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Autore: Alphame    01/09/2014    3 recensioni
Siamo nell ‘800 .
Nei tempi della bella vita di corte e della lotta fra le potenze europee.
In questo tumulto di avvenimenti si colloca la storia di Roderich,un nobile austriaco, che dovrà allearsi con il suo nemico per il bene del casato Edelstein. Una scelta che sacrificherà la sua libertà, ma che gli porterà qualcosa di inaspettato…
Genere: Angst, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Austria/Roderich Edelstein, Germania/Ludwig, Prussia/Gilbert Beilschmidt, Ungheria/Elizabeta Héderváry
Note: AU, Lime, What if? | Avvertimenti: Incompiuta, Triangolo, Violenza
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INTRODUZIONE
Benvenuti a questa Longfic su Hetalia !
Siamo nell ‘800 .
Nei tempi della bella vita di corte e della lotta fra le potenze europee.
In questo tumulto di avvenimenti si colloca la storia di Roderich,un nobile austriaco, che dovrà allearsi con il suo nemico per il bene del casato Edelstein. Una scelta che sacrificherà la sua libertà, ma che gli porterà qualcosa di inaspettato…
Fatemi sapere cosa ne pensate , mi raccomando!
(potrebbe essere soggetta a correzioni in futuro _:_ )

 
 

Mein Sklave

 
  • I  -  Beyond the Gate
 
 
……
 
-“Papà..”
 
-“Dimmi figliolo caro…”
 
-“Perché quella persona ha un collare?”
 
-“…Oh, quello è uno schiavo tesoro, non una persona…”
 
-“Catene? Perché, papà…?
 
-“ E’ stato tanto cattivo”
 
-“….tanto…cattivo…”
 
-“Ora non ha libertà.”
 
-“..non ha..libertà..”
 
-“Bravo.”
 
-“Papà?”
 
-“Dimmi figliolo..”
 
-“Io ho libertà, vero papà?”
 
-“…..”
 
-“Papà? Io non sono come loro papà..vero..”

 
 
Una voce familiare scosse Roderich, perso intensamente nei suoi pensieri.

“Roderich...Ehy, Roderich! ”

L’austriaco continuava a balbettare con aria assente, mentre la presenza al suo fianco, lo scuoteva : dapprima amorevolmente, poi con una forza sempre maggiore.

La stessa voce, sussurrando nervosamente continuò :

“Vuoi svegliarti!?”

Al rimprovero, che già bastava in sé per distrarre Roderich, seguì il colpo del disturbatore che finalmente era riuscito a portare in sé l’austriaco mezzo dormiente.

Roderich aprì gli occhi semichiusi e , dopo aver sistemato gli occhiali sulla punta del naso a mò di vizio, si rese conto di chi era il fastidioso strattonatore.

Anzi, la fastidiosa.

Era Elizaveta Hedervary la sua carissima amica d’infanzia ungherese, nonché principale invitata a qualsiasi cerimonia o celebrazione si tenesse nel Gran Casato d’ Austria Edelstein, la residenza di Roderich.

Eliza si era trasferita in Austria in seguito alla perdita del titolo della sua famiglia.

Nonostante non fosse il suo luogo d’origine, era orgogliosa della sua nuova vita, ma non aveva mai parlato direttamente a Roderich su ciò che fosse accaduto, preferito mantenere un velo di mistero sulla questione che riteneva troppo “privata” e “dolorosa”. 

L’austriaco si guardò intorno.

Era ritornato alla solita, vecchia realtà ,alla quale era abituato.

Nobili in mise eleganti, gentiluomini distinti dal sorriso evidentemente falso e fanciulle nei loro abiti migliori. 

Tavole imbandite di ogni genere di leccornia, pareti e infissi sfarzosi, arredamento in stile barocco, atmosfera lussureggiante e un’ampia sala per contenere il tutto.

Cosa ci trovavano quei nobili, in una vita destinata all’ozio  e alla lussuria?

Piacere, soddisfazione, appagamento ?

Se l’era chiesto tante volte, ma un nobile come lui  non poteva che aspirare alla solita routine che, tra l’altro, gli permetteva ogni genere di agio e questo certo non gli dispiaceva.

