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Autore: Biebersbreathe    31/08/2014    3 recensioni
Chissà quanto stanno soffrendo le persone che amavo: non lo so, non so nemmeno chi siano. Che poi, è vera tutta sta storia o questo Simon mi sta prendendo in giro?
“Shamuel.”, mi corregge. Si beh, lui. Comunque, se riesce a carpire i miei pensieri e se continuo a non svegliarmi…qualcosa sotto c’è. Potrei provare a pensare al mio numero preferito.
“Ventisei. Smettila, Gabrielle.”, mi dice trattenendo un sorriso. Sono nel Purgatorio. Sono…
“Morta. Sì, sei morta.”
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo.

“La nebbia si dirada, le grida si fanno più forti e il colore rosso si unisce al nero. È buio, ma il fuoco illumina la zona quanto basta. C’è odore di sofferenza, di dolore, di peccato. C’è odore di morte. E in mezzo, tra tutta la folla, c’è una piccola luce. Una luce che vedo solo io. È la speranza.”

 

Capitolo uno.

Una luce forte mi ferisce le palpebre, rendendo tutto bianco accecante. Ci metto qualche minuto a trovare gli arti e muovo le dita: bene, dovrei essere viva. Sento il petto alzarsi e abbassarsi piano ed in sottofondo il lieve battito del mio cuore. Dove sono gli occhi? Scopro di averli serrati: la luce è talmente forte da penetrare attraverso le palpebre. C'è anche un lieve dolore in basso, forse nei pressi del fianco destro, ma non so dirlo con precisione. Con uno sforzo notevole apro gli occhi, che subito lacrimano per la forte luce e mi portano un fastidioso mal di testa. Dove sono? Anzi, soprattutto, chi sono? Non mi ricordo nulla. Viva lo sono...credo. Appoggio le mani e, facendo forza, tiro su la schiena e mi metto seduta. È tutto bianco: pavimento bianco, corridoio bianco e muri bianchi. Nessun mobile, nessuna porta, niente di niente. Figo, sto sognando il Paradiso! Un po' inquietante, però. Abbasso lo sguardo su di me: "Che cazzo è?", penso, sorpresa dal colore del mio corpo. Sono avvolta in una specie di tunica bianca opaca lunga fino al ginocchio; sotto, il mio corpo riflette il pavimento: sono quasi trasparente. Lo sapevo di essere allergica ai funghi, ma mia mamma- che in questo momento non ricordo chi è- ieri sera ha voluto farli lo stesso ed ora mi trovo a sognare queste cose assurde. Sento un lieve sospiro dietro di me e sobbalzo, girandomi di scatto. Accanto all'unica porta della stanza, che non avevo visto perché è alle mie spalle, sta appoggiato un ragazzo. Ha la pelle della stessa consistenza della mia, un paio di pantaloni bianchi e una maglietta a maniche corte bianca; il volto ha un'espressione annoiata, gli occhi azzurrissimi e i capelli biondi chiari, quasi bianchi. Tutto questo bianco è preoccupante.

"Io gliel'avevo detto.", borbotta alzando gli occhi al cielo. Come fa a farlo? A me bruciano gli occhi. Fa un mezzo sorriso e mi guarda:

"Ti ci abitui alla luce dopo tanti anni."

Oddio, è Edward Cullen!

Stavolta alza un sopracciglio: "Chi?", mi chiede. Ok, fa paura.

"Puoi smetterla di scavarmi nel cervello, per favore?", sbotto e mi alzo, avvicinandomi a lui barcollando.

Lui sospira ancora: "Preferivo rimanessi seduta, non so se reggerai la spiegazione.", si avvicina anche lui e mi tocca una spalla. Sento il tocco, quindi la pelle trasparente non ostacola il tatto. Buono a sapersi. Il ragazzo trattiene un sorriso, poi mi fissa a lungo negli occhi, serio.

"Ti ricordi chi sei?", chiede.

Ci penso su un attimo, ma niente sale alla memoria.

"Mi ricordo solo che sono allergica ai funghi.", mi arrendo.

Lui mi guarda con una smorfia strana, mezza compassionevole, mezza divertita. Non so, forse mi prende in giro. Perché questo sogno non finisce? La sua testa improvvisamente scatta verso di me, e sposta la mano dalla mia spalla.

