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Autore: redpen    02/09/2014    4 recensioni
«Lui si inchinò e, guardandola con aria leggermente divertita, strizzò un occhio in segno d’intesa… Lei s’inchinò di rimando e, non capendo se si trattasse di uno scherzo o di un sogno, lo seguì senza bisogno di parole, mentre lui la conduceva, tenendola ancora delicatamente per mano, verso la pista da ballo…»
- La storia è ambientata prima del rimpicciolimento, non contiene perciò alcun tipo di spoiler -
Genere: Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kogoro Mori, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Sonoko Suzuki | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come le perle di rugiada...


Capitolo primo.
Era uno di quei balli in stile europeo, che le ragazze sognavano leggendo Versailles no bara o guardando Nadja Applefield… Quei balli dove si indossano lunghi ed eleganti abiti, che per una notte trasformano una ragazza in una principessa… Una notte magica in cui, fino all’ultimo rintocco del grande pendolo, è lecito attendere l’invito del cavaliere del proprio cuore.
Ed era proprio lì il massiccio orologio che impreziosiva con le sue eleganti lancette d’oro e brillanti la sfavillante sala da ballo di Villa Okamoto. Una stupenda villa in stile occidentale, ricca di cimeli, gioielli e pezzi d’antiquariato, ma nessuna pietra preziosa valeva quanto la fulgida collana tempestata di diamanti della raggiante signorina Inoue.
La giovane promessa del figlio maggiore degli Okamoto era la principale attrazione della festa, tenuta proprio quella sera in onore della novella coppia: con il suo lungo vestito di seta blu e il suo vistoso collier, regalo di nozze tramandato per generazioni dalla casata degli Okamoto, attirava gli sguardi e l’invidia di tutte le fanciulle più facoltose di Tokyo, convenute alla festa di fidanzamento più chiacchierata dell’anno.
Ma le rampolle dell’alta società giapponese non erano le uniche ad invidiare alla bella Natsumi Inoue la lucente collana dall’inestimabile valore… Tre giorni prima del ricevimento, infatti, un messaggio anonimo era stato recapitato alla futura sposa: 'Farò miei i tuoi diamanti alla festa, quando il pendolo batterà il dodicesimo rintocco'.
Tuttavia, l’incidente e il funesto messaggio erano stati tenuti strettamente segreti dalla famiglia per evitare che il caso rubasse l’attenzione dei media e relegasse l’imminente matrimonio in secondo piano. Così gli Okamoto, non potendo beneficiare della protezione della polizia, avevano deciso di affidare l’incolumità della futura moglie del loro primogenito e quella della sua preziosa collana proprio alle cure del detective Mouri.
Ran ricordava bene le parole dell’austera Signora Okamoto, venuta a far visita all’agenzia di suo padre subito dopo la ricezione del messaggio, e quel tuffo al cuore con cui aveva accolto la notizia di essere fra le fortunatissime invitate al ballo.
“E’ una questione dall'estrema riservatezza, lei capisce, Signor Mouri, e i signori Suzuki ci hanno detto che possiamo contare su di lei. Dobbiamo evitare ad ogni costo che la notizia trapeli, ma soprattutto… dobbiamo impedire a nostro figlio di commettere un errore imperdonabile! Dopotutto quella scialba ragazzina di campagna non è mai stata all’altezza del nostro Ryoichi… non vorrei che tutta questa storia fosse solo una sua montatura per impossessarsi della collana e fuggire chissà dove, proprio prima del matrimonio! Sa, con un oggetto del valore di 20 milioni di yen tra le mani, potrebbe vivere un’esistenza ricca e felice ovunque! Ah, può portare anche sua figlia, so che è amica della giovane Suzuki. I Suzuki non presenzieranno alla festa a causa di un impegno fuori città. Diremo perciò che hanno mandato voi in loro vece.” Questo il concitato discorso della burbera madre del futuro sposo.
