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Autore: Mi_Killjoy    01/09/2014    1 recensioni
Gerard e Frank sognano di passare il resto della loro vita insieme ma per farlo, hanno bisogno di compiere un ultimo disperato gesto prima di ottenere la tanto sognata libertà.
"In quel momento capii che lui aveva bisogno di me almeno quanto io avevo bisogno di lui"
Genere: Azione, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Millions
 
"Se qualcosa dovesse andare storto, tu scappa” le parole di Gerard mi rimbombavano in testa.

“Se qualcosa dovesse andare storto”
Perché qualcosa sarebbe dovuto andare storto? Avevamo studiato il piano per giorni e le probabilità che tutto ciò fallisse erano minime, quasi pari a zero.

“Tu scappa”
Come se davvero avrei potuto lasciare Gerard lì, da solo. Era pazzo se pensava che sarei andato via senza di lui.
Anche se ero convinto che sarebbe andato tutto per il verso giusto ero teso, sentivo l’ansia che dal mio cervello si propagava fin nello stomaco facendomi sentire la nausea.

I patti erano che alle 7, quando il sole sarebbe sceso abbastanza avrei dovuto prendere la mia calibro “45 e sarei dovuto uscire di casa, Gerard mi avrebbe aspettato davanti la mia porta.
Mancavano pochi secondi a quando la lancetta più piccola avrebbe sfiorato quel sette di inchiostro nero, proclamando quella che sarebbe stata una nuova ora, ma avevo già la mia pistola nello zaino da molto tempo. Mentre la lancetta dei secondi annullava il pochissimo spazio tra lei e quella dei minuti, trattenni il respiro.
Sapevo che Gerard era fuori casa mia perché avevo sentito poco prima il suono del motore che era stato subito spento, quindi feci in fretta, mi misi lo zaino sulle spalle e corsi fuori chiudendomi la porta alle spalle.

-Frank!- appena mi vide, si alzò dalla panca in vimini che avevo sulla veranda e mi raggiunse. Osservandolo potevo notare che non riusciva a far trapelare nessuna emozione che potesse preoccuparmi, a differenza mia che ero un fascio di nervi.
Senza che dicessi niente mi strinse forte e poggiò le sue labbra sulle mie. Mi baciò prima con dolcezza, poi con foga, sentivo la sua lingua cercare la mia con urgenza che non potevo far altro che assecondare. In quel momento capii che lui aveva bisogno di me almeno quanto io avevo bisogno di lui. Le nostre labbra si separarono con uno schiocco e cercai di assaporare il momento per provare a calmarmi, ma il brutto presentimento era sempre lì –andrà tutto bene- mi sussurrò nell’orecchio mentre mi accarezzava il braccio per rassicurarmi.
Chiuse gli occhi, spinse la sua fronte contro la mia e si allontanò andando verso la macchina.

-Hai preso tutto?-
Mi limitai ad annuire leggermente mentre prendevo posto al suo fianco, in quell’auto spettatrice di tanti bei momenti.
Quasi non mi sarei reso conto che eravamo partiti se non per il vento che mi colpiva in piena faccia, avere una decappottabile aveva i suoi pregi, ma anche i suoi difetti. Mi girai per osservarlo: i capelli rossi svolazzavano nell’aria mentre il vento baciava il suo viso e lo spettacolo del sole che si rifugiava dietro le colline rendeva la scena ancora più surreale. Sarei rimasto così, a osservarlo per anni.
Gerard si accorse che lo stavo fissando, per un attimo distolse lo sguardo dalla strada per regalarmi un sorriso, poi prestò di nuovo attenzione alla strada davanti a lui, ma era diventato serio, troppo serio.

-Ricordi le regole?-
-Se qualcosa dovesse andare storto, - indugiai sul continuare –tu, scappa- dissi rassegnato.
-Frank, promettimi che lo farai- Gerard alzò leggermente il tono di voce, era irritato.
-Gerard, come potrei mai lasciarti?- dissi cercando di fargli capire quanto stupida fosse quella frase, lasciando trasparire l’incredulità nella voce.
-Ascoltami Frankie, io ti amo, lo sai. Non potrei mai permettermi che ti successe qualcosa- esclamò alzando troppo il tono della voce, sembrava così arrabbiato. – E poi questa è solo un’eventualità- disse ritrovando la calma e la lucidità –andrà tutto bene, vedrai-
-Hai ragione, ma ho un’ansia assurda- mi portai le mani allo stomaco, odiavo avere la nausea e anche se capitava troppo spesso non ci avrei mai fatto l’abitudine.
-L’hai sempre avuta, mi preoccuperebbe il contrario- Gerard sorrise. Amavo quando i suoi tratti si distendevano in quel modo e amavo ancora di più le sue labbra che anche per la minima sciocchezza si arricciavano.

