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Autore: Strega_Mogana    02/09/2014    4 recensioni
Piangete per Albus. Per la guerra conclusa. Per Lily e per tutte le altre persone morte per aiutare Potter e il bene a vincere.
Piangete e basta.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Minerva McGranitt, Severus Piton
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Storia scritta per la Severus House Cup - mese di Luglio, indetta dal Calderone di Severus. Categoria: Il nuoto - ovvero storie dove l'acqua ha un ruolo importante, quasi fondamentale nella vita dei personaggi o solo di Severus


Fiumi di parole… non dette

Brucia.
Tutto il tuo corpo brucia.
Il dolore arriva dalla gola e ti invade il corpo.
Dovresti ragionare lucidamente, ma il dolore e il bruciore non ti permettono di capire dove sei, quello che sta succedendo.
Hai pochi ricordi. Sfocati, indistinti.
Senti solo quel forte dolore e quel bruciore che ti sta divorando.
Attorno a te è tutto sfocato, tutto indistinto. Senti delle voci che urlano, qualcuno che ti tocca lì dove il bruciore sembra avere origine.
Cerchi di aprire gli occhi, ma una luce accecante non ti permette di vedere nulla.
Hai solo quella cacofonia di voci nelle orecchie e il corpo in fiamme.
Un liquido caldo ti scivola in gola o in quello che ne rimane.
E' una pozione, ma sei troppo debole e confuso per capire che tipo ti pozione sia.
Senti qualcosa pungerti il braccio, ma il dolore è nulla rispetto a quello che avverti al collo.
Ti senti improvvisamente stanco.
La luce si affievolisce. Le voci si allontano.
Poi il nulla.
Rincuorante nulla. E il dolore sembra sparire.

