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Autore: BlackSong00    01/09/2014    5 recensioni
'Era una giornata diversa dal solito, anche troppo. Tra qualche ora mi sarei imbarcata sul volo per Buenos Aires, e , finalmente, dopo quattro anni, avrei potuto rincontrare la mia amata nipotina e...lui.
Il varco con il mio passato si sarebbe riaperto, d'altronde era inevitabile!
Non sapevo come avrei reagito una volta che ci saremmo incontrati, ne come lo avrei affrontato. Ma quel che sapevo era che lo amavo, e, anche dopo quattro anni lontana da lui, non ero riuscita a soffocare i miei sentimenti.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Angie, German, Violetta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era un pomeriggio tranquillo a casa Castillo, ed io e Violetta stavamo chiacchierando in salotto.
-Hai mai pensato di tornare ad essere una professoressa dello Studio On Beat?- chiese a brucia pelo Violetta.
-Bhe’, moltissime volte…poi, pero’ cerco di godermi la mia carriera e la mia vita.- dissi, sospirando.
- “Chi sospira non e’ contento”, che hai?- disse Violetta, citando un famoso proverbio.
-Io? Niente, niente…- dissi, sorridendo nervosamente.
-Zia?- disse, guardandomi storto.
-Okay…la verita’ e’ che sto’ ancora pensando a quello che mi hai detto oggi in cucina…- dissi, sorridendole.
-Ah…quindi hai capito che ho ragione!- disse, sorridendo maliziosamente.
-Non ho detto questo!- dissi, mettendomi sulla difensiva.
-Si, certo…- disse, scoppiando a ridere.
-Qui qualcuno sta’ ridendo un po’ troppo…- dissi, prima di farle il solletico.
-Basta,basta, mi arrendo!- disse Violetta, esausta.
-Ecco cosa succede a chi prende in giro Angie!- dissi, abbracciandola.
-Ti ho mai detto che sei la zia migliore del mondo?- disse con un gran sorriso.
-Forse…e io ti ho mai detto che sei una nipote fantastica?- dissi, stringendola ancora piu’ forte.
 

 
I primi raggi di sole entravano prepotenti dalla finestra, svegliandomi dolcemente con il loro calore.
Il cielo era sereno, senza nessuna nuvola, e tutto mi faceva pensare che quella giornata sarebbe andata per il verso giusto.
Mi alzai dal letto e, in meno di mezz’ora, ero gia’ pronta. Volevo fare un giro per i negozi della citta’: era da molto che non facevo una passeggiata per Buenos Aires.
Prima di uscire, pero’, qualcuno mi richiamo’ dalla cucina.
-Buongiorno amore, dove vai cosi’ di corsa?- chiese curioso Leo.
-Uh, che paura! Quando sei tornato?- dissi, raggiungendolo.
-Qualche ora fa, ma sono rimasto sveglio al computer, perche’ non riuscivo a prendere sonno.- disse, abbracciandomi.
-Ah…capisco. Io, invece, stavo andando a fare una passeggiata!- dissi, sorridendogli dolcemente.
-Sai che mi sei mancata tantissimo?- disse, per poi baciarmi.
Okay. Cosa dovevo dirgli adesso? In realta’ lui non mi era mancato per niente. Nemmeno un po’. Un altro segno ancora piu’ evidente del fatto che non lo amassi, perfetto.
-Si, anche tu mi sei mancato tanto…- dissi, con un sorriso fintissimo.
-E se ti accompagnassi? Magari potresti farmi da guida turistica! – disse, felicissimo all’idea di poter conoscere la citta’.
-Ma certo, sarebbe bellissimo!- dissi, sorridendo nervosamente. German aveva proprio ragione, delle volte si comportava come un cagnolino!
 