“Sogno?”, e nel dirlo la sua voce sfiora il falsetto. Questo tipo mi sembra un po’ disturbato mentalmente, la mia testa è brava a creare questi dettagli irreali! Potrei andare ad un corso per registi di film mentali.

“Ascolta- interrompe il mio flusso di pensieri- è meglio che ti siedi di nuovo. Bisogna spiegarti alcune cose e, purtroppo, tocca a me farlo.”, conclude sbuffando. Già mi odia, che bello.

Faccio come dice e mi risiedo sul pavimento, mentre lui mi segue e si mette a gambe incrociate seduto di fronte a me. Mi fissa a lungo, forse incerto su che parole usare, mentre io fisso i suoi occhi azzurri chiari con alcune pagliuzze dorate. Il blu mi ricorda qualcosa…ma cosa?

“Ti ricorda il mare, suppongo. Amavi andarci quando eri…no, non posso iniziare così.”, si blocca. Eh? Non ho capito. Non potrebbe essere un po’ più chiaro? Sospira per la terza volta.

“Mi chiamo Shamuel, sono stato mandato per un motivo che non starò a spiegare e sono disposto ad ogni tuo tipo di domanda, dopo che avrò raccontato. Il tuo nome è Gabrielle, vivevi nel Maryland e avevi diciotto anni. Genitori protettivi, fratello scapestrato e sorella esemplare. Nessun fidanzato, due amiche e un amico. Comunque, tra qualche settimana tutti i ricordi dovrebbero tornare.”, si zittisce un attimo.

Perché sta parlando al passato? Perché dovrei restare qui qualche settimana se è solo uno stupido sogno? Perché questo tipo mi sta dicendo queste cose? Perché mi stanno venendo in mente brutti pensieri?

“E ora la parte difficile.”, mormora tra se’. Chiude gli occhi e si passa una mano sulla fronte, cercando di spianarla. Io, intanto, tremo. Ho paura di cosa sta per dire, ho paura di quello che sto pensando possa essere.

“Gabrielle…-riapre gli occhi- tu sei…sei nel Purgatorio.”

Silenzio.

“Mi prendi per il culo?”, sbotto. Non può essere. Non posso essere…No. Punto. Non esiste Dio, non esiste tutto quest’assurdo posto bianco. Al diavolo i funghi e mia madre.

“Io gliel’avevo proprio detto.”, sussurra, guardandomi male. Detto a chi? Che cosa?

Come al solito, lui risponde ai miei pensieri: “Al Signore. Gliel’avevo detto di spedirti all’inferno, ma lui dice che chi si converte in punto di morte ha diritto ad un’altra possibilità.”

Sono stata così terribile in vita da meritare l’inferno? E poi, che cavolo, non esiste il ‘Signore’.

“Vedi?- dice- Stai peccando del peggiore dei peccati. Non credi nemmeno nella sua esistenza e men che meno ti ricordi di esserti convertita. Io ho provato a dirglielo, ma niente! Non mi ascolta mai.”, stringe la mascella. Dev’essere proprio uno che conta poco qua dentro.

“Sì, grazie per avermelo ricordato.”, mi dice sarcastico. Ops.

Non riesco neanche a essere dispiaciuta per me o per la mia famiglia: non ricordo niente! Tra qualche settimana probabilmente striscerò dal dolore, meglio prepararsi psicologicamente. Chissà quanto stanno soffrendo le persone che amavo: non lo so, non so nemmeno chi siano. Che poi, è vera tutta sta storia o questo Simon mi sta prendendo in giro?

“Shamuel.”, mi corregge. Si beh, lui. Comunque, se riesce a carpire i miei pensieri e se continuo a non svegliarmi…qualcosa sotto c’è. Potrei provare a pensare al mio numero preferito.

“Ventisei. Smettila, Gabrielle.”, mi dice trattenendo un sorriso. Sono nel Purgatorio. Sono…

“Morta. Sì, sei morta.”


Aye.

Finalmente mi sono decisa a postare una storia.
Dopo milioni di bozze e ripensamenti, grazie a due amiche insistenti ce l'ho fatta.
Grazie alla mia migliore amica Roberta per aver creduto in ogni mia storia,
e a Julia, senza la quale non sarei qui a postare adesso. Grazie per avermi sopportato.
Spero vi piaccia.
Chiara :).
  
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