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Autore: GirlWithChakram    31/08/2014    5 recensioni
Cinque amici, compagni di liceo, alle prese con l'ultima vacanza insieme; un viaggio in Europa nel magico paesaggio della Spagna del nord; lo zampino del destino, che sa sempre come far incontrare le anime destinate a stare insieme.
"... E allora pensai che quella sarebbe rimasta nella mia memoria come la peggior vacanza di sempre."
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Santana Lopez, Un po' tutti | Coppie: Brittany/Santana
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO III: I kissed a girl
 
«Ciao, io sono Brittany» dissi, cercando di buttarla sul ridere.
«Ciao Brittany» mi risposero tutti in coro.
«Non bevo da circa cinque minuti» continuai, ma a quel punto Noah mi allungò una delle bottiglie di birra rimaste dal nostro primo assalto e ne presi un lungo sorso «Ok, diciamo che il mio problema di alcolismo è molto lontano dall’essere risolto... Ma torniamo seri...»
«Sentite» mi interruppe Sam «Siamo onesti ragazzi: non sappiamo praticamente nulla gli uni degli altri, non ci siamo nemmeno detti da che città veniamo o perchè siamo qui, ma sapete cosa? Per tutto ciò c’è sempre domani.»
«Tecnicamente è già domani, dato che sono le due passate» puntualizzò Kurt. Blaine provvide a fargli segno di tacere, mentre le enormi labbra del biondo riprendevano ad articolare parole: «Voglio dire, ci resta sempre più tardi per fare le persone adulte e responsabili, ma ora voglio divertirmi! Siamo tutti abbastanza sbronzi per acconsentire al gioco più antico del mondo e che ha sempre garantito un ottimo modo per fare conoscenza.»
«Oh no, non stai per dire quello che penso, vero?» lo fulminò Santana.
«Spin the bottle!» esultò Puck, comprendendo le intenzioni dell’altro. Mi strappò dalle mani la bottiglia, ormai vuota, e la piazzò in mezzo al cerchio.
«Io non so se me la sento» tentò di tirarsene fuori Rachel, che se avesse bevuto appena due o tre sorsi di più non si sarebbe certo fatta scrupoli.
«Non fare la guastafeste come Schuester» disse Quinn, come recitando un copione.
«Non tirare in ballo Mr. Schue!» si animò, ovviamente, Finn.
«Potrà anche essere esasperante a volte e un pelino soporifero, ma è pur sempre il professore migliore mai avuto al McKinley» conclusi facendo l’occhiolino al quarterback.
Noi cinque scoppiammo a ridere sotto lo sguardo curioso degli altri.
«Questa è una di quelle cose che vi spiegheremo meglio più tardi» continuai «Ora giriamo quella maledetta cosa!»
«Visto che l’idea è stata tua, a te l’onore del primo giro» disse solennemente Puckerman a Sam.
«Beh, chiunque mi tocchi a me sta bene» disse il ragazzo con un sorriso, dando inizio al gioco. Fissammo come ipnotizzati il collo della bottiglia perdere a poco a poco velocità, per fermarsi esattamente a metà tra Quinn e me.
«A questo punto le bacio entrambe?» domandò allargando il sorriso, che fece apparire le sue labbra ancora più sproporzionate di quanto non fossero.
«Ti piacerebbe, Trouty Mouth» lo punzecchiò la latina «Le regole parlano chiaro: il bacio va a ciò che hai puntato, se osservi bene la bottiglia indica chiaramente quel bellissimo divano là in fondo, o magari una delle cimici che lo abitano. Divertiti.»
«In effetti le regole sono quelle» constatò Noah, appoggiando la ragazza «Mi spiace amico, avrai più fortuna la prossima volta.»
«Allora vai tu, bro?» chiese rivolto al Mohawk.
«Perfetto!» rispose lui, determinando l’ordine del gioco.
Ancora una volta la bottiglia calamitò la nostra attenzione e a me scappò da ridere quando si fermò puntando Finn.
«Questa è l’unica combinazione che non avete ancora provato» commentai, strappando numerosi sorrisi.
La faccia di Rachel mi sembrò più sconvolta che mai quando osservò i due scambiarsi un innocentissimo bacio sulle labbra.
