Anime & Manga > Ranma
Segui la storia  |       
Autore: faith84    02/09/2014    10 recensioni
Salve egregi visitatori.
Mi chiedevo cosa sarebbe successo ai nostri se su un certo monte in Cina, le cose fossero andate nel peggiore dei modi. Cosa farebbe Ranma e, soprattutto, fin dove si spingerebbe per riavere con sé la sua Akane? E se le parole "Verrei all'Inferno per te!" non fossero solo parole?...
Vi do il benvenuto nella mia prima folle fanfiction dicendo 'Lasciate ogni speranza (di non ridere), voi che entrate...'
Buona lettura!
Genere: Comico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Altro Personaggio, Ranma Saotome
Note: Lemon, Nonsense, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Don't be lazy!

 

Today I don't feel like doin' aything

I just wanna lay in my bed

Don't feel like picking up in my bed

So leave a message at the tone

Cuz today I swear I'm not doin' anything.

 

(Lazy Song- Bruno Mars)

 

Lasciato alle spalle l'enorme porta da ristorante, i nostri tre eroi (?) si rimisero sulla strada.

Ranma era impaziente di affrontare il girone successivo e di sconfiggere chiunque cercasse di intralciarlo. A malapena si accorgeva del peso di Ryoga sulle spalle.

Fu un debole lamento dell'eterno disperso, ancora in preda alla nausea a fargli ricordare che lo stava trasportando.

“Sta diventando un'abitudine portarti in giro come un sacco di patate, eh Ryoga!”

disse Ranma per allentare la tensione.

“E diciamo che hai pure la stessa utilità!” concluse il codinato, recuperando definitivamente la solita boriosa arroganza.

Scaricò l'eterno disperso come il suddetto sacco, dato che il ragazzo aveva poco apprezzato il riferimento al suo scarso contributo al salvataggio di Akane e stava gridando come un ossesso “Ranma... maledetto... come ti permetti!”

In realtà Ranma non lo pensava minimamente: avere al suo fianco Ryoga contava eccome!

Persino la presenza di quell'insulso Takey, con le sue buffonate, in qualche modo lo faceva sentire più leggero nell'affrontare la prova più ardua della sua intera esistenza.

Ma per i suoi gusti si era sbilanciato troppo.

“Dai, maialuncolo da strapazzo! Vedi di riprenderti o ti lascio qui con quell'invasato di un attore!”

“A chi hai dato dell'invasato, giovane mononeurone!? Se non fosse per me, chissà in che guaio vi sareste cacciati tu e il qui presente Salsiccioga!”

“In che guai NON ci saremmo cacciati, semmai!” Ryoga si era rialzato prontamente in piedi e lo aveva centrato con un cazzotto sulla testa facendogli fiorire, sotto il buffo cappello rosso di dantesca fattura, un enorme bernoccolo.

“Sempre il solito violento e brutale suino. Compiango quella povera ragazza che ti aspetta a casa...” piagnucolò Takey, massaggiandosi la testa.

Ryoga si accese come un albero di Natale e iniziò a balbettare

“Ma... ma... ma... ma! Credi davvero che lei mi aspetti a... Cioè...No! Voglio dire... che cavolo stai dicendo, scarsa imitazione di una guida! Bada agli affari tuoi!”

“Beccato! Allora quel sentimento che senti per Akane è pura e semplice amicizia... lo sospettavo...” terminò l'attore, stavolta con fare meditabondo e schioccando le dita.

“Gli conviene che sia così, se vuole mantenere l'uso delle gambe!” si intromise anche Ranma, leggermente accigliato “Bene signorine, se avete finito di farvi le trecce e parlare di ragazzi, io andrei!”

“Saggia decisio... ehi che significa farvi le trecce? Oh... lasciamo perdere che ho già capito che con voi due si sa quando si inizia e non si sa quando si finisce!”

I tre ripresero il cammino, Ranma sentendosi un passo più vicino ad Akane, Ryoga chiedendosi se non fosse davvero il caso di fare due chiacchiere con Ukyo una volta a casa così giusto per tastare il terreno, Takey ripassando mentalmente la ricetta del semifreddo al cioccolato e frutto della passione.

Il tremendo girone degli iracondi e degli accidiosi li attendeva con le sue mille insidie. Sì, come no...

