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Autore: Kurokage    01/09/2014    1 recensioni
[Storia in fase di revisione | Sarà interrotta per un lungo periodo]
[Bloody Kiss]«Vorrei che la mia vita cambiasse. Solo un poco.»
Yuki Katokashi è una donna di ventun anni con una vita monotona. Lavoro normale, vita normale, vita sentimentale al di sotto del normale ed una gran voglia di staccarsi da quel capo che la corteggia.
Mandata a chiedere la vendita di una casa, Yuki scoprirà che qualcuno, lassù, l'ha ascoltata ed ha in serbo un po' di cosette per lei.
Cosa fare quando l'amore ti coglie (quasi) a prima vista?
Cosa fare quando, quell'amore è il tuo opposto?
Cosa fare quando, lui, si rivelerà essere...
«Vorrei che la mia vita cambiasse. Solo un poco.»
Ne sei sicura, Yuki?
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-:-:- Fanfiction Ispirata dal Manga Bloody Kiss di Furumiya Kazuko. La storia avviene dopo la fine del manga.
Questa storia riguarda un'ipotetica relazione tra un nuovo personaggio (Yuki Katokashi) ed Alsh.
Ci tengo a dire che, la suddetta, non è un continuo del manga, e quindi di non prenderla per oro colato(?).
Il titolo "Io.. non ho una sposa", è una citazione presa dal manga e detta da Alsh. -:-:-
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1 - Here we go: L'arrivo (Prologo)

Erano passati poco più di un paio di mesi dalla fine del festival che tenevano regolarmente tutte le scuole, e l'agenzia immobiliare per cui lavoravo mi aveva ripetutamente ed incessantemente chiesto e richiesto di tornare a controllare se, per caso, una certa Katsuragi Kiyo non fosse intenzionata a rivendere la casa che le aveva lasciato in eredità la nonna.
«Certo!» dissi lamentandomi con Yuriko, la mia collega «Perchè io faccio sempre tutto, no?!»
«Yuuuukiiii!!» disse lei sbuffando «Lo sai che lo fanno perchè sei un'abile ed ottima venditrice.»
«Il fine non giustifica i mezzi, Yuriko.» le risposi guardandola con due fessure per occhi. «Kobayashi dovrebbe smetterla di affidarmi tutti questi casi impossibili. Non ne posso più, ho persino i capelli bianchi!»
La risata di Yuriko riecheggiò nel piccolo bar dove ci eravamo fermate a mangiare un boccone.
«Tu piaci a quell'uomo»
«Qualunque cosa, ma non questo. E' il mio capo!»
«Credo che quel bel... pezzo di uomo, possa facilmente trovarti lavoro in un'altra ala dell'agenzia.»
«Pezzo di uomo? Yuriko, va bene che sei divorziata, ma quello la è tutto muscoli e niente cervello!»
«Sì, sono divorziata e me ne vanto! Tesoro, se non ti sbrighi, te lo porteranno via.»
«E allora, che gli alieni vengano pure a prenderselo.»
Il cameriere, un ragazzo abbastanza carino, ci porse i nostri piatti.
«Nikuman e Ramen per le signore. Buon appetito.»
«Grazie.» dicemmo io e Yuriko insieme.
Presi le bacchette ed incominciai a mangiare il Ramen.
«Itadakimasu.»
Mangiavo con calma, gustando ogni boccone del mio piatto preferito.
Avevo ventun anni, vita uno schifo, fidanzati a bizzeffe ma mai quello giusto, capo che ci provava e lavoro stabile.Potevo chiedere di più?
«Umh.. Scusi, può portarmi anche un piatto di Takoyaki?» chiesi al cameriere più vicino.
«Certo, ve li porto subito.»
Potevo chiedere di più?
Beh, un piatto di Takoyaki me lo portavano.
«Allora, questa Katsuragi Kiyo non mi è nuova. Dove l'ho già sentita?»
«Umh.. ti ricordi quel tizio che ti faceva il filo, Tanaka?»
«Sìììì?» mi rispose lei curiosa
«Ecco, Tanaka e... come si chiamava? Mitsuhiro... Matsushiro, non mi ricordi più, bhè, quello che ha mollato il lavoro insieme a lui, ti ricordi di quando erano andati ad accompagnare una ragazza a vedere la proprietà che le aveva lasciato la nonna?» dissi prendendo un Takoyaki «Sìììì?» «Bhè, quella ragazza era lei, e devo riuscire a farle vendere la casa.»
«Ma se non l'ha venduta allora, cosa vuole Kobayashi, che la venda ora?» fece Yuriko agitando le bacchette.
«Parlane con quel "bel pezzo d'uomo".» mimai le virgolette in aria.
«Umh... lo farei se potessi. E sai che parlata che ne verrebbe fuori...?»
Il Takoyaki mi andò di traverso.
«Yuriko! Ti proibisco di fare certi riferimenti a tavola! Mi stavi facendo strozzare!»
Sbuffò. «Bhè, quando devi andare?»
«Fra tre giorni. Il capo mi ha riservato una stanza all'hotel più vicino, ma avrei preferito che non lo facesse.»
«E perchè?» sbottò lei con una faccia da "ha-fatto-questo-per-te-sii-grata".
«Perchè per andare dall'hotel a casa Katsuragi ci vogliono due ore e mezza. E a me piace dormire tra i boschi.»
«Wow. Ma è così lontana? E' una casa, mica un viaggio alle Bahamas!»
Risi. «Mi sarebbe piaciuto di più, credimi.»
«Ci scommetto, tesoro.»