«La prima e ultima volta che bacio un altro maschio, segnatevelo bene in testa» borbottò Puck.
Io colsi l’occasione per un breve intermezzo musicale: You kissed a boy and you liked it canticchiai a ritmo del noto successo di Katy Perry.
«Non cominciare con le tue solite stupidate» mi ringhiò, prima di pizzicarmi un braccio «Muoviti che tocca a te, Pierce.»
Deglutii, cercando di scacciare la tensione che mi stava paralizzando il braccio. Feci ruotare con forza la bottiglia, pregando si fermasse nel vuoto. Non ascoltò le mi suppliche.
«Ma che…» imprecò il mio amico ebreo «Tutte le fortune a lei…»
Feci spallucce, poi mi voltai verso la mia “vittima designata”. «Pronta Fabray?» le domandai.
«Sapevo che prima o poi sarebbe successo» mi rispose ridacchiando «Forza, facciamo in fretta.»
Fu un bacio persino più casto di quello a cui avevamo assistito un momento prima.
«Ed ora voglio proprio vedere chi mi riserverà il caso…» commentò la bionda, dando la spinta necessaria a far proseguire il gioco.
Per sua sfortuna, o forse fortuna in realtà, puntò il vuoto.
«Tocca a te Rach» annunciai, vedendola distratta.
Sebbene riluttante, la mora prese parte al gioco. La bottiglia puntò il suo ragazzo.
«Oggi tutti vogliono Finn» osservò Sam.
«Che ci vuoi fare? Sono uno che piace» rispose il giovanotto, aspettando che l’ebrea si decidesse a dargli il bacio fatidico.
«Prima pulisciti le labbra, non voglio prendermi qualche strano virus per colpa di Noah.» Il quarterback ignorò le sue parole e si decise ad agire. Fummo costretti a separarli con la forza.
«Tocca a te tonto, muoviti» dissi per far rimettere in moto le cose.
Finn fece la sua mossa e puntò se stesso. Ci guardammo sconcertati. «Credo che sia geloso di se stesso…» commentò Blaine, mentre il suo fidanzato prendeva la bottiglia.
«Anche Britt va forte stasera» commentò Quinn, dopo che Kurt ed io ci fummo baciati.
«Dai Pretty Pony, siamo quasi alla fine» sbuffò Santana nell’attesa che Blaine si decidesse a girare la bottiglia, arrivando ad indicare Rachel.
L’ultimo turno era quello della latina. «Poniamo fine a questa fiera della stramberia.»
Chiusi gli occhi, per paura di vedere la maledetta bottiglia fermarsi davanti a qualcun altro all’infuori di me. «Bene, fine dei giochi» la udii dire con tranquillità. Li riaprii e notai che la bottiglia aveva ancora una volta puntato il vuoto.
«Allora, che si fa ora? Un altro giro?» chiesi, stiracchiandomi.
«Non penso che la “Fiesta” proseguirà» mi rispose la latina «Guarda.»
I Finchel erano crollati addormentati abbracciati, così come Kurt e il fidanzato. Sam e Puck erano sdraiati faccia a faccia a discutere di football, ma si vedeva che non avrebbero resistito a lungo. Vidi Q. scrivere qualcosa sul cellulare, poi andò ad appoggiare la schiena al divano dietro di noi, come a cercare una posizione più comoda per riposare.
«A questo punto direi di spegnere la luce e dichiarare conclusa la serata» dissi, facendo per alzarmi per arrivare all’interruttore.
«Beh, approfittiamone per chiacchierare un po’, no?» osservò Santana, appigliandosi al bordo della mia maglietta.
«Dai San, lasciami andare. Spengo la luce e torno.» Mi morsi la lingua appena finii di parlare. Non potevo concedermi la libertà di chiamarla con il suo soprannome, la conoscevo da appena un paio d’ore!
Lei sembrò comprendere il mio imbarazzo e si affrettò a rispondere: «Non farti problemi, Britt.» Quelle parole mi risollevarono un po’ lo spirito. Mi affrettai a premere l’interruttore per poi tornare dall’affascinante mora.