 “Roderich, cerca di addormentarti meno spesso, ti potrebbero giudicare male..dormire così nel mezzo di una festa..”

Eliza sussurrò le parole evitando attenzioni indiscrete, mentre guardava intensamente Roderich con i suoi grandi occhi color giada.
“..Non stavo dormendo, stavo riflettendo.”

Rispose indignato l’austriaco, cercando di sviare lo sguardo penetrante della bruna.

Ultimamente gli era capitato di perdersi nei suoi pensieri, invaghito da memorie passate, confuse .

Non aveva una bella cera, senz’altro, e ad una festa la cosa era ancor meno apprezzata.
“Ti senti bene? Oh, magari starai pensando..a..una fanciulla …”

L’ultima frase pronunciata dalla bruna, le fece prendere colore al volto.

Roderich, sapeva dei sentimenti dell’amica.

Era fin dai tempi dell’infanzia che c’era qualcosa di speciale tra di loro.

Da quando la sua famiglia si era trasferita, gli Edelstein l’avevano accolta a braccia aperte e gli Hedervary avevano fatto di tutto per ripagare il loro debito.

D’altro canto l’attrazione da parte di lui si fermava ad essere semplice ammirazione, nient’altro.

Eliza invece, sembrava provare tutt’altro che un semplice sentimento d’amicizia.

Cercando di cambiare discorso, Roderich assunse un’espressione indignata facendo capire a Eliza di non essere interessato a questo genere di cose.

Il suo unico amore era la musica.

Fin da piccolo aveva dedicato anima e corpo a questa causa.

Le dolci note del pianoforte, l’avrebbero accompagnato per il resto della vita e non lo avrebbero mai ferito, evitato, tradito.

L’amore invece porta petali quanto spine e questo, Roderich lo sapeva bene.


La cerimonia non durò molto : giusto il tempo di un ballo e la degustazione della tavola imbandita, poi , improvvisamente  la grande sala divenne sgombra .

Roderich già premeditava un pomeriggio sereno da trascorrere suonando il piano, con la visita occasionale di Eliza, intenta ad osservarlo all’opera ma i suoi piani vennero rovinati in partenza.

La madre di Roderich, Maria Teresa, distinta e purtroppo vedova, si avvicinò al figlio sventolando l’ampio ventaglio color cera.
Aveva un’espressione vagamente triste, erano rare le volte in cui l’aveva vista serena dopo la perdita del marito.

Eliza si allontanò imbarazzata, capendo che la sua presenza non era gradita ,ma non prima di sfoggiare un sorriso timido e di improvvisare un inchino.

“Tesoro..” cominciò la madre, conducendolo a seguirla con un gesto della mano.

“Dovrei parlarti, figliolo.. “

Senza risposta, Roderich seguì la madre : era abituato a colloqui del genere, spesso si trattava di discussioni su programmi incombenti ed eccezionalmente lezioni di bon-ton, niente di particolare, pensò l’austriaco.

 Non quella volta.

………….

 
La discussione prese molto tempo, a differenza di quelle precedenti.
Ultimamente queste riunioni era diventate più frequenti, ma mai come quella volta, Roderich ebbe la sensazione  si trattasse di qualcosa di molto serio.

Sua madre aveva parlato di questioni sull’ eredità familiare, soprattutto dopo la perdita del marito,ma mai con così tanta fermezza fino a quel giorno.

La donna era cambiata dopo essere diventata vedova e le stava particolarmente a cuore il futuro del figlio.
“Roderich, hai una certa età…io ricordo ancora quando eri un fanciullo ed ora hai raggiunto il ventennio..ecco io…”

Finalmente, dopo vari convenevoli e giri di parole, Maria parlò con chiarezza :
 “Io sarei lieta se tu ed Elizaveta vi sposaste”

Matrimonio. Aveva pensato a tutto, tranne a questo.

Perché proprio Elizaveta? Ci teneva a lei, ma non in quel senso, ed immaginare qualcosa di diverso dalla solita amicizia avrebbe significato uno sforzo notevole da parte dell’austriaco.