 

 

-------------------------------- --------------------------------

 

“Il tuo temperamento non fa altro che infiammare i miei sensi, Akane!” disse Lucifero, evidentemente divertito dall'ennesima dimostrazione di orgoglio della piccola Tendo.

“Beh allora datti fuoco e non parliamone più! E già che ci sei lasciami andare!”

“Vedo che lo spirito non ti viene mai meno... lo stesso non si può dire per la sicurezza riguardo al tuo... fidanzato!” la parola risultò come sputata da quelle labbra invisibili.

Sembrava che l'evanescente signore dell'Inferno riservasse a Ranma qualcosa che andava oltre la gelosia... era odio puro, avrebbe detto Akane. E la cosa la turbava tantissimo. Mai, in nessuno degli avversari di Ranma le era parso di percepire qualcosa di simile. L'aria attorno a quella invisibile creatura era intrisa di una forza che più che sentire si intuiva, come un mostro nascosto sotto il pelo dell'acqua.

Questa era un'altra cosa che la allarmava. Il suo baka era forte, fortissimo, il migliore artista marziale sulla terra. Già... ma sulla terra dei VIVI.

Benché non riuscisse a percepire con chiarezza l'aura del malvagio Lucifero, aveva come la sensazione che sarebbe stato un avversario tremendo, più spaventoso persino di Sofulan.

“Mmmm... e non sbagli mia cara. Sarò la cosa peggiore che Ranma Saotome..” ancora quella miriade di voci cariche del più brutale odio e il dubbio che lui potesse leggerle la mente diventato certezza, in quella pausa densa di un rancore atroce e pulsante “...si sia mai trovato di fronte. Sarò l'incubo più nero che abbia mai popolato i suoi inutili sogni!”

L'intera stanza ebbe come un tremito, come se il ruggito di un gigantesco leone ne scuotesse le fondamenta. Quel luogo pareva rispondere agli stati d'animo del padrone di casa.

Akane ebbe l'impressione di scorgere un baluginio all'altezza di dove pensava fossero gli occhi del demone. E fu scossa da un brivido che le suggerì l'assoluta sicurezza che quella tremenda creatura stesse dicendo la verità.

 

 

------------------------- ----------------------------

 

 

“Ecco l'ennesimo, enorme portone infernale!” sbuffò Ranma.

“Quale altre assurdità dovremo affrontare questa volta?”

Takey sembrò materializzarsi accanto al codinato con uno smagliante sorriso a trentadue denti e l'espressione da gran saggio negli occhi.

“La tua valente ed informata guida è qui per illuminarti la strada, giovane Saotome!”

“Ma dacci un taglio, pagliaccio! Non ne hai imbroccata una!” disse Ryoga afferrandolo con malagrazia per il bavero.

“Ti sembra il modo di rivolgersi ad un venerando anziano, bamboccio! E poi non eri in un angolo a vomitare fino ad un minuto fa? Ti ricordo che sono stato io a salvarti da quella pioggia di hamburgers maleodoranti!”

Ryoga impallidì al pensiero dell'ondata di cibo marcescente che gli era calata sulla testa e allentò leggermente la presa per portarsi una delle mani alla bocca.

il signor Takey si liberò dalla stretta del giovane e si sistemò la tunica sgualcita, con fare di superiorità. Uno a zero per lui.

“Dicevo, giovane malfidente, stiamo per addentrarci in un girone particolarmente infido abitato da... ehi!”

Ranma stava già varcando l'entrata di dimensioni spropositate, facendo un cenno con la mano ai due compagni di viaggio. Che continuassero pure con le loro cretinate.

Lui non aveva più tempo da perdere.

 

 

---------------------------- ---------------------

 

“Ma perché quel benedetto ragazzo non ascolta mai una parola di ciò che dico!” si lagnò Takey prima di seguire Ranma all'interno del girone, lasciandosi alle spalle un ancora sconvolto Ryoga, che lottava con nuovi, preoccupanti conati di vomito.

Cercando di accelerare il passo, il signor Takey riuscì a raggiungere Ranma, al prezzo di quattro palmi di lingua fuori e un principio di infarto.

“Oh...eccoti qua vecchio! E quell'altro rincitrullito starà ancora vomitando...”

