono a scendere a piedi lungo delle ripide e rovinatissime scalinate di pietra fino alla spiaggia rocciosa, il mare era più calmo ma comunque le onde si infrangevano regolarmente sugli scogli. L’acqua aveva un colore bellissimo colmo di sfumature, dal chiaro, vicino alla costa, fino a divenire sempre più scuro man mano che si guardava al largo. Nessuno nei paraggi e solo qualche barca a vela che solcava tranquilla le onde in lontananza.
Tutti presero un bel respiro, l’aria era piacevolmente calda, anche un po’ troppo e nessuno esitò nel tuffarsi in acqua nei modi più improbabili, tranne i Black che entrarono poco alla volta come se fossero ad una sfilata di moda subacquea.
“Ehi, ingessati!” Li prese in giro James spruzzando entrambi.
Sirius si voltò verso il fratellino. “Secondo il nostro protocollo dovrei ucciderlo, giusto?” Chiese freddo e distaccato.
“Si, dovresti. Accomodati.” Regulus si spostò invitandolo ad agire con un gesto noncurante della mano.
“Scherzate vero?” Chiese James raggelato.
“Ora ti ucciderò.” Lo avvertì Sirius avvicinandosi minaccioso.
“Hey, hei, ehi, calmiamoci tutti!” James alzò le mani spaesato.
Regulus fu il primo a scoppiare a ridere seguito da suo fratello e per quegli attimi tornarono ad essere dalla stessa parte.
“Mi avete ucciso solo per lo spavento.” Commentò James ridendo.
“Siete ottimi attori.” Fece Remus cercando di far ripartire il suo cuore per la seconda volta nella giornata.
“Lo sapete che io sono favoloso come attore!” Replicò Sirius in falsetto sbattendo le ciglia come una ragazza.
“Mio cielo mi fai muorire dal ridere ogni volta!” Esclamò Star.
“Muorire? Tu hai sempre detto muorire?” La prese in giro Sirius.
“Si, problemi?” Ribatté lei in tono di sfida.
“Nessun problema che non si possa risolvere con una gara di tuffi, vestiti, magari!” Replicò Sirius.
“Un Black, non fa gare di tuffi, e non parla in quel tono.” Gli fece notare Regulus ripresosi dal suo attimo di libertà.
“Giusto,” Concordò Star con una luce diabolica negli occhi. “gareggia tu al posto suo.”
Il ragazzino si irrigidì. “Io? Una gara di tuffi?”
“Potremmo lanciarci da lassù!” Propose James indicando uno scoglio alto tre metri e sporgente nell’acqua fonda.
“Io non lo farò!” Si tirò subito indietro Remus.
“Tranquillo, Rem, provo prima io, se non è pericoloso lo farete anche voi, ok? Ti prego!” Cercò di persuaderlo Star.
“Va bene!” Sbuffò Remus rassegnandosi agli occhi dolci della ragazza.
“Beh, te lo puoi scordare che mi tuffo da lì.” La smontò Regulus.
“E invece lo farai, per via del piccolo patto che abbiamo.” Insistette lei.
“E anche perché rappresenti me, quindi vedi di vincere.” Aggiunse Sirius.
Il piccolo Black soffio forte ma non disse più nulla e quindi Star lo interpretò come un si, salì per prima sulla scogliera e si gettò con un urlò liberatorio aprendo le bracci come ali in volo. Affondò nell’acqua con un bel po’ di schizzi e … non tornò a galla. I ragazzi si bloccarono, per uno, due, tre, quattro secondi.
Alla fine James prese un respiro pronto ad immergersi tutto preoccupato ma poi si fermò.
“Dunque, non la cerchi?” Gli chiese Remus bianco come un lenzuolo e con la voce incrinata.
“Respira sott’acqua, e poi sento che sta bene. Ne sono certo.” Rispose lui.
Sirius si rilassò fidandosi dell’amico ma Remus rimase sulle spine per alcuni attimi poi catturò più aria possibile nei polmoni e si immerse.
Nuotò con la pressione che gli spingeva nelle orecchie e il silenzio opprimente attorno a sé, ad un tratto vide il corpo della sua amica steso sul fondale qualche metro sotto di sé. Fece per urlare allarmato ma appena ci provò metà della sua riserva d’aria gli sfuggì dalla bocca mandandolo in panico. Poi la vide muoversi, e nuotare in perfetta forma, da un organismo marino all’altro, estasiata da tutte quelle varietà di specie e di colori.