In effetti il povero Ryoichi Okamoto, che povero di beni non era affatto, era invece carente di qualsivoglia dote estetica e di quel piglio che di solito illumina lo sguardo di un ragazzo appena diciannovenne, di quell’eleganza o di quel fascino che può far innamorare di un giovane rampollo nel fiore degli anni una bella fanciulla come Natsumi Inoue.
Che lei fosse bella era fuor di dubbio. Ran poté constatarlo in quell’attimo stesso in cui la giovane new-entry della casata Okamoto si avvicinò per salutare alcune invitate proprio accanto al tavolo del buffet, dove Kogoro, imperterrito, si stava servendo la sua quarta portata.
Gli occhi acuti e sfavillanti, lo sguardo vivo e penetrante, quel fare disinvolto e sicuro di sé che così tanto la distingueva dall’impacciato incedere del giovane promesso al suo fianco.
Tanto più spigliata e piena di vita era lei, tanto dimesso e timido appariva lui, che seguendola come un’ombra lasciava già intuire quale dei due caratteri avrebbe prevalso sull’altro nel futuro della coppia.
Si erano conosciuti un anno prima, durante una breve gita di Ryoichi nella dimora rurale della famiglia. Da allora, tornati insieme dal viaggio, i due erano stati inseparabili, fino ad arrivare in poco meno di un anno al fidanzamento ufficiale. Fidanzamento che il giovane, mostrando per la prima volta un temperamento inamovibile e più che mai deciso, aveva ottenuto vincendo le resistenze dell’intera famiglia.
Certo il buon Ryoichi esteriormente aveva tutto da guadagnare in una simile unione: un ragazzo mite, dall’aspetto modesto e non certo affascinante, si accompagnava a quella che tutti definivano una vera bellezza. Ma dal punto di vista economico, era solo lei a trarre un cospicuo vantaggio: un’umile ragazza di campagna entrava in una delle casate più ricche della metropoli. Così sin da subito dissapori e malelingue erano serpeggiati all’interno della famiglia, tanto da spingere gli Okamoto a pensare che la minaccia del furto non fosse che un escamotage della fanciulla per arricchirsi senza scrupoli, liberandosi ben presto del fidanzato, e la stessa Natsumi a sospettare a sua volta che quel medesimo avviso anonimo fosse in realtà parte di un piano ben congegnato dai parenti del suo promesso per far ricadere la colpa su di lei e convincere l’ingenuo Ryoichi a lasciarla… magari inventando qualche balla ad hoc per la stampa, appena prima del matrimonio...
Così anche la giovane Natsumi si era decisa ad assumere un investigatore a tutela della sua incolumità e soprattutto a far luce sull’intricata verità che si nascondeva dietro il messaggio misterioso. Era un giovane detective dalla fama ancora nascente e dall’ingaggio sicuramente più accessibile rispetto a quello di un investigatore già avviato… un liceale, per dire il vero, con poca esperienza, perciò, ma con un acume, promettevano alcuni, da fare invidia alla polizia giapponese, pari, dicevano altri, al leggendario protagonista dei gialli di Conan Doyle.
E così Ran ebbe il suo secondo tuffo al cuore tre giorni prima quando, come nelle più belle commedie romantiche o nei più famosi classici Disney, il suo secondo desiderio più recondito si era avverato nello stesso pomeriggio… Il suo cavaliere l’aveva infatti chiamata - poco dopo che la signora Okamoto aveva lasciato l’agenzia investigativa – informandola che anche lui era stato invitato a partecipare a quel ballo… o meglio, che era stato ingaggiato. E quella, Ran lo sapeva, era una differenza sostanziale.
