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Autore: aire93    02/09/2014    2 recensioni
Puro missing moment, tratto dall'ultimo episodio (la 4x11) E' una mia idea di come Lydia abbia spiegato a Parrish la storia di Allison.
Ok, è un introduzione un po' meh, però per chi ha visto la puntata, si è capito.
Non c'è molto altro da aggiungere, se non: immergetevi nei Marrish Feels... (ah,si, la scena nella storia è tecnicamente avvenuta dopo la 4x10, quindi Lydia è alla centrale di polizia, e Parrish le è accanto ;) )
Dal testo: "“Sembra che tu abbia quasi tristezza a nominare gli Argent. Il tuo ragazzo è uno di loro?”
Lydia si morse il labbro, trattenendo con le mani un lato della portiera.
Era appena passata accanto al centro commerciale nel quale aveva comprato l’ultimo vestito con Allison, appena tre mesi prima.
Un manichino, in vetrina ancora lo indossava, e Lydia non potè non avvertire il nodo in gola crescente. La giovane deglutì un paio di volte, tentando di calmarsi, conscia che i suoi occhi si stessero inumidendo.
UPDATE: E’ una versione revisionata (e menomale, direi) della storia originale. Ho corretto alcuni passaggi e alcune forme, senza alterare la trama.
Enjoy
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Deputy Parrish, Lydia Martin
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Howling '
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Ok, ho appena terminato di vedere la 4x11, e il discorso di Parrish mi ha ispirato a scrivere questa cosa. Il mio cuoricino Marrish è pieno di feels…
SPOILER 4 STAGIONE SPOILER 4X11
 

« Non tutti i mostri compiono gesti mostruosi…».
 
Le parole gli risuonarono nella testa come un disco rotto, una canzone che non vuole abbandonare il cervello perché ha messo le radici nella materia grigia.
Non importava quanto provasse a scacciarle: esse rimanevano annidate nei suoi pensieri come fastidiose zanzare.
 
Jordan Parrish ne aveva già abbastanza di quella vita che non aveva chiesto, della quale non aveva ancora nessuna idea o ipotesi su come potesse continuare, comunque.  
E non importava che lo sceriffo sapesse, come se fosse invischiato anche lui nel dramma, da tanto tempo. Parrish avrebbe preferito rimanere completamente all’oscuro, piuttosto che avere incubi ogni notte e ogni volta che tentava di avvicinarsi ad un fiammifero.
 
Il fuoco lo spaventava, ormai.
 
Il ragazzo non poté fare a meno di guardarsi intorno, notando la figura fragile e sinuosa di Lydia Martin che in quei giorni aveva passato decisamente troppe ore movimentate.
Lydia era rimasta seduta sulla poltrona della centrale per almeno 10 minuti, dopo che Meredith se ne era andata, gli occhi rossi di chi non riesce più a resistere, di chi vorrebbe rimanere chiuso a chiave nella propria stanza per ore a prendere a pugni il cuscino.
Almeno la taglia di 20 milioni sulla sua testa, e sulle teste dei suoi amici era scomparsa: l’unica notizia positiva da qualche mese a quella parte.
La ragazza lasciò andare un lungo e profondo sospiro, le labbra strette in una linea sottile, le guance umide e il cuore vuoto.
Era riuscita a consolare Meredith, e forse poteva contarlo come una vittoria.
 
«Un penny per i tuoi pensieri». 
 
Bastò un secondo alla giovane, per capire di chi fosse quella voce.
Lydia alzò con supponenza gli occhi, specchiandosi nelle iridi smeraldine di Jordan Parrish, che teneva in mano un bicchiere di carta con del caffè, apparentemente.
 
«Mi ridurresti sul lastrico se dovessi pagarti per rivelare tutto quello che mi passa per la testa» rispose, il volto contratto in una smorfia.  
 
Parrish la studiò lentamente, gli occhi che si posarono sulle labbra secche, sul volto stanco, sugli occhi gonfi di una ragazza che pareva possedere quindici anni in più dei suoi diciassette, prima di tenderle una mano con coraggio.
 