* * * *


Apri gli occhi lentamente.
Le palpebre ti sembrano pesanti come il marmo.
Attorno a te il silenzio e un candido soffitto bianco. E' così bianco che quasi ti acceca.
Improvvisamente, ricordi.
Stamberga.
L'Oscuro.
Nagini.
Potter.
Sgrani gli occhi neri.
Potter! Avrà visto i tuoi ricordi? Avrà capito?
Ti agiti. Tenti di muoverti, di alzarti ignorando il dolore della gola, la sensazione di essere senza forze.
Senti qualcuno strillare.
Tenti di metterti a sedere, ma senti qualcuno bloccarti.
Ti agiti con più forza senza sapere da dove arrivino queste nuove energie.
Devi vederlo. Devi parlargli, anche se non sai se il dolore te ne darà la possibilità.
La persona che ti tiene fermo aumenta la sua forza e ti agiti con più violenza.
E' una vera e propria lotta. Alzi le mani, vedi il scintillio di un ago infilato nella tua mano e un tubicino che si allunga come un serpente trasparente alla tua destra.
- Professor Piton! Stia fermo, professor Piton!
Un mago con gli occhialini rotondi e un'orribile montatura di metallo dorata entra nel tuo campo visivo. Ha il volto affilato, il naso a punta con sotto un paio di corti baffi grigi.
Sai che è lui che ti tiene incollato a quello che ora riconosci come un materasso.
- E' al San Mungo, professore! Stia calmo. Va tutto bene. E' al sicuro.
Ti blocchi e resti sdraiato sul materasso con gli occhi fissi sul soffitto e sul volto affilato del Medimago. Ansimi. Quella lotta ti ha prosciugato le poche energie che avevi in corpo.
Riconosci le frasi tipiche che insegnano ai giovani maghi per calmare i pazienti.
Ti chiedi quante volte quello stesso mago ha dovuto ripeterle nella sua carriera,
Chiudi gli occhi e cerchi di ricordare più nitidamente gli avvenimenti, ma c'è solo dolore nei tuoi ultimi ricordi e macchie rosse che si allargano sulle travi di un pavimento.
Sai che sei stato attaccato da Nagini, poi tutto è confuso.
Solo i suoi occhi verdi sono nitidi ricordi.
Vuoi sapere cos'è successo.
Il mago ha detto che sei al sicuro, quindi la guerra è finita e Potter è morto.
Non hai mantenuto la promessa fatta a Lily. Ti sei lasciato manipolare da quel vecchio che conosceva fin troppo bene il tuo cuore.
- Professor Piton, - la voce dell'odioso Medimago ti riporta in quella stanzetta del San Mungo – mi sente?
Apri gli occhi e improvvisamente ti chiedi perché sei all'ospedale. Perché non ti hanno lasciato morire così come è morta la tua anima.
Non hai mantenuto la promessa fatta sulla tomba della tua Lily. Che senso ha vivere ora?
Senza più uno scopo. Senza più un cuore e un anima da salvare.
Senza più nulla.
Perché sei ancora vivo?
Il mago torna davanti ai tuoi occhi. Apri la bocca per parlare ma una fitta di dolore te la fa richiudere.
- Non deve parlare professore. Non deve neppure tentarci. Dobbiamo trovare un modo alternativo di comunicare. Sbatta due volte le palpebre per il sì, una per il no. Ha capito?
Sbatti due volte le palpebre.
Sì.
Il Medimago sorride, ma non è rassicurante come lui crede.
- Bene. Ha capito che è al San Mungo?
Sì, stupido mago.
Questo non riesci a dirglielo solo sbattendo le palpebre.
- Sono Hippocrates Smethwyck. Capo del dipartimento Lesioni da Creature. L'hanno portata qui la professoressa McGranitt e il Capo Auror Kingsley. Se lo ricorda?
No.
- Beh non è importante. E' stato azzannato alla gola dal famiglio dell'Oscuro Signore che qualche anno prima aveva attaccato anche Arthur Weasley. Questo lo ricorda?
Alzi gli occhi al cielo infastidito.
Sì! Dimmi cos'è successo idiota!
L'uomo assume un'aria leggermente dispiaciuta.
- Devo capire fin dove arrivano i suoi ricordi, professore. Mi dispiace farle ricordare momenti poco piacevoli.
Come ha fatto un tale deficiente a diventare il capo di un dipartimento del San Mungo?
E' un vero peccato non poter parlare.
- E' arrivato in condizioni critiche. Era quasi morto, ma non ha mollato. Il suo corpo è forte. Purtroppo il trauma ha rovinato le corde vocali e il veleno non permette una rapida cicatrizzazione. Non può bere pozioni perché ogni volta che deglutisce la delicata pelle che sta ricrescendo sulle ferite si lacera e continua a sanguinare. Abbiamo ripiegato sui metodi Babbani. Più primitivi, ma efficaci. Le abbiamo fatto quella che viene chiamata “flebo” in ambito medico-Babbano. Ha capito?
Sì.
E fa un male d’inferno.

Il Medimago sorride. Ancora.
Ti infastidisce ogni minuto che passa.
- Perfetto. Ora deve riposare. Sarà una lunga convalescenza. Ci vorrà del tempo prima che possa parlare come prima. Stiamo aiutando il suo corpo e depurarsi dal veleno del serpente e siamo quasi certi che la cicatrizzazione sarà più facile una volta che il suo corpo sarà pulito. Ma fino ad allora dovrà stare tranquillo, a letto e senza fare inutili sforzi; il suo corpo ha ricevuto un duro colpo ci vorrà un po’ prima che possa riprendersi del tutto.
Si allontana, ma con rapidità lo afferri per il camice bloccandolo.
Il mago ti fissa, ti scruta dritto negli occhi neri e tu tenti di porgli tutte quelle domande a cui non puoi rispondere solo con un semplice sì o no.
E’ difficile farlo senza l’uso della parola.
- Vuole sapere cos’è successo?
Sì, maledizione!
- Potter ha ucciso Colui Che Non Deve Essere Nominato durante la grande guerra ad Hogwarts e da quello che lui ha detto al mondo dopo la vittoria, in questa stanza stiamo curando un eroe.
Cosa?