Eccolo, ora era lì, lo Sherlock Holmes del terzo millennio… così amava definirlo: anche se per ora solo lei ne conosceva il vero potenziale, sapeva che quella straordinaria genialità sarebbe presto stata riconosciuta da tutti e che un giorno, non troppo lontano, avrebbe dovuto condividere il suo Shinichi con il mondo intero…
Rigorosamente in smoking, così come l’etichetta richiedeva, elegantissimo, sicuro di sé, con i suoi occhi profondi scrutava tutti, non tralasciava nessun dettaglio, vagliava ogni minimo particolare di quel party e... non se lo stava godendo affatto! Ran lo sapeva, perché lo conosceva meglio di chiunque altro... Lavoro, lavoro, lavoro: investigare viene prima di ogni altra cosa... e così un giovane di sedici anni, alla festa più in dell’anno, pensava a tutto fuorché a divertirsi. Ogni suo gesto, ogni suo atteggiamento era un libro aperto per lei. La camminata decisa e disinvolta per poter seguire con rapidità, senza farsi notare, la futura sposa in ogni suo spostamento… La mano in tasca, pronta a estrarre velocemente il suo taccuino per prendere brevi e preziosi appunti sui numerosi invitati… Lo sguardo teso e vigile che indugiava ancora una volta, ripetutamente, sull’orologio… 9 minuti alla Mezzanotte, l’ora annunciata per il furto.
Le quattro porte, poste sul lato destro della sala, erano serrate e controllate dalle più fidate  guardie della famiglia; gli invitati, tutti convenuti secondo la lista, erano chiusi in una inconsapevole gabbia: l’avido autore dell’imminente crimine era già tra loro. Persino Kogoro lasciò cadere la sesta coscia di pollo con cui aveva gioiosamente riempito il suo piatto poco prima, per concentrarsi solo ed esclusivamente sulla signorina Natsumi Inoue.
“Neanche lui le toglie gli occhi di dosso,” pensò Ran osservando il comportamento del giovane detective, “dopotutto è  il suo lavoro. Non può permettere che qualcuno le rubi la collana, è sotto la sua responsabilità. E poi perché dovrebbe smettere di guardarla? Così bella, così spigliata, quel collier la rende ancora più regale e radiosa. Non mi sorprenderebbe  se lo avesse colpito… Tutti gli uomini della sala ne sono colpiti… Persino papà non ha saputo resistere e si è lasciato scappare una delle sue imbarazzanti battute non appena l’ha incontrata oggi pomeriggio, incappando in una occhiataccia di rimprovero da parte della futura suocera di lei… e lei? Lei ha scelto lui… fra mille ha ingaggiato lui… Sarà davvero perché poteva permettersi solo il compenso di un detective liceale? O sarà vero quello che dice la signora Okamoto? E se volesse veramente scappare più lontano possibile con i soldi della collana?! Magari ha puntato proprio lui per farsi accompagnare! Ah mio Dio, che vado a pensare… Beh, di certo io non avrei nessuna speranza di competere. Con un abito comprato in saldo al centro commerciale e una collana di seconda mano... cosa credevo di fare? Come ho potuto pensare di essere all’altezza di questa festa, di quella donna… di un milionario collier di diamanti con il mio semplice filo di perle? Neanche questa collana che ho al collo, che per me è il tesoro più prezioso, ha alcun valore qui...”
Proprio in quel momento, mentre la ragazza stava per distogliere lo sguardo dall’indaffarato detective, Shinichi sollevò gli occhi dal quadrante del suo orologio e li posò, coincidentalmente, su Ran. Per un attimo i loro sguardi si incrociarono, poi Ran, imbarazzatissima, distolse il suo e si apprestò a guardare alla sua sinistra, verso la promessa sposa e le sue rumorose amiche. Shinichi ne approfittò per guardare più a lungo, indisturbato, la sua amica d’infanzia.
Quella sera non aveva potuto vederla che brevemente all’inizio del ricevimento, quando la ragazza aveva fatto il suo ingresso in sala al fianco del padre. Nel pomeriggio i due detective ingaggiati avevano dovuto svolgere le loro indagini separatamente, così da non rivelare agli altri membri della famiglia i piani di chi li aveva assunti, perciò Shinichi e Ran non si erano incontrati.
Ma quella sera, quel breve istante all’inizio della festa era bastato al giovane detective per riconoscere l’abito che insieme avevano visto, qualche mese prima, nel negozio più esclusivo del centro commerciale di Beika e che Ran aveva pazientemente aspettato di poter comprare in saldo, controllando ogni giorno, trepidante, che la sua taglia fosse ancora lì... nonché per riconoscere la collana di perle che adornava il collo della ragazza: senza dubbio quella di Eri, con cui Ran giocava sempre quando era piccola, sognando di indossarla il giorno del suo sedicesimo compleanno… occasione in cui la madre gliel’aveva in effetti donata.