La frase cominciò ad echeggiare senza sosta nei suoi pensieri, come un ritornello disarmonico e disturbante.

Non rispose. Per fortuna, la madre continuò :
“Dopo la morte di tuo padre..mi sta a cuore che tu costruisca una solida famiglia e che il futuro della famiglia Edelstein non sia compromesso”

Le parole furono pronunciate con sofferenza e preoccupazione.
Roderich tentò di dare fiato alla bocca, ma la madre non glielo permise.

“Figliolo, La famiglia Hedervary è in gravi difficoltà economiche ma se uniamo due titoli così prestigiosi la situazione migliorerebbe per entrambe le famiglie. Tuo padre avrebbe voluto quest’unione, d’altronde siamo in pericolo : manca un membro della nostra famiglia e io temo un attacco da parte del casato .. tedesco”

Maria zittì improvvisamente, catturando lo sguardo del figlio che parlò :
“Casato tedesco..ma non starete parlando di..”

“Ricordi vero? Il viaggio in Germania, la famiglia che gentilmente ci ospitò alla sua residenza..le cose sono cambiate figliolo..”
Maria parlò lasciando trasparire la sua frustrazione.
Poi, per risollevare la situazione cambiò soggetto :
“Tu ed Eliza vi conoscete da tempo, quindi siete in buoni rapporti. Spero tu possa comprendere, figliolo”

E con questo concluse, attendendo Roderich per una risposta.
Dopo un po’ di silenzio, Roderich prese fiato e si pronunciò :
“Sono obbligato, madre?”

La risposta arrivò distaccata e fredda, innegabile la preoccupazione dell’austriaco.

“E’ una questione vitale. La Germania sta diventando sempre più potente e temo un attacco al palazzo. D’altronde più aumenta il potere e più se ne desidera. Ecco perché unificando i casati : Edelstein e Hedervary, la potenza nemica non potrà..”

“BASTA!”

L’aria divenne gelida, l’atmosfera pesante.

“Roder..”

La madre sussurrò il nome dell’austriaco, che veloce si era già avviato fuori dalla stanza, lasciando aperto il grande uscio dal quale provenì una brezza insolitamente fresca a scuotere l’abito sontuoso della madre, ancora allibita dalle parole del figlio.  

Varcata quella soglia, quella porta, per qualche motivo..Roderich iniziò a correre fino a raggiungere la  sua camera.

Entrò sbattendo con forza l’imponente portone di legno di castano e subito dopo afferrò le pesanti chiavi d’argento per sigillarlo.
Si lasciò cadere fino a terra, scivolando lungo la parete.
Chiuse gli occhi : le tempie pompavano sangue, il respiro affannato e le mani ancora tremanti.
Aveva avuto una reazione spropositata ma era stufo di subire.
Una parte di lui voleva liberarsi dalla pressione dei doveri e delle convenzioni richieste per la sua posizione.

Mai avrebbe immaginato di poter liberare quella parte di lui in modo così spontaneo.
Almeno era riuscito a sfogarsi, cosa che mai aveva neanche minimamente pensato in passato.
Tutto troppo confuso, tutto troppo improvviso.

Non sapeva ancora nessun dettaglio sul matrimonio, né la risposta di Eliza e neanche tra quanto tempo sarebbe successo il tutto, eppure il solo pensiero gli procurava brividi fino alla spina dorsale.

Ultimamente stava cambiando qualcosa nella sua ordinaria vita da nobile parassita.

Aveva bisogno dell’unica cosa immutata e sicura in quel frangente : la musica,il confortante suono del suo amato pianoforte.
Era lì, al centro della spaziosa camera, il protagonista assoluto.

Con aria pensierosamente distratta, Roderich si diresse verso la scrivania detraendone vari spartiti musicali.

Non aveva ancora mai composto, si era sempre limitato a seguire le dolci note dei suoi compositori prefeiti : Mozart e Beethover.

 Eppure ciò bastava a restituirgli tranquillità in qualsiasi situazione, era un modo per liberare le sue emozioni.
Così, senza indugiare, cominciò a muovere con destrezza le lunghe dita sui tasti dello strumento.
Appena iniziò a suonare, tirò un sospiro di sollievo e finalmente sentì la testa sgombra di ogni pensiero.
 

