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Autore: carlhead    01/09/2014    1 recensioni
Carl Head è un agente della CIA, proveniente da San Francisco. Per rintracciare un criminale internazionale quale Lawrence Zone, segue le sue tracce fino in Europa, in particolare in Italia, a Roma, dove diventerà professore di un liceo classico del litorale. Ma la sua nuova professione è in realtà una copertura per svelare i piani del suo acerrimo rivale, tra incubi ricorrenti, ombre dal passato che tornano per perseguitarlo, e un misterioso oggetto che determinerà le sorti del pianeta e con cui Zone vuole rivoluzionare il governo internazionale. Quale segreto cela Head sulla sua missione precedente, in Mozambico? Riuscirà a fermare Zone? E soprattutto: cos'è questo oggetto fantomatico che tutti vogliono?
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Carl Head'
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CAPITOLO IX:
LUKE LASE
Lase, nella sua impeccabile eleganza, lo fissava con sguardo soddisfatto. Erano passati anni dal loro ultimo incontro, in Mozambico. D’un tratto il suo volto si contrasse per l’ira.
“Sei anni sono passati” fu la prima cosa che disse, “sei anni! Mi avevi abbandonato in quell’inferno. Credevo fossimo colleghi, nonostante tutto!”
“Luke, perdonami ti prego. Credevo fossi morto. Tu eri morto! Tutti eravate morti! Dopo l’accaduto ho pensato bene di fuggire da quell’inferno e...”
“E lasciarmi solo, Carl! Solo Dio sa come sono fuggito da lì! Ma vedo che mi hai sostituito, ci hai sostituiti tutti. Non preoccuparti, vendicherò Vamp e gli altri, prima su Zone e poi su te e Myrock. Ora, se permetti...” a quel punto, Lase recuperò la soddisfazione in volto che aveva perduto, si voltò con estrema calma e, dopo aver premuto di nascosto un tasto sotto la scrivania, fuggì attraverso una porticina che si era aperta dinnanzi a sè sul muro di pietra opposto all’ingresso della stanza. Head, preso alla sprovvista, perse qualche attimo per l’indecisione, ma gli furono fatali quei secondi, perchè Lase si era ormai dileguato attraverso l’oscurità. Il Veterano non potè fare altro che scavalcare la scrivania e inseguirlo. Graziano e Pitrinos aggirarono la suddetta scrivania e presero la scia del loro capitano. La via attraverso il buio tendeva a scendere, cosa che fece preoccupare non poco Carl, che avrebbe dato tutto pur di poter tornare in superficie. Prima una leggera curva a destra, poi una netta a sinistra, e poi davanti a sè trovò una scala. Verso l’alto. Finalmente sarebbe uscito da lì, e ne avrebbe dette quattro a Brancardi, che neanche voleva cercare l’uscita da quel buco! Se l’avessero cercata e trovata, pensava Head, avrebbero fermato Lase.
I tre Arena Dominators giunsero al termine della scalata, ma non trovarono nè i loro compagni, nè tantomeno Lase. O meglio, trovarono entrambi, ma i loro amici erano a terra storditi, e Lase stava fuggendo a bordo di un pick-up. Head notò che con lui vi erano altri uomini. Ma perchè condurli lì dentro? Perchè fingere una prima fuga, per poi attirarli nel suo rifugio e fuggire di nuovo? Carl non aveva una risposta, ma a suo dire l’avrebbe trovata in quella stanzetta. Fu per questo motivo, infatti, che un’ora più tardi, quando gli altri Arena Dominators si erano ormai ripresi, discese di nuovo quelle scale e ritornò dinnanzi la scrivania di Lase. Non trovò nulla di particolare, sembrava un mobile vuoto, e non c’era nient’altro in quell’angusta stanza. Sentì Pitrinos avvicinarsi alle sue spalle. Si voltò e gli disse:
“Qui non c’è nulla. Perchè ci ha condotti qui, Marcos?”
“Non so Carl, ma lui lavora a scuola da noi, sicuramente lo rincontreremo”
“Non credo che continuerà a lavorare lì, dopo che lo abbiamo scoperto. Ma sicuramente c’è un motivo per cui ci ha condotti in questo posto. Dobbiamo solo trovarlo. Ma non ora. Chiudiamo questa baracca e torneremo domani, avremo più tempo per analizzarla a fondo.”
Così fecero, tornarono a casa, sempre più pensierosi e tesi per quello che stava per accadere.
 