Quel mondo di luce riflessa e di falsi sbrilluccichii non apparteneva alla spontanea e genuina Ran, che quella sera, con quegli abiti comprati con l’ardore dell’attesa e il modesto stipendio del padre e i gioielli dall’inestimabile caratura che l’amore di una madre può conferire, splendeva di luce propria, di una luce più abbagliante e viva di tutte quelle dame inanellate e illuminate dal fioco riverbero dei loro solitari… Brillava del fulgore dei suoi 16 anni e del rossore che infiamma le guance di un’adolescente innamorata. E rosse divennero anche le gote del giovane detective quando si soffermò ad ammirare la splendida foggia che quell’abito, sbirciato fugacemente dalle  vetrine del negozio, prendeva indosso alla sua “amica” del cuore...  Un drappo scarlatto la cingeva soavemente disegnando il suo leggiadro e armonioso profilo: le spalline di seta e la gonna di organza, con i suoi modi graziosi e il gentile contegno, la facevano una principessa al pari e più delle vere aristocratiche. E quel rosso, sì, quel rosso scarlatto dell’abito fece sorgere in lui un leggero sussulto nel cuore… Non era mai stato palesato ma tanti piccoli aneddoti l’avevano detto nel tempo: il rosso era il loro colore, il suo colore…
E se avesse indossato quell’abito proprio per lui, sapendo che entrambi sarebbero stati presenti alla festa?
Ran sollevò impaziente lo sguardo verso il grande orologio della sala, in quel preciso attimo Shinichi fece lo stesso: 6 minuti alla mezzanotte...
Mezzanotte, quell’ora magica e stregata che entrambi avevano atteso col cuore trepidante: lui con l’inspiegabile entusiasmo di chi vuole correre incontro ad un incubo per mettervi fine, lei con il recondito timore di chi teme di avvicinarsi troppo ad un sogno solo per vederlo svanire per sempre. La lancetta dei minuti aveva appena intrapreso il suo quintultimo giro prima dell’ora x, quando il maestro di sala annunciò l’ultimo valzer della serata. Gli invitati posarono i loro calici e si affrettarono a raggiungere il centro della stanza. Natsumi prese di colpo il braccio del suo fidanzato e lo trascinò imbarazzatissimo fino al bordo destro della pista, vincendo una sua ultima, flebile resistenza.
“L’ultima danza prima dello scadere del tempo” pensò Ran sospirando “ora o mai più…” e il cuore iniziò a batterle sempre più forte, finché quasi non esplose quando il quartetto d’archi intonò “Amazing Grace”. Fra tante, proprio la loro canzone.
Le coppie iniziarono a mescolarsi in un volteggiante turbinio. Ran cercò Shinichi con lo sguardo ma non riuscì a trovarlo… Poi cercò la coppia dei futuri sposi, ma non riuscì a scorgere più neanche loro, probabilmente nascosti alla vista dalle numerose altre coppie che piroettavano in pista.
Sicuramente li aveva seguiti per tenere d’occhio il collier.
Allora il cuore della ragazza rallentò il suo battito impetuoso e anche il viso si distese in un sorriso amaro: “Oh, beh, che cos'è un ballo alla reggia? In fondo…”  ma non poté finire di fare eco alla più famosa fiaba Disney che, proprio come accadde a Cenerentola quella fatidica sera, mentre Ran cercava affannosamente il suo principe nell’immensa sala, fu invece lui a trovarla… Così, giungendo di colpo alle sue spalle, le sfiorò delicatamente la mano per richiamare la sua attenzione…
Lui si inchinò e, guardandola con aria leggermente divertita, strizzò un occhio in segno d’intesa… Lei s’inchinò di rimando e, non capendo se si trattasse di uno scherzo o di un sogno, lo seguì senza bisogno di parole, mentre lui la conduceva, tenendola ancora delicatamente per mano, verso la pista da ballo.
