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Autore: abhainnjees    02/09/2014    1 recensioni
Nessun prepotente lo diventa da solo, e nessun bugiardo non è mai stato un cuore sincero.
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pre-Thor / teen!thor /teen!loki
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Odino, Thor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia partecipa al contest "Why are you telling me lies?" di Xxthe recklessxX. *******

Autore: abhainnjees (EFP) JeesLIZ (Forum)

Titolo: Heavy Body

Fandom: Thor

Personaggi: Un po' tutti

Rating: Verde

Generi: Introspettivo



-E tu smettila di frignare.

Il piccolo Thor, seduto in ginocchio ai piedi della toiletta materna, allungò verso l’alto le nerborute braccia e strinse i pugni attorno al vestiario regale, per richiamare l’attenzione su di sè.

-Vattene Thor, grande e grosso come sei, ancora non sai badare a te stesso?

Quelle parole vennero pronunciate troppo in fretta, e il silenzio che ne seguì flagellò l’anima del piccolo principino più della durezza con la quale furono pronunciate.

Profondamente offeso, Thor si incamminò verso la porta. Il suo andamento malinconico e la sua testa bassa spezzarono l’entusiasmo del fratellino che, poco distante, giocava alla guerra impugnando due spade e combattendosi goffamente, e che sperava che il fratello lo raggiungesse. Agitò in alto la spada destra, quella che stava vincendo in gioco solitario e che, secondo Loki, rappresentava Thor, cercando di convincerlo ad alzare la testa, sicuro che la sola idea di giocare con lui gli avrebbe fatto tornare il sorriso.

Ma il suo gesto fu male interpretato e attirò l’attenzione della madre, che premurosamente si precipitò e accolse tra le braccia il piccolo Loki, sussurrandogli frasi d’amore materno e che indussero Thor solo ad affrettare il passo.

Il principino vagò per quell’ala del castello sconsolato, trascinandosi, strisciando i piedi, sospirando e piangendo. Si sforzò di piangere sotto voce, poiché non avrebbe mai voluto che le guardie ai lati dei suntuosi corridoi lo sentissero. Come ogni suo buon proposito però, per quanto possano essere originariamente buoni i propositi di un bimbetto e si possano discostare dalla semplice volontà di seguire correttamente gli orini, fallì.

La sua corporatura, per nulla gracile e minuta come quella dell’adorato fratello, lo tradiva. Non poteva sospirare pigramente senza che il suo corpo lo segnalasse con movimenti pesanti e disordinati. Figurarsi poi quando piangeva. La sorella di sua madre lo definiva un maiale in pelliccia, e anche se Thor non ne aveva mai visto uno, poteva anche essere un complimento, le risate sprezzanti del resto della compagnia e il rossore sul volto della madre gli facevano intuire che non c’era nulla di cui vantarsi nell’essere paragonato a un maiale in pelliccia. Ma non era intenzione di Thor sembrarlo, specialmente quando doveva sembrare carino per essere consolato. Quando piangeva il volto di Thor si deformava sotto una bocca spalancata e urlante e degli occhietti, che strizzavano a più non posso, rossi bordò. Il petto si alzava e si abbassava a un ritmo invernale e il principino sudava e si dimenava senza volerlo. Le sue braccia cominciavano a muoversi quasi fossero animate di vita propria e le gambe sbattevano contro il tavolo creando un fracasso tale che spesso la madre pareva vergognarsi del suo comportamento.

Quando si fermò, di fronte a una guardia altissima e completamente ricoperta di metallo riflettente, Thor sventolò la mano e il gigante di metallo si abbassò per essere alla sua altezza.

-Signora guardia, lei mi vuole almeno un po’ di bene?- disse Thor tra un singhiozzo più forte dell’altro, speranzoso e disperato al contempo.

-Ma certo Sua Maestà, come potrei non volere bene al mio principe?

-Davvero devvero, signora guardia?

-Davvero davvero, Sua Maestà.

Il principino sorrise di un sorriso tutto gengive e denti, che sembrava più che altro una dichiarazione di guerra, ma la “signora guardia” lo accettò di buon grado e lo guardò benevolmente e affettuosamente.