Nei minuti che seguirono, avevo lasciato vagare la mia mente sulle cose che avremmo potuto fare dopo. Avevamo sognato di prendere casa insieme e magari di trasferirci in qualche posto lontano da questo, il sogno di Gerard era quello di andare in Europa, in Francia, io invece volevo visitare l’America del Sud, così ci eravamo detti che potevamo passare sei mesi da una parte e sei dall’altra.

La voce di Gerard mi riportò con i piedi per terra –Siamo arrivati- spense il motore nel parcheggio semideserto –ricorda la maschera- scendemmo insieme dall’auto e come previsto, Gerard proseguì dritto verso l’entrata principale, mentre io svoltai alla sinistra dell’edificio, verso l’entrata secondaria. Misi la maschera di Frankenstein, quella che piaceva a Gerard e impugnai la pistola. Mentre camminavo, sentivo l’ansia crescere sempre di più, avevo voglia di tornarmene indietro e se sarebbe servito, avrei preso Gerard per i capelli per andare via, ma oramai era troppo tardi. Secondo il piano, Gerard sarebbe dovuto essere già dentro.

Arrivai alla porta dell’entrata secondaria e come previsto non c’era nessuno, l’agente che avrebbe dovuto sorvegliare quella porta era andato via, come da copione.
Iniziai a sentirmi più sicuro dato le circostanze che sembravano essere quelle che volevamo noi, così mi feci coraggio ed entrai: alla mia sinistra c’erano due impiegati che spaventati, tenevano sul bancone la borsa piena di soldi. Davanti a loro c’era Gerard, merda, non aveva la maschera. Continuava a puntare la pistola e mi chiedevo perché non aveva ancora preso quella dannata borsa, poi lentamente realizzai, c’era un uomo sul balconcino di fronte all’entrata che avevo usato io che puntava la pistola a Gerard.

Imprecai mentalmente, non solo Gerard non aveva la maschera, ma c’era anche qualcuno che non avevo previsto.

Nessuno, tranne Gerard che mi aveva appena rivolto uno sguardo mi aveva ancora visto. Era stata una cosa di un secondo, qualcosa che non avrebbe fatto accorgere nessuno della mia presenza, in modo da poter sfruttare l’effetto sorpresa.
Iniziai a sudare freddo, avrei dovuto prendere una decisione all’istante, ne andava della persona che amavo. Indietreggiai per sfruttare al meglio il vantaggio della tettoia che si trovava sulla porta d’ingresso, avevo bisogno di un attimo per pensare lucidamente.
Mi feci coraggio e con la pistola puntata al poliziotto, uscii allo scoperto.

-Ascoltami, - faceva troppo caldo con quella maschera di silicone sulla faccia e rendendomi davvero conto che Gerard non l’aveva me la sfilai e la buttai a terra.
Gerard, che aveva visto tutta la scena, mi lanciò un’occhiata infuocata. Il poliziotto non capì subito dove mi trovavo, ma quando mi vide mi puntò la pistola contro.
-Prova solo a sfiorare il grilletto ed io ti uccido- sibilò Gerard fra i denti rivolgendosi a quell’uomo in divisa con la pistola ancora puntata sugli impiegati.
-Possiamo fare in modo che tutta questa cosa finisca senza che nessuno si faccia male- Gerard mi rivolse un’occhiata interrogativa mentre l’uomo continuava a guardarmi senza emettere alcun suono –lasciaci prendere la borsa, noi ce ne andremo e sarà come se niente fosse mai successo e tu come loro andrai a casa tua, dalla tua famiglia, riabbraccerai tua moglie e racconterai questa storia ai tuoi figli-