Erano già le nove di sera inoltrate, quando io e Yuriko ci separammo per andare ognuna a casa propria.Abitavo in normalissimo e monotono appartamento nel centro di Nagano, la città per eccellenza dell'omonima prefettura, Nagano.
Il centro era abbastanza calmo, per essere un martedì alle ore nove di sera.
Salii le scale che conducevano al mio appartamento, presi le chiavi dalla borsa ed entrai.
Il mio caldo e piccolo, monotono e normalissimo appartamento era giusto quello che mi serviva. Conteneva tutto ciò di cui avevo bisogno, non avendo mai spazio per altro.
Soprammobili? Non c'era spazio.
Libri? Ce n'era in abbondanza.
Erano anni che mi chiedevo se quel appartamento fosse infestato o roba simile.
Insomma, era un controsenso appartamentato!
Un campanellino riecheggiò nella stanza, ed una palla di pelo nera incominciò a strusciarsi violentemente sulle mie gambe. «Kuro! Asp-Aspetta, che mi fai cadere!»
Kuro era una piccola palla di pelo nera che avevo trovato abbandonato in una scatole di cartone un giorno di pioggia.
Lui non era un semplice gatto, era il mio compagno di vita.
Qualunque cosa o problema avessi, i suoi "mau" c'erano sempre.
«Mauuuuu!!!» fece Kuro scodinzolando con quella coda da gatto che si ritrovava.
«Sì, ho capito, ho capito. Ora ti do da mangiare.»
Andai in cucina e diedi da mangiare al gatto, poi mi recai in bagno ed aprii l'acqua calda per far riempire la vasca.
Nel mentre, andai in camera e tirai fuori la biancheria pulita.
Intenta ad andare in quella vasca che misteriosamente aveva trovato spazio nel minuscolo bagno, mi trovai bloccata da Kuro che mi guardava con occhi da traditrice.
«Mauuu!!!» fece arrabbiato.
«Scusa Kuro, ma oggi sono troppo stanca per cenare. Tu non fare come me, neh? Va e mangia tutto, così sei bello sazio.»
«Mauuu...» fece già più rabbonito, e poi andò a mangiare scodinzolando come un cane.
Se non gli davi una buona scusa per mangiare da solo, non mangiava affatto.
Arrivata nel bagno, mi immersi nella vasca, presi un libro ed incominciai a leggere.
Macché!
«Fossi almeno buona a fare questo! Possibile che, puntualmente, ogni volta che mi rilasso, mi deve venire in mente Kobayashi e le sue maledette dichiarazioni?!
Non ne posso più! Quante volte ancora dovrò dirgli che non mi piace per nulla?!»
Un "mau?" riecheggiò lungo il salotto.
«Sono in bagno, Kuro!»
In meno di un minuto, un palla di pelo nera era già lungo distesa sul bordo della vasca da bagno.
«Prima o poi cadrai, e farai il bagno con me.»
«Purrrr...» fece lui piacevolmente accolto dal caldo tepore che riempiva la stanza.
Fissai le pareti bianche coperte di piastrelle azzurro chiaro.
Il bagno, più lungo che largo, era assolutamente scomodo per poter fare qualunque cosa, e assolutamente intoccabile dal punto di vista "muratoresco", perchè «Punto cruciale della casa. Se modifichiamo il bagno, potrebbe crollare l'appartamento...» dissi ripetendo a memoria ciò che i muratori mi avevano detto.
Kuro mi guardò incuriosito, ma io chiusi gli occhi e mi rilassai ancora un po'.