Passò un po’ di tempo che per Roderich si trasformò in eternità, si lasciò cullare dal ritmo della sua amata musica, mentre con un cenno della testa accompagnava la melodia.

Improvvisamente, un brivido statico gli attraversò il corpo, quando una voce interruppe la sua esposizione.

“… “Für Elise” * non è così ?”

Che cos’era quella voce? L’aveva sognata?

Sicuramente sarebbe appartenuta a uno sconosciuto, roca maschile e stranamente beffarda ma di sicuro giovanile.

Intanto quella presenza era riuscita a capire di che brano si trattasse.

“Chi..chi è là?”

Domandò Roderich insicuro, guardandosi intorno.

Non c’era nessuno nella stanza oltre a lui, ma subito il dubbio che qualcuno fosse entrato dalla porta lo fulminò.

Si alzò di scatto scrutando dubbioso l’area intorno a sé.

La voce riprese a parlare.
“E’ un onore sentire della musica tedesca, qui in Austria”

A quell’affermazione Roderich cominciò ad agitarsi.
Non solo non riusciva a capire chi stesse parlando, ma quella voce stava insultando il suo compositore preferito dubitando delle sue origini Austriache.

Roderich rispose con stizza :
“Cosa? Di certo Beethoven è austriaco..come os..”

Le parole terminarono bruscamente.
Roderich aveva già pronunciato quella frase, lo ricordava bene.
Aveva già discusso di una questione simile in passato, con un uomo.
Con Ludwig Bielschmidt :  figlio ed erede del casato Beilschmidt.

Durante l’adolescenza Roderich si era trasferito in Germania per lo studio ed ogni occasione era buona per discutere delle origini del compositore.
 In realtà Roderich scoprì che l’amico aveva ragione nel dire che Beethover fosse tedesco, ma il troppo orgoglio non gli permise di ammetterlo.
Poteva essere quella la voce di Ludwig, tornato a far visita al suo amico di vecchia data?

Roderich focalizzò la sua attenzione sulla risata che ora echeggiava da molto lontano.

Una risata strana, davvero strana.

Roderich realizzò solo in quel momento che la persona in questione era..fuori..dal palazzo.
Velocemente, l’austriaco si affacciò al balcone della sua camera e con sua grande sorpresa, notò un canarino dal piumaggio chiaro, appollaiato sul davanzale.
Roderich aspettò pochi secondi prima di volgere lo sguardo in basso, notando una figura maschile in piedi al centro del cortile del palazzo.

Era un uomo, anzi un ragazzo sui ventenni, non molto robusto e apparentemente albino.

Indossava una divisa non molto sontuosa o particolare, probabilmente era un semplice informatore passeggero o un portavoce straniero.

La distanza era troppa e a Roderich riuscì difficile focalizzarlo.
Si sistemò gli occhiali sulla punta del naso e guardò pallido la figura :
Non era sicuro fosse Ludwig, la distanza era troppa ..anche se aveva l’impressione si trattasse di qualcun altro.

L’uomo, cominciò a camminare, poi fece uno strano gesto con la mano e il canarino lo raggiunse sbattendo le ali con sveltezza.

Che fosse addomesticato?  

Guardando la scena stupefatto, Roderich urlò a voce alta :
“Chi sei?”

Non gli importava di essere udito  e non era neanche spaventato dall’uomo : aveva guardie e servi a proteggerlo.

L’albino riprese a ridere e poi accennò una risposta :
“Mi chiamo Gilbert, e lui è Gilbird”
Continuò, indicando il canarino sulla sua spalla.
Evidentemente era solo un pazzo che poco dopo sarebbe stato fermato dalle guardie, pensò Roderich, ma prima che se ne potesse andare, ma l’albino riprese a parlare :
“Sono il fratello di Ludwig”

Roderich raggelò e tornò a fissarlo.

In effetti aveva un minimo di credibilità : il suo accento era chiaramente tedesco e i lineamenti assomigliavano vagamente a quelli di Ludwig anche se il ragazzo albino era meno robusto e anche meno educato.
Ma come poteva essere certo che Roderich conoscesse Ludwig..cosa sapeva questo strano tedesco..

