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Autore: Emilia Zep    31/08/2014    2 recensioni
Quando il giovane Iter si sveglia un mattino e si accorge con orrore che il suo dativo presenta un tema anomalo ancora non sa che di lì a poco la sua vita non sarà più la stessa.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia risale a quando avevo  quindici anni e frequentavo il Liceo Classico. La mia orribile professoressa di latino stava spiegando la terza declinazione e , presa da noia mortale, mi ritrovai a notare che quelle che nel libro erano definite "eccezioni" lei usava chiamarle invece "anomalie". La sfumatura di significato fra queste due parole mi ha suggerito lo spunto per questo raccontino...
A distanza di anni pubblico questa storia per sensibilizzare i più  circa la gravità dei danni che può causare lo studio del latino su menti ancora giovani e inesperte. Quanto leggerete ne è una prova lampante.




Eccezioni. Detta così sembrava quasi una cosa positiva. Dei tipi particolari, un po’ eclettici, eccezionali appunto. Ma Iter sapeva benissimo che con qualunque nome politicamente corretto li avessero definiti la realtà non sarebbe cambiata. Anomalie, ecco cos’erano. Anomalie della terza declinazione. Qualcosa di mostruoso ed ambiguo che non poteva mischiarsi col resto della grammatica latina ma doveva essere isolato in una pagina apposita. Tutti dovevano imparare i loro nomi a memoria affinché fossero riconosciuti come anomali e mai, per nessun motivo potessero essere confusi con i “normali”. Questo voleva il regime dei vocabolari e delle grammatiche che aveva diviso il mondo in due: da una parte i normali, dall’altra gli anomali,di qua il bene e di là il male. Tutto era stato catalogato, schedato ed etichettato. Il regime dei vocabolari e delle grammatiche si fondava su solide certezze. Sapeva perfettamente dove ognuno doveva stare e non aveva mai dubbi a riguardo. Teoricamente erano tutti uguali, non esistevano anomalie ma solo “eccezioni” così che il regime aveva la coscienza pulita e la ghettizzazione era mascherata dietro una facciata di stucchevole buonismo.
Eppure c’era stato un tempo in cui le cose erano molto diverse. A Iter sembrava ora un ricordo così lontano che quasi non avrebbe saputo dire se lo aveva vissuto davvero o si era trattato solo di un sogno. Era normale a quell’epoca. Era solo Iter. Non erano ancora arrivati i vocabolari ad etichettare tutti e non c’era alcuna differenza tra lui e Rosa o tra lui e Lupus. Non aveva alcuna declinazione di appartenenza, nessun gruppo chiuso in cui isolarsi. Ognuno era solo il suo nominativo e la sua persona. Tra i verbi non si facevano differenze di coniugazione. Amo non si sentiva diverso da Moneo perché all’infinito aveva la desinenza in “are” e non in “ere”. Era semplicemente un dato di fatto, come essere biondi invece che bruni. Non ci si faceva nemmeno caso. In più Iter era perfettamente regolare a quei tempi, si declinava che era una meraviglia! Mai avrebbe potuto immaginare ciò che di lì a poco tempo gli sarebbe accaduto.
Era mattina, il ricordo era ancora nitido nella memoria, e lui si stava preparando per uscire. Fu allora che si accorse con orrore che il suo dativo aveva preso ad uscire in “itineri” anziché in “iteri” come aveva sempre fatto. Era impressionatissimo. Cos’era quel secondo tema che si era insinuato nella sua declinazione? Per un po’ preferi’ non pensarci sperando si fosse trattato solo di un caso isolato. Ma con il passare del tempo il secondo tema si fece sempre piu’ presente. Iter non sapeva  piu’cosa pensare, si sentiva quasi un mostro, come se avesse due teste o due nasi. Avrebbe voluto parlarne con qualcuno ma si vergognava terribilmente. Quando arrivò al punto che gli si declinavano regolarmente soltanto i casi diretti si decise a rivolgersi ad un medico. Il dottor Paulo Difficilioria non sembro’ affatto stupito quando lo visito’. Anzi sorrise – Non si preoccupi!- Gli disse rassicurante – Non è l’unico a soffrire di questo male. Gira in questo periodo.-
-Perché? E’ contagioso?- Chiese Iter che gia’ temeva di doversi chiudere in quarantena
-Oh,no no- Lo rassicuro’ il medico.- Non è contagioso ma è un male che va a periodi. Passano diversi anni e ce n’è un’ondata nuova. Non si riesce a capire da cosa dipenda. Sembra che ci sia una connessione con sconvolgimenti di natura piu’ ampia…- aggiunse poi come tra sé.