-Non ho una moglie- fu la prima cosa che disse l’uomo il cui tono di voce nasale non si addiceva per niente a quella figura robusta -né tanto meno dei figli e l’ultima cosa che voglio fare stasera è tornarmene a casa con i vestiti sporchi di sangue. Ascoltami tu, ragazzino, - mi rivolse un’occhiata che avrebbe potuto dare fuoco all’intera stanza e poi “ragazzino”, ero più vicino ai trenta che ai venti –tu e il tuo amichetto gettate a terra quelle pistole e lasciatemi fare il mio lavoro, o giuro che non lascerete vivi questo posto-
-Sta' zitto e guardati attorno, siamo due contro uno, le regole le detto io- disse minaccioso Gerard, non avevo mai visto quello sguardo.
-Sarà, ma per quando avrete finito là fuori saranno già arrivati i miei rinforzi-
-Sta bleffando- Gerard mi rivolse un’occhiata implorante mentre quelle parole gli uscivano con rabbia dalla bocca.

Mi stava implorando di andare via.

No, no, no, non me ne sarei mai andato senza di lui. Feci qualche passo in avanti, lentamente, mentre mi avvicinavo a Gerard, ma la distanza fra di noi era ancora troppa.
-Fa un altro passo e sei morto- sibilò l’agente che continuava a tenermi sott’occhio.
-Non rivolgerti mai più a lui così o giuro che li uccido entrambi- disse Gerard che continuava a tenere la pistola puntata su quelli che erano inevitabilmente diventati i nostri ostaggi.

Vidi l’agente squadrare Gerard e cambiare l’oggetto delle attenzioni della sua pistola da me a Gerard.
Merda, no, non potevo permettere che quel bastardo facesse male al mio Gerard.
Poggiai il dito sul grilletto e l’agente mi vide.
-Fottuto bastardo, muoviti un’altra volta e…-

Istintivamente, troppo istintivamente sparai all’agente e le urla dei due impiegati squarciarono quell’assurda atmosfera dando vita ai miei pensieri.
L’agente era ancora lì in piedi con quel ghigno beffardo sul volto e ancora stordito dal rumore prodotto dal proiettile che lasciava la canna della pistola faticai a realizzare che non l’avevo colpito.
Guardai Gerard che mi fissava con la bocca aperta e gli occhi spalancati, passò una frazione di secondo in cui rimasi con lo sguardo puntato su Gerard e gli impiegati urlarono ancora.

Contai tre colpi, abbastanza per essere entrambi morti.

Pregai Dio, se mai ne fosse esistito uno, che il proiettile non avesse neanche sfiorato Gerard, in quel caso avrei fatto una strage.
Poi la realtà mi colpì in pieno, come se mi fossi scontrato contro un muro.

-Bastardo!- l’urlo di Gerard mi fece rabbrividire.
I proiettili erano destinati a me, i proiettili avevano colpito me.
Rivolsi uno sguardo all’agente che mi sorrideva, poi abbassai lo sguardo e portai una mano all’addome, in uno dei due punti da cui fuoriusciva tutto quel sangue. Lasciai la presa sulla pistola e mi lasciai cadere sul pavimento sentendo le gambe deboli, realizzai poi che il terzo proiettile era nella mia gamba destra.

“non abbassare la guardia, ti prego, non dar conto a me” mi ritrovai a pensare guardando Gerard.

-Bastardo!- tuonò ancora Gerard la cui rabbia avrebbe potuto far esplodere l’intero edificio –Il mio Frankie, il mio povero Frankie- continuava a ripetere con lo sguardo omicida, sembrava folle. Chiusi gli occhi, non ce la facevo a vederlo in quello stato. Poi, in quel breve ma infinito tempo sentii il rumore di un altro sparo e prima che potessi riaprire gli occhi, ne sentii un altro.

-Giuro che se muovi anche solo un muscolo ti faccio saltare il cervello per aria-

