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Autore: Goldor    31/08/2014    1 recensioni
Claude Evans e Gabriel Scott sono due quindicenni, amici e compagni di classe. Anche se Gabriel non lo immagina, dietro alla tranquilla facciata dell'amico si cela un segreto straordinario. Un giorno Claude chiede aiuto all'amico per risolvere un gigantesco guaio in cui si è imbattuto, che rischia di alterare il loro stesso futuro
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve ragazzi, rieccoci con questa storia che è rimasta ferma e in fase di stesura per quasi un anno. Mi rendo conto di averla praticamente abbandonata a sé stessa, ma da questo momento in poi cercherò di dedicarmici regolarmente. Come potrete notare se continuerete a leggere, la trama di base della fanfic è rimasta invariata, ma alcuni capitoli sono stati corretti o arricchiti. quindi, anche se l’avete già fatto, vi invito a rileggere la storia a partire dal prologo, per essere certi di non aver perso nulla. Se non l’avete ancora fatto vi invito a lasciare traccia del vostro passaggio con una recensione o un breve commento.
E ora ecco qualche accenno di trama per chi non avesse mai letto la storia. Questa è una fanfic fantascientifica che racconta la storia di due amici, Claude e Gabriel, normali studenti liceari. Normali per modo di dire, dato che uno di loro nasconde un incredibile segreto che li porterà entrambi a vivere un’avventura fantastica letteralmente al di là del tempo e dello spazio! Se continuerete a leggere, scoprirete il significato del titolo e soprattutto della citazione che apre il prologo.
E ora vi auguro come sempre… Buona lettura!!!

 

PROLOGO: CLAUDE E GABRIEL
 

Il tempo è la moneta della tua vita. E’ l’unica che possiedi e che puoi decidere come spendere. Stai attento: non permettere ad altri di usarla al tuo posto
(Carl Sandburg)
 