“Ma possibile... anf... anf...anf... che né tu né l'altro fenomeno diate mai retta a nessuno? Pant Pant! E chi sarebbe...puff puff... il vecchio! Non mi... anf anf... davi del lei fino a poco fa?”

“Ehi vacci piano... VECCHIO... Non sei più un ragazzino e seguire Ranma Saotome non è gioco per principianti!” lo sfotté Ranma ormai già sul sentiero che sembrava perdersi nell'enorme grotta, che pareva la più grande che avessero visitato fino ad allora.

Ranma ignorò le proteste e scorse anche Ryoga che li stava raggiungendo.

Sembrava aver riguadagnato un colorito vagamente umano.

“Allora... vecchio... che posto è questo?” riprese il codinato.

Takey fece due lunghi rassegnati sospiri, comprendendo e rassegandosi all'idea che Vecchio sarebbe stato il suo nuovo appellativo.

“Questa è il girone degli Iracondi e degli Accidiosi!” esclamò magniloquente. Che almeno qualcuno del trio mantenesse un certo contegno!

“E perché tengono Anaconde e gente che soffre di acidosi... ma che schifo!”

Ryoga scosse la testa e per una volta guardò comprensivo il signor Takey sull'orlo delle lacrime e prese la parola.

“Ranma... in questo girone vengono puniti coloro che in vita cedettero ad una rabbia folle e cieca e coloro che si dimostrarono indolenti e pigri.”

“Ma sì ma sì.. stavo scherzando!” rispose Ranma sventolandosi una mano davanti al volto con noncuranza.

“E quale sarebbe la punizione?” continuò poi incuriosito.

“BOH!” rispose Takey con fare sbarazzino.

“Ok... ora lo trituro come merita questo patetico attoruncolo!” digrignò i denti Ryoga.

Però proprio quando stava per agguantare l'odiata guida che gli sorrideva beatamente, sentì che non aveva poi così tanta voglia di farlo.

E continuò a brontolare tra sé e sé.

“Mmm” mugugnò pensieroso Takey.

“Ehi vecchio... laggiù... c'è una porta... di cosa si tratta?” si fece avanti Ranma, ringraziando che Ryoga non avesse messo in atto propositi omicidi.

“Oh quella... è il luogo dove sono confinati i peggiori esponenti delle due categorie che ti ho detto... ci sono rinchiusi i tremendi Politici Italiani... viene detto l'Angolo degli Scaldapoltrone... meglio non avvicinarsi” disse l'attore rabbrividendo.

“Ma non dovrebbero stare tra i ladri, quelli?” riprese Ranma assai scettico.

“Se vuoi discutere la disposizione dei locali e l'assegnazione delle... ehm.. stanze... e magari non so, proporre una nuovo arredatore di interni, credo proprio dovrai rivolgerti a Lucifero!” rispose sarcastico Takey.

Ranma, appena le sue orecchie captarono quel nome, fu percorso da una sorta di scarica elettrica che lo fece scattare.

Gli occhi si infiammarono e la mascella si serrò quasi dolorosamente.

Fissò Takey, come se volesse incenerirlo.

“QUEL MALEDETTO FARA' LA FINE CHE MERITA... L'INFERNO GLI SEMBRERA' UNA CASA PER LE VACANZE IN CONFRONTO AL LUOGO IN CUI LO SPEDIRO' IO! NESSUNO PUO' TOCCARE AKANE E PENSARE DI PASSARLA LISCIA!IO... LO... UCCIDERO'!”

Ryoga si riebbe dai suoi borbottii e fissò Ranma attonito.

Gli aveva detto migliaia di volte quella parola durante i loro scontri, ma non avrebbe mai davvero messo in pericolo la sua vita. Erano ragazzini e litigavano come due ragazzini, dopotutto.

Ma Ranma... Ranma pensava davvero ciò che aveva appena detto.

Le parole che ancora vibravano nelle orecchie del giovane Hibiki risuonarono terribili quanto sincere. Avrebbe ucciso per riprendersi Akane.

E in quel momento avrebbe potuto rivolgere la sua furia contro chiunque.

Il fatto che il signor Takey avesse anche solo un accennato a Lucifero gli aveva come fatto perdere momentaneamente la ragione.