- Ora deve dormire, professore. Presto saprà cosa sta succedendo nel mondo. Al momento lei deve solo rimettersi in forze.
Vorresti ribattere e affatturarlo come si deve, ma qualcuno – un’infermiera impicciona, probabilmente la stessa che ha strillato quando ha visto che ti stavi svegliando – ti fa un’iniezione e tutto intorno a te inizia a sfocarsi.
L’ultima cosa che ricordi, prima di precipitare in un immenso vuoto consolatorio, sono gli insulti mentali lanciati a Hippocrates Smethwyck.

* * * *


Sono passati i giorni. Le settimane.
Tutto è più chiaro ora.
Hai saputo quello che è successo. Sei riuscito a recuperare qualche giornale, hai letto di Potter, della sua storia. Della missione che gli aveva affidato Albus.
Hai capito tutto.
Ogni sotterfugio di Silente, ogni sua intenzione.
Impossibile non provare astio nei suoi confronti.
Ti senti manipolato come un pedone sacrificabile.
Ed è quello che sei sempre stato in fin dei conti. Non dovresti neppure stupirti di quello che hai letto.
E poi non sei in grado di arrabbiarti con Albus, non del tutto. E' stato un amico e un padre quando ne avevi la necessità, ovvero ogni volta che non avevai fiduciain nulla. Te compreso.
Sul tavolo nella tua stanza singola al San Mungo c'è la Gazzetta del Profeta di quel giorno, è aperta su un disgustoso articolo della Skeeter e sull'intervista che ha fatto a Potter dove, senza chiederti il permesso, ha parlato di te.
Del tuo ruolo. Dei tuoi sacrifici. Del tuo amore per Lily.
L'odioso Potter si sente in dovere di difendere il tuo nome visto che tu non puoi ancora parlare.
Nessuno glielo ha chiesto.
Sbuffi guardando fuori dalla finestra. Da qualche giorno il medico ti ha dato il permesso di alzarti e ti toglierti quel ridicolo camice aperto sulla schiena che faceva passare spiacevoli spifferi in posti indesiderati.
Ti ha anche ridato la bacchetta ricordandoti con fastidiosa premura di non utilizzarla troppo per non affaticare il corpo.
Hai così fatto apparire dei vestiti decenti.
Neri ovviamente.
Non sei vestito come nella scuola, ma almeno il riflesso che vedi nel vetro di quella stanzetta ricorda il vecchio Severus piuttosto che il patetico eroe di guerra sopravvissuto per miracolo.
E poi stai per ricevere visite. Il primo volto diverso da quello delle infermiere fin troppo premurose e dei medici zelanti che vanno e vengono per infilarti aghi in corpo e sottoporti a qualche strana visita.
Sei nervoso. Forse perché sai chi sta arrivando e hai paura del suo giudizio. L'unico che per te conta ora.
Osservi il cielo fuori dalla finestra; nonostante la stagione estiva, fuori sta per scatenarsi un temporale. Le nubi sono nere e minacciose, il cielo viola, l'aria attorno al mondo si è tinta di un malaticcio color giallo. Un paio di tuoni rimbombano in lontananza e una saetta ha attraversato il cielo.
Senti il cuore battere forte, echeggia nelle tue orecchie e la pelle fresca sul collo tira e prude.
La porta della stanza si apre quasi con un colpo violento e tu la vedi attraverso il vetro della finestra.
E' risoluta. Con il suo solito cipiglio severo. Le labbra sono strette tra di loro a formare una linea orizzontale pallida. La stessa espressione che assume quando qualcosa va contro i suoi principi.
Ti volti piano e i vostri sguardi si incontrano senza più maschere. Senza più menzogne o ruoli difficili da interpretare.
Lei cammina fiera e risoluta fino a te.
E’ arrabbiata. Lo vedi nel suo sguardo dietro le lenti rettangolari.