Star fece una giravolta e vide Remus sopra di sé, si bloccò sorpresa e poi nuotò alla svelta verso di lui, gli premette due dita ai lati del naso e gli fece segno di spingere l’aria come per soffiarsi il naso. Lui eseguì, immediatamente l’aria spinse sulle sue orecchie tappandole dall’interno e la pressione fastidiosa diminuì. Risalirono insieme fino a riemergere.
“Ehi, sorellina!” La salutò allegramente James.
“Grazie per la preoccupazione! Per fortuna c’è il mio Rem!” Replicò lei fingendosi acida e abbracciando Remus che già faticava a riprendere fiato e stare a galla contemporaneamente.
“Perché, stavi male?” Le chiese Sirius.
“No, mai voi non lo sapevate.” Ribatté la ragazza.
“Io si.” Le ricordò James afferrando il ciondolo a forma di lacrima che teneva appeso al collo.
“Giusto.” Fece Star serena.
“Cos’è?” S’incuriosì Sirius.
James lanciò un breve sguardo alla sorella e poi rispose calmo. “Una specie di dispositivo magico, se Star stesse male, con questo addosso lo percepirei.”
“Utile.” Commentò Remus, dovresti distribuirne uno a ciascuno di noi.
“Non serve, il legame che vi permette di parlare con me attraverso il pensiero fa lo stesso effetto se vi concentrate bene, solo che funziona fino a che siamo abbastanza vicini.” Spiegò lei.
“Voi vi parlate usando il pensiero?” Domandò Regulus sorpreso.
“Si. E ora inizia a salire, sei il primo partecipante alla gara.” Lo incitò Star.
Regulus obbedì e si mise sul bordo della scogliera respirando a fondo e poi si tuffò di testa, con eleganza, quasi non facesse altro dalla mattina alla sera.
“Quellosiammazza!” Gridò Remus tutto d’un fiato.
“Si, ha corso un bel rischio!” Si esaltò James appena rivide la sua chioma nera spuntare dall’acqua.
“Tocca a me!” James corse verso lo scoglio e si gettò a bomba alzando una miriade di schizzi.
“Wow, che fantasia.” Commentò sarcastico Sirius.
“Vieni, Remus.” Lo invitò Star indicandogli la scogliera.
“Dici che devo per forza provare?” Chiese lui dubbioso.
“Fidati.” Rispose lei e fece l’occhiolino a James.
Salirono in cima, il vento soffiava su di loro e Remus guardò giù, non era male come spettacolo, l’acqua era splendida e profonda, non si sarebbe spappolato su nessuno scoglio, ed era così limpida. Si sporse ancora un po’ prendendo più coraggio, infondo, non doveva essere male, forse era quasi come volare. Sorrise a Star e saltò. Sul subito sentendosi il cuore in gola ebbe paura ma ormai era troppo tardi per tornare indietro e prima di rendersene realmente conto atterrò in acqua tra un vortice di bolle. Riemerse annaspando un po’ fra gli applausi generali e vide Star tuffarsi, semplicemente affidandosi al vento come se stesse sul serio per spiccare il volo, entrò in acqua di testa, come Regulus, senza quasi spostare l’acqua.
“Beh, che ne dici?” Gli domandò lei una volta riemersa.
“Potrei farlo di nuovo.” Rispose Remus con un’alzata di spalle.
Si tuffarono tutto il giorno mentre Sirius faceva da giudice, rimasero in acqua finché non parve loro di avere le pinne. Solo quando il sole si tuffò dietro gli alberi alle loro spalle, però, si decisero ad uscire. Recuperarono i vestiti e risalirono le infide scale fino alla casetta.
“Divertiti?” Li accolse Alphard che leggeva un romanzo in soggiorno.
“Certo!” Rispose James entusiasta.
“Fatevi la doccia, che poi usciamo.” Ordinò loro, con gentilezza, Susan, apparendo dalla cucina.
Star usò il bagno dei genitori e si cambiò prima di uscire, mentre i ragazzi facevano i turni all’altro bagno e Sirius bussava con foga alla porta intimando a James di muoversi o avrebbe sfondato l’uscio.
Quando finalmente il suo amico uscì con un sorriso smagliante e i capelli perfettamente asciutti e spettinati disse qualcosa come “Tutta questa eleganza non si raggiunge senza sforzo!” passandosi la mano tra i capelli come se non fossero abbastanza ritti.
Star rise dal fondo del corridoio. “Remus puoi usare questo bagno sai.” Accennò alla porta alle sue spalle e il ragazzo la prese alla lettera, superandola di corsa.