L'eterno disperso si rese conto ancora una volta che la prova che stavano affrontando lo stava segnando duramente. Lo guardò in faccia per trasmettergli... non sapeva bene cosa nemmeno lui...

Quello che vide negli occhi dell'amico e rivale lo lasciò attonito.

Vi vide riflesso l'Inferno stesso.

Il giovane girovago fu distratto da questi pensieri cupi quando vide in lontananza due uomini seduti per terra, attorno a quello che sembrava un basso tavolino.

I due avevano qualcosa di familiare... drammaticamente e atrocemente familiare.

Ryoga prese a muoversi nella loro direzione e Ranma, notando il movimento dell'amico, parve scuotersi e riprendere controllo dei propri nervi.

Takey, dal canto suo, era svenuto dalla paura dopo la sfuriata di Ranma, riuscendo nell'ulteriore, incredibile performance di mantenere, anche se privo di sensi, un sorriso smagliante. In fondo qualche straordinario talento lo aveva anche lui.

Ranma fissò prima Takey poi le sue mani chiuse a pugno, vedendo leggeri rivoli di sangue scorrere su di esse e gocciolare lentamente a terra.

Le riaprì, quasi stupito per il proprio scatto d'ira e osservò pensieroso i profondi solchi lasciati dalle sue unghie.

Tornò poi a posare lo sguardo su Ryoga che si dirigeva verso la coppia di uomini.

Pensò che i suoi occhi lo stessero ingannando.

Con pochi balzi fu al fianco dell'eterno disperso e il signor Takey rimase solo e abbandonato da tutti.

“Ryoga io non...”

“Lascia perdere Ranma...” disse il ragazzo. Voleva sincerarsi dell'effettiva identità dei due uomini che sembravano guardarli con disapprovazione.

E intanto nella sua mente sembrava perdersi l'eco di una frase che aveva letto da qualche parte e che gli suonava stranamente calzante

 

Se scruterai a lungo nell'abisso, l'abisso guarderà dentro di te.

 

 

 

 

 

 

--------------------- -----------------------------

 

Akane stava ancora riflettendo sugli oscuri pensieri che le sconvolgevano la mente, quando udì un rumore di stoffa che fendeva l'aria.

“Ora mia piccola guerriera coraggiosa devo lasciarti. Quegli incapaci dei miei sottoposti non sono nemmeno in grado di ricacciare quella feccia ingorda nel proprio girone. Spero non sentirai troppo la mia mancanza.” terminò galante.

Il misterioso Signore delle Tenebre era di nuovo a pochissimi passi da lei, che sentì un sudore gelato imperlarle la fronte e la schiena.

Lucifero le prese delicatamente la mano e Akane percepì distintamente delle labbra calde che ne sfioravano il dorso, vicino alle nocche. Un tocco leggero, delicato.

Di nuovo una rabbia cieca la invase per essere stata toccata senza che lei lo volesse.

Ma non fece in tempo a reagire perché lui, sempre accompagnato da un fruscio di stoffa, si spostò a molti metri da lei. Stava per andarsene, pensò sollevata la piccola Tendo.

Prima di abbandonare la stanza però la voce, o meglio il coro di voci, scandì poche secche parole, rivolte stavolta ai piccoli Imps.

“E voi, branco di inetti! Vedete di intrattenere degnamente la vostra padrona!”

Detto questo, ad Akane sembrò che Lucifero uscisse dalla enorme stanza accompagnato da un vento rovente, lasciandosi dietro una ragazza attonita e un branco di demonietti terrorizzati.

“Sentire la tua mancanza... vorrei che non tornassi mai più!...Ranma...ti prego... stai attento!” mormorò Akane, scivolando lentamente sul lussuosissimo pavimento nero, col cuore in tumulto per un inspiegabile quanto orribile presagio.

 

 

------------------- ---------------------------

 

 

“Oh no... voi no!!” bofonchiò incredulo Ranma di fronte a quei due fin troppo conosciuti signori.

“Ma allora non mi ero sbagliato!” gli fece eco Ryoga.

“Ragazzo, ti sembra il caso di gridare come un ossesso? Non sei a casa tua!” disse l'uomo più alto fissandolo severamente.

