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Autore: Danpo    01/09/2014    13 recensioni
Una comitiva di ragazzi che frequentano il liceo, decidono di andare in vacanza tutti assieme.
Ciò che accadrà dopo è ciò che accade nella vita reale, ogni giorno.
Dal testo:
"Per un breve istante desiderai che il bambino morisse così che mia madre potesse sentirsi meglio- David guardò negli occhi Rob - Ora sono figlio unico, e senza madre."
Genere: Drammatico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cose miglioi ci lasciano in estate.'
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1.Summer's gone

Il rumore delle onde che si infrangevano sugli scogli non aiutava Robert a preparare le valigie. Ogni volta che un'onda si rompeva sulla spiaggia, la tristezza del ragazzo aumentava.

Prese tutto ciò che era sparso sul letto e lo esaminò con cura, uno alla volta: una camicia stropicciata, probabilmente usata anche più di una settimana prima, una maglia bianca che puzzava di qualcosa che Robert non rammendava in quel momento, svariti jeans attillati che aveva indossato il sabato sera e qualche felpa leggera che non aveva avuto l'occasione di indossare. Piegò tutto, anche la biancheria sporca, e la mise dentro l'enorme valigia blu che giaceva a terra. Poco prima di chiudere la cerniera, un'altra onda si infranse sullo scoglio dal quale, tre settimane prima, Robert si era tuffato in compagnia di una delle ragazze che la sera incontrava al lido. Non era un donnaiolo, era bello e le ragazze lo seguivano di loro spontanea volontà, era uno di quei ragazzi al quale non occorreva corteggiare per portarsi una ragazza a letto.

Ad ogni modo era infinitamente triste per la fine delle vacanze estive. E nonostante il cielo fosse leggermente cupo quel pomeriggio, non si rasserenava e continuava a voler rimanere al lido luna. D'altronde a scuola sarebbe stato un vero casino, e non aveva studiato assolutamente nulla per l'esame di riparazione di Italiano, ma aveva incontrato una ragazza molte sere prima che frequentava la sua stessa scuola. C'erano stati dei baci, un paio forse, ma nulla di che. Anzi, se la ricordava bruttina e priva di carattere, quindi la scuola non sarebbe cominciata nel migliore dei modi in alcun modo.

Nei tre mesi di vacanze estive, due li aveva passati insieme ai suoi amici in quella casa a mare, costata qualcosa come tremila euro al mese. La casa, nonostante la cifra, era piccola e la notte erano costretti a dormire nella stessa stanza. Per non parlare di quando Robert o, più spesso, David portavano i loro agganci a letto. Gli altri scoprivano sempre a proprie spese della persona in più e dovevano passare qualche ora in giro per la spiaggia, in attesa che la coppietta finisse. E ripensando a tutte le cazzate che avevano fatto per due mesi, Robert si accorse che il telefono stava vibrando dopo svariati minuti. Guardò lo schermo e riconobbe il numero di suo padre, che non aveva mai salvato in rubrica -Pronto?- esordì Robert, mentre aspettava la risposta di suo padre -Robert, volevo sapere a che ora arrivavi domani mattina in aeroporto!- dal tono di voce usato, l'uomo sembrava andare di fretta

-Non saprei Pà, se non ci sono ritardi alle sei!- rispose Robert

-Bene, molto bene! Ascolta, io devo lasciarti! Sono un po' occupato al momento!-

-Ho sentito! Che stai facendo?- Robert inarcò le sopraciglia

-Niente di importante, tesoro!-

-Da quando mi chiami tesoro?-

-Oh, non saprei! Da ora? Si, da ora!-

-È un po' ridicola questa conversazione, lo sai?- Robert portò indietro il collo, mentre con la mano sinistra chiudeva un cassetto

-Sapessi ciò che sto facendo adesso...- continuò suo padre

-Parla allora!-

-Beh, sono sul tetto!-

-Cosa ci f...Ascolta, non importa! Ci vediamo domani, okay?-

-Va benissimo!- l'uomo pigiò il bottone rosso e interruppe la chiamata, mentre Robert fece la faccia più strana che avesse mai fatto in segno di disapprovazione. In camera, senza nemmeno bussare, entrò David. O meglio, David ed una ragazza dai capelli rossi, leggermente in sovrappeso ma decisamente formosa che gli stava attaccata addosso, sfondarono la porta della camera da letto.