L’ultimo valzer prima della mezzanotte. C’era sicuramente un motivo più che sensato per abbandonarsi ad un gesto fin troppo onirico per il suo razionale cavaliere. Ma che importava, chiunque o qualunque cosa l’avesse spinto a farlo, Ran non poteva che gioire al pensiero di quel dolce sorriso e di quell’inchino che erano stati entrambi destinati a lei.
Raggiunta la pista, il cavaliere trasse dolcemente a sé la principessa, cingendole la vita con un braccio e stringendola delicatamente in una presa ferma e sicura, afferrando poi, con l’altra mano, la mano di lei. Ran era come imbambolata e, quando iniziarono a volteggiare, si lasciò condurre graziosamente, abbandonandosi al flusso della danza e alle mosse sicure del suo cavaliere. Shinichi era sorprendentemente bravo nel danzare, sicuramente addestrato a dovere (e controvoglia) negli anni da sua madre, una vera esperta di occasioni mondane.
Ran non aveva mai ballato un valzer prima d’ora, eppure tutto le sembrò così naturale… I loro passi si incastravano alla perfezione (dimostrando una superba intesa ritmica) e, pur non conoscendo alcuna coreografia, la ragazza si muoveva armoniosamente sotto la sapiente guida del suo cavaliere.
Le sembrava quasi che, danzando, i suoi piedi non toccassero il pavimento,  eppure non avvertiva alcun senso di precarietà… Se anche si fosse trovata ad una decina di metri dal suolo, quella presa così ferma e rassicurante non l’avrebbe mai lasciata cadere.
Per tutto il tempo Ran aveva tenuto il capo chino, nel timore del momento in cui i loro sguardi, così vicini, si sarebbero incontrati… ma quando finalmente si decise a sollevare gli occhi verso Shinichi, si accorse che quel timore era quanto mai infondato, poiché lui non stava affatto guardando verso di lei!
L’incanto si ruppe per un attimo e Ran fu presa dall’irrefrenabile istinto di abbandonare le mosse della danza per riprendere quelle assai più congeniali del karate… Ma per il momento il colpo che sferrò fu solo verbale. 
“Mi hai invitato a ballare solo per poterla seguire più da vicino, non è così? Sapevo io che non c’era fidarsi... Di’ un po’, ti pare una bella mossa di cavalleria invitare una dama e fissarne un’altra per tutto il tempo?” disse Ran aggrottando la fronte e sentendosi all’improvviso estremamente ridicola per aver pensato che Shinichi potesse aver sinceramente desiderato ballare con lei.
D’un tratto ricominciò non solo a sentire il pavimento, ma anche le scarpe che, complice l’intera serata passata in piedi ad attenderlo, iniziavano a farle piuttosto male… Forse erano davvero di cristallo, tanto si rivelarono scomode.
“Non fisso affatto la signorina Inoue per tutto il tempo,” disse Shinichi destando ancora di più le ire di Ran, poiché aveva iniziato a parlare mantenendo lo sguardo diretto altrove e poiché aveva senza remore dato nome all’oggetto della gelosia della ragazza. “Sarebbe controproducente,” continuò Shinichi, “dal momento che il mio compito è controllare tutti coloro che sono in questa sala e che possono in qualche modo avvicinarsi a quel collier.”
“Intendi dire che non hai nessuna idea su chi possa aver spedito quel messaggio?” disse Ran, rabbonita dal fatto che Shinichi avesse palesato l’intenzione di proteggere il collier anziché la donzella.
“A dire il vero l’avrei eccome,” disse il detective, continuando la sua indagine visiva, “è proprio questo il problema…”
“Che cosa intendi?” chiese Ran, confusa.