“Hai perfettamente ragione, amico mio. Questo giovane non sa assolutamente cosa siano l'educazione e la disciplina. È una vergogna!” lo supportò l'altro uomo, più basso e tarchiato.

Non ci si poteva credere, anche se alla fine un senso bislacco ce l'aveva la loro presenza in quel girone.

Ranma guardò tra i due uomini: un tavolino da Go ospitava l'ennesima, noiosa, interminabile partita tra i due.

“Papà, Signor Tendo... ecco... può darsi che sia una fortuna trovarvi qui... e sottolineo il PUO' DARSI!”

Il codinato pensò che, come aveva detto il signor Takey, quel luogo da incubo sarebbe stato popolato da personaggi che in un modo o nell'altro facevano parte della vita sua e di Akane, proiezione di come loro percepivano e vivevano le persone in carne ed ossa che questi rappresentavano.

Era convinto che siccome i due vegliardi desideravano ardentemente la loro unione, avrebbero fatto qualsiasi cosa per aiutarlo a raggiungere la meta.

E Ryoga di fianco a lui pensava esattamente la stessa cosa.

“LA MIA BAMBINA!!!” si disperò sgolandosi il signor Tendo, buttando all'aria il tavolo da Go.

“E ci risiamo...” mormorò Ranma.

“Ehm... Tendo guarda che stavi perdendo!” protestò Genma.

“Ma ti pare il momento di perdere tempo in queste cavolate, padre degenere?!” disse il codinato colpendolo con un calcio e preparandosi a conciarlo per le feste, mentre il baffuto futuro suocero, correva intorno spargendo lacrime ovunque.

“E di chi è la colpa se è successo tutto questo?!” lo prese in contropiede il signor Saotome con la faccia pesta e gli occhiali d traverso.

Ranma si bloccò prima di colpirlo con un pugno e lasciò scivolare il braccio inerte lungo il fianco, perdendo ogni volontà di picchiare il suo maledetto padre.

Per una volta aveva ragione.

“Signor Saotome, la smetta di infierire e ci dica come uscire da qui!”

Inaspettatamente la voce di Ryoga sovrastò il pianto isterico di Soun Tendo, facendo sì che Ranma mormorasse mentalmente un grazie rivolto all'amico.

“Uscire... e perché dovremmo uscire?!” la voce del signor Saotome si fece vacua e sonnacchiosa.

“Ma sei scemo o cosa! Per andare a salvare Akane e tornare a casa, nel mondo dei vivi, maledizione! Possibile che sia cretina anche la tua proiezione?!” urlò Ranma, nuovamente padrone di se stesso.

“Oh oh oh... io appaio come tu mi immagini... Ranma, figlio ingrato... come puoi avere così poco rispetto di tuo padre!” concluse Genma con le lacrime agli occhi.

Possibile che questi due sappiano solo frignare pensò Ryoga.

“Ahem... Dunque come facciamo ad uscire di qui?” riprese il giovane con la bandana nel tentativo di riportare la conversazione su binari pertinenti.

“AKANE!!” furono investiti nuovamente da un fiume di lacrime e da un assordante pianto disperato.

“ADESSO VOI DUE RAMMOLLITI VENITE CON NOI E CI DATE UNA MANO!” gridò Ranma furibondo.

Per tutta risposta il genitore Saotome si rovesciò dell'acqua fredda in testa e si mise placidamente a giocare con una ruota mentre con l'altra zampa sollevava un cartello con scritto “I PANDA SONO IN VIA DI ESTINZIONE, PERTANTO NON COMBATTONO CONTRO IL DEMONIO!”

Il genitore Tendo invece lo afferrò per le spalle e assordandolo si rivolse a lui con la consueta sequela di lacrimosi ringraziamenti “Ranma sono commosso da quanto ami la mia bambina! Sono certo che sconfiggerai Lucifero e poi... già vi vedo... il signore e la signora Saotome... i nuovi sovrani dell'Inferno! Sono certo che se aprissimo una filiale della palestra nel girone dei violenti sarebbe un enorme successo!”

Ranma e Ryoga non potevano credere alle parole del baffo.

Era impazzito? E quell'idiota di Genma che continuava a tirare fuori cartelli assurdi

“AMICO SOUN, CHE IDEA GENIALE!”