Il piccolo Thor, consolatosi,si sporse su una finestra vicina, deciso a dimenticare le sue preoccupazioni e a godersi un po’ d’aria fresca. D’altronde era solo un bambino. E i bambini dimenticano presto le loro sventure, almeno tanto rapidamente quanto se ne creano di nuove. Dando una rapida occhiata vide che il fratellino era anch’egli affacciato a una finestra, quasi dirimpettaia alla sua, e che lo salutava coi modi più fine. Thor rispose al saluto agitando troppo velocemente la mano e ammirò il fratello per qualche secondo. Lo vide così bello e fiero e signorile affacciato a quella finestra, baciato dal sole e visibilmente contento. Pensò che era il principe più bello mai esistito. Poi quando guardò giù e scorse un gruppo di ragazzini bassi e tarchiati che giocavano e correvano con delle spade di legno, commentò tra se e se che quei bimbi avevano proprio un’aria gretta. Riguardò il fratello, di una bellezza serafica, poi di nuovo i bambini corpulenti e tozzi e pensò stupidamente che se c’era qualcuno che assomigliava a un maiale in pelliccia, questi erano sicuramente quei ragazzini che giocavano lì, sotto il palazzo. D’un tratto si chiese a chi dei due somigliasse, e inquieto, rientrò nel corridoio e si specchiò nella prima pancia lucida della prima guardia che incontrò.

Tarchiato, tozzo, con la pelle bruciata dal sole e gonfiata dal grasso, disordinato, sporco e turbato.

Ecco come si vide.

Gli avevano mentivo, lui non era un principe. Lui non aveva il portamento, e la carnagione e i capelli ordinati e principeschi del fratello. Lui era.. era sicuramente qual’cos altro. Ma non una Sua Altezza Reale.

Con quanta più rapidità poté, il piccolo Thor corse nella sua stanza, si gettò sul letto e pianse lacrime di delusione. Aveva sempre pensato di essere come il fratello, di essere un gioia per il padre e per la madre, e invece era un’enorme delusione soprattutto per se stesso.

Adesso si spiegava come mai non riusciva in nessuna delle attività che la madre le consigliava, non era bravo a disegnare, a scolpire, a ritrarre, a leggere pazientemente un libro o a prendere il te come conviene a un reale. Adesso capiva come mai quando venivano cugini e parenti lui era sempre quello deriso e quello che smuoveva nelle anziane zie più un sentimento di pietà che di affetto.

Quando il fratello lo avvisò della cena, bussando delicatamente alla porta e parlandogli con voce calma e brillante, Thor si rifiutò, inventandosi qualche scusa per saltare il pasto ed essere lasciato in pace. Loki, dall’altra parte della porta, farfugliò un “come vuoi” e andò via.

Thor, caldo di febbre, entrò in quel processo orribile della crescita che è l’autoconsapevolezza, dove i ricordi diventano fatti e le scelte irremovibili. Evidentemente lui non era fatto per l’etichetta, e d’altronde si domandò come avesse potuto pensato per tutto questo tempo di appartenervi. Come aveva fatto a non capire prima che razza di mostriciattolo goffo e gretto che era? E perché tutti i membri della sua famiglia avevano taciuto, cullandolo nel dolce sonno dell’ignoranza, causandogli adesso un risveglio più doloroso? Era tanto odiato dai suoi cari?

Con queste domande e col cuscino bagnato di lacrime, il piccolo Thor si addormentò.

L’indomani fu svegliato dalle chiacchiere del fratello, che speranzoso di vederlo sorridere, si era precipitato in camera sua ancora in pigiama e a piedi nudi, per trascinarlo di peso fuori a giocare. Sfilze di primedonne osservavano la scena dall’uscio della porta, smilze nei loro raffinati abiti dal taglio romano, ma fanciullesche nei modi vivaci e compiacenti.

-Alzati! Alzati! Alzati! Alzati! Alzati! Alzati! Alzati!

-Loki..

- Alzati! Alzati! Alzati! Alzati! Alzati!

-Mmm

- Alzati! Alzati!

-Alzato!

Thor di scatto si scaraventò fuori dal letto e ricevette un sorriso radioso ed entusiasta dal fratello, che sporgendosi verso di lui per abbracciarlo, perse l’equilibrio e cadde.

Lo sciame di donne dietro la porta parve svenire tutt’insieme, e i rimproveri non tardarono.

-OH, che animale!

-Dovrebbe controllare la sua forza.

-Sarà certo un valoroso guerriero da grande, ma adesso è un ragazzino pestifero.

-La madre non dovrebbe lasciarli giocare insieme.

-Oh Thor, che bello vederti di nuovo felice!