Quando furono finalmente tutti puliti e profumati e Sirius si fu messo la camicia nera con i pantaloni lunghi grigi a piega nonostante il caldo, uguali a quelli del fratello, poterono uscire.
James e Remus indossavano jeans dal ginocchio e maglie a maniche corte semplicissime, Star aveva una camicia senza maniche leggera e colorata infilata dentro i pantaloncini corti a vita alta neri.
I signori Potter sembravano proprio due turisti con le maglie e i pantaloncini sportivi e tanto di visiera con il frontino che avevano insistito ad indossare anche se era sera. “I Babbani li mettono!” Aveva replicato Henry quando sia Star che James glielo avevano fatto notare.
Alphard era estremamente a suo agio nei suoi jeans alla moda e maglia di un concerto rock di appena l’anno scorso, le sue All Star grigie ai piedi come i Malandrini. Somigliava molto a Sirius, non solo nei lineamenti ma in qualcosa di più profondo nel suo modo di fare, sembrava quasi cercasse di celare dietro ad un velo di scompostezza e noncuranza il portamento regale tipico dei Black. Camminava con le mani nelle tasche dei jeans, il busto sbilanciato leggermente troppo indietro, le spalle sciolte e basse, slanciava i piedi ad ogni passo, cosa che lo portava a camminare non proprio in linea retta, e osservava pigramente in giro come se vivesse in quei luoghi da anni.
Anche Sirius avrebbe camminato come lo zio ma lo sguardo pungente del fratello e il patto in ballo glielo impedivano.
Arrivarono al ristorante che non era nulla di che ma il profumino che fuoriusciva da esso era molto invitante.
“Ma che Bolide di nome ha?” Fece James osservando l’insegna con il disegno stilizzato di una piccola imbarcazione peschereccia.
“Lascia stare, è dialettale.” Replicò Star entrando subito dopo gli adulti, che avevano prenotato un tavolo nel giardinetto esterno.
Ora che il sole era tramontato da un pezzo l’aria si era fatta più fresca e il vento si era calmato o forse era solo il fatto che si trovassero tra tutte quelle casette così vicine che impediva all’aria di sverzare, in ogni caso era piacevole e frizzante, ogni cosa sapeva d’estate.
Il cameriera portò i menu completamente in italiano. Star e i Black cominciarono a leggerli senza problemi mentre i signori Potter e James li fissavano straniti.
“Credo che prenderò la frittura mista.” Decretò Star.
“Si, anche io.” Concordò Alphard. I due fratelli annuirono.
“Si, bè… noi pure.” Henry colse al volo l’occasione e si fidò del giudizio altrui.
Ordinò Alphard, facendo sfoggio di una fantastica padronanza della lingua, da bere fece portare del vino di casa per gli adulti e delle Coca-cola per i ragazzi, Star, James e Remus apprezzarono quella nuova bevanda conosciuta solo attraverso i racconti di Sirius.
Stranamente durante la cena non ci furono stonature, silenzi imbarazzanti o riprese da parte di Regulus, mangiarono tutti nella più completa allegria ascoltando i fantastici racconti dei viaggi fra i Babbani di Alphard. Lo zio era molto colto e anche autoironico, impartiva lezioni prendendo spunto dai suoi sbagli non da quelli altrui e i Malandrini compresero come mai fosse sempre stato l’unico uomo a domare Sirius.
“Quel giorno Radio Caroline trasmetteva una canzone stupenda e io non ce l’ho più fatta: mi sono Materializzato nelle vicinanze, quindi ovviamente in mare, ho nuotato verso di loro gridando aiuto e mi hanno raccolto a bordo, sono stato lì per quasi due giorni, due giorni splendidi. Poi sono salito sulla barca delle loro provviste, avrei voluto restare, ma bè, dovevo tornare a casa, da questi due diavoli. Ricordi Radio Caroline, Sirius? Te la facevo ascoltare sempre quando eravamo soli.” Stava raccontando Alphard.
“Si, certo! Musiche fantastiche!” Asserì il ragazzo.
“Anche io ascoltavo Radio Caroline, era quella la radio che ascoltavano nel locale vicino.” Rivelò Star.
“Sul serio signorina? Ti piace il rock?” Le chiese Alphard.
“Non mi piace, è la mia vita.” Rispose lei convinta.
“Bè, potrai aver passato quel che vuoi, ma hai ottimi gusti.” Replicò l’uomo.
La ragazza rise. “Le poche persone che mi hanno amato, mi hanno cresciuto bene. Tutto qui.”