Passasse suo padre, ma Soun? Ranma non riusciva a capacitarsi.

E in quel momento accanto a loro comparve il signor Takey.

“Vecchio!” gli si rivolse Ranma, divincolandosi dal signor Tendo nuovamente in lacrime.

L'attore lo guardò accigliato e storse il naso in una smorfia di disapprovazione.

“Ok... signor Takey... cosa succede qui?” lo interrogò il codinato cercando di essere più educato.

“Così va meglio!” si illuminò l'anziano “Giovane Ranma... qui regnano incontrastati la pigrizia e l'ira... inoltre è chiaro che tu questi due li abbia sempre visti così; tuo padre come un uomo egoista e meschino e il padre di Akane beh... come uno che sa solo disperarsi, darti addosso quando la sua piccola è in pericolo e pensare al futuro della palestra... non sei in grado di capire quanto quest'uomo ami le proprie figlie... perché beh... tu non sei ancora padre. Hai visto solo la superficie e hai dato un giudizio blando e impietoso del tuo futuro suocero! Spesso nelle persone c'è più di quanto si creda.”

Ryoga per la primissima volta da quando aveva fatto la conoscenza di quello stranissimo individuo, si rese conto di stare fissandolo con una certa deferenza.

Ranma guardò prima Soun poi suo padre infine di nuovo il signor Takey.

Aveva perfettamente ragione.

Lui non immaginava minimamente cosa significasse essere padre, crescere da solo tre figlie piccole dopo che la vita ti aveva strappato via l'amatissima moglie.

Kasumi, Nabiki e Akane erano i preziosissimi tesori del signor Tendo, il frutto di un grande amore, un insostituibile segno del legame che avrebbe unito la coppia oltre la morte, tre vite da proteggere a costo di qualsiasi cosa.

Forse allora...

“Quindi mio padre..?” chiese Ranma con qualcosa di simile alla speranza nella voce.

“No, su di lui hai ragione... è davvero un idiota!” rispose Takey già distratto da qualcos'altro...

“Oh ma quel tavolino da Go è un pezzo di raffinatissimo antiquariato del '600... starebbe benissimo nel mio salotto!”

Ryoga scosse la testa sconsolato subito imitato da Ranma.

La serietà del signor Takey aveva autonomia limitata, ormai era un dato di fatto.

 

 

----------------------- --------------------------

 

Akane era piuttosto scossa dal nugolo di sensazioni tremende che aveva provato e si chiedeva insistentemente cosa nascondesse Lucifero dietro tutto quell'astio contro Ranma. E inoltre perché non si era ancora mostrato a lei, se davvero voleva conquistare il suo cuore. Rimase seduta sul pavimento, raccogliendo le belle gambe tornite vicino al corpo e circondandole con le braccia, in posizione meditabonda.

Ma certo! Che stupida che era stata!

“Ehi piccoli... ehm... immagino che voi abbiate visto tantissime volte l'aspetto del vostro... capo” non voleva mancare di rispetto agli Imps definendolo il loro padrone.

Si stava decisamente affezionando ai sei nanerottoli.

“Noi non sapere com'è padrone... lui essere talvolta evanescente come aria o bruciare come fiamma... lui dare vita a piccoli Imps quando avere bisogno...”

Il fatto dell'invisibilità del suo carceriere destabilizzava Akane. Un nemico che non poteva vedere non le consentiva di carpirne i punti deboli e con essi la possibilità di fuggire.

Quel maledetto giochetto della stanza che diveniva un infinito corridoio l'aveva colta in contropiede e benché avesse provato più volte mentre Lucifero era assente, non riusciva a raggiungere l'imponente portone che la separava dalla libertà.

Sei paia di vispi occhi la spiavano durante le sue elucubrazioni, in attesa che la loro signora comunicasse richieste che loro sarebbero stati felicissimi di soddisfare.

Se Akane aveva preso a ben volere i gentili mostricciattoli, era anche vero il contrario: il fatto che lei avesse assunto le loro difese contro le terribili sfuriate del padrone aveva fatto breccia nei loro piccoli cuori; la natura di quella ragazza era buona e generosa e i demonietti ne erano stati presto conquistati.