Quando mi svegliai, mi trovai ancora dentro la vasca, Kuro sul tappeto, e l'acqua fredda.
Svegliando palla di pelo, uscii e mi vestii, pronta per andare a dormire di nuovo.
Guardai l'orologio «Le due e mezza, eh?» feci dirigendomi verso il mio caldo futon.
Mi infilzai sotto il piumone e tentai di addormentarmi.
Sentii un "pofff" vicino i piedi e subito dopo, un piccolo e dolce russare.
Come diavolo faceva quel dannato gatto a dormire così facilmente?!
Chiusi gli occhi.
Le immagini della giornata mi passarono davanti: io che mi svegliavo, che prendevo la metropolitana, che svolgevo il mio lavoro, il capo che mi faceva l'ennesima moina, io che andavo a mangiare a con Yuriko, fino a quando non mi ero messa nel futon ed avevo chiuso gli occhi.
«Solo un poco.» dissi nel dormiveglia.
«Vorrei che la mia vita cambiasse. Solo un poco.»
«Solo un... poco.»
«Solo...»
E sprofondai nel sonno.

I due giorni successivi furono abbastanza... traumatizzanti.
Il capo mi rivolgeva molte più premure di quante avrebbe dovuto (o meglio, che normalmente mi rivolgeva), ed a causa di questo, tutti quanti dentro l'agenzia si erano fissati che io stesi per partire e non tornare mai più.
«RAGAZZI!» sbottai improvvisamente alle due di pomeriggio dell'ultimo giorno «Non sto mica andando a morire! Devo solo andare a far firmare un contratto per vendere una casa!»
Si levò un mugugno generale, ma durò ben poco.
Mi spostai nella zona stampa, e lì successe il misfatto.
«Katokashi, io...»
«No.» sbottai voltandomi.
Non mi sorprese il fatto che dietro di me, a pronunciare il mio cognome, ci fosse il capo.
Una figura alta, dai capelli mori, corporatura ben fatta, quel tipo che va in palestra ed ha muscoli, pur non essendo palestrato.
Quel tipo di uomo che aveva l'orgoglio nei muscoli.
“Dato che non lo ha nella testa...” pensai divertita.
Portava i capelli mori, corti davanti e leggermente lunghi didietro, sempre vestito in giacca e cravatta.
D'accordo: era il perfetto uomo da una notte e via.
Almeno questo dovevo concederglielo.
«Ma...»
«Ho detto di no. Sarà la centesima volta che rifiuto ogni suo appuntamento o flirt. Ci dia un taglio, sono stanca.»
«Katokashi, come può rivolgersi con quel tono a me?! Sono il suo capo, se non se lo ricorda!»
«So perfettamente chi è lei, Signor Kobayashi. Ma io non sono una di quelle gentili donne che le si concedono tutte le sere e/o che le casca dietro come una pera.
Starò via per il tempo necessario, quindi veda di schiarirsi le idee o la settimana dopo il mio ritorno avrà la mia lettera di licenziamento!»
Vidi il capo impallidire.
Sapevo perchè aveva quell'espressione da fantasma, e non era certo per il mio rifiuto.
Lo traumatizzava, infatti, il solo pensiero di me che lavoravo per un'altra agenzia immobiliare.
Non so perchè, ma per lui significava la fine della Kobaya Realest Agency, acronimo di Kobayashi Real Estate Agency.
Rimanemmo a fissarci per una decina di minuti.
Lui che diventava sempre più bianco.
Io che diventavo sempre più preoccupata che potesse svenire da un momento all'altro.
Poi, come se nulla fosse, voltò le spalle e disse un «Fa buon viaggio, Katokashi».
Wow.
Non mi sarei mai aspettata che si arrendesse così facilmente.
Forse, avrei dovuto giocare la carta del licenziamento più spesso.