 
Dopo aver visitato quasi tutta la citta’, decidemmo di sederci su una panchina del parco, per riposarci un po’.
I fiori coloravano tutto il prato, mentre una leggera brezza rinfrescava l’aria: la primavera era alle porte.
Tra me e Leo, invece, c’era uno strano silenzio, quasi imbarazzante: di solito parlavamo di musica, film, viaggi…ma questa volta era diverso.
-Come siamo silenziosi oggi!- dissi, sorridendoli e cercando di rompere il ghiaccio.
-Si, scusami…e che stavo pensando…- disse, ricambiando il mio sorriso.
-E perche’,tu pensi?- dissi, strappandogli un sorriso.
-Che simpatica che sei!- disse, facendomi una liguaccia.
-Dai, dimmi. A cosa pensavi?- chiesi curiosa.
-A noi due.- disse, sorridendomi.
-A noi due?- ripetei sbiancando.
-Si, a noi due. Ti amo.- disse, guardandomi negli occhi.
-Anche io…- dissi, sorridendogli e cercando di apparire il piu’ credibile possibile.
Forse dovrei solo imparare ad amarlo per quel che e’, e non per come io vorrei che fosse. Se imparassi ad amarlo sarebbe tutto cosi’…diverso.
E se davvero German “morisse” per me e io mi stessi lasciando scappare l’amore della mia vita? Frena, frena Angie! Non dimentichiamo la facilita’ con la quale ti ha sostituita con Esmeralda! Niente da fare.
Era impossibile, come aveva detto Pablo, convincersi di provare qualcosa che non si prova. Ma provarci non costa niente, no?
 

 
Lo studio era particolarmente tranquillo e deserto, e dalla sala professori si sentiva una strana musica. Di sicuro era Pablo: quando era triste amava ascoltare la sua musica in pieno pomeriggio, quando, allo studio, erano rimasti solo pochi studenti, che non l’avrebbero infastidito.
Il sole, invece, che quella mattina splendeva alto nel cielo e che dava il benvenuto alla primavera, aveva lasciato il suo posto a delle nuvole grigie, che promettevano un gran temporale.
Entrai nella sala, e vi trovai Pablo, con lo sguardo perso nel vuoto.
-Ciao Pablo!- dissi, sorridendogli.
-Hei!- disse, accennando un sorriso.
-La musica, la tua espressione, il tuo sguardo…cos’e’ successo?- chiesi, accomodandomi su una sedia.
-Sto’ facendo di tutto per fare il primo passo con Jakie…ma, ogni volta che mi avvicino a lei, due sentimenti contrastanti fanno a botte nel mio cuore!- disse esausto.
-Amore, ma allo stesso tempo odio per cio’ che e’ accaduto?- dissi, sospirando.
-Esattamente. Ma…come fai a saperlo?- chiese curioso.
-Prova a indovinare…- dissi, abbassando lo sguardo.
-German?- chiese, sorridendo dolcemente.
-Si. Ma la cosa peggiore e’ questa specie di triangolo con Leo! Ti giuro che non voglio farlo soffrire, ma, purtroppo, sara’ inevitabile.- dissi.
-Perche’ non parli con lui? Magari capira’…piu’ tempo lasci passare e piu’ le cose saranno difficili.- disse, diventando serio.
-E come faccio? No,no. Tutto si risolvera’ con il tempo, ne sono certa.- dissi, abbassando lo sguardo.
-Se lo dici tu…- disse.
-Secondo me, tu dovresti lasciarti andare con Jakie.- dissi, facendogli l’occhiolino.
-Si, ma come?- disse.
-L’ami cosi’ tanto da lasciarla andare, o hai solo paura di farle capire che ancora provi del rancore per quanto accaduto quattro anni fa’?- dissi, sorridendogli dolcemente.
-Seconda opzione…- disse.
-Allora sfogati, parlale, digli quanto la odi…ma non dimenticare di farle capire quanto ancora la ami!- dissi, facendogli l’occhiolino.
-E tu, non pensi di fare la stessa cosa con German?- chiese, facendomi sbiancare.
-Dimentichi che sono fidanzata!- dissi sarcastica.
-Con qualcuno che non ami. Angie, guarda in faccia la realta’ per una volta!- disse.
-Non e’ cosi’ facile, ne abbiamo gia’ parlato!- dissi, tagliando corto.
-Comunque grazie.- disse sorridendomi.
-Per cosa?- chiesi, non capendo di cosa mi ringraziasse.
-Di tutto. Di ascoltarmi, di consigliarmi e di esserci sempre!- disse, per poi abbracciarmi.
-Non fanno cosi’ gli amici?- dissi, prima che un fulmine predicesse l’arrivo di un’acquazzone.
-Forse dovresti andare, prima che si scateni il diluvio universale.- disse Pablo, sorridendomi.
-Scappo, ciao!- dissi, afferrando la mia borsa e catapultandomi fuori dallo studio.
 