Bara sembrava intuire quanto tutti i pensieri che tormentavano la piccola Tendo la stessero sfinendo e avrebbe voluto allentare un po' la tensione che gravava sulle spalle della sua giovane signora.

Ad un tratto le venne un'idea.

“Forse padrona Akane vorrebbe fare bagno rilassante?!”

La ragazza abbandonò per un attimo i suoi ragionamenti. Non le parve una brutta idea. Se nel sonno non riusciva a trovare pace, forse rilassarsi in una vasca di acqua calda l'avrebbe ritemprata, ridandole forza e vigore per pianificare possibili piani di fuga.

C'era però un particolare che impediva il realizzarsi di questo ideale progetto.

La mancanza di una vasca.

“Bara sei gentile e mi piacerebbe molto, ma qui non abbiamo ciò che occorre per un bagno, purtroppo!”

“Questo è luogo magico e mutevole, mia signora!” intervenne Su, ansioso di fare colpo sulla bella giovane.

La demonietta lo fulminò con lo sguardo e vide che le stava rubando la scena, quando il furbastro saltò sul tavolo della elaborata specchiera.

Con la piccola mano artigliata sfiorò una raffinata scatola porta-essenze in oro e madreperla. Akane aveva dato una veloce occhiata al lussuoso mobile e agli oggetti che vi erano disposti sopra e non aveva notato il prezioso suppelletile.

Su lo girò tre volte e questo si aprì liberando un delicato e soave aroma di vaniglia.

Un nuovo boato fece tremare la sala e Akane incredula vide sbucare dal nulla una meravigliosa vasca di marmo di enormi dimensioni, riccamente decorata da figure fantastiche di animali e creature mitologiche.

Un enorme leone alato eruttava acqua calda e profumata dalle possenti fauci.

“Padrone detto noi di soddisfare qualunque desiderio di Regina di Inferi!” si inchinò il piccolo Su, per poi regalare una smorfia di superiorità a Bara.

“E tu essere nostra meravigliosa Sovrana!” finì la piccola Imps, ignorando l'irriverente compagno.

“Siete davvero gentili e dolci, piccoli amici e vi ringrazio. Ma io non ho nessuna intenzione di diventare la Regina di alcunché. Io voglio solo tornare a casa da...”

Sentì un groppo serrarle la gola. Avrebbe voluto dire che desiderava tornare dalla sua famiglia, ma ciò che il suo cuore agognava ad ogni battito era riabbracciare Ranma il prima possibile e potergli finalmente dire tutto ciò che non era riuscita ad esprimergli durante il loro sgangherato, disastroso fidanzamento.

 

 

 

 

Note di Faith

 

Ciao a tutti branco di folli.

Sono in ritardo e ormai anche la fustigazione sarebbe poca cosa come pena per la mia colpa.

E finalmente siamo arrivati al capitolo con due cifre. Quasi non ci credo (e dato i ritardi, forse manco voi!).

Vi prego di scusarmi ma sto cercando lavoro, ahimè finora con poco successo.

So che la canzone di introduzione al capitolo vi risulterà strana, però mi sembrava calzante da matti, dato il girone in cui i nostri si trovano. Oh poi in realtà a me Bruno Mars non piace...

Spero che vi sia piaciuto questo capitolo un pochino più riflessivo.

Ho sempre pensato che Ranma sottovalutasse profondamente Soun ed è proprio questo che ho voluto sottolineare. Quest'uomo è un grande, un padre amorevole e un marito eternamente innamorato della moglie. Chiaramente la Takahashi ha voluto sottolineare il lato comico del nostro baffo, per cui spesso ce l'ha presentato in lacrime, con l'aspetto di un terribile Oni o in fuga con la coda tra le gambe quando c'era da affrontare Happosai.

Vi ho stupito con l'inedita versione di Takey nei panni della guida seria e responsabile? Solo per 5 secondi è ovvio...

Attendo di sapere i vostri pareri!

So che il capitolo è breve, ma è un po' una fase di passaggio.

Grazie alla mia adorata Ellebeta (come farei senza di te?!) e a tutte le mie bellissime fanciulle che, nonostante i ritardi, continuano a leggere la mia ff.

A presto mie adorabili folli!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
Leggi le 10 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Ranma / Vai alla pagina dell'autore: faith84