“Beh…”, proseguì lui, “ho passato tutta la sera a controllare uno per uno gli invitati della festa per cercare di capire chi di loro fosse mancino, perché i segni lasciati sul foglio dall’inchiostro della penna usata per scrivere il messaggio facevano supporre che fosse stato redatto da una mano sinistra. Gli indiziati sono cinque in tutto: lo zio paterno e il fratello minore di Ryoichi Okamoto, due amiche della futura sposa e un cugino di secondo grado della signora Okamoto.”
“Allora non dovrebbe essere difficile impedire che la collana venga rubata... Basterà assicurarsi che nessuno di loro si avvicini troppo alla futura sposa nell’ora indicata per il furto” disse Ran, pronta, se necessario, a scongiurare lei stessa il colpo, frapponendosi al momento giusto tra la ragazza e il malvivente.
“Ma è proprio questo che non mi convince…” disse Shinichi. “È tutto fin troppo facile… Pensaci un attimo, Ran, chi manderebbe un biglietto autografo al giorno d’oggi per annunciare un furto? Tanto più sapendo che la grafia potrebbe essere una prova schiacciante in grado di incriminare l’autore.”
“Credi allora che la signora Okamoto abbia ragione?” chiese Ran dubbiosa. “Si tratta di una messa in scena della signorina Inoue per poter rubare la collana?”
“Non saprei… La Inoue non è mancina ma di certo il colpevole potrebbe essersi servito anche dell’aiuto di un conoscente estraneo ai fatti per fargli scrivere il biglietto e depistare così le indagini, allontanando i sospetti da sé. Perciò l’indizio del mancinismo potrebbe anche essere una falsa pista, destinata ai detective o alla polizia, che sono in grado di decifrarlo. Oltretutto la grafia era strana, forse era stata contraffatta volutamente per confondere le acque.”
“Perciò credi che assicurarsi che i cinque sospetti che usano la mano sinistra non si avvicinino alla signorina Inoue non servirà a salvare la collana?” chiese, scoraggiata, Ran.
“Un detective non può lasciare nulla di intentato…” disse sorridendo Shinichi, “perciò finché una prova certa non li scagionerà, li terremo comunque d’occhio. E poi se vogliamo attenerci al criterio della mano sinistra, c’è un’altra persona che rientra nella lista dei sospetti…”
“E chi?” chiese Ran.
“Ho saputo dalla governante degli Okamoto che Ryoichi è ambidestro” rispose il giovane.
“Andiamo Shinichi, cosa stai dicendo!” disse Ran infuriandosi per lo scetticismo del detective che non risparmiava proprio nessuno. “Quel ragazzo è una vittima di tutta questa storia! Chissà quante preoccupazioni graveranno sul suo cuore… E’ tutta la sera che, nonostante i festeggiamenti, conserva quel velo di tristezza negli occhi! E poi non avrebbe motivo di rubare la collana… presto erediterà un ingente patrimonio non appena le nozze saranno celebrate!”
“Già…” disse Shinichi pensieroso e di colpo si voltò verso Ran commentando con sguardo cinico… “Questa storia è ridicola, tanto rumore per ereditare una stupida collana... Chissà perché voi donne tenete tanto ai diamanti!” disse con sprezzo. “Dopotutto non sono che vile carbonio…”
“Innanzitutto vorrei farti notare che quattro dei sospetti sono uomini!” disse Ran con tono seccato, ostentando un orgoglio tutto femminile, ma con una punta di soddisfazione perché Shinichi non somigliava neanche un po’ a tutti quegli avidi contendenti che vedevano il ricco monile come un’irresistibile fonte di denaro, “e poi una collana di diamanti per una donna significa molto più di quanto non significhi una semplice collezione di pietre preziose per un uomo: un collier tanto brillante è una fonte di luce che deve irradiare e amplificare la bellezza di chi lo indossa…”
“Insomma le collane sono specchietti per le allodole…” commentò Shinichi, ironico, col suo implacabile pragmatismo, “e comunque non possono amplificare proprio nulla per chi, di base, di luce non ne ha…” Così sentenziò guardando con biasimo le tante signore avvizzite e superficiali presenti nella sala, che si pavoneggiavano di una vita piena di orpelli e priva di sostanza.