 
Ero appena uscita dallo studio, quando il diluvio si scateno’. L’acqua scendeva sempre piu’ velocemente dal cielo, diventando sempre piu’ fitta e producendo una scarsa visibilita’.
Stavo correndo verso casa mia, cosi’ da arrviare prima, incurante del fango e del marciapiede scivoloso.
Sembravo uscita dalla doccia: completamente zuppa d’acqua e con le scarpe che sembravano barche.
Avevo appena girato l’angolo di un palazzo, quando mi scontrai con qualcuno, scivolando nel fango. Stavo quasi per toccare il suolo, quando, due braccia forti e muscolose, mi sorressero. Ero tra le braccia di questo signore, i nostri visi erano vicinissimi, ma non riuscivo a capire chi fosse, a causa dei miei capelli, che erano caduti in avanti. Gli riportai indietro, quando mi scontrai con degli occhi color nocciola che conoscevo benissimo. Era German, che rimase sorpreso quanto me quando tirai all’indietro i capelli. Continuammo a guardarci negli occhi per piu’ di qualche minuto.
Sentivo le mie guancie andare a fuoco, mentre, nel mio stomaco, mille farfalle iniziavano a volteggiare leggiadre. Non potevo piu’ negarlo a me stessa: ero innamorata follemente di German Castillo, anche piu’ di prima. Per quanto volessi sforzarmi di amare Leo, non riuscivo a togliermi quegli occhi marroni dalla testa, e dal cuore.
-Angie, stai bene?- chiese lui, riportandomi con i piedi sulla terra.
-S-si, s-s-to’ ben-iss-imo…- dissi, balbettando come una 12enne alla sua prima cotta.
German si accorse di cio’, e sfodero’ uno dei suoi bellissimi sorrisi da playboy.
-Vuoi che ti riaccompagni ha casa? Ho la macchina all’angolo!- disse, aiutandomi a rialzarmi.
-Non preoccuparti, sono quasi arrivata…e poi ti rovinero’ tutta la tappezzeria, sono completamente bagnata!- dissi, abbassando lo sguardo.
-Dimentichi che sono zuppo d’acqua anche io! Vieni, ti riaccompagno al tuo appartamento.- disse, prendendomi la mano e accompagnandomi verso la sua auto.
A quel contatto, le farfalle nella pancia triplicarono, e non mi sentivo piu’ le gambe. Come potevano essere crollate tutte le mie certezze con un solo sguardo? Come? Angie, ti servirebbe una bella insetticida per queste maledette farfalle!! Calma, rilassati, torna in te…chissa’ quante volte avra’ guardato cosi’ Esmeralda, chissa’ quante volte le avra’ sorriso in quel modo.
Se davvero vuole riconquistarmi, come dice Violetta, non sara’ per nulla facile.
 

 
Quando tornai a casa Leo non c’era. Mi feci una doccia calda, e, dopo aver indossato il mio pigiama mi stesi sul letto a pensare.
Menomale che doveva essere una bellissima giornata quella di oggi! Che cosa dovevo fare adesso? Accettare la relata’ e lasciare Leo, oppure aspettare e cercare di provare qualcosa per lui? Con che coraggio l’avrei lasciato? Ma,allo stesso tempo, sarei stata capace a lasciarmi scappare l’amore della mia vita, indipendentemente da chi fosse, per paura di potergli fare del male?
Mi addormentai con questi dubbi, senza aspettare Leo e senza la benche’ minima soluzione ai miei problemi.
 
