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Autore: Pandora_2_Vertigo    02/09/2014    0 recensioni
Il treno 2277 è il regionale delle 11:20 da Milano per Bologna centrale. Marta su quel treno ci sale per andare a lavorare. Come ogni settimana...
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Treno 2277
 
Quando si sentì chiedere “Per favore potresti prestami la penna?” si trovava nel bel mezzo di una lenta e noiosa lettura di un articolo da correggere, che il suo maledetto capo le aveva messo tra capo e collo quel weekend.
Sollevando lo sguardo Marta si ritrovò davanti un uomo, fatto e finito, sulla quarantina o poco più con un bel paio di occhi azzurri. Con la bocca aperta, manco avesse visto Leonardo di Caprio, guardò la sua mano destra che stringeva la penna ancora chiusa recante la scritta “Cassa di Risparmio di Cesena” ricevuta ad un convegno non molto tempo prima. Alla velocità di un bradipo appisolato il neurone nel cervello di Marta comandò alla mano di sollevarsi verso il suo interlocutore e con un gesto di spingere la penna verso di lui. In uno slancio di energia riuscì pure a pronunciare la parola “prego”.
Lui le sorrise, un po’ sorpreso, forse per l’espressione di lei. “Grazie, ho cambiato borsa sai e non ho la penna con me”.
Il neurone fece sollevare gli angoli delle labbra di Marta in un sorriso. Era anche sicura di essere arrossita come una bambina di quindici anni. Ed invece no, di anni ne aveva il doppio di quelli che dimostrava, quindi fece un respirò e si mise a sbirciare ciò che scriveva l’uomo davanti a lei.
Il treno regionale sul quale si trovavano era affollato e quello era l’ultimo posto rimasto nello scomparto. In effetti, se ci ripensava un secondo, ricordava di aver sentito una voce maschile chiedere se il posto di fronte a lei fosse libero e pure di aver disaccavallato le gambe per lasciare spazio al nuovo arrivato.
Davanti a lei, leggermente ricurvo su una piccola agendina nera stava un uomo, brizzolato, capello corto, bel viso e un paio di occhiali neri. Era vestito con una camicia di lino leggera, bianca e un paio di pantaloncini crema o beige chiaro. Ma cosa importa, quell’uomo era proprio bello, con una bella voce allegra e gioviale.
Terra chiama Marta! Marta rispondi! Che vai a pensare. Sei in treno, stai andando a lavorare, regola gli ormoni su off per piacere.
“Grazie mille” le fa lo sconosciuto con un altro sorriso. All’elenco va aggiunto ottima dentatura.
Imbarazzata sorride e prova a riprendere a leggere il suo articolo, ma nulla. Non riesce a resistere e lo sbircia che tira fuori dalla borsa una bottiglietta d’acqua ghiacciata e un libricino che pone sul portaoggetti del treno. Riabbassa lo sguardo per non essere beccata, ma nulla è così appetitoso come qualcosa da non fare.
Nota che lui non riesce ad abbassare il vetro del finestrino stando seduto con una mano sola, così, senza pensarci solleva anche lei il braccio e lo aiuta. Si ringraziano vicendevolmente con un sorriso.
Lei va in pappa. L’unico pensiero razionale del neurone ormonale è “oddio, avrò avuto l’ascella depilata o no?”. Già panico. Anche perché l’ascella non era in condizioni perfette e la canottiera non ha nascosto la magagna. Maledetto caldo di fine estate. Ma non doveva mica piovere?
Lui sembra non accorgersi dell’ascella, per fortuna di Marta e prende in mano il suo libricino da leggere. Lei riprende la lenta correzione del suo articolo e nel mentre il treno parte. Il finestrino viene rialzato un poco.
L’articolo finalmente finisce, ma nemmeno col cellulare riesce a distrarsi, batteria scarica. E allora niente, non le rimane che fissare il mondo fuori che passa veloce, mentre fugace lancia delle occhiate al suo vicino di viaggio. E comincia a notare delle cose. In primis che i pantaloncini gli vanno giusto giusto a pennello…anzi, all’altezza del cavallo son belli stretti. Scusate, colpa del neurone impazzito.
Però è la verità.
Meglio non fissarsi su quella parte. Vede che ogni tanto smanetta col cellulare e sorride o ride di qualcosa che legge. Probabilmente si starà messaggiando con sua moglie o la sua compagna oppure la figlia, perché si, l’eta per avere figli, nemmeno troppo più piccoli di lei ce li ha. E l’occhio cade sulle mani. Normali, nè troppo grandi, né troppo rovinate. Semplicemente senza fede. Decisamente messaggiava con la compagna o la figlia. Niente moglie. Con un amico no?
E la mente di Marta comincia a viaggiare, tra un campo coltivato e un lavoro in corso interminabile le stazioni si susseguono, mentre già si vede a scendere nella stessa stazione con lui, scambiarsi un saluto, un biglietto da visita, un numero di telefono. “Marta potrebbe essere quasi tuo padre” le suggerisce il compagno sopravvissuto del neurone ormonale. Ma no, cosa dici, mio padre ha più di sessantanni, non può essere!
E poi lui afferra la bottiglietta d’acqua ghiacciata e comincia a bere, ammazza quanto beve. E lei odia l’acqua fredda, ma cosa importa! È bello pure mentre beve.
E dal quel numero di telefono immaginario, scambiato fuori la stazione, già è passata ad un sms, un aperitivo, una camera buia ed un letto. Tutto questo tra campi, lavori in corso, il rumore dei binari che sferragliano sotto il treno e lui che continua passare il tempo tra il libricino che si è portato e il cellulare.
Poi annunciano che si sta per entrare nella stazione di Piacenza.
E Marta lo vede che ritira le sue tre cose nella borsa, alza lo sguardo verso di lei e le dice il più bel “ciao” che lei abbia mai sentito, accompagnato da uno splendido sorriso. E lei si risveglia dal suo mondo di fantasia, risponde con un ciao strascicato e un sorriso ebete. “ma dovevo forse dargli del lei?” si chiede. “Ma se fino ad un secondo prima te lo volevi portare a letto!” le risponde il neurone sano.
Lo osserva, mentre in piedi dietro gli altri alla porta del treno, ciondola avanti e indietro dandole le spalle. Marta ci prova anche ad essere grande, superiore, ma non può fare a meno di notare che oltre ad un pacco evidente ha pure un gran bel culo e delle belle gambe.
Le stesse gambe che si muovono, scendono i gradini del treno e quelli del sottopasso, portandosi via il suo quarantenne brizzolato, alla stazione di Piacenza.
  
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