Alla vista di Robert la ragazza si staccò dal corpo di David e fissò il ragazzo a lungo, poi David si voltò -Robert! Stai facendo le valigie?- chiese indifferente e Robert, abituato a quelle situazioni, rispose con un si e scaraventò tutto ciò che era rimasto sul letto a terra, per poi precipitarsi fuori dalla stanza. In cucina, seduti attorno al tavolo, c'era il resto della comitiva -Ragazzi, mi sa che ne avranno per un po'- sentenziò Robert -Andiamo in spiaggia, è meglio- e si avviò verso la porta -Robert, come sta tua madre?- Kylie, l'unica ragazza del gruppo si avvicinò prima che il ragazzo potesse uscire, e gli sussurrò all'orecchio -Come stava prima che partissi, suppongo- rispose -Ah, scusa, ho sentito la telefonata e pensavo fosse peggiorata. Beh, meglio no?- Kylie sfoggiò il suo sorriso migliore -Decisamente- rispose Robert ricambiando il sorriso.

Quella sera i ragazzi deciso di non andare in alcun locale, ma di rimanere in casa. Mentre David ignorava le telefonate della ragazza dai capelli rossi, gli altri chiacchieravano del più e del meno. La fine imminente dell'estate era un misto tra preoccupazione e tristezza per tutti, e nessuno voleva ricominciare ad alzarsi presto la mattina.

A parte Robert, nessun altro doveva sostenere gli esami riparatori, e dovevano solo aspettare di varcare la soglia del liceo. Robert non lo aveva mai chiesto, eppure poteva giurare che tutti in quella stanza odiavano la matematica.

-Io giuro che a Settembre uccido il prof di filosofia e quel coglione di Harry!- Kylie ce l'aveva a morte con Harry, e tutti sapevano il perché. Anche se loro lo negavano, era palese che erano stati assieme per qualche mese

-È già settembre, cara!-

-No! Siamo al 31 Agosto! Sono ancora le 23.24!- la ragazza gridò e bevve un sorso di birra dal suo bicchiere, mentre i suoi capelli ricci e neri si mossero all'indietro

-Ormai siamo lì- rispose Ludwig, un nerdone patentato con la fissa per Doctor Who

-Come vuoi!- e mentre tutti discutevano riguardo a quanto fosse lontano o vicino settembre, Robert uscì fuori come un vero depresso sa fare per accendere una sigaretta. La muna non era piena, ma era comunque bellissima vista da lì. Le stelle brillavano alte nel cielo e si riflettevano nel mare piatto. La porta scorrevole si aprì di nuovo e ad uscire fu David -Questo cazzo di telefono finirà in mare a momenti!- disse mentre lo stringeva con più forza -Hai commesso l'errore più banale, amico mio!- Robert accese la sigaretta -E quale sarebbe, Rob?-

-Le hai dato il tuo numero!- rispose -Cazzo quanto hai ragione!- i due sorrisero -Ti sento, sai? Lo so che tutti pensano a te come un duro, che non prova un cazzo! Ma non è così, è solo ciò che vuoi far credere. Anche ora, mentre fumi! Vuoi farmi credere che tutto sia ok, ma non lo è! E a volte la cosa più semplice da fare è fermarsi e dire "Ehi, non sono così forte. Ho bisogno di aiuto!"- ci fu una pausa durante la quale Robert abbassò lo sguardo, mentre aspettava altre parole da David -So riconoscere quello sguardo, Rob. Ci conosciamo dall'asilo! Come sta tua madre?- David aveva inquadrato la situazione perfettamente -Sta morendo, come fa da cinque anni a questa parte! Ma sta volta sembra vero! E io mi sento un mostro!- Robert lasciò cadere la sigaretta sulla sabbia -Perché?-

-L'altro ieri ho desiderato la sua morte. Non so perché, ma l'ho fatto! Subito dopo la telefonata con mio padre, ho pensato "Spero muoia."- Rob guardò verso l'orizzionte

-Quando avevo cinque anni, mia madre venne da me e mi disse di essere incinta. Non sapevo che volesse dire, non veramente. Insomma, io sapevo che presto sarebbe arrivato questo bambino. Ma non sempre le gravidanze vanno bene. All'ottavo mese mia madre si accasciò al suolo gridando aiuto. Io non sapevo nulla, assolutamente nulla. Uscì fuori e cercai aiuto, ma nessuno mi dava retta. Così dovetti fare un numeri a caso sul telefono prima di trovare il numero di mio padre. Mio padre chiamò l'ambulanza e passarono due ore prima che mia madre arrivasse in ospedale. Mentre la facevano salire sull'ambulanza gridava, come se qualcuno la stesse pugnalando alle spalle. Era disperata. Così lo feci. Per un breve istante desiderai che il bambino morisse così che mia madre potesse sentirsi meglio- David guardò negli occhi Rob - Ora sono figlio unico, e senza madre. - A Rob scappò una lacrima – Io non voglio che mia madre muoia, Dav - i due ragazzi si abbracciarono, mentre dentro continuavano a brindare.

 
   
 
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