 

 
Un fulmine mi fece sobbalzare dal mio dolce sonno. La stanza era buia,e non c’era nemmeno l’ombra di qualche raggio di sole. Di solito, le giornate nuvolose e piovose, mi mettevano di mal umore ed era sempre dura per me alzarmi al mattino con quel tempaccio.
Controllai l’ora sulla sveglia, che segnava le nove di mattina. Anche se con malavolonta’, decisi di alzarmi da letto, cercando di far meno rumore possibile per non far svegliare Leo, che dormiva ancora tranquillo. Lui, d’altro canto, trovava interessanti quelle giornate, anche se non avevo mai capito per quale assurdo motivo. A volte poteva dimostrasi un tipo davvero strano!
Quella mattina, al contrario delle altre, ci misi molto a prepararmi: non avevo proprio voglia di fare niente!
Quando tornai in camera, Leo dormiva ancora, cosi’ decisi di preparare la colazione per entrambi.
Stavo per andare a svegliarlo, quando qualcuno busso’ alla porta.
-Buongiorno Violetta, cosa ci fai qui?- chiesi, sorridendole.
-Buongiorno zietta…dimmi che hai un pianoforte!- disse, con uno sguardo da cucciolo di panda.
-Certo, entra pure!- dissi, facendola entrare.
-Tieni, questi sono per te!- disse, passandomi un sacchetto.
-Cornetti?- dissi, studiandone il contenuto.
-Si, stamattina non sono riuscita nemmeno a fare colazione…e mi sembra di essere in tempo!- disse, sedendosi sul divano.
-Non mi dire che sei scappata!- dissi, ricordando quanto fosse ribelle negli anni passati.
-No, non proprio. Papa’ ieri e’ tornato tutto inzuppato d’acqua, a causa del temporale, ed ora e’ a letto con la febbre! Olga mi ha praticamente proibito di usare il piano, altrimenti mio padre potrebbe svegliarsi.- disse tutt’un fiato,tamburellando con le dita sul braccio del divano.
-E che male ci sarebbe se si svegliasse?- dissi, ricordando il pomeriggio precedente e cercando di soffocare una risatina.
-Vorrebbe tornare a lavorare, nonostante le sue condizioni, cosi’ Olga spera che dorma ancora per molto tempo!- disse ridendo divertita.
-Tu padre e’ proprio testardo!- dissi, ridendo di gusto.
-Buongiorno amore…- disse Leo, con fare da zombie delle tenebre e con la voce impastata dal sonno.
-Buongiorno, oggi abbiamo un’ospite!- dissi, indicando Violetta.
-Buongiorno anche a te Violetta…- disse, cercando le forze per sorridere.
-Em…a che ora sei andato a letto ieri, per ridurti cosi’?- chiesi, portando la colazione in salotto.
-Tardi.- disse, rimanendo sul vago.
-Oggi niente Studio?- chiesi a Violetta, ricordando che a quell’ora doveva gia’ essere in classe.
-C’e’ stato un allagamento dopo il temporale di ieri sera…ed e’ inagibile fino a lunedi’ prossimo!- disse, sorridendo amaramente.
-Che strano,non era mai successo prima…- dissi, sospettosa.
-C’e’ sempre una prima volta!- disse Violetta.
-Gia’…- dissi, facendole l’occhiolino.
-Io oggi non mi azzardo nemmeno ad uscire…- disse Leo, studiando i nuvoloni dalla finestra e accendendo il maxi schermo.
-Afferrato il concetto…rimarrai per tutta la giornata in pigiama, sul divano, a giocare all’X-Box!- dissi, ridendo di giusto insieme a Violetta.
-Posso giocare con te?- chiese Violetta, sedendosi vicino a Leo.
-Certo!- disse, facendole spazio.
-Signorina, non dovevi suonare il piano tu?- dissi, con fare da professoressa.
-Si, ma tanto ci sara’ tempo fino a questa sera!- disse, impugnando il joystick.
-Come non detto…- dissi, prima di mettere un po’ d’ordine con le cose della colazione.
 