La campanella delle 13 suonò cogliendo tutti all’improvviso. Tutti gli studenti del Liceo Vernon della città di Auropoli esultarono in coro per la fine di un’altra pesante giornata di lezioni e si affrettarono a preparare gli zaini per raggiungere l’uscita, pronti finalmente a divertirsi.
Come ormai era consuetudine consolidata, Claude Evans rimase in classe fino all’ultimo momento, ad aspettare il suo migliore amico, nonché compagno di classe che puntualmente era sempre in ritardo.
-Forza Gabriel, se aspetti ancora un po’ rischio di ammuffire-, scherzò a voce alta, invitando l’amico a muoversi. –Guarda che il tempo non aspetta-.
Gabriel Scott era ancora intento a racimolare le sue cose, tentando con poco successo di riunire tutti i suoi quaderni nella cartella. Come al solito aveva perso tempo in inutili quanto superflui appunti. Sinceramente, Claude non capiva bene l’utilità di tutti quei fogli scribacchiati.
I due amici si conoscevano da quasi due anni ormai, dal primo giorno di scuola. Erano entrambi al secondo anno di liceo scientifico e dal momento che si erano conosciuti erano diventati subito grandi amici.
-Eccomi, ho finito-, annunciò Gabriel, mentre l’amico alzava gli occhi al cielo. –Possiamo andare-.
Claude tirò un sospiro di sollievo, mentre uscivano dalla classe, puntando dritti verso l’uscita del liceo. Quel giorno le lezioni erano state particolarmente pesanti ed entrambi non vedevano l’ora di riposarsi.
Il ragazzo raggiunse l’uscita per primo e già si apprestava a godersi l’aria fresca, quando all’improvviso si accorse di aver lasciato l’amico indietro. Gabriel lo raggiunse poco dopo, appesantito dall’enorme quantità di quaderni e appunti presenti nella sua cartella.
-Il peso della cultura, immagino-, ridacchiò Claude, appena l’amico fu al suo fianco.
-Oh, ma sta zitto-, imprecò lui, mentre Claude tratteneva a stento le risate.
Gabriel era un po’ più basso di lui e aveva i capelli scuri abbastanza corti. Tutto sommato però non erano così diversi. Erano entrambi ottimi studenti, sebbene Claude spesso sembrasse un po’ spaesato di fronte a certe cose.
La prima volta che si erano incontrati ad esempio, il ragazzo era andato a sbattere contro la porta d’ingresso della scuola, imprecando per il fatto che fosse “difettosa perché non si era aperta da sola”. Gabriel ricordava di averci riso sopra per un’intera settimana.
Nei primi tempi Gabriel ci aveva scherzato su, sostenendo che l’amico veniva “da un altro mondo”. Claude non gli aveva risposto, limitandosi a sorridere in modo enigmatico. Ciononostante, con il tempo le cose sembravano essere andate a posto da sole.
Gabriel aveva scoperto che l’amico eccelleva in tutte le materie scientifiche, come la fisica e la matematica. Tra tutti quelli della loro classe, nessuno era migliore di lui: sembrava nato per il ragionamento fisico e matematico.
-Oggi pomeriggio hai da fare?-, chiese Gabriel, appena furono fuori –Se vuoi possiamo uscire a prendere un gelato o a fare un giro insieme-.
Claude scosse la testa. –Scusa, ma devo rifiutare. Oggi non posso proprio, sarà per la prossima volta-.
-D’accordo, ciao-, salutò Gabriel, incamminandosi verso casa. –Fatti sentire!-.
Claude sorrise tra sé e sé. -Contaci!-.
Il pomeriggio passò tranquillo e con il passare del tempo, sulla città si allungarono le ombre rassicuranti della sera. Gabriel passò il suo tempo tra i divertimenti e i compiti per il giorno seguente.
Scrisse il suo tema di italiano e finì gli ultimi esercizi di matematica, che aveva lasciato indietro il giorno prima. Il pomeriggio sembrava praticamente perfetto e nella norma. Tutto cambiò nel dopocena.
Gabriel era sdraiato sul divano a guardare la televisione, quando il suo cellulare trillò, avvertendolo che era arrivato un messaggio. Guardando l’ora, si accorse che erano le otto e mezza. Controllò il suo cellulare, scoprendo che il messaggio che aveva ricevuto era di Claude.
“Ciao Gabriel, tutto bene? Scusa se te lo chiedo così all’improvviso, ma ho assolutamente bisogno di parlare con te di persona. Possiamo incontrarci alle 9 nel parcheggio del centro commerciale? È veramente urgente!”
“Urgente?”, pensò il ragazzo, stupito. “Beh, se per lui è urgente deve essere qualcosa di davvero importante”.
Gabriel sapeva benissimo che a Claude non piaceva scherzare ed era meglio assicurarsi di quanto fosse grave la situazione, per farlo uscire a quell’ora. Disse ai suoi che usciva a fare un giro con un amico e presa la bici, uscì nell’aria frizzante della sera.
Affrettandosi verso il centro commerciale cittadino, Gabriel passò vicino al parchetto dove spesso lui e Claude si erano incontrati per divertirsi, ricordando con un risolino la divertente scena dell’amico che sembrava misteriosamente interessato a tutti i sassi che trovava nel parco.
In perfetto orario, svoltò nella via laterale poco lontano e con sollievo vide la grande insegna luminosa del centro commerciale. Si fermo nel parcheggio e smontò dalla bici. Controllò l’orologio: erano le 9 in punto.
“In perfetto orario”, pensò tra sé, anche se guardandosi bene intorno, vide che l’amico non era ancora arrivato.
Il parcheggio era vasto, buio e soprattutto deserto, illuminato appena dalla luce dei lampioni. Di Claude tuttavia non c’era alcuna traccia. Gabriel controllò nuovamente l’orologio. Erano le 9 e dieci. Possibile che volesse solo fargli uno scherzo.
“Ma dov’è?”, si chiese tra sé e sé, dando un’occhiata al telefono. “Al cellulare non è raggiungibile e di solito non è mai in ritardo”.
Le 9 e un quarto. Gabriel prese la bici, pronto a ritornare a casa, avvertendo il freddo della sera farsi sempre più opprimente. Aveva aspettato abbastanza. All’improvviso però qualcosa cambiò. Gabriel avvertì un impercettibile cambiamento nell’aria.
Dal nulla a pochi metri da lui era comparsa una macchia luminosa azzurrina, sospesa in aria a circa mezzo metro dal suolo, che brillava e pulsava come se fosse viva. Incuriosito lasciò  la bici e si avvicinò per osservarla meglio.
Con cautela, il ragazzo infilò una mano nella macchia. Aveva una consistenza strana, né gassosa né liquida, ma Gabriel poteva sentire benissimo l’energia enorme che essa emanava. Se avesse avuto i capelli più lunghi, probabilmente gli si sarebbero rizzati.
La luce si fece improvvisamente più intensa. Gabriel venne abbagliato e il terreno sotto di lui cedette. Il ragazzo, completamente accecato, si ritrovò a precipitare nel vuoto per un tempo che gli parve interminabile, perdendo conoscenza nell’impatto con il suolo.
 

E così eccoci arrivati alla fine del prologo. Spero che questa breve introduzione vi sia piaciuta e vi convinca a continuare la lettura. E non preoccupatevi, i prossimi capitoli dovrebbero avere una lunghezza complessivamente maggiore. Il prossimo capitolo continuerà dove questo si è interrotto e inizierà finalmente a chiarire i misteri intorno alla figura di Claude.
 Al prossimo capitolo: “Un amico dal futuro”!

  
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