Quando fu l'ora di chiudere baracca e burattini, mi sembrò ancora troppo presto.
Non avevo voglia di lasciare l'agenzia ed andarmene in un luogo sperduto, ma "gli affari sono affari", tanto per menzionare il capo.
«Yukky!!!!»
Vidi una figura dai capelli rossi avvicinarsi.
«Yuriko! Non correre, o cadrai!»
Avvolta dal suo scialle, vidi la figura alta e perfetta di Yuriko avvicinarsi.
Una folata di vento freddo le scompiglio i capelli rossi che lei si sistemò elegantemente.
Invidiavo Yuriko.
Lei era così... aggraziata.
Io sembravo una pera.
Capivo perchè tutti gli uomini ci provassero con lei, ma la sua bellezza era stata anche la causa dei suoi due divorzi.
Per fortuna, era il caso di dirlo, non aveva mai avuto figli.
«Ti va di andare a mangiare qualcosa insieme? Dopo parti e non ti vedrò per un po'...» disse lei facendo la faccia da cucciolo abbandonato.
«Okay. Ah, domattina, verso le otto, ti porto Kuro.»
«No problem, baby! Sai che amo quella palla di pelo!»
Incominciammo ad incamminarci verso il ristorante più vicino.
«Sai... sarà tutto molto meno divertente senza di te.»
«Oh, Yuriko! Non dire cose del genere! Mi fai commuovere!» dissi fingendo una voce piagnucolante.
Ci avvicinammo ad uno dei ristoranti più buoni della città.
«Bene,» mi disse Yuriko «Questa cena te la offre la sottoscritta.»
«Yuriko, davvero...»
«Entra dentro, zitta e mangia.»
Le sorrisi.
Era davvero un'ottima amica.


Finita la cena, girammo un po' per il centro e ci separammo.
Era ora di andare a casa.
Come aprii la porta, trovai un Kuro finto morto.
Andai in cucina e presi la sua pappa.
«Ah, adesso non siamo più morti di stenti, eh? Birba!»
Tirai fuori una bottiglia di Ice Cucumber (come diavolo facessi a bere quella roba non lo sapevo nemmeno io), e la buttai giù in un sol sorso.
Mi avvicinai al salotto, e controllai le ultime cose da mettere in valigia.
«Intimo, abbigliamento, libri... Ho forse dimenticato qualcosa?» mi dissi guardando Kuro, che per tutta risposta mi disse «Mauuu.»
Andai in bagno e feci una doccia, uscita, mi vestii e mi guardai allo specchio.
La mia carnagione rosa chiaro era evidenziata dalla rivoltosa, intricata, indomabile massa marrone che avevo per capelli.
Presi in mano la spazzola ed incominciai a tentare di districarli.
Appena furono più malleabili, presi la piastra per lisciarli.
Mentre attendevo che si scaldasse, continuai a fissarmi allo specchio ed a riflettere su di me.
Ero di corporatura normale, con un seno normale, di altezza normale, con una vita normale.
Normale.
Solo i miei occhi mi piacevano realmente.
Li avevo sempre trovati anormali in un corpo normale.
Avevo degli occhi verdi, con delle folte ciglia lunghe e nero scuro.
Ma... i miei occhi non erano esattamente verdi.
All'ombra potevano apparire marroni, ma erano contornati da uno sottile strato di nocciola, per poi passare ad un verde scuro, ad un verde chiaro e a delle punte di giallo andando verso il centro nero della pupilla.
Un «MAUUU!!!» improvviso mi ridestò dalla mia tranche/contemplazione.
«Kuro, che è succ-... Hai ficcato la coda in mezzo alla piastra, non è vero? Beh, ben ti sta. Così impari a ficcanasare dove non devi.»
Presi la piastra ed incominciai a lisciarmi i capelli.
E' proprio vero.
“Chi ha i capelli lisci li vuole ricci, chi ha i capelli ricci li vuole lisci.”, ripeteva sempre la nonna.
Finito, mi andai immediatamente a buttare a letto, tra il caldo piumone del futon.
Non ci volle molto al solito "puff" che precedeva un leggero e profondo russare.
Chiusi gli occhi e mi addormentai.