«So che le informazioni dovrebbero venire fuori solo più tardi, ma posso comunque farti qualche domanda? Solo per capire come stanno le cose qui» disse, cercando i miei occhi nella semioscurità.
«Certo, non farti problemi.»
«Frankenteen e l’hobbit stanno insieme, giusto?»
Annuii, ridacchiando per via di quei soprannomi spassosi.
«Invece tra la Principessa Disney e Testa-a-scoiattolo c’è qualche trascorso, vero?»
«Ci hai preso in pieno…» ammisi, sempre più divertita «Ora posso chiedere io?»
«Ovvio, ma ti precedo dicendoti che: sì, i Klaine sono una coppia in tutti i sensi possibili.»
«Beh, quello era abbastanza chiaro, ma io volevo sapere di te e Sam… Voi siete una coppia?»
La sua risata cristallina pervase la stanza. «No» mi rassicurò «Mai con Trouty. Non è proprio il mio tipo.»
La cosa mi tranquillizzò un po’, ma ciò che aggiunse poco dopo a dir poco mi esaltò: «Intendo che non è il mio genere.»
Non osai indagare oltre, volevo godermi l’illusione di avere qualche possibilità di conquistarla in futuro.
«E tu che mi dici? Non puoi essere certo venuta fin qui per fare la ruota di scorta.»
«Beh, in un certo senso sì. Volevo solo passare una bella vacanza con gli amici, non è colpa mia se loro hanno tutti questi trascorsi di triangoli e quadrilateri.»
«Ma non hai nessuno ad aspettarti a casa?»
Sogghignai, contenta del suo interessamento, anche se quello che lei stava cercando di fare era normale conversazione.
«In effetti la mia anima gemella è rimasta a Lima.»
Lei rimase in silenzio un momento, come se fosse combattuta.
«C’è qualcosa che non va?» le chiesi.
«No, è solo che… Due domande: chi è il fortunato? E: intendi Lima, la capitale della noia, Ohio?»
«Allora, per rispondere alla tua prima domanda: il fortunato è il mio amato Lord Tubbington» dissi mostrandole una foto del gattone «Ma ora parliamo della questione shock: conosci Lima? Ci sei mai stata?»
«Ci vivo da quindici anni!» mi rispose «Io e la mia famiglia ci siamo trasferiti da Puerto Rico quando ero solo una bambina e siamo finiti in quel buco d’inferno.»
La mia euforia stava per raggiungere il culmine: vivevamo nella stessa città. In quel momento mi dimenticai totalmente dell’appartamento a New York che mi aspettava per quando avrei cominciato a studiare alla Julliard.
Avevo ancora tante cose di cui avrei voluto parlarle e tante cose che avrei voluto scoprire, ma un sonnolento Puck alzò la testa e ci supplicò di metterci anche noi a dormire.
«Non ti preoccupare» mi sussurrò all’orecchio «Avremo tempo di conoscerci, non pretendiamo di correre troppo.»
«Sono d’accordo» risposi con un sorriso «Buonanotte Santana» conclusi andando ad accoccolarmi vicino alla mia amica bionda.
«‘Notte Brittany, ci si vede più tardi» bisbigliò prendendo posto al mio fianco.
Il mio cuore iniziò a battere sempre più rapido, mentre la mia mente correva a fare le associazioni più varie. Ancora non sapevo nulla di Valerie, doveva avere un significato profondo se lo aveva fatto dipingere sulla sua tavola. Non le avevo chiesto se fosse coinvolta in qualche relazione e lei di certo non ne aveva fatto parola.
Mi imposi di smetterla di rimuginare, dovevo assolutamente dormire qualche ora.
Ascoltai i respiri tranquilli dei miei amici, prestando particolare attenzione a quello della surfista, che si era fatto più lento e regolare nel giro di pochi minuti.
Quando fui sul punto di lasciarmi andare al sonno, sentii qualcosa sfiorarmi la mano. Il mio primo istinto fu quello di saltare in piedi urlando dallo spavento, ma mi trattenni. Un istante dopo il mio mignolo destro venne attaccato da qualcosa. Mi imposi di mantenere il sangue freddo. Tirai fuori il cellulare dalla tasca dei pantaloni utilizzando la mano sinistra e illuminai lo strano parassita.
