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Autore: meiousetsuna    02/09/2014    4 recensioni
Scritta per il contest: Promete -di Fra.EFP
Elena è rimasta sola, senza Damon, ormai perduto, forse per sempre.
Ma non può smettere di pensarlo, sempre...
dal testo: Un corpo nato per cominciare a sgretolarsi, respiro dopo respiro, attimo dopo attimo, ogni battito del cuore un passo verso la fine; a che vale allora amare se bisogna temere che la passione rimbombi nel petto come una marcia funebre?
Si era fidata di lui, era così abituata a non doversene più pentire, da tanto tempo.
Le aveva promesso di restare sempre con lei, scrivendo quel giuramento sulla sua pelle con baci ardenti più indelebili dell’ inchiostro, mettendola sempre al primo posto, prima della sua sopravvivenza, per poi tradirla

Con Amore, Setsuna
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Genere: Malinconico, Sentimentale, Introspettivo
Avvertimenti: Spoiler! Parziale solo del promo della 6x1
Pacchetto: Anemone 
Paring:Elena/Implied!Damon
Rating: Giallo

 

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‘Tu sei già come me’.
La prima volta che Damon aveva pronunciato quella frase, Elena aveva storto la bocca; non voleva che fosse vera, che ferisse i sentimenti di Stefan.
Poi si era insinuata nella sua mente, un’ombra talmente pallida da poter essere proiettata da un fantasma; se avesse condiviso la sua inclinazione spontanea, avrebbe finito col somigliare davvero a lui e questo non era accettabile.
Aveva cercato una motivazione che la spingesse ad andare avanti, anche se ogni pensiero che nasceva lineare e chiaro si torceva su se stesso, finendo per richiudersi in un cerchio.
La natura di un vampiro è quella di un predatore, non è sbagliato, non è Male.
Aveva trovato le parole giuste da raccontare a Stefan — e le aveva divorate, ogni giorno e ogni sera, come le tenebre affascinanti che inghiottivano il Sole, come luoghi da lasciare inesplorati. Terre incognite.*

Ma ogni passo che aveva fatto era stato nella direzione opposta alle sue intenzioni: il piacere di nutrirsi di ciò che il suo organismo richiedeva, l’abbandono estatico alla caccia, al sangue, l’appagamento che provava festeggiando la vita ritrovata nella morte.
Lui era stato in grado di aiutarla, guidarla, insegnarle come essere felice da vampira più di quanto non lo fosse nella condizione di umana, così fragile.
Un corpo nato per cominciare a sgretolarsi, respiro dopo respiro, attimo dopo attimo, ogni battito del cuore un passo verso la fine. A che vale allora amare se bisogna temere che la passione rimbombi nel petto come una marcia funebre?
Si era fidata di lui, era così abituata a non doversene più pentire, da tanto tempo.
Le aveva promesso di restare sempre con lei, scrivendo quel giuramento sulla sua pelle con baci ardenti più indelebili dell’inchiostro, mettendola sempre al primo posto, prima della sua sopravvivenza, per poi tradirla.

Elena alzò gli occhi verso il cielo, stringendo la collana che le aveva regalato durante l’estate più bella che avesse trascorso nella sua esistenza; non in occasione del suo compleanno, non era mai così banale. Un giorno in cui pioveva, capovolgendo la stagione; una situazione che si adattava così bene a lui, che era come ghiaccio ad Agosto e calore a Dicembre.
Non più quella indossata da Katherine, un simbolo del dolore passato, ma una scelta per lei, con una semplice goccia di zaffiro.
Elena fissò il ciondolo cercando invano in quello scintillio azzurro un riverbero che somigliasse anche di sfuggita a quello degli occhi di Damon; qualche volta le era parso che si replicassero come immagini allo specchio, o la memoria le stava mentendo?
Non c’era una tempesta soffocata in quel perfetto cristallo, era solo un pezzo di materiale inerte, senza valore; una stella dopo essere caduta sulla terra.
‘Il mio cuore non si innamorerà mai più, proverà dolore troppo spesso, cercherà di fermarsi’.
Una notte Elena si era spogliata, mantenedo solo la collana addosso, osservando il suo riflesso: era davvero bella come lui le ripeteva ogni volta che la privava degli abiti, gurdandola come un miraggio?
Le dita passarono lievemente sulle curve del suo corpo, tornando a stringere lo zaffiro, come un amuleto magico, ma non lo era.
Era andata nella stanza di Damon, aprendo il secondo cassetto per prendere una delle sue magliette, poi a occhi chiusi aveva respirato il suo profumo.
‘Avevi promesso di non farmi sentire freddo di notte, che avrei dormito nelle tue braccia, senza incubi’.

