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Autore: pikychan    02/09/2014    1 recensioni
Questa fanfiction comincia da Lucinda.
Ora ha tredici anni e anche quest'anno parteciperà al Gran Festival.
Poco prima della finale però conoscerà una ragazza che sembra conoscere Ash. Questa decide di ripartire per trovarlo.
Preoccupata per le sorti della ragazza ne parla con la sua amica Zoey.
...
"...Non ti piacerebbe rivedere Ash?"
...
Le consiglia di ripartire con questa ragazza, ma Lucinda è confusa.
Che cosa farà alla fine?
{Pearlshipping and Elettricshpping}
[AshxLucinda and CamillaxLem]
Genere: Demenziale, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Ash, Lucinda, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Pokémon: Le mie fanficition sulla pearlshipping'
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Disavventura a pochi passi dalla città

 

 

Miracolo è già, d'eterna immensità

Trovo te, trovi me, ha dell'incredibile!

 

Erano uscite da Luminopoli.

Le nostre due ragazze ora si trovavano in un bosco appena fuori dalla città. Stranamente Camilla non era molto allegra. O almeno non lo sembrava. Osservava l'amica che camminava un po' più davanti a lei. La mora aveva un'espressione preoccupata e allo stesso tempo sorpresa stampata in viso. Non pensava che se la sarebbe presa così tanto a cuore. Di solito lei era una ragazza piuttosto dispersiva, che non ricordava le cose per molto. Si focalizzava più sul presente e futuro piuttosto che sul passato... mah! Forse non la conosceva ancora così bene dopotutto.

Lucinda camminava quasi totalmente piegata in due. Le braccia erano completamente abbandonate a loro stesse. La sua espressione talmente amara che avrebbe fatto sembrare dolce un caffè.

“Dai Lucinda, non essere triste... il mondo è pieno di cuffie...” disse cercando di rincuorarla. Le pareva però una frase un po' stupida da dire, perfino per lei... no, era divertente. Quella strana situazione le aveva dato una spinta in più per le sue gag comiche.

La blu si fermò serrando i pugni. Si voltò stringendo i denti. La mora aveva paura potesse saltarle addosso da un momento all'altro. Scattò in allarme e indietreggiò di poco.

“Ma quella... era speciale! Me l'aveva regalata mio papà...!” mostrò invece due occhi languidi languidi in procinto di mettersi ad aprire i rubinetti.

“Ah! Lucinda non piangere per favore! Ti prometto che quando arriviamo alla prossima città ti compro una cuffietta molto più bella!” scosse le mani agitata dimenticandosi di non aver soldi con se.

“Sei un'amica...” emise spazzandosi via quelle lacrime amare con un braccio “Ma non c'è nulla di cui preoccuparsi!” aggiunse ricominciando a piangere come una fontana dietro lo stesso braccio.

“Oh no, Lucinda...” sussurrò l'amica mora mettendo le mani sui fianchi. Era stranita e intenerita allo stesso tempo. La sua amica aveva proprio la lacrima facile. Più di quanto potesse immaginare... o forse era solo il giorno?

Era il ventuno marzo, il giorno di primavera. Il giorno dopo sarebbe stato il compleanno di Lucinda. Avrebbe compiuto tredici anni. Camilla ricordava che solo il giorno prima glielo aveva detto con aria entusiasta. Invece ora era così triste... la cuffia era il meno con tutte quelle che le erano capitate. E la nocciola riconosceva che gran parte della colpa era sua e del suo carattere mutevole.

Fu in quel momento che lo decise. Avrebbe fatto in modo che si ricongiungesse con Ash. Quello stesso giorno. Non importava come, ci sarebbe riuscita. Doveva riuscirci. Non c'era tempo per le incertezze e i ripensamenti, glielo doveva. Quella ragazza era sempre così gentile con lei. A volte pensava persino di doverla difendere come una sorella maggiore. Camilla invece sentiva di non essere mai stata utile. Sentiva che si concentrava solo su se stessa e questo non era certo un comportamento ammirevole. Doveva riuscire a fare qualcosa che fosse in grado di strappare un sorriso all'amica. E Ash le sembrava perfetto. Era convintissima che la blu provasse qualcosa di molto profondo per l'amico. Qualcosa di talmente fondo che non se ne accorgeva neppure. Si chiedeva se Ash invece se ne fosse accorto. Da piccolo era un tale ingenuo... quasi uno sprovveduto. Chi sa se con gli anni era cambiato...

“Dai Lucinda, non piangere, andiamo ok?” la prese per un braccio. Lei emise solo un debole sì. In quel momento le sembrava una bambina. Una bimba piccola che smette di piangere a comando anche se ha voglia di continuare. A cui rimane quell'espressione amara in volto finché non succede qualcosa di bello che le fa dimenticare la tristezza.

