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Autore: JessyR89    31/08/2014    5 recensioni
Piccolo monologo fatto da Jonathan al momento della morte rivolto a sua sorella Clary.
dal testo:"La verità è che io Jonathan non lo sono mai stato, non mi è stata data la possibilità di esserlo"
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jonathan, Sebastian / Jonathan Christopher Morgenstern
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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“pensi di potermi perdonare? Voglio dire, pensi che il perdono sia possibile per una persona come me?” *
Ricordo ancora il tuo sguardo incerto e confuso, sorella mia, seduta a quel tavolino di un bar di Parigi, mentre stringevi il bordo del tavolo indecisa su cosa rispondermi.
“so solo che bisogna fare qualcosa per guadagnare il perdono. Cambiare se stessi. Confessarsi, pentirsi e…fare ammenda. Rimediare a ciò che si commesso” *
Le tue parole, Clary, mi hanno accompagnato fino a questo momento, ho cercato di scacciare dalla mente i concetti di pentimento e di ammenda. Ho sempre trovato giustificazioni al mio comportamento, giustificazioni derivanti dalla convinzione che ciò che è stata la mia esistenza non ha niente a che vedere con quella che gli altri chiamano vita.
Vita è libertà. Io ho solo vissuto in catene, chiuso dentro una scatola di vetro contro le cui pareti battevo i pugni sempre più insistentemente fino a farmi male, ma nessuno ha mai posato lo sguardo su di me. Ho sempre visto gli altri guardarmi con pietà, orrore, disprezzo e odio negli occhi, anche in occhi familiari, quegli occhi verdi, che anziché amore provavano solo disgusto per me. Oppure mentre cercavo di farmi notare vedevo che tutti ridevano, amavano, facevano quello che avrei voluto far anch’io, vivere quelle stesse emozioni, esperienze…ma invece ero solo, nessuno era al mio fianco.
Il bruciore lanciante sulla schiena mi tormentava ogni volta che provavo a uscire dal mio schema di vita, quando nostro padre mi puniva perché ero troppo debole, troppo lento, troppo umano. Il fuoco bruciava anche il petto e, più il cuore pompava per la rabbia, più bruciava. Bruciava tutto il mio corpo, scorreva sotto la mia pelle, annebbiava ogni pensiero.
Mia madre mi guardava con terrore, aveva timore ad avvicinarsi a me, a farmi una carezza, a considerarmi suo figlio…voleva uccidermi. Perché madre? Ero solo un bambino, non ho avuto scelta, mi hai condannato all’oscurità, senza la possibilità di essere diverso. Ma forse io diverso lo sono sempre stato.
Sono sempre stato solo, cosi inadeguato in ogni occasione, cosi fuori luogo, cosi sbagliato. Nessuno è mai venuto ad aiutarmi, nessuno è mai riuscito ad accettare me e guidarmi verso la scelta giusta, verso il posto dove avrei dovuto stare. Tutti hanno preferito voltarmi le spalle, lasciarmi solo, credermi morto e ignorare la mia esistenza.
Ho covato rancore e odio per anni, la testa quasi mi esplodeva di domande alle quali non riuscivo a dare risposte. Valentine aveva ragione…inseguire troppo l’amore non porta ad altro che distruzione, soprattutto quando si ama in maniera diversa.
Io non ho mai conosciuto l’amore, ho solo sentito sulla mia carne il bruciante colpo della frusta, il rifiuto, l’odio e il disgusto verso di me. Avrei mai potuto capire come si ama? Nessuno me l’ha mai mostrato.
Come potevo trovare ciò che volevo in un mondo del tutto sbagliato per me? Ho deciso di capovolgerlo. Ma ho capito che rovesciare la situazione non avrebbe portato a nulla, io sarei sempre stato solo, ciò che ho sempre voluto non l’avrei mai conquistato.
Sono diventato un mostro, il sangue di demone ha fatto la sua parte, ma io…gli altri lo hanno sempre alimentato in me, finchè è diventato una parte dominante di me, che io non sono più riuscito a gestire. Forse lui ha agito da solo perché io sono un debole, ho lasciato che il Jonathan che sono si annullasse sotto il peso di Sebastian, arrivando ad identificarmi con lui perché era forte, potente, invincibile….odiavo che mi chiamassero Jonathan perché risvegliava in me il senso del fallimento.
La verità è che io Jonathan non lo sono mai stato, non mi è stata data la possibilità di esserlo.
Quando ho incontrato te, sorella mia, per un attimo ho creduto che avrei potuto esserlo, che avrei avuto con me quell’ancora a cui aggrapparmi e vivere….ma anche per te io non ero nessuno, invisibile, mai nato e per di più quando hai scoperto chi ero e cosa avevo fatto mi hai odiato, mi hai disprezzato. I tuoi occhi hanno sempre parlato chiaro.
E allora ho cercato di piegare il mondo a me, di farlo mio e dettare io le condizioni….e volevo chiudere con il passato, cancellare quello che non ho mai avuto. Solo una cosa volevo conservare di quella cattiveria del mondo: mia sorella. La volevo più di qualsiasi cosa, solo per tenerla al mio fianco e condividere il successo e il potere, ma soprattutto per cavare da lei quell’innato e naturale sentimento che una sorella dovrebbe provare per un fratello.
Mi hai ingannato e io ci avevo anche creduto…..
Sorella, quella famosa volta mi dicesti che per essere perdonato bisogna fare qualcosa di importante e rimediare a ciò che si è fatto. Non credo che sia possibile rimediare a tutto il male che ho fatto, ma in questa bilancia credo che tutti siamo in una situazione di parità: per il male fatto a me, chi farà ammenda? La terra bruciata vedrà sempre nuovi ciuffi di erba verde rinascere, le città essere ricostruite…un’anima squarciata cosi in profondità non guarirà mai, soprattutto continuando a vivere a contatto con chi quella ferita l’ha provocata. E allora soffriamo tutti, ho calato la mia spada su corpi innocenti solo per il gusto di veder soffrire  gli altri come ho sempre sofferto io.
No, mi sono spinto troppo oltre, per me non c’è perdono. E mentre la lama di Eosforos mi trafigge la carne e il Fuoco Celeste mi brucia nelle vene, io mi sento cosi leggero*, perché con me si pone fine a tutto.

Addio sorella, a modo mio, ti ho voluto bene.
 


*tratti da City of Lost soul e City of Heavenly fire




Note: il testo deve essere naturalmente letto tenendo presente che chi parla è Jonathan ormai privo del sangue di demone. Sono una fila di pensieri che lui rivolge alla sorella prima di morire che non sono obbligatoriamente detti ad alta voce, interpretateli come preferite. Inoltre questa versione di questo personaggio è personale, un po’ come io ho sempre visto Jonathan.
Buona lettura, spero vi piaccia e se vi va farmi sapere cosa ne pensate o se avete visioni diverse di Jonathan.

 
  
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