“Cosa vuoi?”
Disse Roderich con aria superba.

“Voglio entrare al palazzo”
Rispose lui come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

Era decisamente matto.
“E pensi che io te lo lasci fare?”
Ribattè l’austriaco beffeggiandolo.

Non aveva mai incontrato un personaggio così irritante.
“Non tu di certo, principino… “
Detto questo, il tedesco varcò il cancello del palazzo dopo che una guardia, gli diede l’assenso.

Roderich, non poteva credere ai suoi occhi.
Perché una guardia di palazzo gli dava libero accesso alla residenza Edelstein?
Era una sorta di ipnosi, di stregoneria occulta?

Ancora bramoso di spiegazioni, Roderich si ritrasse contrariato pronunciando un’ultima frase :
“Ad ogni modo Beethoven era AUSTRIACO”
Sapeva che non era così, ma non poteva far tacere il suo orgoglio.

Gilbert continuò con la sua insopportabile risata, mentre varcava il cancello.
“Kesesese…a dopo ,principino”

L’austriaco era troppo furioso anche solo per sentire le parole pronunciate dal ragazzo.
La bocca di Roderich si incurvò in un ghigno, quell’appellativo era davvero fastidioso.
Lui non era un principe, era solo un nobile destinato a un matrimonio di interesse con una vecchia amica..più chiaro di così?
Evidentemente quel tedesco non sapeva molto  su Roderich anche se dava l’impressione del contrario.

 L’austriaco non ne potè più.

Troppo stress, troppe novità..troppa vita movimentata.

Neanche il piano l’avrebbe confortato : era ora di affrontare la realtà e risolvere i problemi.
Ma non prima di sprofondare in un lungo sonno ristoratore.


……………..
 

Le guardie di palazzo condussero Gilbert all’entrata della residenza, indicandogli il luogo dove avrebbe potuto incontrare Maria Edelstein.
Il palazzo era davvero immenso, lussureggiante, c’erano camere sfarzose a  contornare gli immensi corridoi e infine lunghe rampe di scale in marmo dall’architettura ricercata.

Il tedesco, anzi il Prussiano (come lui stesso amava definirsi) camminò in cerca dell’agognata stanza ma qualcosa lo distrasse.
Una giovane donna, alta vestita di smeraldo con lunghi capelli castani, che le cadevano morbidi sulle spalle.
Poteva essere…

“..Non ci credo..sei Gilbert?”
La ragazza impallidì mostrando stupore che in poco tempo si tramutò in una smorfia contrariata.

“…Cosa ci fai qui?”
Continuò lei, continuando a fissare l’albino ancora incredula.

“Hallo, Eliza. E’ solo una visita, come sempre”
Gilbert rispose accentuando l’inflessione tedesca.

Sul viso di Eliza si dipinse un’espressione diversa, stavolta nostalgica.
Il Prussiano si chinò ad osservarla con attenzione poi improvvisamente la mano della donna, dapprima nascosta tra le balze del vestito, si alzò e andò a colpire Gilbert.

Un sonoro schiaffo, un disonore per una fanciulla come lei.

Ancora intontito dal gesto, Gilbert indietreggiò dalla sua posizione, poi riprese a parlare con tono tranquillo :
“Non mi vedi da tempo e questa è la tua reazione? C’era da aspettarselo da un ungherese.”

Eliza lo guardò con quei profondi occhi verdi che parevano bruciare di fiamme color smeraldo e brillavano di rabbia.
Non sarebbe in teoria stato nel suo interesse scoprire le intenzioni di Gilbert, ma la sicurezza di Roderich le era a cuore e conosceva quell’uomo più di chiunque altro.

Senza altri indugi, Gilbert riprese a camminare verso la sala agognata, sfiorando appena la figura di Eliza ancora immobile e all’erta al centro del corridoio.
“Attento”
Queste furono le parole di Eliza, prima di dirigersi nell’opposta direzione dell’albino.
Gilbert non si girò per rispondere, si limitò a proseguire ridendo per chissà cosa.
 