Vidi il mignolo ambrato della latina intrecciato con il mio.
Il mio cuore accelerò di nuovo. Ero convinta che stesse dormendo, doveva essere stato un riflesso incondizionato, però la cosa mi fece immensamente piacere.
Alla fine, con il sorriso sulle labbra e il mignolo incatenato con quello della surfista, riuscii ad addormentarmi.
 
Quando cominciai a riprendermi dalla nottata di bagordi, la prima cosa che notai fu il delizioso profumo di caffè che si stava diffondendo dal piano cottura. Aprii gli occhi e feci per stiracchiarmi, ma sentii che la mia mano destra era ancora legata a quella di Santana. Con estrema delicatezza ed estremo dispiacere interruppi quel contatto.
Mi sollevai a fatica. Avevo la schiena indolenzita e il collo rigido per aver dormito appoggiata a quello scomodissimo divano. La surfista e la bionda che erano state al mio fianco riposavano ancora, così come Noah e Sam, accoccolati schiena contro schiena in mezzo alla stanza, e Rachel rannicchiata nello stesso punto in cui l’avevo vista la notte prima.
Finn doveva essere in camera, dati i rumori che vi provenivano, mentre i Klaine erano indaffarati a preparare la colazione.
«Dai Kurt, cominciano a svegliarsi tutti, datti una mossa con quei pancakes!» ordinò il moro con tono perentorio.
«Ma quanto sei dispotico stamattina» lo punzecchiò l’altro.
«Meno chiacchiere e più lavoro!»
«Ehi, Kurt» intervenni «Ti maltratta sempre così?»
«Oh, certo» mi rispose ridacchiando «Sono praticamente il suo schiavetto.»
«Lascia allora che ti introduca al C.R.E.P.A.» gli dissi, sperando che cogliesse il mio riferimento, ma dallo sguardo confuso che mi lanciò, capii di aver fatto un buco nell’acqua.
«Il Comitato per la Riabilitazione degli Elfi Poveri e Abbruttiti, tesoro» gli spiegò Blaine «È una cosa di Harry Potter.»
«Ma no! Non me ne ricordo! Siete sicuri?» borbottò l’altro.
«Ah già!» esclamò il riccio battendosi la fronte «Tu non hai letto i libri!»
«Babbano» commentai facendogli la linguaccia.
«Ho cercato inutilmente di piantargli nella testa un po’ di cultura, ma a quanto pare i miei sforzi sono stati vani» mi confidò il moro «Per fortuna c’è Sam. Anche lui è un vero nerd, ma il suo debole è Avatar. Parla addirittura il Na’vi.»
«Srake fnan ngal lì’fyati leNa’vi?» sentii provenire da dietro di me.
«Sam, per l’amor del cielo, parla inglese!» lo rimproverò Kurt.
«Te la cavi con il Na’vi?» mi tradusse.
«Kesran» risposi pronta e poi aggiunsi, per farmi comprendere dagli altri: «Così così.»
«Ho sentito degli strani versi» intervenne Finn, sbucando dalla propria stanza «Qualcuno è stato male?»
«No» lo rassicurò Blaine «Stiamo solo facendo pratica con una lingua straniera.»
«Dovreste smetterla di fare gli stupidi e magari prendere in mano un dizionario di spagnolo» si aggiunse la latina, avvicinandosi «Sono stanca di dover sempre fare da interprete.»
«Ma è il motivo per cui ti abbiamo portata con noi» la canzonarono i tre amici.
«Potrete fare dell’umorismo solo dopo avermi servito il mio sacro caffè, non prima» stabilì, accomodandosi su una delle sedie libere.
«Nessuno di voi ha i postumi da sbornia?» chiesi, rendendomi improvvisamente conto di avere un leggero mal di testa.
«Noi quattro abbiamo avuto serate peggiori» mi comunicò il biondo «A confronto con le sere passate, ieri eravamo sobri!»
«Shh» fece Hudson, notando che la sua ragazza aveva iniziato a dare segni di ripresa «Cercate di non svegliarla, voglio rimandare il più possibile la discussione riguardo a quello che è successo con Noah.»
«Quello che succede al gioco della bottiglia, si sa, non ha nessun valore una volta finito il gioco» cercai di rassicurarlo.