Gerard era vivo.
Aprii gli occhi e capii che Gerard aveva sparato l’agente e un impiegato, mentre l’altro era sdraiato a faccia in giù sul pavimento mentre piangeva.
Gerard stava correndo verso di me e mi si accasciò addosso disperato.
-Frankie, mi dispiace-
-Gerard, scappa-
-No amore mio, non me ne vado, fammi controllare- fece per toccarmi il fianco quando si imbambolò davanti a tutto quel sangue che stava fluendo via dal mio corpo.
-Se qualcosa va storto, tu scappa. Ricordi?- mi sforzai per riuscire a pronunciare chiaramente quelle parole mentre le lacrime iniziavano a rigarmi il volto.
-No Frankie, non ti ho mai detto che sarei scappato via-
Cercai di stringermi a lui, poi a me stesso, ma non ci riuscii, il dolore che sentivo e che non mi permetteva di muovermi si stava espandendo nel mio corpo e ora stava raggiungendo anche il mio cuore. Stava diventando insopportabile.
-Ho caldo, tanto caldo, Gee- dissi mentre lui mi metteva un braccio sotto la testa e si rannicchiava ancora di più su di me. Mi accorsi di stare perdendo lucidità quando l’attimo prima chiusi gli occhi e l’attimo dopo, quando li riaprii, non avevo più la camicia e le braccia che prima mi sorreggevano la testa erano state rimpiazzate dallo zainetto di Gerard.

-Gee- lo chiamai con la voce piena di panico mentre lo cercavo con gli occhi.
-Non doveva andare così- Gerard continuava a torturarsi mentalmente mentre piangeva al mio fianco.
-Non sento più il mio corpo- dissi fra i singhiozzi mentre vidi Gerard cercare di darsi una calmata. Doveva essere forte per me, lo aveva sempre fatto.
-Ho pensato a una cosa- Gerard si sdraiò insieme a me sul pavimento macchiandosi di sangue –loro sono davvero lì fuori. Potrei uscire, dirgli che hai bisogno d’aiuto e-
-Gee- riuscii a dire singhiozzando –me ne sto andando-
-No, Frankie no, ora ti cureremo, starai meglio e dopo in qualche modo riusciremo a stare insieme, andremo dove vuoi tu, faremo quello che vuoi tu e saremo felici-
-Ti amo Gerard, ricordatelo sempre-
-Ti prego Frank, non farmi questo- disse accarezzandomi la guancia bagnata mentre mi dava dei piccoli baci sulla fronte.
-Non doveva andare così- Gerard poggiò delicatamente le sue labbra sulle mie, allontanandole però troppo presto con il timore di farmi del male.
-Non sento più l’ansia-
-Oh, Frank- Gerard scoppiò a piangere, potevo sentire le sue lacrime cadere sul mio volto, forse era l’unica zona in cui avevo più sensibilità –ti amo tanto- mi sussurrò fra le labbra –non avrei mai dovuto coinvolgerti-
-Preferisco morire così che andarmene senza averti visto un’ultima volta-

Provai a chiudere gli occhi. Mentre cercavo di abbassare le palpebre mi sembravano essere passati anni. Era arrivato il mio momento, lo sapevo.
-Ti amo, Gerard- riuscii a dirglielo per l’ennesima volta, a malapena, mentre sentivo le palpebre chiudersi con lentezza.
Aprii gli occhi e l’ultima cosa che vidi fu il volto di Gerard vicino al mio. Vedevo le sue labbra muoversi e i suoi occhi disperati.
Poi chiusi gli occhi.
Ti amo, Gerard.


Erano passati minuti interi da quando Frank aveva smesso di respirare e altrettanti erano stati i minuti che Gerard aveva passato a singhiozzare e a riempire il suo volto di baci.
Poi, come un’illuminazione, capì cosa fare.
Mise a Frank la camicia che gli aveva tolto per cercare di alleviare la sua sofferenza e quando ebbe finito di abbottonare tutti i bottoni prese il corpo ancora caldo di Frank fra le braccia.
Non curandosi dell’impiegato che aveva smesso di frignare, gli voltò le spalle e s’incamminò verso l’esterno dell’edificio.
Poteva vedere da dove si trovava le sirene che lampeggiavano. Uscì dalla porta per avviarsi verso il mondo esterno mentre continuava a baciare la tempia del suo Frankie- Era così bello anche quando sembrava che stesse solo dormendo.
-Fermati o sparo!-
-Stai lontano!-
-Figlio di puttana, fermati!-
Riusciva a malapena a sentire le voci di tutta quella gente mentre aspettava solo si ricongiungersi con il suo Frankie.
-Fai un altro passo e do’ l’ordine-
Ti amo, Frank.
-Sparate!-


__
Stavo valutando seriamenti l'ipotesi di iniziare a far finire le mie os in modi meno tragici, ma probabilmente se lo facessi davvero non sarei più io.
  
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