 
-Ho vinto!- grido’ Violetta per la terza volta.
-Uffa…non vale! E’ la terza volta che mi stracci!!- ribattette Leo, lanciando in aria il telecomando.
-Questo lo prendo io!- dissi con sguardo assassino, per poi spegnere il televisore.
-ANGIE!- urlarono insieme.
-Sono quattro ore che continuate a giocare a quel coso…- dissi, mettendomi sulla difensiva.
-Quattro ore?- ripete’ Violetta, incredula a quello che avevo appena detto.
-Hai sentito bene, piccolina!- dissi, facendole una liguaccia.
-Mi metto subito a provare al piano lo nuova canzone…- disse, avviandosi verso il piano.
-Meglio che telefoni Olga per avvisarla della tua permanenza qui. Non voglio che torni a casa con questo tempaccio, quindi pranzerai qui!- dissi, componendo un numero sulla tastiera del telefono.
Dopo qualche squillo, la voce pipante di Olga, risuono’ dall’altro capo del telefono.
-Casa Castillo, cosa posso fare per lei?- disse la donna.
-Ciao Olga, sono Angie!- dissi.
-Ciao tesoro! Che cosa c’e’?- chiese con una voce dolcissima.
-Volevo avvisarti che Violetta e’ a casa mia e che pranzera’ qui. Se non la vedessi arrivare nemmeno per cena, vuol dire che e’ rimasta qui a causa del tempaccio. In caso contrario ti chiamiamo, okay?- dissi allo stesso modo.
-Va bene, almeno il signor German restera’ un po’ tranquillo…- disse.
-Approprosito di German, come sta’?- chiesi preoccupata.
-Sta’ meglio, anche se ho dovuto chiamare Roberto per stargli vicino: voleva a tutti i costi andare in ufficio!- disse divertita.
-Immagino…se ho tempo passo a trovarlo.- dissi.
-Certo, sei la benvenuta!- disse, prima di chiudere la chiamata. Quell’uomo era davvero impossibile!
-Tutto okay, mi amor?- disse Leo, avvicinandosi a me per baciarmi.
-Si, tutto perfetto. Ah, questo pomeriggio vedo di passare da German per vedere come sta’!- dissi, girando di scatto la testa in modo che mi baciasse solo la guancia.
-Ma hai appena detto a Violetta di non muoversi perche’ e’ pericolso, e ora ci vai tu?- chiese stranito.
-Io sono un’adulta, mentre lei e’ ancora una ragazzina!- dissi, sorridendogli.
-Okay, afferrato…- disse, prima di sorridermi dolcemente.
 

 
Erano passate da poco le tre del pomeriggio, e Violetta stava intonando al piano qualche vocalizzo, mentre Leo guardava un po’ di televisione.
-Bene ragazzi, io vado a vedere come sta’ German…voi non combinate casini!- dissi, puntandoli un dito contro e sorridendogli dolcemente.
-Va bene, mamma!- risposero in coro Violetta e Leo.
-Vilu, devo prenderti qualcosa da casa tua?- chiesi, dopo avergli fatto una linguaccia.
-Si, un pigiama e dei vestiti puliti per domani mattina!- disse, sorridendomi.
-Okay…adesso vado, a dopo!- dissi, prima di uscire di casa.
-Stai attenta, mi raccomando…e prendi un taxi!- disse, prima che chiudessi la posta.
 

 
-Ciao Angie, entra!- disse Olga, con un dolcissimo sorriso.
-Hei Olga!- dissi, ricambiando il sorriso.
-Il signor German e’ in camera sua!- disse, facendomi l’occhiolino.
-Va bene, vado a vedere come sta’.- dissi.
Non stavo nelle pelle al pensiero di rivederlo. Non sapevo perche’, ma da quel pomeriggio sotto la pioggia, non facevo altro che pensare a lui, anche piu’ frequentemente di prima. O meglio, sapevo molto bene il perche’, ed era anche molto evidente.
-Ciao Roberto!- dissi, entrando nella camera di German.
-Ciao Angie, che ci fai qui?- chiese, con un sorriso malizioso.
-Volevo venire a vedere come stava…- dissi, abbastanza imbarazzata.
-Allora vi lascio soli…- disse, prima di lasciare la stanza.
-German?- cercai di chiamarlo, ma niente.
-Questa febbre non vuole proprio scendere…- dissi, toccandogli la fronte bollente. Ed ecco che succedeva ancora, a quel contatto il mio corpo era diventato ancora piu’ accaldato della fronte di German!
-Angie…che bella sorpresa.- disse lui, con un sorriso tirato.
-Hei…sono passata a vedere come stavi!- dissi, sorridendogli dolcemente mentre gli accarezzavo i capelli.
-Vedo che tu sei messa molto meglio…- disse, notando la mia perfetta salute.
-Si, molto meglio di te…come ti senti?- chiesi, sorridendogli timidamente.
-Meglio, credo che sia scesa rispetto a questa mattina.- disse sorridendomi e accarezzandomi la mano che, sfuggita al mio controllo, continuava ad accarezzargli il capo con fare materno. Era un sensazione bellissima ma…non dimentichiamoci della situazione!
-Em…io dovrei tornare a casa mia da Violetta. A domani…- dissi, dandogli un bacio sulla fronte.
-A domani cognatina!- disse, con il suo solito ghigno sul viso, anche se questa volta era molto meno convincente.
Dopo aver preso i vestiti di Violetta, feci ritorno a casa, anche perche’ stava per scatenarsi nuovamente un temporale: che triste primavera!
 

