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Autore: oh_hi    02/09/2014    0 recensioni
"Come poteva un ragazzo dal sorriso così bello essere un “paziente con tendenze suicide e incline alla violenza” come diceva il fascicolo?".
Un ragazzo in un manicomio e un agente. Due vite separate costrette ad incrociarsi.
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La storia non è mia.
Coppia Luke/Ashton
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ashton Irwin, Luke Hemmings
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 “…ha ucciso la madre a dieci anni.”. Hemming guardò il fascicolo del ragazzo con perversa curiosità, ora aveva 17 anni e lo stato, o meglio l’FBI, aveva deciso di riaprire il caso per decidere se il ragazzo fosse dovuto rimanere ancora nella clinica psichiatrica oppure se fosse stato meglio mandarlo in carcere.

Qui entrava in gioco Hemming. Ragazzo giovane ma di talento. Il caso era stato affidato a lui perché non sembrava richiedere molta esperienza lavorativa e perché al momento, nella città di Sidney, c’erano troppi omicidi per mandare un pezzo grosso dell’ufficio ad indagare sul caso.

L’agente Luke Hemming aveva accettato.

Però quando si ritrovò davanti alla clinica pensò di aver fatto un cazzata. Il palazzo era bianco e come spesso si vedeva nei telefilm del giovedì, tutt’intorno c’era un enorme giardino cosparso di sedie. Si stava avvicinando l’estate ma non c’era anima viva in giro per il parco e più tardi scoprì che ai pazienti non era consentito di uscire all’aperto se non in casi eccezionali. Luke era rimasto zitto limitandosi ad uno scettico sopracciglio alzato.

La stanza del ragazzo era la numero 913 del nuovo reparto; il compito di Luke era far confessare il ragazzo per poi sbatterlo in galera.

Si era psicologicamente preparato alla vista di un ragazzo pazzo urlante e con tendenze all’omicidio, ma quando l’infermiera aprì la porta della stanza e con un cenno di capo indicò il ragazzo, tutte le sue convinzioni crollarono come castelli da carta. Ashton, così si chiamava, era completamente nella norma: capelli ricci e castani, lineamenti del viso ancora fanciulleschi e un fisico magro.

Il ragazzo alzò gli occhi dal libro che stava leggendo e rivolse a Luke il più bel sorriso che avesse mai visto.

 Come poteva un ragazzo dagli occhi e il sorriso così belli essere un “paziente con tendenze suicide e incline alla violenza” come diceva il fascicolo?  Hemming si disse che non era lì per quello, prima di tutto doveva testare la collaborazione del ragazzo.

“Ciao…io sono Luke Hemming…tu?”.

“Tanto lo so che lo sai…comunque Ashton…”. Non era un ragazzo particolarmente introverso. Il tono della sua voce era piatto, quasi annoiato.

“È un dottore lei? Cos’è venuto a fare qui?”. Assottigliò gli occhi verdi che divennero felini.

“No Ash, non so un dottore, sono un agente del’FBI. Diciamo che devo occuparmi del tuo caso..ti andrebbe di parlare con me?”

“Stiamo già parlando agente Hemming.”. Touchè. Un sorrisino divertito gli piegò la bocca.

“Bene allora vediamo di andare subito al sodo perché non ho tempo da perdere, parlami di quel che è successo sette anni fa con tua madre…”.

Ashton lo guardò, sbatté le ciglia un paio di volte e ritornò a leggere il suo libro. Hemming prese appunti mentalmente e cambiò tattica.

“Devo presumere che quel libro sia molto interessante…di che parla?”. Dialogo, si disse, ci voleva dialogo.

“Veramente è orribile. È un romanzetto da quattro soldi, però è sempre meglio di niente…”.

“Se ti annoi perché non ascolti un po’ di musica o non ti fai un giro?”.

Una risata fredda e priva di gioia risuonò nella stanza. Luke rabbrividì e aspettò che il ragazzo finisse la sua tetra risata.

“Ma lei si sente quando parla? Fare un giro? Ascoltare un po’ di musica? Se non l’ha capito io sono un individuo pericoloso e incline al suicidio e alla violenza! Secondo lei mi permettono di fare due passi in giro come se nulla fosse? E poi come l’ascolto un po’ di musica? Faccio canticchiare gli uccellini?”. Aveva sputato ogni singola parola con rabbia e le maniche della camicia dalla foga erano ricadute sui polsi. Quando Ashton le arrotolò di nuovo sugli avambracci, John notò un particolare che prima gli era sfuggito: aveva i polsi e le mani ricoperte di cicatrici.

Il ragazzo intercettò il suo sguardo.

“Belle vero? Questi romanzi fanno schifo da leggere, però hanno le pagine così affilate…lo sa che c’è più probabilità di tagliarsi con un pezzo di carta che con un coltello?”.

Luke inconsciamente arretrò di fronte a quello sguardo così acceso e acuto da poter ferire. Sguardo che si spense subito dopo.

“Mi scusi…non se ne vada…”. L’agente batté gli occhi e si sedette su una sedia poco distante da quella di Ash. Il ragazzo tornò a leggere come se nulla fosse e quando quasi due ore dopo Luke lo avvisò che doveva andare, lui non fece una piega.

Fuori dalla stanza trovò il dottore.

“Com’è andata allora questa sua prima visita?”. Colse del sarcasmo nella sua voce e non si preoccupò di assumere un tono gentile.

“Il ragazzo mi ha informato che non gli è permesso uscire, ascoltare la musica o passeggiare. Capisco perché questi posti vengono anche chiamati carceri. Comunque è andato tutto piuttosto bene, tornerò domani. Arrivederci.” Senza aspettare una risposta si incamminò verso l’uscita.

Una volta fuori prese un respiro profondo, quel posto toglieva l’aria.


SPAZIO AUTORE 
La storia non è mia.
Mi è piaciuta e ho deciso di pubblicarla nelle ff dei 5sos.
Ho visto che non c'è neanche una Lashton in giro così ho messo come protagonisti Luke e Ashton. 

 

 

 

  
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