Aveva indossato la t-shirt nera provando a riposare nell’enorme letto di quella stanza che era rimasta volutamente disordinata, ma era stato impossibile.
Era uscita così, con niente altro addosso, sdraiandosi sulla strada. Forse non avrebbe dovuto cedere alla rabbia e alla disperazione, ma lei non aveva giurato di non fare vittime; anzi, probabilmente Damon l’avrebbe fissata con un sorrisetto di scherno rivolto alla sua parte moralista e compassionevole — quella che era rimasta ancorata a Stefan tanto a lungo — per poi baciarle le labbra tinte di sangue.
Una macchina si era fermata dopo pochi minuti, la ragazza dai capelli lunghi e ondulati aveva compiuto il suo ultimo gesto gentile, gridando mentre le zanne appuntite tagliavano la pelle sottile del collo.
‘È questo che si prova quando i sentimenti non sono spenti, ma ci si lascia travolgere dall’euforia del sangue? Dovevi essere qui, Damon, aiutarmi, dividere tutto con me. Invece mi hai ingannata, hai lasciato tornare gli altri, sei rimasto indietro. Eppure avevi detto di essere egoista, di tenere solo ad una lista di persone che iniziava col mio nome e terminava col tuo. Era una bugia’.
Notte dopo notte il rituale si era protratto, malgrado l’intervento di Stefan e di Caroline, portato all’unisono benché con parole differenti; allarmate quelle della sua amica bionda, spente e livide quelle del ragazzo, simili alla tinta delle nocche che stringeva con frustrazione.
‘Quindi anche un vampiro può sbiadire, non sto impazzendo. Non finirà mai, non voglio smettere, in quel momento lo sento vicino, sono fusa con la sua essenza. Potrei uccidermi, ma dovrei sopportare la colpa di due vite recise, o all’opposto pregare, ma sarebbero parole blasfeme, insidiose, soffici come sabbie mobili’.
Nessuno l’avrebbe aiutata, pensò.

‘Damon mi ha lasciato una cicatrice che non può risanarsi, né respirare, è piena di un veleno che mi accarezza l’anima per blandirla e fare sì che ceda, che crolli, che mi arrenda; come se le cose potessero diventare più facili’.
Non poteva dire la verità, neanche alla persona più cara, a suo fratello o a Rick.
Stava giocando il tutto per tutto, su due binari.
Uno era l’autodistruzione della coscienza, per non provare più niente; ma l’altro somigliava ad una stregoneria cattiva, nera, cosa che era disposta a portare avanti purché funzionasse.
Quando eccedeva — in assassini, in grida che si sollevavano verso la volta celeste o verso le profondità infernali, non era lei a poterlo giudicare — quando si tuffava a occhi aperti nelle spirali della perdizione, Damon le appariva.
Erano pochi istanti, ma sufficienti ad assicurarle che non si trattava di una allucinazione; cercava di fermarla, di convincerla a superare quel lutto senza fine; a volte era dolce, altre cercava di sussurrarle acri rimproveri, il suo modo di essere ancora più tenero perché cercava di nasconderlo.
Non si sarebbe fermata, finché non avesse capito come trattenerlo, richiamarlo: se poteva manifestarsi, non era finito.
‘Fosse l’ultima cosa che faccio, giuro che ti ritroverò, Damon; non hai diritto di lasciarmi’.
Elena si asciugò le gocce di fluido scarlatto che colavano dalla bocca; soltanto una sfuggì, scivolando piano sul collo e sul seno, fino a macchiare il pendente, mascherando lo zaffiro in un rubino dai riflessi violacei.
Era mezzanotte, le suggeriva la Luna alta nel cielo avvolgente come un sipario di velluto nero che attendeva la sua comparsa; Elena si avvicinò alla finestra spalancata, respirando l’oscurità densa. L’aria fresca la toccava come le mani di un amante, mentre i versi che lui le aveva recitato affioravano sulla sua bocca, disegnandovi un lieve sorriso che le arricciò le labbra.
“Il bosco è profondo e pieno di splendide ombre nere; ed io ho promesse da mantenere. Mi hai sentita?’**

 

Grindhouse – Quentin Tarantino**
The woods are lovely dark and deep
and I have promises to keep
and miles to go,
before I sleep
Did you hear me, Butterfly?

 

  
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