 
-Eccoti qui, finalmente!- disse Violetta, venendomi in contro.
-Amore!- dissi, abbracciandola e sorridendole dolcemente.
-Come sta’ papa’?- chiese preoccupata.
-Sta’ meglio, anche se ha ancora un po’ di febbre…- dissi, sorridendo amaramente.
-E le mie cose?- chiese Violetta, sorridendomi.
-Eccole qui! Dai, vatti a cambiare cosi’ mangiamo.- dissi, dandole un bacetto sulla fronte.
-Hei amore!- disse Leo, venendomi in contro.
-Hei, ciao!- dissi, avviandomi contro la camera da letto per cambiarmi.
-Come sta’ Signor Simpatia?- chiese sarcastico.
-Meglio, anche se, poverino, ha ancora la febbre…- dissi, preoccupata dalla camera. Poverino? Avevo davvero detto poverino?
-Ah, capisco…- disse, sedendosi nuovamente sul divano.
-E se cucinassimo della pizza per cena?- propose Violetta, tornando dal bagno.
-Ottima idea!- disse Leo, iniziando ad uscire gli ingredienti.
 

 
Nonostante fossero le due di notte, non riuscivo a prendere sonno. Continuavo a pensare allo scambio di occhiate sotto la pioggia, alle sue mani sulle mie, al bacio del giorno in cui arrivai a Buenos Aires. Gia’, quel bacio. Dopo quel giorno non abbiamo piu’ trattato l’argomento. Era stato un po’ impulsivo da parte sua, ma dovevo essergli mancata proprio tanto. E poi, quel suo punzecchiarmi e provocarmi continuamente…era diventato uno dei miei giochi preferiti. Allo stesso tempo, pero’, non potevo mostrarmi indifferente con lui…dopo tutto cio’ che aveva combinato quattro anni fa’, non si e’ nemmeno scusato!
Ah, sono proprio innamorata persa...e non del mio ragazzo. Sto’ per impazzire! Almeno non posso dire di avere una vita monotona...
E proprio con German in mente che mi addormentai: un sonno dolce e sicuro, come i sentimenti che provavo per lui.



*Angolo autrice*
Ciao ragazzi :)
Okay, posso spieghare tutto!
Come avrete notato mi sono ispirata al primo incontro Tomletta, per descrivere la scena Germangie con il temporale: non uccidetemi!
Scusate, ma dovevo. Era il modo migliore per far rendere conto ad Angie, un volta per tutte, che il suo vero amore e' German e nessun altro!
Devo dire che inizio ad odiare Leo, e mi sto' chiedendo come potrei farlo morire...attacco di cuore? rapito dagli alieni? morte "improvvisa"? No, dai, scherzo!
Dopo questo "mini-chiariento", vorrei spiegharvi un altra cosa. Questo pomeriggio, al posto di questo capitolo ne avevo pubblicato un'atro: e' stato cancellato. Non mi piaceva molto, e poi l'avevo scritto di fretta e senza ispirazione.
Spero che questa nuova veriosne del capitolo sei, molto piu' realistica e "normale", vi piaccia e che mi lasciate molte recensioni (voglio sapere anche i vostri pareri!).
Baci, BlackSong00!
   
 
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