Sì, devo trovare Ash a tutti i costi!

La sua espressione era convinta e ferma. Completamente proiettata in avanti anche se era impossibile capire dove stesse guardando. Era impossibile perchè era come se stesse guardando i suoi pensieri.

All'improvviso sentì un botto e subito dopo tirare il braccio da cui teneva l'amica blu. Perplessa fece qualche passo indietro. Non ci volle molto a capire che, troppo presa ancora una volta da se stessa, avesse fatto sbattere la ragazza contro un albero. Era incredibile. Anche quando progettava di fare la cosa giusta sbagliava. Lei in realtà pensava agli altri, però era come se lo facesse per darsi sollievo. Si sentiva tranquilla se gli altri erano felici o contenti. La rasserenava. Era forse questo essere egoisti?

“Mi dispiace! Lucinda ti sei fatta male!?” le aveva lasciato la mano. Lucinda vedeva le stelle, ma cercava comunque di rassicurare l'amica dicendo cose come «Non è niente» o «Sto bene».

A un certo punto una bambina bionda apparve davanti a loro. La bimba aveva degli occhi azzurri che a Camilla sembravano famigliari. Forse un po' troppo... ma aveva già visto quella bambina? E se sì, dove?

Anche la blu, da terra, la osservò. Era una bimba che sarebbe andata come massimo all'ultimo anno della scuola materna. Non era molto alta. Portava i capelli in modo molto originale. Difficilissimi da descrivere.

Anche la bimba in questione le osservò. In particolare osservò Lucinda. Dai suoi occhi traspariva anche il suo stupore.

“Una bimba così piccola nel bosco da sola...” commentò Camilla attirando l'attenzione su di se “Lo sai che è pericoloso? Non dovresti, ci sono i Pokèmon selvatici” continuò sempre più preoccupata. Non vorrai fare la fine di “Cappuccetto Giallo”? avrebbe voluto aggiungere, ma aveva paura di essere troppo squallida agli occhi innocenti di quella bimba.

“Io mi sono persa, mi chiamo Clem” disse un po' timidamente.

“Piacere Clem, noi siamo Lucinda e Camilla, ora non hai nulla da temere, ci pensiamo noi a riportarti dai tuoi genitori” si rialzò. La piccola la osservò ancora. Con aria incuriosita e sorpresa. La ragazza proprio non capiva perchè. Non distolse lo sguardo, ma cominciò a sentirsi un po' a disagio.

“Sei della città di Luminopoli?” chiese ancora la mora.

“Eh? Sì, esatto, però non ho perso la strada di casa, ero con mio fratello e i suoi amici, ma poi li ho persi di vista” chiarì un po' imbarazzata. Lei ricordava bene la strada di casa.

La ragazza dagli occhi blu ricordò ancora una volta che non c'era nulla di cui preoccuparsi. «Li ritroveremo presto» aggiunse per essere più convincente, ma l'amica frenò il suo entusiasmo dicendo che una frase del genere faceva solo preoccupare di più una bimba così piccola. Lucinda protestò sostenendo che Clem si sarebbe sentita rassicurata se non fosse stato per il suo commento «Fuori luogo».

La biondina le osservava, in particolare sempre Lucinda. Ormai il suo sguardo era sempre più arricciato il un sorriso furbo e contento allo stesso tempo. Un sorriso enigmatico come solo quelli dei bambini sanno essere.

 

Le due ragazze e Clem si erano messe in marcia.

Camilla aveva mostrato alla bambina, della quale invidiava tanto gli occhi, la sua Kika e lei le aveva presentato il suo Dedenne. E quando le aveva chiesto se non fosse troppo piccola per allenare i Pokèmon, lei le aveva risposto che in realtà quel Pokèmon lo aveva catturato suo fratello e che lei se ne occupava solo.

«Tuo fratello dev'essere proprio un bravo ragazzo»

Clem aveva confermato con un cenno della testa. Aveva detto che l'avrebbe sorpresa.

Stavano camminando ormai da molto tempo. Si sarebbero fermate volentieri a riprendere fiato, ma Lucinda aveva troppa paura di non riuscire a raggiungerli in tempo.

«E se escono dal bosco senza Clem? Dopo che facciamo?»

La mora aveva assicurato che non sarebbe successo, però la piccola Clem si era terrorizzata a quelle parole. Alla fine avevano deciso di non far soste. Era meglio così. E prima avrebbero ritrovato quei ragazzi, prima si sarebbero levate quel peso dalla coscienza e quella strana inquietudine.

A un certo punto videro qualcosa nell'aria. Una molgonfiera. Una molgonfiera a forma di Meowth con il cesto verde. Non c'erano dubbi. La ragazza dai capelli e occhi blu sapeva bene a chi apparteneva. Ai soli che poteva appartenere. E nonostante non riuscisse a vederli bene ne era assolutamente certa. Le tre si fermarono.