…..

 
“Roderich..”

Un altro colpo alla porta.

“Roderich?”

Ancora un altro fastidioso colpo alla porta.

L’austriaco si svegliò contrariato a causa del ticchettio delle nocche di qualcuno sulla porta di legno.
Aprì gli occhi e si rese conto che ancora una volta era ritornato alla realtà.
I pensieri rimasti assopiti durante il sonno, ritornarono in circolo : il matrimonio, la stanchezza e … quello strano tedesco di qualche ora prima.
Cosa ci faceva dagli Edelstein?
Ancora quella martellante domanda senza risposta ma a breve era sicuro che avrebbe capito ogni cosa.

I colpi erano cessati : la persona forse aveva capito che avrebbe dovuto aspettare un po’.
L’austriaco si strascinò con forza fuori dal morbido letto in piume d’oca e si accinse a guardare che ora fosse.

 “Accidenti!”
Erano le nove di sera.

Pensando si trattasse di qualche malfunzionamento dello strumento, l’austriaco si catapultò verso il suo balcone, spalancando le finestre e scrutando il cielo.
Blu notte e costellato di stelle.
D’altronde era inverno e l’oscurità anticipava la sua venuta.

Una folata di vento ghiacciato scosse l’abito dell’austriaco : solo in quel momento si rese conto di non aver nemmeno indossato il pigiama.
E solo in quel momento si ricordò che quella sera lo attendeva una cena importante alla quale avrebbero partecipato nobili di altri casati .
Si diresse freneticamente verso lo specchio a controllare il suo aspetto.
Sembrava non dormisse da giorni, eppure in ogni occasione si addormentava.

Dalla porta riprese quel fastidioso rumore accompagnato da una voce fredda e severa :
“Signorino Roderich! Deve uscire o chiamerò le guardie!”

Era Zwigli, il maggiordomo svizzero che tutti chiamavano solo “maggiore”.
Roderich non lo sopportava: era sempre attento ai doveri, gli orari e cercava la perfezione in ogni cosa.
L’austriaco si fece forza e con un po’ di imbarazzo uscì dalla camera sfoggiando l’espressione più fiera che avesse nel suo repertorio : ma in quel momento avrebbe voluto morire sotterrato vivo.
Non aveva avuto il coraggio di confrontarsi con Eliza e preferiva assopirsi per non affrontare i problemi, aveva anche mancato di
rispetto alla madre, in pena per il suo futuro.

Zwigli lo scrutò con sufficienza e controllò con uno sguardo che il suo abito fosse in ordine.
“Lo accompagno, gli ospiti sono in sala”

Le parole giunsero come frecce infuocate e con rassegnazione Roderich si lasciò condurre verso la sala.
Cosa avrebbe detto?
E come avrebbero reagito gli ospiti nei confronti del suo ritardo ?
Non aveva neanche il tempo di inventare delle scuse.
Zwigli anticipò Roderich conducendolo nella grande sala.
Nobili e sconosciuti mai visti prima, tutti con lo sguardo puntato su di lui.
L’austriaco cercò volti conosciuti con la cosa dell’occhio : la madre, seduta al centro di una grande tavola imbandita ed Eliza.
Ma ciò che lo fece rabbrividire era presenza affianco a lei.

“Sei in ritardo, principino”
Gilbert, proprio  il fastidioso semi-sconosciuto.

“Prego siediti tesoro”
Maria chiamò Roderich mentre lui con sgomento, notò l’unico posto vuoto in tavola :

Di fianco a Gilbert.
 
 

 

Angolo autrice : ^:^ grazie della lettura! Ho impiegato molto a scrivere questo capitolo  , non so
esattamente quanti ne scriverò, ma certamente sarà una long fic.
Scusate qualche possibile errore e sentitevi liberi di lasciare una recensione
(così che posso migliorare). Accetto critiche anche !!
Ho dedicato la fic alla PruAus ma forse aggiungerò altre ship.
Nota bollino : per ora il bollino non è rosso come avevo premeditato, ma tra non molto lo sarà perché inserirò vari tipi di scene…
Fatevi sentire! Alla prossima ! 
  
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