Ran fu colta da estrema amarezza nel sentire quelle parole, credendo che il commento fosse in parte riferito a lei e al fatto che quella sera aveva voluto tentare di eguagliare la luce emanata dalle eleganti dame come la signorina Inoue, con i suoi scarsi mezzi e i suoi abiti inadeguati.
“Quindi…” mormorò nervosamente, stringendo leggermente un lembo di stoffa tra le dita, “quindi questa collana di perle non ti piace affatto…” disse guardandolo dritto in volto con sguardo affranto.  “Come pensavo, i gioielli non fanno per me…”
Shinichi voltò di colpo il capo e incontrò quello sguardo così profondo e penetrante, sentendosi attraversare fin dentro l’anima. Stava sbagliando tutto.
Com’erano dolci e tristi quegli occhi, com’erano lucenti... Per guardare altrove non aveva visto nulla. Aveva pensato solo al caso, come sempre… solo al collier, al pericolo, all’incolumità degli ospiti, alla sue responsabilità. Ma non si era fermato neanche un istante a riflettere su quello che Ran avesse provato per tutta la sera, su quello che avrebbe potuto aspettarsi. Tranne per quel breve momento in cui aveva contemplato il suo vestito rosso.
E se quel vestito rosso fosse stato davvero un messaggio per lui? Se quella collana di perle fosse stata per lui? Per un attimo anche quello sguardo e quella luce che la ragazza emanava gli sembrarono destinati a lui… Che sciocco imperdonabile era stato! Per tutta la sera non aveva fatto che trascurarla ed ora il suo inesorabile cinismo l’aveva inavvertitamente ferita con quella stoccata finale!
Se c’era una possibilità, una sola possibilità che tutti quei segnali fossero diretti a lui, lui l’aveva mancata, non accorgendosi di nulla. E osava definirsi un detective? Con qual coraggio?
Ma la cosa più ingiustificabile era che l’aveva fatta soffrire, ancora una volta, inconsapevolmente ma irrimediabilmente. No, un rimedio doveva esserci!
Ran doveva sapere ciò che lui pensava veramente, doveva sapere che per tutta la sera non c’era stata dama che l’avesse colpito con i suoi mille diamanti come aveva fatto lei con i suoi occhi zaffiro… che non c’era nessuna ragazza, vistosamente truccata e sfarzosamente vestita, che potesse competere nel suo cuore con la naturale bellezza di lei, così spontaneamente e rigogliosamente fiorita in quel fulgido manto rosso, da togliergli il fiato.
Shinichi ricambiò con risolutezza lo sguardo di Ran, fissandola intensamente e profondamente, poi la trasse delicatamente a sé e strinse con rassicurante dolcezza la sua mano tremante. Il cuore di Ran saltò un battito.
“Quella collana ti si addice perfettamente,” disse soave ma deciso, “come le perle di rugiada ai petali di un'orchidea…”
Ran sentì di nuovo le gambe venir meno… Il loro vicendevole sguardo si fece più intenso e più ardente finché gli occhi di lei si socchiusero … i loro visi si avvicinarono, lentamente ma inesorabilmente…
In quel momento le luci si spensero di colpo e il pendolo suonò il primo dei suoi dodici rintocchi.
 

Questa storia nasce in un pomeriggio d'estate, da un’idea che sottoposi lo scorso giugno ai miei soci dello Shinichi&Ran Official Italian Fan Club, che ho il piacere di gestire. Nasce dall'amore per questo manga e dalla curiosità di testare i suoi protagonisti in un contesto un po’ più shojo del solito, sebbene conservando il suo consueto taglio mystery.
L’idea è poi divenuta un contest, "La Maratona di Ballo ShinRan", di cui questa fiction si pone a chiusura e celebrazione, come ringraziamento a tutte le meravigliose autrici che ci hanno onorato della loro partecipazione.


Dedico questa storia a tutti coloro che sono affezionati a questi due personaggi di finzione come a creature vere… e a tutti coloro che amano scrivere e sognare… possibilmente nello stesso momento.

- redpen
   
 
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