-Ma cosa mi succedera’?- si informò Iter
-Niente di grave figliuolo.- disse il dottor Difficilioria – E’ probabile che si fermi qui. Di solito non avanza anche  ai casi diretti.-
-Ma cosa devo fare? Non c’è alcun rimedio?-
-No, purtroppo no. Ma non si preoccupi…la sua vita non cambierà! Lei non ha idea di quanti abbiano lo stesso problema! E’ solo che non lo danno a vedere. Iuppiter per esempio. Ora non dovrei dirglielo per via del segreto professionale ma la vedo cosi’ sconvolto che non posso farne a meno. Iuppiter nella maggior parte dei suoi casi ha il tema Iov, l’avrebbe mai detto? Eppure  questo non gli impedisce di ricoprire la carica di responsabilita’ che ricopre! Semplicemente ha imparato a convivere con il suo male.-
Iter non poteva crederci. Il potente Iuppiter, anche lui affetto da un tema anomalo?
-Ma davvero?- chiese allibito
- Ma certo!- continuo’ il medico- E perché? Vis che sembra così indistruttibile? Al genitivo fa roboris. Per non parlare del dativo! E’ sconvolgente lo so. Ma questo significa che non ha niente di così grave. Vedrà ragazzo,la sua vita non cambierà affatto! Non cambierà affatto.-
Quante volte Iter avrebbe ricordato quelle parole. Le avrebbe risentite che rimbombavano nella sua testa mentre intorno a lui non si faceva che catalogare “Vedrà ragazzo, la sua vita non cambierà affatto.”. Per un po’ fu davvero così. Come Iuppiter e Vis continuo’ la sua vita normale come se nulla fosse. Frequentava gli stessi amici, continuava a fare il suo lavoro. Alle volte gli capitava di soffermarsi su qualcuno chiedendosi se anche lui (o lei) per caso non nascondesse un tema segreto.
Ma non durò a lungo. Dapprima in modo subdolo e poi piu’ evidente fu istituito il regime dei vocabolari e delle grammatiche. C’era bisogno di ordine si diceva. All’inizio si comincio’ a dividere tutti in declinazioni e coniugazioni, Currus scoprì di essere diverso da Malus –che strano avevano una desinenza così simile!- , poi si catalogarono le eccezioni e le irregolarità. Per essere subito riconoscibili oltre al proprio nominativo si doveva dichiarare obbligatoriamente anche il genitivo e per i verbi era necessario presentarsi con tutto il paradigma. Così si capiva immediatamente a quale declinazione o coniugazione  si apparteneva e soprattutto se si era regolari oppure no. Iter scoprì che il dottor Difficilioria gli aveva detto la verità. Le personalità piu’ in vista nascondevano deformi irregolarità. Il verbo Volo, il verbo Fero,  la vecchia Familia, Ius, la candida Nix. Non ci fu pietà per nessuno di loro. La loro anomalia fu dichiarata apertamente. Persero il loro lavoro, la loro vita. Erano ghettizzati nel loro paragrafo di “eccezioni”, divisi anche fra loro a seconda dell’anomalia.
Non era giusto. Iter tento’ di ribellarsi all’inizio. Non appena seppe che anche il suo amico Ius era nella stessa situazione corse da lui sicuro che avrebbe trovato appoggio –Dobbiamo lottare Ius! Metterci insieme! Non possono ridurci così!- ma l’amico, di solito cosi’ pronto ad infiammarsi quando si trattava di combattere un’ingiustizia si limito’ ad alzare le spalle . –Cosa vuoi fare Iter? Non ci seguirebbe nessuno!-
-Ma non è vero! Possiamo chiedere a Vis, a Iuppiter, erano dei grandi prima!-
-Appunto. Prima. Ora non sono che dei deformi come noi. La corte dei miracoli, ecco che cosa saremmo! Lascia stare Iter,non servirebbe a nulla.-