«Conosci Rachel, non me la lascerà passare liscia, quindi mi godo gli ultimi attimi di tranquillità che mi restano.»
«Stavate parlando di me?» si intromise l’ebrea.
«Ma certo tesoro, stavamo ricordando con orgoglio la tua splendida performance di ieri» rispose pronto il quarterback, sfoderando un sorriso.
«Fingerò di crederci per non dover litigare davanti agli altri, ma noi ancora dobbiamo parlare, sappilo» gli comunicò schioccandogli un bacio sulla guancia.
«Basta con tutte queste smancerie, mi fate cariare i denti» si lamentò Santana quando anche i due cuochi decisero di scambiarsi adorabili manifestazioni d’affetto.
«Tu hai solo da tenere la bocca chiusa» la punzecchiò Kurt.
«Spiegati meglio, Lady Hummel.»
«Oh, quando mi sono svegliato non crede che abbia fatto finta di non vedere come tenevi la mano della bella bionda.»
La latina avvampò, mentre risate divertite cominciarono a serpeggiare tra gli altri.
«È stato sicuramente un riflesso notturno» intervenni «Non l’ha certo fatto di proposito. Io neppure me ne ero accorta» mentii.
Lei mi lanciò uno sguardo colmo di gratitudine, anche se fui certa di cogliere qualcosa di più nei suoi occhi scuri. Qualcosa che, però, non feci in tempo ad identificare perché notammo Quinn alzarsi e, senza rivolgerci la parola, andare a prendere a calci il sedere di Puck, ancora nel mondo dei sogni.
«Muovi il culo, Puckerman. Sei il solito ubriacone!»
Lui, in tutta risposta, si girò su se stesso, mugugnando, e le afferrò la gamba, trascinandola a terra.
«Lasciami andare, razza di Neanderthal che non sei altro!»
«Dai Q, solo un bacino del buon risveglio.»
«Mi spiace che il tuo piano “spin the bottle” sia fallito e tu non abbia avuto l’occasione di baciarmi, ma vedi di fartene una ragione» disse divincolandosi «Ormai io e Britt siamo ufficialmente impegnate.»
Lui la lasciò andare, solo per potersi alzare a fissarmi con sguardo divertito. «Temo di doverti una settimana di cene» sbuffò.
«Già, ma contale doppie, perché offrirai anche alla mia adorata Fabray, vero Quinnie?»
«Ovvio tesoro» trillò lei.
Finalmente tutti svegli, ci preparammo per fare colazione. Una pila di caldi e deliziosi pancakes, gentilmente offerti dalla Klaine corporation, troneggiava sul tavolo, accompagnata da un vasto assortimento di tazze e bicchieri.
«Abbiamo recuperato tutti i contenitori che siamo riusciti a trovare. Non è certo un servizio da the di Buckingam Palace, ma è meglio che bere direttamente dalla caffettiera» affermò Blaine, cominciando a versare il caffè.
«C’è dello zucchero?» domandò la Berry.
«Sì» le rispose pronto Kurt, passandole una piccola scatolina trasparente «E abbiamo anche portato del latte nel caso qualcuno ne volesse, è in frigorifero.»
Feci per alzarmi, ma Santana mi fermò poggiandomi delicatamente una mano sulla spalla. «Lo prendo io, tranquilla.»
«Dimmi cosa hai fatto, ti prego» mi sussurrò Sam «Non si comporta mai così bene con noi altri. È un “Confundus” o sei ricorsa alle Maledizioni senza perdono?»
«Ma come ti viene in mente? Hai idea di quanto sia difficile controllare una formula “Imperius”? Non rischierei mai di finire ad Azkaban solo per farle aprire il frigo» replicai con lo stesso tono.
«Ecco qui» mi sorrise la latina, porgendomi il cartone di latte.
«Grazie mille» risposi con altrettanta gentilezza.
«Oh Pierce, vedo che fai già gli occhi dolci ad un’altra! Come osi?» mi rimproverò Quinn.
«Diciamocelo Fabray» intervenne Noah «Farebbe un gran salto di qualità.»
Lei lo fulminò con lo sguardo.