E dentro ti senti tremare, morire e rinascere nello stesso momento perché fare del male a lei è stato come deludere tua madre giorno dopo giorno.
Percorre i pochi metri che vi separano con velocità si blocca davanti a te e ti fissa. Ti scruta e analizza ogni tua ruga.
Vedi il suo sguardo posarsi sulle bende che ti fasciano strettamente il collo e stringe ancora di più quella riga sottile che ha al posto delle labbra facendole quasi sparire.
Poi una mano si muove veloce e ti colpisce sulla guancia.
Uno schiaffo in piena regola. Il suono secco risuona nella stanza silenziosa e nelle tue orecchie così come echeggia il battito del tuo cuore.
Lei ti punta un dito nodoso addosso.
La vedi che apre e chiude la bocca come se non trovasse le parole, oppure è indecisa da quale insulto partire.
E ti ritrovi a sorridere mentre Minerva ti punta quel dito addosso, con gli occhi che fiammeggiano d’ira dietro gli occhiali e la tua guancia che brucia dove lei l’ha colpita.
- Tu! – dice – Tu… Albus… voi… idioti! Entrambi!
La rabbia nei suoi occhi viene offuscata dalle lacrime mentre allunghi le braccia e la circondi in un delicato abbraccio.
Avresti voluto abbracciarla ogni giorno da quando hai preso il posto di Albus, confortarla per la perdita dell’amico. Scusarti per quel tradimento che l'ha ferita forse più della morte dell’amico.
Senti che ti stringe con dolcezza e affetto, forse nello stesso modo in cui ti stringeva tua madre.
Senti la sua schiena sussultare e calde lacrime scivolarti sulla gola, sulla pelle ferita sotto le bende macchiate di rosso.
Leniscono un po' il dolore. Le senti anche sotto pelle, il caldo perdono che arriva da quelle lacrime che non sono lacrime di Fenice ma hanno lo stesso un potere curativo. Non curano il tuo corpo, quello porterà le cicatrici di una vita di guerre e sotterfugi. Guariscono gli squarci del tuo animo, quello che si è spezzato – che tu l’abbia voluto oppure no – quando hai lanciato la mortale maledizione su Albus.
- Oh Severus... - singhiozza la strega sulle tue spalle – non dovevi portare da solo quel peso. E io sono solo una povera vecchia per non aver creduto in Albus e in te. Avrei dovuto capirlo! Ho ripensato ogni giorno all'ultimo anno e tu hai fatto di tutto per proteggere gli studenti e io era troppo accecata dall'odio e dal dolore per vederlo.
Minerva piange e ti ritrovi a piangere anche tu per le sue parole. Per quel perdono che desideravi ardentemente da lei.
Solo da lei.
Da quella strega che ti ha sempre visto come un figlio, quella stessa donna che, più di tutte, ha sofferto per colpa tua in quell'ultimo lungo anno di dolore.
Piangete in quella stanzetta dall'accecante soffitto bianco, con la porta chiusa sul mondo là fuori e il temporale che si sta scatenando fuori dalla finestra.
L'acqua bagna il vetro così come le lacrime di Minerva bagnano i tuoi vestiti.
Il tuo cuore batte furioso come i tuoni che fanno vibrare i muri dell'ospedale.
Piangete per Albus. Per la guerra conclusa. Per Lily e per tutte le altre persone morte per aiutare Potter e il bene a vincere.
Piangete e basta.
Senti che un inizio, sono le prime lacrime che versi dopo la morte di quell'idiota di Sirius. Sono le prime lacrime che ti premetti di versare ed è come rinascere una seconda volta.
Ogni lacrima è una cicatrice che si richiude un poco.
Ogni lacrima è come una maschera che cade lasciandoti libero.
Salate lacrime che bagnano i vestiti e la pelle spazzando via il dolore.
Dolci lacrime che bagnano il mondo pulendo via il sangue della guerra.

FINE
   
 
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