Mia mamma,
tempo fa, mi disse che piangere senza alcun motivo significa avere troppo per
cui farlo. Significa essersi trattenuti troppo a lungo, aver tenuto dentro un
oceano di lacrime che prima o poi doveva uscire.
Mi disse persino che noi tutti siamo come dei grossi contenitori che giorno
dopo giorno si riempiono, sopportano, sopportano e patiscono, ma come si sa, a
tutto c’è un limite. Anche i contenitori forti e massicci possiedono un orlo e,
purtroppo, arrivati ad esso non ce la fanno più a tenersi dentro tutto.
Esplodono.
Sono all'ordine del giorno, d'altronde non mi sono mai piaciute le storie
tristi, tanto meno i finali: mi ricordano tanti aerei che viaggiano alla
velocità della luce, in cerca di una meta precisa ma senza dei punti di
atterraggio. Questa si può definire la mia vita, in un certo senso.
"Passaporto prego." Distrattamente, sfilai dalla tasca laterale della
borsa passaporto e biglietto, aspettando che mia sorella Alexis si muovesse a
trovare i suoi; non me ne sorpresi, d'altra parte è sempre stata lei quella
strana, essendo la maggiore doveva, al contrario, dimostrare una certa
maturità, ma era veramente più forte di lei. Alexis era il mio punto di
riferimento, lei era forte, forte come il mare in tempesta, come un uragano.
Se potessi affidare a qualcuno la mia stessa vita, sceglierei sempre e in ogni
caso lei, quella stessa ragazza che, dopo anni, arrossisce ancora se il suo
ragazzo le scrive un messaggio, le manda dei fiori, quella ragazza che farebbe
di tutto per riavere la sua famiglia al completo, una ragazza ordinaria, ma con
poche pretese.
C’era un sole pigro quella mattina, come se percepisse parte della nostra
nostalgia. Fiumi di persone correvano, alcuni con bambini in braccio e tre
valigie in una mano, altri, addirittura, ancora con la colazione in ballo,
frettolose e impazienti di arrivare in tempo al rispettivo gate.
“E’ possibile che non fai altro che stare davanti a quel telefono? Saluta Calum
e digli che potete sentirvi anche dopo, ah, e tranquillizzalo, non moriremo per
20 ore di aereo.” Disse Alexis, con un'espressione piatta che mi annoiò
maggiormente.
Mi sarebbe piaciuto scrivere di Calum, un giorno, di tutto quello che è
riuscito a darmi senza nemmeno rendersene conto, ma non mi considero una di
quelle persone che vede tutto quanto a forma di cuore, anzi; penso di essere
innamorata, certo, ma non ne faccio né un dramma, né mi considero la ragazza
più fortunata del mondo: ci siamo conosciuti in terza superiore, quando mi sono
trasferita nella nuova scuola della calda Sidney. E’ stato, sin dall’inizio,
l’unica persona capace di dimostrare qualcosa di diverso rispetto a tutti gli
altri ragazzi, come se ci appartenessimo da una vita.
Lasciare Calum a casa in Australia, per tre lunghi mesi d’estate, significava
per me tanto, di questo ne ero completamente certa, ma ero sicura che sarei sopravvissuta;
ovviamente, non era lo stesso per Alexis.
Del resto era risaputo, per Luke e Alexis separarsi anche per poche ore
risultava l’impresa più difficile del mondo.
Mia sorella e il mio migliore amico. All’inizio non mi andava giù del tutto, ma
poi ci si fa il callo e ora, a dirla tutta, sono i miei preferiti.
Quel viaggio in America, se si può chiamare così, fu per me una svolta, un modo
per scoprire di più di quello che mi era stato tolto, un motivo per passare del
tempo con mia sorella, considerata da me anche come la mia migliore amica, come
la mamma che in parte non ho mai avuto, e, soprattutto, per trovare un lavoro
estivo, così da poter aiutare papà.
Vorrei ricordare ogni singolo minuto per non cancellare nulla dalla memoria,
scattando foto, scrivendo il più possibile, ma soprattutto, memorizzare tutto
ciò che non è stato possibile fare precedentemente.
“Susie, Alexis, venite a salutare la mamma.”
Papà è fatto così, tiene a certe piccolezze
più di quanto tenga a dimostrare il proprio affetto; è un uomo di tante parole
e pochi fatti, ma è davvero impossibile non volergli bene.
Siamo soliti a trascorrere poco tempo tutti e quattro insieme perché, si sa, il
lavoro è il lavoro, come piace tanto dire a papà.
Ad essere sinceri, né io né Alexis abbiamo ben capito che lavoro faccia la
mamma, probabilmente perché non appena qualcuno cerca di spiegarcelo,
rinunciamo a capire e finiamo quasi tutte le volte per fingere ed annuire.
La mamma.
Un uragano di energia, sempre pronta a tutto, la mamma.
Ogni giorno che passa,
la guardo, la studio e rimane la donna più bella che io abbia mai visto; non ci
sono dubbi, quando sarei finalmente cresciuta avrei voluto diventare proprio
come lei.
Certo, non dovrei avere pretese, avendo solo 7 anni di vita, ma non mi sono mai
distinta per pazienza. Vorrei essere subito come mamma, per assomigliare, in un
modo o nell’altro, ad una di quelle regine dei miei libri.
Senza di lei, la casa diventa, nel vero senso della parola, un deserto; credo
che una delle cose che faccia più male sia quando si vedono gli altri andare
avanti e continuare a rimanere lì, al punto di partenza.
Anche Alexis, con i suoi sorrisi a
trentadue denti, non è riuscita a trattenere
e lacrime. Probabilmente per lei deve essere più difficile, con
i suoi quattordici anni, rimanere senza la propria figura materna per
troppo tempo, ma
lei dice che certe cose non le capisco, quindi cercherò di non
farci caso.
“Sai qual è il bello di ogni partenza? Sapere che tornerai.” Papà abbozza
sempre una delle sue frasi da film alla mamma, come se ogni giorno fosse
innamorato sempre di più della donna che ha sposato.
E invece, quella, fu l’ultima volta che vidi la mamma.
WELCOME PEOPLE!
Eccomi qui, o forse dovrei dire eccoci qui, con la prima ff.
Io e xbierestra abbiamo finalmente deciso di scrivere questo cross-over tra i 5SOS e Justin Bieber, un’accoppiata vincente direi, mettendo in una sola fanfiction i nostri più grandi cuori.
Questo è solo l'inizio, la storia vera e propria inizierà dal prossimo capitolo, ma spero di aver dato già un’idea di quello che sarà il seguito: dunque abbiamo due sorelle, l’una l’opposto dell’altra, ma che evidentemente si completano, tutte e due, a quanto pare, innamoratissime, ma sarà lo stesso dopo i tre mesi in America?
Poi c’è la mamma e il flashback, ma di lei si saprà qualcosa più avanti.
Perché “A Thousand Miles”? C’è una motivazione dietro al titolo, ma verrà da sé col proseguire dei capitoli.
Mi spiace aver scritto poco sui protagonisti e aver dato poco spazio ai 5SOS e zero a Justin, ma a quest’ultimo ci penserà più avanti la mia amica.
A voi i commenti, se vi va, lasciate una recensione :)