02/09/2014
4 recensioni
Nota: questa storia si è ispirata, ma non ha partecipato, al contest Odore di fragole rosse di _Fox,, che ringrazio per avermi dato il permesso di pubblicarla. Il dipinto cui fa riferimento è Edward Hopper's Coffee di Zack Thurmond.
IN UNA TAZZA DI CAFFÈ
1. Ichigo
Dalla tazzina sale un odore di cenere spenta, come fosse un’anima bruciata.
Com’è che dopo un po’ uccidere diventa facile? Prima lo fai con gli Hollow. Be’… quelli… non sono umani. Poi con gli Arrancar. Quelli… no, non puoi dire che siano umani, hanno sempre un pezzo che gli manca. Poi con i Quincy. Quelli invece sono umani… ma nemici? Fra poco ti sembrerà facile anche uccidere i tuoi amici.
Yuzu ti ha portato il caffè. Anche per lei hai imparato a uccidere, perché hai giurato che li avresti difesi.
La tazza di caffè ormai fredda sul tavolino riflette solo una vaga ombra. Chi sei adesso Ichigo? Chi sei davvero?
2. Byakuya
Non ti piace il caffè. Ami la lenta e solenne ritualità di una tazza di tè. Ne ami il sapore antico e austero, la calma che circonda la forma solo apparentemente rozza della tazza millenaria che lo contiene. Ami tutto quello che ti ricorda il passato, perché tu vivi nel passato. Questo è davvero amore?
Oggi hai appoggiato il tuo wakizashi accanto alla chawan. Ti tenta l’idea sanguinosa e perfetta di aprirti il ventre e lasciare che la tua anima tormentata trovi un altro modo di soffrire, un modo che non sia questo. La tua mano scivola oltre la lama e afferra delicatamente tra le dita la tazza di tè.
3. Isshin
Quel caffè bollente la mattina, proprio come lo faceva lei, è così caldo che ti scotta la lingua ogni volta, ma tu lo bevi lo stesso senza aspettare. Nella cruda luce del giorno lei ti manca di più. Di notte, nell’ombra quieta della stanza, con la luna che aspetta paziente sull’orlo della finestra, puoi ancora sognarla, ma la vampa dolorosa del giorno ti riporta sempre la sua assenza.
Se l’avessi amata davvero, forse non sarebbe morta, forse l’avresti salvata. Avresti trovato il modo. È questo il tormento spietato che ti divora ogni giorno. Ora sei solo un guscio vuoto che aspetta una fine dignitosa. Una fine col sorriso sulle labbra.
4. Ukitake
Dovevi fermarlo. Dovevi ordinargli di non combattere da solo. Di non morire da solo.
C’era una luna falcata quella notte, una luna morta e il buio vibrava di orrore. Le radici degli alberi che strisciavano come serpenti nel fango, le foglie che rabbrividivano sui rami, la scorza dura dei tronchi che si spaccava con dei piccoli gemiti graffianti.
Ti alzi dal cuscino sudato e tossisci sangue fino a ricadere stravolto con i denti che mordono il respiro. Sempre lo stesso incubo che ti pianta nel cuore un coltello invisibile. Sei tu, il mostro.
E non ti è di sollievo il profumo dolce del caffè che annuncia l’arrivo del giorno.
5. Ulquiorra
La guardi rigirasi fra le mani il caffè caldo che le hai portato. Ti piacerebbe molto sentire qualcosa in quel buco freddo che hai al posto del cuore. Guardi il filo di vapore che sale dalla tazza annebbiare appena la luce morbida dei suoi occhi. Così caldi.
Lei guarda nei tuoi, senza paura. Le tue pupille sono scure e vuote, pozzi di buio compatto, assolute e nere. Poi abbassa la testa e l’onda calda dei suoi capelli le copre il viso.
Per la prima volta ti chiedi se sentire qualcosa, qualunque cosa, non potrebbe essere meglio di questo vuoto che ti porti dentro.
Hai paura di me?
Non ho paura.[1]
[1] Le ultime due righe in corsivo sono le battute del manga.