« Ok, non ti lascerò rifiutare un passaggio in macchina per la terza volta. Si va a casa, domani c’è scuola» .
 
Lydia sbuffò, un suono più divertito che altro: «Ho la media di voti migliore dell’intera scuola. Posso permettermi di rimanere a casa un giorno».  
 
Parrish allungò di più la mano, senza demordere: « Lo so, ma hai passato tanto in questi ultimi giorni e hai bisogno di una bella dormita. Per questo ti alzi e ti lasci accompagnare senza fare storie…».  
 
Lydia capì che non c’era molto da discutere e per quello non si lamentò più di tanto. Forse non aveva più le forze o la voglia.
O entrambe.
 
-
 
«Cosa c’è il quel bicchiere?» domandò, lei pochi minuti dopo, mentre Parrish chiudeva lo sportello dell’auto.
 
«E’ una tisana rilassante. L’ho preparata io. C’è della camomilla, melissa e tiglio. Fa bene ogni tanto prendersi una pausa dal caffè, soprattutto prima di andare a dormire» .
 
«Oh, il sonnifero era la mia alternativa alla tisana, ma date le circostanze…» Lydia si sistemò comoda sul sedile anteriore, trovando un comfort che raramente provava nelle macchine della polizia.
Forse era il deodorante al profumo di lavanda o forse la strana empatia che sembrava provare ogni giorno di più per Jordan Parrish, fatto stava che Lydia si sentì più rilassata all’istante, le palpebre che si stavano appesantendo.
La giovane portò alle labbra il bordo del bicchiere caldo, iniziando a sorseggiare.
La bevanda scorse giù per la gola, lasciandole un retrogusto amaro in bocca e uno strano pizzicore sulla lingua; Lydia storse la bocca, proprio mentre Parrish metteva in moto.
 
«Oh no, no! Non ho zuccherato! Maledizione, non ho zuccherato. Mi dispiace davvero, adesso è amarissimo!».
Parrish sembrava un ragazzino diligente sorpreso a non aver fatto tutti i compiti: il ragazzo tamburellò le dita sul volante, agitandosi sul posto.
Lydia si lasciò scappare un sorriso: per essere un ragazzo di 24 anni, Parrish sembrava molto più adolescente.  
 
«Oddio, non c’è da preoccuparsi vice sceriffo. E’ amara, non avvelenata…».  
 
Parrish lasciò trascorrere un minuto, aspettando che la macchina entrasse nella via principale, le luci dei lampioni che lo illuminavano ad intermittenza, prima di sussurrare: «Chiamami Jordan. E non darmi del lei. Ho solo sette anni in più di te, quasi sei ormai. Non sono così grande. E poi, siamo nello stesso branco in fondo, no?».
 
Lydia si morse la lingua, annuendo lentamente. «Ok, ehm …Jordan. Va bene…»
 
Il silenzio riempì l’auto con la stessa lentezza esasperante con cui il bicchiere pieno di tisana si svuotava: nella mente di Parrish la ragione si stava scontrando a muso duro contro l’istinto, il tutto in maniera così tranquilla da non dare nell’occhio.
L’oggetto del suo interesse da qualche tempo, gli stava a pochi centimetri e lui non sapeva come iniziare un discorso che avesse senso per entrambi.
Lei non aveva staccato gli occhi dal finestrino per un attimo. Forse osservare il paesaggio la calmava.
In più Parrish sapeva che Lydia era ormai abituata a vivere nel mondo soprannaturale, e per quello voleva avere più informazioni su sé stesso, su quello che gli era accaduto e sul perché non era morto carbonizzato, la notte precedente.
 
Ci vollero due semafori rossi e la radio spenta, per provare ad iniziare quel discorso che lo tormentava.
 
«Come…come hai fatto a capire di essere quello che sei?».
 
