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Autore: Lettera Scarlatta    02/09/2014    0 recensioni
Sono Alexander Story, classico sfigatello di diciassette anni. La vita poteva essere un po' più originale.
Genere: Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avevo sopravvalutato la mia forza, o forse avevo sottovalutato loro due. Certo era che io non bastavo e temevo che ci fosse qualcun altro che non avrei potuto battere da solo. La mia carriera da supereroe era finita ancor prima di incominciare?
Mi trascinavo nella strada verso casa, le mie gambe potevano cedere da un momento all'altro.
Che male, che male, che male.
Mi rifugiai in un vicolo appoggiandomi stremato a un cassonetto. Tremante e dolorante mi tolsi la cuffia e i guanti. Per quella notte poteva bastare.
Uscii dal vicolo e ripresi a camminare ma le gambe non mi sorressero più facendomi cadere a terra. 
« Merda! » imprecai.
Alzai lo sguardo e vidi la finestra di una casa illuminata. Un'ombra si affacciò per poi sparire subito dopo.
« Alex! » una voce dal tono preoccupato urlò il mio nome.
Ooh, un angelo...
I capelli rossi di quest'ultimo erano raccolti in una morbida treccia.
Aspetta un attimo... Cloudy?
Indossava il pigiama in cotone che avrei voluto metterle.
« Che cosa ti è successo? » mi domandò inchinandosi vicino a me e accarezzandomi il viso.
Sono stato aggredito da una ragazza volante e la copia di Catwoman in body.
Fu la prima cosa che pensai ma di certo non avrei potuto dirle la verità.
« Mi sono ritrovato in mezzo a una rissa, venti contro uno... e l'uno ero io. » mentii con un filo di voce.
« Ti aiuto ad alzarti, andiamo in casa. » mi rispose cercando di sollevarmi.
Diedi il meglio di me per riprendere le forze che avevo perso e zoppicando appoggiato a lei arrivai di fronte alla porta d'ingresso.
« Fai piano o i miei si sveglieranno. » mi avvisò aprendo silenziosamente.
Quando fummo d'innanzi alla rampa di scale prese dolcemente la mia mano per aiutarmi a salirle, con l'altra aprì la porta di camera sua.
Sgraziatamente mi sdraiai esausto sul suo morbido letto.
« Torno subito. » mi informò prima di riuscire.
Magari sta andando a mettersi qualcosa di più carino.
Non potei fare a meno di sorridere a quel pensiero.
« Eccomi qua! » esclamò rientrando con in mano un kit del pronto soccorso. Purtroppo aveva ancora addosso quel pigiama. Mise un po' d'alcool su un batuffolo di cotone e rimase ferma a guardarmi aspettandosi qualcosa da me.
« Dovresti... » disse abbassando lo sguardo verso la mia maglietta.
« Ah, già... Non credo di farcela da solo. » risposi con finto dispiacere.
Lei poggiò il cotone sul comodino e iniziò a sfilarmi la maglietta con delicatezza. Sorrisi maliziosamente a labbra serrate mentre alzavo le braccia.
« Sei ridotto davvero male. » osservò dispiaciuta.
« Dovresti vedere gli altr... » le mie menzogne si interruppero al bruciore dall'alcool sui tagli.
« Dai, tra un po' passa. » mi incoraggiò.
« Come mai eri in mezzo a quella rissa? Se posso chiedere. » continuò curiosa.
Pensa Alex, pensa...
« Nulla di particolare, solo dei coglioni ubriachi... » dissi per farla breve.
« Capisco... » rispose concentrata su ciò che faceva.
Nonostante il dolore le sue mani rendevano il tutto più dolce, quasi mi dispiaceva che avesse già finito.
« Credo che tu debba andare adesso, è piuttosto tardi. »
« Di già? Cioè, di già le 4? » dissi alzandomi con fatica dal letto.
« Seguimi, non fare rumore. » mi ricordò.
Ancora instabile scesi le scale tenendole la mano.
« Grazie. » conclusi dandole un ultimo sguardo prima di uscire dispiaciuto.
« Ci vediamo a scuola. » mi disse piano lei affacciandosi all'uscio.
Mi girai a guardarla.
« Davvero? Cioè... d'accordo. » risposi indietreggiando inciampando su una siepe come un coglione. Per fortuna era già rientrata in casa.
   
 
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