Com’era possibile? Solo qualche tempo prima Ius non avrebbe mai nemmeno contemplato una frase come “non servirebbe a nulla”. Come poteva essere diventato tanto disilluso? Ma Iter non si perse d’animo. Avrebbe trovato qualcun altro, sarebbe andato da Vis, lei lo avrebbe aiutato, ne era certo e  Ius vedendo  loro si sarebbe convinto a sua volta, sarebbe tornato quello di prima. Ma quando Iter andò da Vis lei non lo volle nemmeno ascoltare   - Non so di cosa parli – Gli disse freddamente – E’ tutto molto meglio adesso. Finalmente qualcuno riconosce che siamo eccezionali!-
- Eccezionali, Vis? E allora perché dobbiamo starcene rinchiusi in un paragrafo, dobbiamo essere imparati a memoria e non possiamo più vivere normalmente insieme agli altri?-
- Ma perché così stiamo con persone del nostro livello, no? – Rispose Vis sempre più irritata
- Ma non l’abbiamo scelto noi!- protestò Iter – E la gente ci scansa, non ci ammira affatto! Tu eri una personalità pubblica prima Vis! Perché non lo sei più? Perché ti hanno mandata via? Pensaci bene!-
- Non so chi ti abbia detto certe baggianate.  Nessuno mi ha mandato via! Era da tempo che avevo bisogno di prendermi una vacanza. -
-Una vacanza- mormorò Iter
- Sì una vacanza!- gridò Vis –E adesso, se non ti dispiace, tornerei al mio meritato ozio. -
 Iter se ne andò sconsolato. Iuppiter non volle nemmeno uscire di casa – Ora che tutti sanno- Gli disse da dietro la porta – Non voglio piu’ che mi vedano. Voglio che la gente mi ricordi  per come ero prima!-
Ma eri uguale ad adesso, prima! Avrebbe voluto gridargli Iter. Aveva passato anni  con quasi tutti i casi in Iov eppure nessuno lo aveva visto diverso rispetto a quando era regolare. Perché ora avrebbe dovuto cambiare qualcosa? La verita’,Iter l’aveva capito, era che tutti, Ius ,Vis, Iuppiter e le altre “eccezioni” avevano finito in fondo per credere anche loro a ciò che diceva il regime. Si vergognavano di loro stessi, sotto sotto pensavano che avessero ragione a rinchiuderli in un ghetto. Iter si chiedeva dove fosse il buon dottor Paulo Difficilioria. Perché non gridava a tutti  ciò che aveva detto a lui tanto tempo prima –Non e’ niente di grave. Capita a tanti. Ogni ciclo di anni si ripete.- Perché non lo spiegava al regime dei vocabolari e delle grammatiche?
Sembrava non esserci nulla da fare. Iter era solo nelle sue folli speranze. E così finì per adattarsi. Cercò di stare nel suo paragrafo in allegria, di farsi qualche risata con Femur e Iecur e di non pensare più, mai più alla vita di prima. Passarono gli anni e Iter aveva ormai messo da parte ogni ricordo  quando per strada,mentre stava andando a comprare un regalo di compleanno per la sua amica Suppellex (eccezione anche lei ovviamente,mancava del plurale) fu urtato da un vecchio mendicante mezzo ubriaco che rideva e diceva parole sconnesse –Faccia attenzione!- gli stava gridando Iter. Quando lo guardò meglio e con grande meraviglia lo riconobbe –Dottore?- Mormorò allibito riuscendo a malapena a riconoscere in quel  vecchio il signore distinto dalla barba bianca che lo aveva visitato – Dottore cosa ci fa lei qui? Cosa le è successo?-
Paulo Difficilioria scoppiò in una risata ancor più fragorosa – Iter,Itineris!!- gridò –Ma chi si rivede!!-
-Si ricorda di me?- chiese Iter sorridendo
-Tutti si ricordano di lei ora, figliuolo! La imparano a memoria! Dovesse scappare la riucciuffano subito!! – E rise di nuovo sguaiatamente – Non si sente un po’ osservato alle volte?-
- Dottore,ma cosa le è successo?-
-Ah,sono matto,non lo sapevi ragazzo?!! – Gridò
-Matto?-
-Eh gia’! Matto da legare! Ah!Ah! Disturbo l’ordine,sai? Ho strane idee io!-
Iter lo guardò negli occhi –Gliel’hanno detto loro,vero?- Chiese piano.