Lydia abbassò la testa, posando il bicchiere sul porta bevande.
Era meglio andare al sodo.
«Innanzitutto sono stata morsa su un campo di Lacrosse da un lupo mannaro e questo ha dato inizio alla mia trasformazione.
E qualche mese dopo un druido oscuro, un Darach, mi ha fatta urlare, capendo di trovarsi di fronte ad una banshee».
La voce di Lydia tradì un fremito di angoscia, che Parrish colse, da ascoltatore esperto.
 
«Ok, ok. Scusami. Se non vuoi dirmi altro va bene. Sento che non è un argomento facile, per te».
 
Lydia scosse la testa, il lampo di una risata cristallina nei suoi occhi, sbiadita e distrutta a causa di un colpo di spada. «No, non lo è. Soprattutto quando perdi persone a te care » .
 
La tensione prese possesso dell’auto in un battito di ciglia. Parrish lasciò andare un sospiro. Non voleva forzarla a parlare, ma nello stesso tempo, voleva sapere di più.
La sua voce si abbassò di un paio di toni, come se stesse parlando al capezzale di una persona malata.
 
«Chi ti ha morsa? ».
 
«Peter Hale. E’ stato lui a far riaffiorare i miei poteri da Banshee».
Parrish quasi fece sbalzare entrambi contro il vetro, a causa della frenata brusca. «Peter Hale? Come Derek Hale?».  
 
«E’ suo zio, il fratello di sua madre. Peter è abbastanza psicopatico, l’hai potuto notare. E’ stato lui a mordere Scott, rendendolo un lupo mannaro. Il fatto che sia a piede libero mi inquieta, in effetti. Non si sa mai cosa passi per la testa di quell’uomo».
 
«Oh…» Parrish annuì, incapace di aggiungere altro. La tranquillità del tono della risposta di Lydia, mostrò come fosse abituata a vivere situazioni di pericolo. Il vice sceriffo avvertì una leggera stretta al cuore, al pensiero.
 
«E il bestiario degli Argent? Quello che potrebbe indicarmi la natura del mio essere soprannaturale?» si trovò a dire, incapace di frenarsi, dopo qualche altro minuto.
 
«E’ in possesso di Gerard Argent, il padre di Chris» rispose lei laconicamente, una punta di amarezza che Parrish non lasciò passare.
 
«Sembra che tu abbia quasi tristezza a nominare gli Argent. Il tuo ragazzo è uno di loro?».
 
Lydia si morse il labbro, trattenendo con le mani un lato della portiera.
Era appena passata accanto al centro commerciale nel quale aveva comprato l’ultimo vestito con Allison, appena tre mesi prima.
Un manichino, in vetrina ancora lo indossava, e Lydia non poté non avvertire il nodo in gola crescente. La giovane deglutì un paio di volte, tentando di calmarsi, conscia che i suoi occhi si stessero inumidendo.
 
«Non ho un ragazzo e no, non è uno di loro. Non hanno avuto figli maschi, solo…solo una femmina, una nuova studentessa, arrivata circa l’anno scorso. Era già vissuta a Beacon Hills, ma io non l’avevo mai frequentata. Si spostava spesso, prima di decidere di rimanere qui con la sua famiglia per sempre. Letteralmente ».
 
«Eravate amiche?» domandò Parrish con cautela, captando la disperazione nella sua voce.
 
Lydia strinse gli occhi, il nodo in gola insopportabile e qualcosa che dentro di lei iniziava a pungere senza sosta. Dovette rispondere per forza: «Era una sorella per me. L’unica persona che mi avesse mai capito fino in fondo. Ero piena di ragazzi, piena di amici falsi, andavo alle feste più trendy, ma non mi divertivo davvero, prima di conoscerla.
Senza di lei, è come essere perennemente distrutta, rotta a metà. Incompleta».
La voce di Lydia si spezzò, e la ragazza non poté fare a meno di permettere alle lacrime di scorrerle sulle guance. 
 
«Come si chiamava?».
 