Poi la cena volse al termine e il gruppo si spostò verso casa, salirono tutti in terrazzo sedendosi sui divanetti di vimini e alzando lo sguardo verso il cielo. I signori Potter accesero qualche torcia da giardino fissandole ai muri e proteggendole con un incantesimo che impediva al vento forte di spegnerle.
“Qui fa abbastanza freschetto.” Commentò Susan stringendosi nel suo maglioncino leggero.
“Si, bè. Il tempo adatto per raccontarvi una piccola storia dell’orrore.” Cominciò Alphard spostando poi lo sguardo sui signori Potter. “Se me lo concedono.” Henry gli sorrise e lo zio cominciò.
Era bravo, Sirius aveva preso da lui anche in questo, sapeva creare la giusta suspense e lasciava che il vento ululasse nei momenti adatti, fu una serata indimenticabile e James tirò fuori la sua macchina fotografica per immortalare tutti in quell’attimo di complicità. La macchinetta passò di mano in mano in modo che tutti venissero fuori in almeno una o due foto.
Quando si fece troppo tardi Susan ordinò a tutti di scendere e prepararsi per dormire. Alphard e Regulus avrebbero dormito assieme, Star sola sotto ordine della madre, e James Sirius e Remus si sarebbero stretti nella stanza con i due letti matrimoniali.
Ovviamente, dopo che tutti si furono addormentati Star sgattaiolò dagli altri Malandrini.
Si misero a giocare a Cadaveri Eccellenti e a Baci e Abbracci, chi perdeva in quest’ultimo doveva fare un breve percorso nella stanza con una coperta a coprigli il capo. Quando perse Remus Star bisbigliò a James e Sirius:
“Forse agli altri è sfuggito, ma io ho percepito l’incantesimo sulla sedia.”
“Allora perché eri così preoccupata?” Insinuò Sirius.
“Crisi momentanea, credo che vedervi litigare sia l’unica cosa al mondo capace di mandarmi fuori di testa.” Rispose lei pacata. “In ogni caso James hai usato la magia fuori da Hogwarts, sei matto?”
Il ragazzo alzò le spalle.
“Non lo fare mai più!” Lo sgridò lei.
“Va bene, prometto!” Sussurrò James con le mani alzate in segno di resa. In quel momento Remus si scontrò sulla scrivania facendo un tale rumore che i ragazzi credettero di essere scoperti, ma nulla si mosse così furono liberi di dedicarsi ad un paio di minuti di risatine silenziose, infine si addormentarono.

…………

Star udì qualcosa muoversi e vide la porta aprirsi piano e poi richiudersi; qualcuno si era alzato nel cuore della notte. Lo seguì di soppiatto e vide che si trattava di Sirius. Il ragazzo salì in terrazza, si appoggiò ad un muretto e cominciò a scrutare l’orizzonte. La ragazza si spostò piano rendendosi invisibile.
“Dunque, non è andata poi così male, eh?” Disse una voce dietro di lei, si voltò e lo stesso fece anche Sirius, James era in piedi sulla cima delle scale. “Star, fatti vedere.” Continuò.
Lei eseguì e Sirius fissò entrambi sbalordito poi tornò a fissare il mare sotto di loro. “E’ invasione dello spazio vitale di una persona, lo sapete?” Borbottò.
“E tu stai bellamente ignorando una domanda.” Ribatté James.
Sirius sbuffò sonoramente e i suoi amici si posizionarono accanto a lui.
“No.” Rispose Black dopo aver ostentato qualche attimo di silenzio. “Non è andata tanto male. Prima mi ha preso da parte, e mi ha detto che lui forse non capisce come mai io mi sia distanziato tanto dalla mia famiglia perché lui non ha mai conosciuto persone che gli vogliono bene come voi ne volete a me. Lui crede ancora che la giusta strada sia quella dei nostri genitori, ma forse, ha detto, forse, non lo è per me.”
“E’ un buon inizio.” Commentò Star.
“E’, qualcosa di buono, forse solo un buon addio.” Corresse Sirius.
Passarono del tempo fermi lì e infine, come di comune accordo, si scostarono dal muretto e si diressero verso la loro stanza. Tornando a dormire.



******

Salve, non riesco a togliermi dalla testa le note di “Dream Police” anche se è da una vita che non la ascolto. Questo capitolo è stato difficile perché è stato ideato nel bel mezzo delle mia soleggiate vacanze ma ho dovuto scriverlo qui  nel mio uggioso paesino. Va bè, capita.

Ciao ciao

  
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