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Autore: hugmecupcake    02/09/2014    1 recensioni
Cercai di correre verso la mia stanza ma sentì un tocco gelido sulla mia pelle, ancora calda dal getto d'acqua. Girandomi trovai quel bastardo con un sorriso a 32 denti, l'esatto contrario di me che ero diventata giallognola. Si avvicinò di scatto facendomi indietreggiare fino a far scontrare il mio corpo contro il muro, appiccicando successivamente il suo al mio.
-Non preoccuparti questa sera proveremo qualcosa di diverso.- sussurrò
Genere: Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Josh Devine, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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​Mi trucidò con lo sguardo e tolse il suo braccio dalla mia presa. Schifato. Questo suo comportamento fece perdere in me quella mia minima voglia di iniziare il discorso. Aveva sempre la solita faccia mentre aspettava che iniziassi a parlare. Una ciocca di capelli cadde sul viso, inumidendosi. Mi allontanai, girandomi di spalle tirando su col naso portando temporaneamente i capelli lontani dal produrre fastidio. Iniziarono a sgorgare le lacrime dai miei occhi, non volevo che mi vedesse da tanto così tempo con gli occhi stanchi, ma ora emanavano un emozione nuova. Ero pentita. I singhiozzi erano inevitabili ed asciugandomi invano le lacrime. -Non l'ho voluto io, cazzo.- alzai la testa e con essa anche la voce, debole dal pianto. Il cielo quella sera era costellato ma le nuvole sparse non mancavano mai anche se quella sera il cielo sembrava avere la pioggia in tasca. -Da quando non decidi te, scusa?- lui si vide chiamato in causa a dover alzare il tono di voce. In quel preciso prese a squillare il mio cellulare. -È Luke.- perchè non ero capace a dire di no. No a quell'anello e a colui che prima ne era il proprietario. -Rispondi, è il tuo ragazzo.- fece retro front dirigendosi nel viale della foresta. -Non l'ho voluto io, cazzo-. Avevo perso completamente me stessa. Ero andata, insieme a Luke e a quel maledetto anello. -E perché adesso lo hai al dito.- presa dalla rabbia mista al dispiacere spostai lo sguardo sul mio dito e ciò che aveva addosso. Il diamante era poco definito, non mostrava in se ogni minimo dettaglio a causa della luce soffusa quasi inesistente della luna che si concentrava totalmente sulle onde del mare. Sulla mia mano cadde una lacrima che fece un giro turistico del palmo dissolvendosi sempre di più sino a lasciare come ricordo la sua scia inumidita, lucida. Harry era a pochi passi da me ma ogni volta andava allontanandosi alzando ad ogni passo una modesta quantità di sabbia. Ormai le mie mani luccicavano nel buio della notte e le lacrime che solcavano il mio viso non si fermavano, non si sarebbero fermate se prima non avrei chiarito, sfogato. Lo avrei gridato al mondo che ero già arrivata al traguardo. Non riuscivo a tenere tutto dentro, avere quell'anello che pareva più un medaglione dalle dimensioni. La sabbia si aprì in un varco profondo pochi centimetri, prendendo nelle sue mani quello che sarebbe stato nel film Titanic il cuore dell'oceano. Responsabile di più dispiaceri che amori, ciò che avrebbe dovuto in qualche modo trasmettere. Il rumore sordo non fece fermare comunque il ragazzo che aveva inoltrato la foresta. Io, con i capelli che per ciocca si rovesciavano sul viso, cercai di placare in me lo sconforto. Tirai su col naso lasciando che fosse l'aria freschetta di fine estate ad asciugare il mio viso e ad alleggerire quel rossore che aveva investito i miei occhi. Beh, forse era così davvero. Sentirsi un disastro, a non riuscire neanche a dire delle parole dolci ad un ragazzo. Non l'avevo fatto neanche alla mia migliore amica che avrebbe meritato tutto il bene di questo mondo. Forse era vero che dopo tante delusioni ad un certo punto si cambia. Il nostro carattere si vede obbligato ad ambientarsi in una vita che non è la sua. Troppo piena di guerre fra se stesse che non si ha nemmeno voglia di stare nella società. Perché a stare male un po' ci si abitua. Eppure eccomi, la mia mania di sfogarmi nel pianto non vede motivo di abbandonarmi. Le lacrime sono le mie uniche amiche quando al mio fianco non c'é nessuno. Tornai verso la macchina lasciando lì l'anello decisa che l'avrei dimenticato prima o poi. Lui era vicino alla strada, fin troppo vicino da rischiare un investimento. Mi calmai quando ricordai che da quella stradina non passava quasi nessuno. Scosta l'ultimo ramo di pino che senza porsi alcun limite aveva intralciato quasi totalmente il passaggio. Non aveva alcuna sigaretta nelle mani e da questo n'è rimasi sorpresa. Strano, ne avevo visti ragazzi con il tabacco a portata di mano nel momento del bisogno. Aprii la portiera poggiando la mia mano su di essa e con lei tutto il mio peso. I capelli iniziarono a pizzicare la mia schiena. Li scostai tutti su una spalla lasciando scoperto il qua sei invisibile livido rossastro. Harry sembrava aver notato quel marchio e sembrava infastidito quando feci quel gesto. Le labbra di Luke non se ne sarebbero andate da quel collo fino a che la carnagione perlata non sarebbe tornata a rivestire quel determinato strato di pelle. Tremai quando avvertii un dolore simile ad una sanguisuga, decisa a non lasciarti andare, a farti sua. Gemetti quando sentii la lingua farsi spazio nelle sue labbra toccando così la pelle, in modo da alleviare il dolore allucinante simile a delle lame taglienti. Chiusi gli occhi beandomi del massaggio post succhiotto che mi stava regalando il ragazzo. Spostava i miei capelli mentre continuava la sua opera d'arte. Quel lembo di pelle non era destinato a sanare per un altro mezzo mese. Sobbalzai aprendo gli occhi. Non aveva ancora finito. Richiusi gli occhi quasi fossi in extasi ed, anche se tutto era finito, solo dopo pochi minuti ebbi il coraggio di tornare alla realtà lasciando il mio mondo che di casto non aveva un bel niente. Dovrei preoccuparmi ma, adesso niente valeva più, niente e nessuno avrebbe attirato la mia attenzione così tanto da distogliermi da quel momento a dir poco divino. E proprio quando il mio cervello richiedeva un altra dose di piacere che lui si fermò. Dopo solo un gioco di sguardo. Cosa successe in quel momento ancora non era ben chiaro, ciò che era chiaro invece, era la vista delle sue labbra leggermente schiuse che emanavano una certa arietta. Ricordo che allora, nel momento del contatto fisico tra me e lui era ciò che mi attirava. Unica ed ultima cosa. Non si poteva certo dire che ero felice di ciò che subivo. Avrei usato il mio tempo ad infliggermi tagli sui polsi con ben altro. La luna era quasi oscurata dalla pineta alle mie spalle e nonostante ciò i suoi occhi riflettevano una luce strana. Non gli avevo mai visti così raggianti. E mentre il mio sguardo era in bilico se guardare le labbra o la canna di bambù al di sopra di esse, sorrisi. Un sorriso sincero, che alla vista del ragazzo era più un nuovo biglietto da visita. Ripiombandosi così sulle mie labbra, prese le mie mani, racchiudendole nelle sue. Si accorse così che l'anello non c'era più, accarezzandomi l'anulare con più mobilità adesso. Non esigeva qualcosa di più erotico in quel momento. Il bacio era casto, solo questo. Ora che ero imprigionata nelle sue braccia e che le mie mani erano sue mi sentii protetta.
  
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