“Benvenuta, cosa posso fare per lei?”
Una figura bianca stava davanti una porta, curioso di cosa volesse una donna come me.
“Salve, mi chiamo Yuki Katokashi, starei cercando una certa Katsuragi Kiyo”
“La signorina Kiyo? Sì, la prego di accomodarsi.”
La figura, che aveva una voce da uomo, mi fece entrare in uno spazio bianco.
O almeno, quella che vedevo era un'immensa stanza bianca, ma che io sapevo essere una stanza.
Mi sedetti su un divano immaginario, che non c'era realmente, ma che sapevo esserci.
La figura bianca che mi aveva aperto la porta tornò.
“La Signorina Kiyo sarà lieta di riceverla a momenti.”
“Grazie mille.”
Poi, improvvisamente, come se nulla fosse, vidi l'immensa stanza colorarsi di rosso.
Rosso come il sangue.



Mi svegliai di soprassalto col fiatone ed il cuore che pulsava.
«Mauu? Mauuu?!!» fece Kuro preoccupato.
«No, non preoccuparti Kuro, è stato solo un incubo. Torna a dormire, piccolo mio.»
Guardai la sveglia.
Le cinque e mezza del mattino.
Chiusi gli occhi e tentai di tornare a dormire, ma invano.
Alle sette meno un quarto ero già pronta ed impacchettata per andare dove dovevo andare.
Feci colazione con calma e finii di preparare tutto ciò che dovevo.
Misi Kuro nel trasportino e caricai tutto in macchina.
Arrivai a casa di Yuriko alle otto e un quarto.
Lei abitava in una casa vera e propria, frutto di due divorzi.
Ecco perchè se ne vantava.
Sogghignai quando venne ad aprirmi in vestaglia.
«Cavolo, mi avevi detto verso le otto, ma sei più puntuale di un orologio svizzero con la batteria infinita, tesoro!»
«Guarda che sono le otto e un quarto. Sono persino in ritardo.»
Lei mi guardò.
«Tesoro, alla fine del corridoio c'è il bagno. Vai a fare i tuoi bisogni, eh?»
Risi e le consegnai Kuro.
«Ecco la peste», le dissi mentre lei salutava Kuro «Ha rifornimento per una settimana. Passata quella, ti tocca andare a comprare.»
«Oh, tesoro! Gli comprerei il mondo, se me lo chiedesse!»
«Eeeeh! Esagerata!» dissi finendo entrambe a ridere.
Yuriko si vestì e mi accompagno fino alla metropolitana.
«Appena ho notizie, chiamo.»
«Fa con calma tesoro. Sappiamo già chi sentirà la tua mancanza, e non sto parlando di me.» La guardai male.
«Yuriko...»
«MA! Sono certa che ha già uno squadrone di sostegno ed uno di riserva pronti per lui! Squadroni di donne, si intende...»
Ridemmo come due dementi, fino a che non arrivò la mia corsa.
«E' ora di andare, tesoro.»
«Già...»
L'abbracciai.
«E' ora di andare.» dissi.
Salii sulla metropolitana e, una volta chiuse le porte, la salutai fino a non vederla più.
Feci mente locale.
La mia sarebbe stata la quinta fermata.
Dal finestrino della metropolitana, guardai il paesaggio che cambiava, intervallato dalle discese sotterranee.

Uno.
Gli alberi cambiavano.

Due.
Anche i colori dei prati sembravano diversi.

Tre.
Le forme delle nuvole cambiavano ad ogni punto di vista.

Quattro.
Anche gli uccellini cantavano in modo diverso.