«In negativo, ovviamente» si affrettò ad aggiungere «Tu sei indiscutibilmente la più bella del reame.»
«Smettila di fare il cascamorto con la mia donna» lo ripresi.
«Ma piantala e vai a limonare con la spagnola, si vede che la stai spogliando con gli occhi!»
Fui certa di assumere una colorazione rosso-imbarazzo delle più classiche. L’unica reazione razionale che ebbi fu quella di seppellire la faccia nella tazza, mentre provvedevo a riempire il Mohawk di calci sotto il tavolo.
Il silenzio imbarazzante calato appena Puck aveva finito di parlare perdurò per diversi minuti, mentre tutti afferravamo uno o due pancakes e sorseggiavamo i rispettivi caffè.
«Dios, ma è tardissimo!» esclamò ad un tratto Santana guardando il cellulare «Abbiamo una tabella di allenamenti da rispettare!» Svuotò il suo bicchiere in un solo sorso e ingurgitò un dolce in un boccone. «Scusate, ma vado a cambiarmi per andare in spiaggia. Vedete di muovervi anche voi tre» e con quelle parole sgusciò fuori dal nostro appartamento.
«In effetti ci siamo lasciati prendere un po’ troppo la mano, sarà meglio andare» disse Sam, trascinando con sé gli altri due ragazzi.
«Ci vediamo questa sera?» domandai speranzosa.
«Certamente! Riunione qui alle cinque, va bene?» propose Blaine.
«Perfetto» rispondemmo noi altri in coro.
«Non mancare di dirlo a Santana, o Britt si dispererà» aggiunse Noah.
Il moro si limitò a sorridere, per poi uscire e raggiungere gli amici.
«Sei davvero incorreggibile» lo sgridò Rachel «Guarda come l’hai ridotta, povera ragazza!»
Avevo lo sguardo perso nel vuoto, ma solo perché stavo pensando alle centinaia di modi in cui avrei potuto assassinare Testa-a-scoiattolo.
«Tutto ok, cara?» mi chiese Q.
«Ci stai ad essere mia complice in un omicidio?» mormorai.
«Con immenso piacere.»
Lo assalimmo facendogli il solletico, ben sapendo che quella era una delle sue debolezze. I Finchel ci riportarono all’ordine con poche e semplici parole: «Dobbiamo andare a fare la spesa, abbiamo il frigo vuoto e non possiamo certo farci mantenere dai nostri simpatici vicini.»
Concordammo e andammo tutti a sistemarci per andare a far compere. L’idea di tornare sotto la battente pioggia spagnola mi ispirava ben poco, ma non potevamo fare altrimenti.
«Senti Britt» mi avvicinò Quinn, una volta rimaste sole in camera «Odio dover abbattere così le tue belle speranze, ma vedi di non lasciarti prendere troppo da quella là. Flirtarci un po’ va bene, ma non voglio che tu rimanga ferita, ok? Devi essere cauta o ti caccerai in un mucchio di guai.»
Mi limitai ad annuire.
Mi infilai in fretta le scarpe e una felpa ed afferrai l’ombrello, pronta a sfidare il maltempo. Poco prima di mettere piede fuori dalla porta mi parve, solo per un istante, di sentire qualcosa afferrarmi il mignolo.
Il mio cuore mancò un battito al ricordo della sera passata. “Ti caccerai in un mucchio di guai” aveva detto la mia amica, ma la verità era che io ero già nei guai fino al collo.


Nota dell'autore: Ed è arrivato anche il terzo capitolo, dove finalmente abbiamo qualche interazione più interessante. Come avrete notato ci sono alcuni riferimenti ad Harry Potter e ad altri argomenti puramente nerd, ma non si limiteranno a questo capitolo, ce ne sono molti anche nei prossimi (dato che non ricordo di averlo specificato, in totale sono 13 capitoli). Momento ringraziamenti: grazie a wislava (come sempre), a HeYa Shipper, a Fyo, a Brittana is love e a tutti coloro che hanno aggiunto la storia tra le preferite/ricordate/seguite. Un grazie ovviamente anche a chi ha solo letto, per aver comunque speso un momento per questo mio delirio estivo. Aggiornamento, salvo imprevisti, a settimana prossima.
   
 
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