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Autore: Lily__Rose    31/08/2014    0 recensioni
Due anime si incontrano legate insieme dal dolore.
Rachele è un folletto malizioso, Lucia è succube del suo fascino. Dalla loro morbosa amicizia, solo una si salverà, mentre l'altra cadrà definitamente nell'Abisso...
"Era bella Rachele.
Era talmente bella coi capelli della tinta del sangue, la pelle da bambola abbandonata, quei due pozzi di nero immenso che erano gli occhi. Bella era la sua bocca da eterna bimba imbronciata. Era così bella; e la sua anima continuerà a esserla per l’eternità..."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era bella Rachele.
Era talmente bella coi capelli della tinta del sangue, la pelle da bambola abbandonata, quei due pozzi di nero immenso che erano gli occhi. Bella era la sua bocca da eterna bimba imbronciata.
Era giovane, e amena. Un delicato fiore che ha appena schiuso i petali sgualciti.
E nella mia mente la vedevo ancora così: bella, giovane e ridente mentre correva attraverso il campo in mezzo alle lapidi. Una fulgida figura che scivola nell’aria avvolta di veli bianchi. Odo quella risata così familiare. Echeggia tra le tombe.
Era così bella; e la sua anima continuerà a esserla per l’eternità, laddove il suo corpo diventerà cibo per vermi e fiori. Rimarrà bella come la lapide di marmo che poggia sul suo cadavere.

Ecco. Qualche metro più in là, vicino a quel vecchio salice piangente: lì, c’incontrammo la prima volta.


Era un freddo pomeriggio d’autunno. La nebbia avvolgeva ogni cosa come un sudario; penetrava con gelidi tentacoli nel mio animo.
Versavo lacrime sulla tomba di mio padre. Inginocchiata, dissetavo il terreno colla mia tristezza.
Ella mi passò accanto come uno spettro. Mi colpirono i suoi capelli, fiamme dell’inferno agitate dal vento. M’impressionarono gli occhi quando incrociarono i miei. Mi stregarono. Mi colmarono con la loro intensa ombra. Essi riuscirono a leggere la mia anima.
Rideva di gusto. Maliziosa e trasgressiva, le regole non erano state scritte per te, mia dolce Rachele. Il suo riso risuona ancora nei miei ricordi come l’udii la prima volta.
Distolsi lo sguardo. Passasti oltre assieme al tuo compagno. Svanisti nella bruma come spirito evanescente.

Rimasi a parlare con papà mentre il sole moriva.
Solo davanti al suo sepolcro potevo esprimere la profonda melanconia che invadeva il mio animo. Avrei voluto morire assieme all’astro dorato; essere accolta dall’abbraccio della luna e non risvegliarmi mai più.

Come descrivere a voi comuni mortali la sofferenza di questo morbo che apre ferite inguaribili, mai destinate a essere cicatrici, che straziano l’anima? Un male che rende la tua vita un incubo per cui per svegliarti devi abbracciare la Morte amica?
Indescrivibile dolore.
Infinita tristezza.

La melanconia è un oceano immenso da cui è difficile fuggire. Sprofondi nelle sue profondità e vi anneghi cullato dal suo canto da sirena.
La melanconia è una landa desolata, oscura, priva di astri a guidarti.
La melanconia è una catena che ti tiene legata al suolo, a un passo da un precipizio nero grande quanto il mondo. Ti abbandona solo quando decidi di gettarti nel suo vuoto.
La melanconia è una bestia che ti divora il cuore. Ti consuma il corpo. Prosciuga ogni goccia di felicità.

  
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