Preparatevi a passare dei guai!” recitò una voce femminile.

Dei guai grossi!” disse un'altra maschile.

Proteggeremo il mondo dalla devastazione...

Uniremo tutti i popoli nella nostra nazione...

Denunceremo i mali della verità e dell'amore...!

Estenderemo il nostro potere fino alle stelle...!

Jessie!

E James!

Team Rocket, pronti a partire alla velocità della luce

Arrendetevi subito o preparatevi a combattere

“Miao, proprio così!” si aggiunse una terza voce.

“Penso che sia impossibile essere più stolker di voi tre” commentò la blu con aria annoiata.

“Cooosa?! Ma lei...! Oh no! È la bamboccia di Sinnoh!” si affacciò alla molgonfiera la ragazza dai lunghi capelli con aria arrabbiatissima.

“Qualcosa è andato storto...” disse il ragazzo con un sorriso mortificato.

“Chi è che ha modificato la trama?” domandò retorico il Pokèmon nelle stesse condizioni dell'amico. Allargò le zampe.

“Che ci fai qui!? Tu non sei di questa serie!” continuò Jessie.

“Ma cosa state boffonchiando? Piuttosto non vi vergognate? Seguire sempre Ash per sottrargli Pikachu non vi fa onore!”

“Non fare la moralista! Ci pensiamo noi a rispedirti a casa dalla mamma! Pumpkaboo!” gridò acida lanciando la PokèBall dalla molgonfiera.

“Ah, è così allora? Piplup, scelgo te!” lanciò a sua volta la sfera.

La vista del Pokèmon pinguino fece scoppiare a ridere Jessie, ma si vedeva che in realtà era una risata forzata.

“Non farmi ridere, ti sei portata dietro quel coso!? È così antiquato!”

“Ehi! Piplup non ha niente che non va!”

“Jessie, guarda sulla spalle di quella ragazzina” le disse James riferendosi a Camilla.

“Sì, non è il Pikachu del bamboccio, ma potremmo sempre acciuffarlo” il Pokèmon parlante saltò sul cesto.

“Non avrete mai la mia Kika-chin!” urlò la ragazza proteggendo il Pokèmon giallo.

“Camilla, Clem, scappate, il più lontano possibile” le due si fecero perplesse “so come affrontarli, andate” la blu sembrava davvero convinta. L'amica non se lo fece ripetere due volte, al contrario della bimba...

“Stai attenta...”

“Sta tranquilla, non c'è nulla di cui preoccuparsi” si voltò sorridendole.

Allora Clem andò, ma si fermò dietro a un albero non troppo lontano. Osservò tutta la battaglia. Fu lunga e stancante. Nonostante tutto però la blu continuava a comandare a Piplup nuovi attacchi. Schivate, avvitamenti, bolleraggio, mulinelli... di continuo. Era venuto su un bel putiferio. La piccolina si sentiva davvero in colpa...

 

[…]

Ash, raccontami ancora di quella tua amica di Sinnoh!”

Beh, lei... è molto coraggiosa”

Coraggiosa? Intendi come te?”

Uhm... non proprio, si può dire che lei abbia qualcosa in più”

Qualcosa in più?”

Vedi, lei sarebbe capace di sacrificarsi per qualsiasi persona in difficoltà senza pensarci un attimo”

[…]

 

In quel momento la bambina aveva preso la sua decisione. Uscire allo scoperto e correre ad aiutarla. Non sarebbe tornata indietro da questo e il suo sguardo ne era la prova.

La piccola si mise in mezzo proprio quando Jessie stava per sferrare un attacco. Fu un attimo. Clem si accasciò a terra priva di sensi. Lucinda cacciò un urlo e andò a vedere come stava. La chiamò invano. Niente. Non rispondeva. Allora non sapendo più che fare permise alle lacrime d'impossersarsi dei suoi occhi. La blu sentiva che un attacco l'avrebbe colpita da un momento all'altro, ma non gliene importava. Non gliene importava niente...

Però l'attacco non arrivò mai a lei. La ragazza rialzò la testa solo per vedere cos'era successo. Perchè l'attacco non l'aveva colpita?

Ecco la risposta. Un lampo giallo colpì la molgonfiera di netto. Un lampo talmente vicino che avrebbe potuto toccarlo. Generato da un chuuuuu! … La ragazza spostò i grandi occhioni blu e sorse un Pikachu. No. Non quello di Camilla. La forma della coda non era a cuore. I suoi battiti cominciarono a farsi sentire sempre di più. Sempre più veloci... finché non lo vide. Capelli corvini, occhi marroni... lui. Ash.

La molgonfiera del Team Rocket volò via saltando per aria. Facendo ripartire loro per l'ennesima volta alla velocità della luce.

