Storie originali > Introspettivo
Segui la storia  |       
Autore: tienimiconte    01/09/2014    10 recensioni
Dopo essermi fatto controllare il biglietto aereo e stabilito che la faccia – da cazzo – che c’è sul passaporto è la stessa con la quale vado in giro tutti i giorni entro nell'aereo, pur sapendo che non la rivedrò se non prima di molto tempo.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

I want you back - Prologo

00
 

Cammino svogliatamente verso un uomo di mezza età che dopo aver controllato il mio biglietto aereo e aver stabilito che la faccia – da cazzo – che c’è sul passaporto è la stessa con la quale vado in giro tutti i giorni mi fa passare nel lungo corridoio che mi porta direttamente sull’aereo diretto a Londra, dove mi aspetta un lungo viaggio in macchina per arrivare a Winchester.
Controllo il mio posto e mi siedo, allacciando la cintura e chiudendo gli occhi. Tutto ciò che riesco a vedere è lei, il suo viso, l’incurvatura delle sue labbra quando rideva, il suo modo di continuare a prendere ciocche di capelli e iniziare a giocarci. E’ una tortura essere su questo aereo avendo la certezza che non la rivedrò se non prima di molto tempo.

«Le porto subito il suo mojito» Mi dice una ragazza che avrà qualche anno più di me, gli occhi cerchiati da occhiaie che non le donano per niente.
«Anita, muoviti con quei drink al tavolo sette!» La ragazza che a quanto pare dev’essere Anita mi rivolge un’occhiata di scuse prima di allontanarsi dal bancone correndo con un vassoio in mano verso un gruppo di ragazzi – di sicuro sotto l’età richiesta per bere quel genere di cose –. Non appena appoggia il vassoio sul tavolo chinandosi per prendere lo scontrino uno dei ragazzi le appoggia una mano sulla coscia indugiando un po’ troppo. Lei sussulta, e le sue guance lentigginose si colorano subito di rosso. E’ evidente che quel contatto la infastidisce, ma non dice nulla. Prende i soldi e torna al bancone, li mette nella cassa e inizia a trafficare con le bottiglie davanti a me, preparandomi il mio mojito.
All’improvviso uno dei ragazzi si siede accanto a me, e non toglie gli occhi dalla scollatura di Anita che ignara continua a cercare di prendere l’ultimo bicchiere pulito rimasto. Quando fa un fischio d’approvazione lei sussulta di nuovo, stavolta facendo cadere tutto ciò che ha in mano e mandandolo frantumi. Non fa in tempo a prendere la scopa che quello che dev’essere il suo capo è di fronte a lei, lo sguardo accigliato, i pugni chiusi «E’ il sesto sbaglio in una settimana, Anita, sai che vuol dire?»
«La prego, non l’ho fatto apposta, mi sono distratta un attimo e...»
«Non devi distrarti, tesoro – le dice, mentre le passa una mano tozza sulla guancia – è questa la politica del Grill»
«Non succederà di nuovo, lo giuro»
L’uomo le sorride, i denti gialli e storti che mettono i brividi «Ovvio che non succederà di nuovo, perché sei licenziata, Anita»
Anita rimane un attimo senza fiato, sembra che stia per ribattere ma poi ci ripensa, si toglie il grembiule sporco e si fa dare la paga della settimana appena passata, poi esce dal locale mentre un altro cameriere ha già provveduto a raccogliere i vetri rotti.
«Il suo mojito» Mi dice, mentre sono ancora girato a guardare la porta chiusa. 
«Scusa, devo scappare» Dico, lasciandogli una banconota sul bancone e correndo fuori, guardandomi disperatamente intorno per trovare Anita. Intravedo una figura esile seppur slanciata seduta sui gradoni di una chiesa poco distante e la raggiungo, sedendomi accanto a lei.
«Stai bene?»
Anita si guarda intorno e poi mi squadra per bene. Deve avermi riconosciuto. «Tu eri il ragazzo del mojito... Oddio, scusami»
«Non devi scusarti, ho visto che ti hanno fatto quei ragazzi»
Lei non risponde, si limita a rimanere in silenzio e a guardarsi la punta delle scarpe.
«Perché non hai detto niente?»
«Sto studiando arte all’università, e diciamo che non era quello che i miei genitori avrebbero voluto per me, quindi hanno detto che se mi fossi pagata il primo anno di retta da sola prendendo buoni voti avrebbero iniziato a pagarmi anche gli altri anni, oltre che l’appartamento. Quel lavoro mi serviva, e lamentarsi dei clienti non è proprio il massimo»
«Non dovresti essere trattata così in qualunque caso, non è rispettoso nei tuoi confronti»
Lei mi guarda sbalordita, poi si ammorbidisce in un sorriso dolce «Sono Anita, di Sidney» Dice, porgendomi la mano.
«Dean, di Winchester» Le rispondo, stringendole la mano dannatamente piccola in confronto alla mia.

Le hostess passano nei corridoi, ricordandoci di tirare su gli schienali, chiudere i tavolini e allacciarci le cinture di sicurezza. Il comandante di volo dice qualche parola in diverse lingue, e poi l’aereo inizia a muoversi verso la pista.
Non voglio partire.



 


Miao!
Non è un miraggio, sono davvero io, sono davvero qui ahah e spero di non avervi deluse.
Vi avviso già che la storia non supererà i 10 capitoli, quindi vediamo di portare a termine almeno una long!
(Tra l'altro mentre stavo editando per postare si è staccato il tastino della i e ora sono disperata).
Spero di avervi fatto capire all'incirca come stanno le cose e non preoccupatevi, nei prossimi capitoli si capirà di più anche della vita del nostro Dean, che, ci tengo a precisare, è di Winchester perché è una città che amo dove sono stata diverse volte.
Non so quando aggiornerò ma proverò a farlo prestissimo, dipende anche dalle recensioni ;)
Un grazie alla Sami che mi aiuta come al solito.
Un beso,
Ale.

   
 
Leggi le 10 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: tienimiconte