«Allison. Allison Argent. E’ morta t-trafitta dalla spada di un d-demone. Era la persona migliore che io avessi mai conosciuto. Nessuno parla di lei, ma sappiamo c-che ancora la sua morte ci p-perseguita. Perseguita anche Scott. Loro due erano fatti per stare insieme, e si sono amati molto. Lei… ha professato il suo amore per lui, mentre moriva tra l-le sue b-braccia.».
 
Parrish frenò di nuovo, la macchina che sbalzò leggermente entrambi i passeggeri, fermandosi davanti al cancello di casa Martin.
 
«Grazie per il passaggio vice sc- ehm, Jordan.» Tagliò corto lei, prima di aprire la portiera e avvicinarsi al cancello.
 
«Di nulla e… perdonami, io...non volevo farti ricordare certe cose, sono stato un insensibile» Parrish si maledisse mentalmente, scendendo dall’auto. L’unica occasione di portare Lydia a casa, e lui riusciva solo a farla piangere? Che idiota.
 
«Mi sono sfogata. Non ne parlavo da due mesi, da quando è successo. Non avevo il coraggio di nominarla davanti agli altri » .
 
Lydia inserì la chiave nella serratura con mani tremanti: Parrish la osservò, prima di prendere un grosso respiro e posare la mano sulla spalla della ragazza.
 
«E’ successo anche a me. Il mio migliore amico è stato coinvolto in un incidente con un kamikaze, in guerra. Di lui non è rimasto nulla e io ero a pochi passi dalla zona dell’esplosione. Non ho mai capito come avessi fatto a rimanere in vita, nonostante una bomba fosse scoppiata di fronte a me ma ora credo di averlo capito. Sai, dato che sono una creatura soprannaturale…».
 
Lydia scambiò un breve sguardo indecifrabile con il ragazzo, prima di voltarsi e aprire la porta. Avrebbe voluto rifugiarsi tra le sue braccia e piangere ancora un po’, ma sentiva che forse non era ancora il momento.
 
Lydia mostrò un timido sorriso, attraverso le sbarre del cancello. «Non l’avevi mai raccontato a nessuno, vero?».  
 
Jordan scosse la testa. Era cosi palese? Oppure era lei che riusciva a leggere dentro i suoi pensieri?
 
«Sei un bravo ragazzo, Jordan. Buonanotte» sussurrò lei, prima di allontanarsi, un timido sorriso che le increspava il volto.
 
«Buonanotte. E non avere paura di Peter Hale o di medici psicopatici, proverò a guardarti le spalle!» si lasciò sfuggire lui, le punte delle orecchie che diventavano più rossastre e il tono di voce nervoso.
Lydia sorrise ancora, prima di chiudere la porta alle sue spalle, la macchina di Parrish ancora ferma davanti casa.
 
-
 
 
Parrish mantenne la promessa: non erano passate nemmeno 6 ore che Lydia si trovò già in piedi, pronta per una nuova giornata di scuola.
Non così eclatante fu la sua sorpresa,  sfogatasi in una sensazione calda e piacevole alla bocca dello stomaco, quando spostando leggermente la tenda, trovò parcheggiata l’auto del vice sceriffo, rimasta davanti al suo cancello per tutta la notte.
Una notte priva di incubi, la prima, da molto tempo.  
 
 
 
EH boh, avevo bisogno di scrivere di questi due. Non so perché, ma mi hanno preso tantissimo, e Parrish è palesemente interessato a Lydia. Multishippo Lydia con tanti personaggi (Jackson, Allison, Cora, Peter, Malia, Kira,Aiden, Scott) ma con Parrish boh, è stata una scintilla.
 
Ok, la 4x12 si avvicina…… spoiler:  si torna in Messico!! Per quanti di voi seguono la mia fan fiction  Labyrinth, sanno che anche lì, sempre in Messico, la battaglia finale sta per avere inizio….)
Okk, beh, alla prossima OS! Stay tuuned, stay Marrish <3 (e Stay Sterek, perché sono la mia OTP..)
   
 
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