 

Poi era seguito un grande momento di panico.

Alla fine era stato grazie a Camilla se Ash era arrivato in tempo. O forse quasi. La blu si sentiva tremendamente in colpa. Non avrebbe mai voluto che Clem si facesse male per proteggerla. Non capiva perchè quella bimba così piccola l'avesse presa così tanto in simpatia da fare una cosa del genere.

Lucinda e Camilla erano andate al Centro Pokèmon. Non scordiamoci del Piplup di Lucinda. Anche lui aveva subito diversi danni. Mentre Ash e gli altri avevano portato all'ospedale Clem.

La blu se ne stava seduta a testa bassa. Era andato tutto per il peggio.

L'amica bruna tentò di risollevarle il morale, ma come volevasi dimostrare non servì. A un centro punto la ragazza disse che voleva prendere una boccata d'aria. Uscì lentamente. Ormai l'aria del Centro Pokèmon le sembrava soffocante e calda da scottarle le guance. Fuori però la situazione non migliorò. Forse in quanto ad aria, ma continuò a pensare a ciò che era successo e questo continuo pensiero la distrusse psicologicamente. Si mise le mani sugli occhi abbassandosi quasi alle ginocchia. Ormai non le uscivano più lacrime. Piangeva dentro. Anzì, moriva.

“Lucinda...” una voce distante di appena qualche metro la chiamò. Era una voce bassa bassa. Quasi un sussurro. La ragazza rialzò la testa per guardare e vide ancora una volta lui. Pikachu non c'era. Si chiedeva dove potesse essere, ma questo non era di certo il momento. Rimise le mani sugli occhi e pianse. Sì. Alla vista di Ash le lacrime erano tornate. Difficile spiegare il perchè.

Il ragazzo si sedette nella banchina di fianco a lei, con aria abbattuta. Le dispiaceva vedere l'amica così. Eccome se gli dispiaceva.

“Sai, vorrei ci fossimo riincontrati in circostanze migliori... ero così felice all'idea che questo giorno potesse arrivare”

A quelle parole la ragazza dagli occhi blu lì sgranò e tolse appena le mani.

“Tu sei l'unica persona capace di farmi sentire la sua assenza nei momenti peggiori, sfide, lotte in palestra... mi rendo conto che non è il massimo, ma il solo non sapere che non c'eri mi rendeva nervoso, non riuscivo a concentrarmi come avrei dovuto”

All'incirca dopo la frase di Ash. La pioggia cominciò a cadere. Da subito piano, ma fu un attimo perchè cominciasse davvero a farsi sentire. Fu una pioggia rumorosa quanto lunga. Non avrebbe smesso per ore. Si capì fin dall'inizio.

“Lucinda, piove a dirotto, è meglio rientrare”

“Tu va pure”

Il ragazzo però non andò. Restò lì. Sulla panchina accanto a lei. Non è che la sua posa fosse cambiata di molto, ma ora aveva lasciato le braccia ricadere sulle gambe.

“Ci prenderemo un bel malanno, sai?”

“Insomma Ash, ti ho detto che tu...!” la ragazza si stava irritando.

Ash cominciò a ridere moderatamente.

“Finalmente mostri segni di umanità”

Lucinda si stupì. Adesso si sentiva un po' più leggera. Incredibile.

L'amico si alzò e si mise di fronte a lei. Le tese la mano. Sorrise. La blu osservò che era bagnato da capo a piede. Poteva rientrare. Lasciarla là sola sotto la pioggia. A deprimersi. A offendersi. Ad autodistruggersi. Invece lui era lì... per lei.

«A volte Ash è davvero dolce»

Lo diceva a volte mentre si spazzolava i capelli la mattina. Non per un motivo in particolare. Semplicemente trovava dolcissimi alcuni suoi comportamenti, come quando si agitava per via di qualcosa che voleva dire, ma che non riusciva a spiegare bene. Anche ora lo avrebbe detto. O almeno le sarebbe piaciuto. In realtà se Ash lo avesse saputo avrebbe pensato lo pensasse un dolce.

“Allora, torniamo dentro?”

La ragazza fece cenno di sì con la testa. Prese la sua mano. In poco tempo si ritrovò contro di lui. L'abbracciava. Un po' timorosamente e timidamente. Quando aveva accettato la sua mano lui l'aveva tirata a se. Ora aveva capito quale fosse il vero coraggio. Fare qualcosa senza dare troppe spiegazioni. Altro che battersi contro il Team Rocket. Altro che salvare la terra. Ciò nonostante lei era rimasta inerte alla situazione. Paralizzata. Un pezzo di legno. Occhi sgranati... fece caso solo a un piccolo particolare. Ash era diventato davvero più alto di lei. Almeno due o tre centimetri.

“Lucinda, non sentirti in colpa, non è colpa tua...” 

  
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