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Autore: Ossimoro Vivente    31/08/2014    6 recensioni
"Le pupille di alcuni si dilatarono fino a coprire le iridi come pece che si espandeva.
Per qualcuno di loro il patibolo lo aspettava."
No,non avete sbagliato genere.
Genere: Comico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ATTENZIONE: fatti,personaggi e storie sono basati su fatti reali ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- La professoressa più temuta di tutti entrò con fare imperioso, tutta impettita e con il pelliccione invernale color cacca che, come se non bastasse, la rendeva ancora più appallottolata e cicciona di quanto lo era già. Si sedette sulla povera e vecchia sediola di legno che non esitò a riempire il silenzio tombale della classe con un insieme di scricchiolii tutti vari tra di loro, uno sopra l’altro, stanca di mantenere il fondoschiena di mille altre persone prima di lei (soprattutto lei) da otto mesi buoni.
La prof, con la sua aria severa, sicura, annoiata da morire, con quelle vecchie e rugose palpebre che le scendevano giù come ascensori, senza neanche salutare all’inizio, prese il suo amato registro.
Il silenzio della classe (accompagnato ovviamente da qualche rumorino della sedia provocato da “certi” movimenti della prof, vi lascio intendere) si fece sudato, la tensione opprimente, la temperatura dell’aula era diventata simile a quella di un bollitore; alcune ragazze sembravano avere il pomo d’Adamo di come inghiottivano ansiose la saliva; le mani si facevano così sudate da non poter neanche dare un’ultima sbirciata al libro, che ti scivolava come una saponetta; Le pupille di alcuni si dilatarono fino a coprire le iridi come pece che si espandeva.
Per qualcuno di loro il patibolo lo aspettava.
Il nome del disgraziato riecheggiò in tutta l’aula. Gli alunni, piuttosto che dimostrarsi disponibili rivolgendosi a chi si riferiva la prof, formarono all’unisono una grade nuvola di anidride carbonica. Ma non durò a lungo.
La prof alzò la testa dal registro. Adesso sì, che tutti si sentivano osservati.
L’interrogato non c’era, e la grande espressione trionfante che la prof stava impazientemente per fare, si sgonfiò tutta d’un colpo.
Allora gli occhi le si riempirono di fuoco e la fronte le si aggrottò interdetta, mostrando le miriadi di rughe che si portava ormai  da anni.
-Cos’è successo a M??- Tuonò la vipera.
Gli alunni gocciolanti di sudore si guardarono indecisi.
-E’ andato a fare gli allenamenti con il prof di ginnastica per la corsa campestre di domani-
Le rughe della sua fronte si fecero più profonde.
-Ma io non lo sapevo! Come ha fatto ad andarsene senza dire niente?!-
Alla voce ancora più alterata dell’insegnante, gli alunni non sapevano che pesci pigliare. Il tanfo di sudore stava aleggiando lentamente nell’aria.
-…E’- è stato il prof a dargli il permesso…-
-No! Il permesso lo devo dare IO-
I suoi toni d’ira si evidenziarono, con il rischio che qualche alunno se la potesse fare sotto.
La prof si alzò rumorosamente dalla povera (tanto povera) sedia e si avviò ansiosa presso il corridoio.
Come suole, appena se ne andò la classe non esitò a parlare sottovoce impaurita sul gesto impiccione e per giunta spaventoso della prof, che dopo un quarto d’ora ritornò con il povero sfigato di turno accanto, che aveva stampato in volto la maschera di Pierrot con tanto di lacrimuccia: sperava ardentemente di poter sfuggire dal patibolo con la scusa, ma ovviamente il poveretto non fu soddisfatto.
Venne portato, agganciato dal braccio-salsicciotto della prof, al lato della cattedra. La palla di pelliccia si risedette con il solito lamento della sedia a farle da sottofondo; si aggiustò il ruvido pelliccione, si mise comoda e tornò la sua pace.
   
 
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