Cinque.
La voce automatica, parlò, e confermò che ero arrivata a destinazione.
Scesi ed uscii dalla metropolitana.
Chiamai un taxi e mi diressi verso l'hotel.
Arrivata, notai che il capo aveva prenotato non un hotel, ma un hotel, uno di quelli a 5 stelle.
Rimasi con la bocca aperta ad osservare tanta magnificenza che trovavo, però, non adatta ad un hotel.
Registrai il mio arrivo e mi feci dare la chiave.
Raggiunta la mia stanza, aprii la porta con la tessera magnetica ed ebbi il piacere di notare che era una... suite.
La prima cosa che feci, dopo aver chiuso la porta, fu di buttarmi sul letto.
Oddei, era morbidissimo!
Odiandomi, mi rialzai e cominciai a sistemare la mia roba dentro gli armadi.
Erano giusto le 12, quando finii.
Decisi di usare il servizio in camera, infondo, era tutto pagato dall'agenzia.
Presi il telefono, feci l'ordine e poco dopo mi ritrovai un cameriere/valletto che bussava alla porta.
«Sì?»
«Servizio in camera.»
«Arrivo subito.»
Andai ad aprire la porta e feci entrare il valletto/cameriere con il carrello.
Vassoi. Coperchi. Piatto. Posate?
Diedi la mancia al cameriere e, demoralizzata, tolsi il coperchio al pasto.
Con mia sorpresa, le bacchette erano poste di fianco al Ramen.
«Se ci fosse Yuriko, mi sgriderebbe finchè non faccia portare roba più... francese?»
Risi di quella mezza affermazione e mezza domanda.
«Itadakimasu»


Finito di mangiare, mi buttai a letto e, colpa della nottataccia che avevo avuto, dormii come un sasso.
Mi svegliai alle due di mattina, a causa del mio lungo riposino.
Mi alzai, e decisi che era il momento di prepararmi.
Mi sedetti alla scrivania ed accesi la piccola lampada da scrivania.
Presi dalla mia borsa di lavoro il fascicolo "Katsuragi Property: Minako » Kiyo"
Era ora di incominciare a studiare.
Dovevo riuscire a far si che quella ragazza vendesse la proprietà, anche se non sarebbe stato un gran danno tornare a casa a mani vuote.
Rimasi su quei fogli pieni di scritte e grafici per quasi un'ora e mezza.
L'alba, in queste giornate ormai invernali, era ancora lontana, ma i miei occhi erano già stanchi.
Non feci nemmeno in tempo a spegnere la luce, che mi ritrovai addormentata sulla scrivania con la testa sulle braccia.

 

/*Note del Testo*/

“ Insomma, era un controsenso appartamentato! ”
Di solito si dice "è un controsenso animale"; "un controsenso umano" etc.., ma non si può definire umano o animalesco un appartamento.

Così, ecco il controsenso appartamentato.

“ [...] e assolutamente intoccabile dal punto di vista "muratoresco" [...] ”
Dal punto di vista di un muratore, il bagno non poteva essere toccato, altrimenti avrebbe fatto crollare l'appartamento (probabilmente il muratore in questione era solo sfaticato).

 

/*Note d'Autore*/

Holaloa, gente!
Beh, che dire... Questa è la prima fanfic in assoluto che scrivo, e sono un po' (tanto) emozionata.
Se siete arrivati fino alle Note, voglio dirvi che vorrei venire a consegnarvi una medaglia d'oro ad ognuno di voi, ma non so ne i vostri indirizzi, ne ho voglia xD
Se il primo capitolo lo avete trovato abbastanza noioso, vi porgo le mie più sentite scuse, ma era un capitolo introduttivo, quindi era obbligatorio che fosse abbastanza noioso.
Detto ciò voglio dire che io per prima, nello scrivere, di sono divertita.
Inizialmente ho pensato a come la gente potesse prendere il mio metodo di scrittura, ma poi mi sono detta: O la va, O la spacca.
Speriamo che vada lontano...
In ogni caso, mi piacerebbe che chi leggesse questo capitolo potesse fare una recensione per farmi comprendere cosa potrei aver sbagliato o se devo correggere il mio metodo di scrittura.
Come detto dall'introduzione, questa fanfic... shojo (per il momento), è incentrata tra la futura (e contorta?) storia di questa Yuki (personaggio rigorosamente inventato) e Alsh, il maggiordomo di Kobayashi nel manga Bloody Kiss di Furumiya Kazuko.
Il fatto è che tutti hanno un ruolo in quella storia e lui no.
Così mi sono decisa di punto in bianco, di dargliene uno io.
...
...

Penso che siano le note d'autore più lunghe che una persona abbia mai visto.
E saranno anche le ultime, promesso ;P
Per chi fosse interessato al manga, lo può tranquillamente leggere qui.

Un bacio,

Kurokage

   
 
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