La mattina seguente si svegliarono tutti molto presto, non solo per l’ansia, ma anche perchè il lavoro a scuola li attendeva. Solo due di loro avrebbero iniziato la loro giornata più tardi, Carl e Graziano. Decisero quindi di iniziare le ricerche nella villa abbandonata di Lase. Salirono entrambi a bordo dell’auto di Head e in pochi minuti si ritrovarono di nuovo su quella spiaggia, ma questa volta era diverso, era mattina. L’abitazione si trovava ora sotto un’altra luce: questa volta Head non vedeva l’ora di scendere quelle scale, non di salirle. Si trovò di nuovo in quella saletta vuota, ma come la sera precedente non riservava nulla di particolare, solo quella strana scrivania. E se il suo intento fosse solamente quello di far vedere di essere ancora vivo? In fondo, Lase aveva annunciato vendetta, perchè mai avebbe dovuto aiutare i nuovi Arena Dominators? Carl si sedette sulla sedia di Lase per pensare, aprì un cassetto e quando stava ormai per richiuderlo notò che esso conteneva un doppio fondo. Cercò di aprirlo, ma nulla da fare: doveva forzarlo. Con un po’ di fatica infine ci riuscì e scoprì una serie di documenti: li prese sospettoso, ma alquanto incuriosito da quello che potevano contenere. Sfogliò le prime pagine e nel frattempo, Graziano, che era sopraggiunta, gli chiese:
“Carl, hai trovato qualcosa?”
“Sì Monica, documenti in un doppio fondo. Sembra che contengano informazioni su di me...Myrock...su tutti noi...anche su Zone! Penso che Lase non volesse attirarci qui, voleva proteggerli. Probabilmente si era accorto troppo tardi di essere pedinato, quando ormai era nei pressi dell’abitazione. Decise di sviarci entrando in casa, fingendo una prima fuga, per poi fuggire più tardi, per farci indagare su di lui e non su questa stanza...”
“E allora perchè non è tornato questa notte?”
“Forse non ha potuto. O forse lo ha fatto e ha tolto qualche pagina importante, lasciando queste per farci credere di essere stati più furbi di lui, di aver trovato un contenuto che non avremmo dovuto trovare. Forse siamo caduti in una sua trappola. In ogni caso, prendiamo questi fogli e portiamoli al sicuro, li analizzeremo tutti insieme più tardi. Ora dobbiamo andare a scuola”
Così fecero. Solo pochi minuti dopo si trovarono nel parcheggio della sede succursale della loro scuola. Dopo aver trascorso tutto il tragitto in silenzio, Head disse a Graziano:
“Avevo intenzione di coinvolgere due ragazzi della classe IID. Mi sembrano svegli, mi hanno attirato subito, secondo me possono essere utili per fermare Zone”
“Due ragazzi? Non penso sia sicuro per loro essere coinvolti in un’operazione mondiale. Ricorda che sono minorenni e tu hai la responsabilità...”
“Io non sono un professore, non ho alcuna responsabilità. Si chiamano Fabrizio e Claudio, appena puoi instaura con loro una conversazione, e dimmi poi cosa ne pensi. Sono necessari ora più che mai. Li recluterò domani.”
Head quel giorno non doveva tenere lezione in VD, solo per questo non poteva parlare con i due ragazzi. Erano indispensabili per trovare anche Lase: avrebbero agito sotto una perfetta copertura di studenti, avrebbero potuto cercare Zone e Luke: chi avrebbe mai dubitato di due studenti?
Ma il professor Testa, durante la ricreazione, incrociò Claudio per le scale e non potè fare a meno di parlargli:
“Causio! Che casualità! O causialità? Non saprei. Dimmi, che ne pensi delle mie lezioni? Sono un adatto professore?”
“Penso che lei sia un bravo professore. Scienze non è la mia materia preferita, ma lei riesce a renderla intrigante”
“Grazie ragazzo. Ci vediamo domani con il compito in classe!”
“Certo professore, arrivederci”
Head trovava ogni pretesto per conversare con quei due ragazzi. Voleva sondarli, capire le loro forze e le loro debolezze. Avrebbe sconfitto Zone grazie a loro, e nessuno avrebbe potuto impedirglielo.
 
 
[Continua nel prossimo episodio: E SE IO NON FOSSI UN INSEGNANTE DI SCIENZE?]
  
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