Paulo Difficilioria si fece  improvvisamente serio – Sì- Rispose ricambiando  intensamente lo sguardo –Sì-
-Perché?- Chiese ancora Iter
- Vieni con me, ragazzo!- Gli disse il dottore – Non mi fido a parlarne qui.-
 E cosi’ dicendo condusse Iter in una baracca piena di cianfrusaglie di ogni genere:provette,strani macchinari,liquidi di vari colori –Su,entra-Gli disse e lo fece accomodare su una sedia sgangherata. – Questo era il mio laboratorio, sai? – Spiegò –Era più carino prima che mi costringessero a non usarlo più.-
-Ma cos’è successo? –Chiese ancora Iter
-Un momento figliuolo!- Protestò il dottore -Ora te lo spiego! Una tazza di tè?- Chiese
-No- Rispose secco Iter che cominciava ad innervosirsi – La prego mi racconti!-
-E va bene – Sospirò il dottore –Alcuni anni fa facevo delle ricerche sulle anomalie. Mancanza di singolare o di plurale, temi doppi e roba del genere. Quando ho visitato te già era un po’ che mi ci arrovellavo. Casi come il tuo erano sempre più frequenti, tutti simili e tutti nello stesso periodo. Sapevo che in passato c’erano state ondate simili a quella che si stava verificando in quel momento. Ma non riuscivo a spiegarmene la ragione. Poi un giorno, rovistando negli archivi, ho trovato il rapporto di un medico di tanti  anni prima. Era molto rovinato ma da quello che sono riuscito a leggere il medico  presentava casi di sostantivi della terza declinazione in cui si erano presentate delle anomalie. L’accusativo plurale usciva in –es-
-Ma è normale- obiettò Iter- L’accusativo plurale esce sempre in –es quando è regolare.-
-Appunto!- Sorrise il dottore –Questa era la cosa strana. Eppure quel medico usava proprio il termine “anomalie”. Non è curioso? Così sono andato avanti nelle mie ricerche e ho scoperto documenti in cui veniva presentato come accusativo regolare della terza declinazione quello uscente in –is e in documenti ancora più antichi quello uscente in –ins. Non è incredibile? Ho letto di un sostantivo della quarta che era definito un’eccezione perché il suo genitivo aveva cominciato ad uscire in –us, cosa che per noi è regolarissima. Pare che dovesse invece uscire in  -ous! Quelle che per questi antichi rapporti erano anomalie per noi sono la regolarità! E così ho capito!-
- Cosa, dottore?- Chiese Iter che invece era sempre più confuso.
-Ho capito che quelle che chiamiamo anomalie non sono proprio nulla di anomalo. Non sono una malattia. Ma è il nostro corso. Noi siamo destinati a cambiare! Prima o poi capiterà a tutti. Gli irregolari sono solo in un periodo di transizione. Niente di più. La loro anomalia non è che un retaggio del passato o nella maggior parte dei casi e’ l’inizio della loro evoluzione!-
- Sta dicendo che il mio secondo tema itiner- presto sarà la regolarità e io tornerò normale?- Chiese Iter sempre piu’ stupito
- Proprio così,figliuolo. Forse non subito, forse in un’altra lingua, chi lo sa! La nostra esistenza è in continua evoluzione, non fa che cambiare, contaminarsi ed adattarsi. E’ qualcosa di davvero sensazionale!-
Già, era davvero incredibile. –E lei ha detto tutto questo al regime?-
-Quando mi sono accorto di quanto avevo scoperto ho anche capito il terribile errore che il regime stava commettendo. Tutto quello schedare ed etichettare andava contro la libertà della lingua,la sua continua trasformazione. Forse sarebbe andato bene in modo più blando ed elastico, per comodità di osservazione scientifica, ma tutta quella rigidità che loro chiamavano ordine non aveva contatto con la realtà. Cristallizzava la lingua! Ho cercato di spiegare tutto questo ma non c’è stato niente da fare. Per loro avrebbe significato rimettere in discussione tutto. Avrebbero dovuto ammettere che avevano sbagliato. E così sai cos’anno fatto?-
- Cosa dottore?-
- Hanno detto che ero pazzo! Un vecchio scienziato fallito non piu’ in grado di intendere e di volere. Bella roba! Firmato e controfirmato da non so quale luminare al loro servizio. Ma io gliel’avevo detto che  fermando me non avrebbero fermato il movimento. Le anomalie crescono sempre di piu’, i verbi  hanno i perfetti colpiti da sincope una volta su tre. E solo perché il regime si impone sullo scritto. Ma nel parlato non si sentono che perfetti sincopati. Vedrai,tra un po’ di tempo non ci saranno che pagine occupate dalle anomalie e il paragrafo isolato sarà per i regolari! Ma che vuoi farci! Sono un pazzo!  E queste sono tutte sciocchezze!-
Iter era sconvolto. Paulo Difficilioria gli aveva aperto un mondo. Dovevano dirlo a tutti. Ecco di cosa c’era bisogno per ridare coraggio.
-Vacci piano ragazzo-Lo disilluse il dottore- Come sono pazzo io lo sarai anche tu se vai in giro a dire tutto questo. Credi che qualcuno ti darà retta?-
Gia’,forse il medico aveva ragione. Iter pensò a Ius, a Vis, al modo in cui si erano arresi e negavano la realtà. Chi lo avrebbe seguito?