Il principino Loki si gettò al collo dei fratello con una gioia nel petto tale che quando esplose, si manifestò in lacrime e singhiozzi leggeri. Thor restituì l’abraccio al fratello e guardandolo negli occhi sentenziò che “piangeva in maniera regale”. Le pettegole però avevano già avvisato dell’incidente la Regina che, quando arrivò, pareva visibilmente scossa. Sollevò Loki e invitò Thor a seguirli per la colazione, avvertendolo prima di “cercare almeno di comportarsi come di deve di fronte al padre.”

-Mamma non mi sono fatto niente, te lo giuro! Perché te la prendi sempre con Thor?

Ma il bimbo non ottenne risposta.



-Papà, voglio essere un grande guerriero.

-HAHAHA- Odino per poco non si soffocò nel suo latte a sentire quella richiesta provenire dal figliuolo di otto anni. –Hmmm. E perché mai, piccolo mio?

-Perché se non posso essere un principe almeno voglio essere un soldato. Le amiche di mamma pensano che potrei essere un buon soldato.

-E sono sempre le amiche di tua mamma a pensare che tu non puoi essere un principe?

-No, quello lo penso da solo.

-Ma perché?

-Guardami, padre. Sono un maiale con la pelliccia. Non posso entrare in una stanza che tutti si girano..

-Come conviene a un principe, tutti i principi si fanno notare.

-Per vedere contro che cosa ho sbattuto o che cosa o rotto sta volta.

Un silenzio pesane gravò sulla sala da pranzo, le dame erano rosse in volto, la regina aveva gli occhi lucidi, il piccolo Loki aveva perso quell’aria felice e spensierata che si era ripromesso di mantenere per far felice il fratello, e il re sospirava amaramente, come se aspri ricordi gli fossero tornati alla memoria tutti assieme.

-Anche a me succedeva, quando avevo la tua età,- disse infine Odino in un sussurro, e poi aggiunse, con impeto:- Ma questo non mi ha impedito di diventare re!

-Ma padre tu sei andato in guerra, sei un re guerriero, ti prego fammi allenare!

-Sei ancora troppo piccolo Thor.

-Ma padre! Te ne prego!

-Oh Thor, se è per prima farò che non succeda mai più, nessuno ti rimprovererà mai più a causa mia, te lo prometto, però non te ne andare da me!

-Taci Loki, non spetta a te decidere!

-Ma..

-Ho detto basta. Ritiratevi adesso nelle vostre stanze. Saprai presto quale decisione prenderò, Thor.

Quando il padre acconsentì, poche ore dopo, la parte più difficile per Thor fu consolare il fratello e, se possibile, non farsi odiare. Gli raccontò di quel giorno che lo aveva visto alla finestra, di come si fosse paragonato ai bambini di strada e di come si fosse trovato più simile a loro di quanto (non) si aspettasse. Gli parlò dei suoi stati d’animo ogni volta che non gli veniva concessa la parola dai cucini per via delle sue proporzioni, inadeguate per la vita di corte, ma proporzionate per un guerriero. E Loki non potè fare a meno di comprenderlo, perché infondo anche lui non si sentiva parte del mondo che lo circondava e invidiava il fratello per aver trovato la soluzione ai suoi problemi.

Così gradualmente Loki e Thor iniziarono a prendere strade diverse. Loki, infatti, passò sempre più tempo con la madre, che oltre a viziarlo e coccolarlo, gli insegnò l’uso della magia in tutte le forme a lei conosciute. Passava sempre più tempo in compagnia dei libri, coi quali cercava di colmare il vuoto che sentiva e che gli inculcavano idee se non pericolose, per lo meno discutibili. Il primogenito, invece, diventava ogni anno più forte e spavaldo, e vantando più anni d’allenamento rispetto ai compagni della sua età, anche più arrogante e presuntuoso. Snobbava sempre di più le regole, convinto che sarebbe diventato un buon re con o senza l’etichetta e le lezioni della più elementare educazione.

Il poco tempo che passavano assieme era quando partivano in gran segreto per un’avventura, dove la magia di Loki coovaleva con la forza di Thor. Queste “missioni” però provocavano spesso la distruzione di questo o quel pianeta, e ogni volta che venivano rimproverati, dopo le urla si poteva vedere sulla faccia del sovrano un sorriso di vero orgoglio nei confronti di Thor, che non passava inosservato a nessuno dei figli.

Gli anni passarono tra esercizi, incantesimi e scorribande rimproverate e mai punite, fino all’avvicinarsi dell'incoronazione di Thor.
  
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