-Ma i fatti – Disse Paulo Difficilioria  -I fatti lo dimostreranno.-
Iter se ne andò dalla baracca del dottore con un gran senso di inquietudine. Non voleva aspettare tanto. I fatti già avrebbero potuto dimostrare tutte le tesi del medico. Se solo qualcuno lo avesse ascoltato. Si sedette malinconico su un muretto. Di fronte a lui c’era un posto di blocco che controllava il passaggio dalla terza alla seconda declinazione. – Prego? Come si chiama lei?- Chiedeva una rigida impiegata con gli occhialetti sul naso – Perché vuole varcare la frontiera?-
Dovevi chiedere il permesso anche per pisciare. Ma ecco che tra la fila di quelli che dovevano tornare nel territorio della terza Iter riconobbe Caro. Da quanto tempo non la vedeva. Si frequentavano  anni prima perché avevano amici in comune ma da quando si era instaurato il regime Caro non si era più vista molto in giro. Anche lei era un’ eccezione e dicevano che la nuova vita l’avesse sconvolta. Non era cambiata molto. Ma non aveva più lo sguardo ridente di un tempo. Ora i suoi grandi occhi azzurro ghiaccio  erano tristi, l’espressione malinconica. Ma nonostante fosse un po’ trasandata e fosse avvoltolata nel cappotto quasi cercando di nascondersi era ancora più bella di come Iter la ricordava.
-Prego signorina, a quale declinazione appartiene?- chiese l’impiegata quando arrivò il suo turno  - Terza- mormorò Caro con la sua voce un po’ roca
- Bene – Fece l’impiegata.- Quindi è un ritorno .Quante ore è stata oltre il confine? E il motivo?-
- Tre ore circa. Andavo a trovare un amico- Rispose Caro senza guardare l’impiegata negli occhi
- Perfetto- Disse  quella scrivendo –Il suo nome prego?-
 –Caro- Mormorò
-Signorina deve darmi anche il genitivo-
Abbassò lo sguardo,ebbe un attimo di esitazione –Carnis-  
L’impiegata scattò indietro come se avesse paura di essere contagiata –prego, prego passi pure- Disse. La fila si distanziò leggermente da lei. Caro oltrepassò la frontiera piu’ veloce che potè mentre si sentiva addosso gli occhi di tutti. Appena giunse dall’altra parte si sedette sul muretto e scoppio’ a piangere-Ecco perché non ci vado mai! E’ così umiliante! – Gridò tra i singhiozzi
-Caro- Le disse  Iter avvicinandosi –Caro,non fare così-
- Iter?- Disse lei voltandosi sorpresa –Iter che bello vederti!- Esclamo’ asciugandosi gli occhi e cercando di darsi un contegno –Mi dispiace per questa scenata- Si affrettò a dire –Io di solito non faccio così. Anzi,è proprio difficile che  io pianga. Io,io non piango mai…-
-Non ti devi giustificare-Le disse serio Iter - Anch’io mi sento così molte volte e mi viene da piangere e avrei voglia di mandarli tutti a quel paese!-
- Il fatto è che io non riesco ad abituarmi!- continuò Caro –Gli altri ci riescono ma io no! E mi sento sola. I miei amici non fanno che dirmi che così vanno le cose, che non si può cambiare il mondo e che se mi adattassi starei meglio. Io lo so che starei meglio ma non ci riesco. Anzi, la verità è che non voglio, proprio non  voglio. Non mi va affatto di adattarmi! Ma così non riesco ad essere felic.! Che devo fare?-
Quegli occhi che prima Iter aveva visto tristi ora erano pieni di luce e di rabbia – Perché non ti ho incontrata prima?-Mormorò Iter. La strinse forte e sentì tutto il suo coraggio e la sua disperazione.  Fu a lei che Iter raccontò la meravigliosa storia della continua metamorfosi della parola. Fu con lei che ricominciò a sperare e a lottare e a condividere con altri il segreto dell’evoluzione. Forse ne avrebbero quasi riso un giorno, di quella volta in cui si erano ritrovati, lì, soli e disperati in quel posto di blocco. Forse ne avrebbero riso, amaramente certo, ma ne avrebbero riso. Secoli e secoli dopo quando si sarebbe parlato di carne e di itinerari avrebbero ricordato quel giorno, così triste ma anche così bello, perché aveva ridato loro la speranza e li aveva fatti innamorare.
 

 
  
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