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Autore: Rurue    02/09/2014    1 recensioni
Akemi è un'infermiera giovane, ma sveglia. Resa tale da una famiglia di maghi purosangue che la disprezza per il suo essere Maganò e da una società in piena Seconda Guerra Mondiale che la evita per la sua lontana, ma abbastanza evidente, discendenza giapponese.
La ragazza si incontrerà con un Tom Riddle giovane, ma già prepotente. Instaurerà con lui un rapporto particolare; visto da fuori parrebbe solo astioso ma, per lei, è molto profondo.
Che ruolo potrebbe avere una semplice maganò nel passato del Signore Oscuro?
Akemi, grazie al suo lavoro, incontrerà anche i fratelli Pevensie, che riusciranno a sconvolgerle completamente la vita scaraventandola affettuosamente ma con prepotenza nella loro famiglia particolare e mostrandole un mondo diverso da quello a cui è abituata.
Attenzione: la storia seguirà, in gran parte, il filo della storia presente nei libri di Lewis, per questo potrebbero esserci possibli spoiler per chi ha visto solo i film.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom O. Riddle, Tom Riddle/Voldermort
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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God on high,
hear my prayer
in my need 
you've always been there.
He's young,
he's afraid,
let him rest
heaven blessed.
Bring him home,
bring him home.
          - Bring him home; Les Miserables -

                                             

 

                                      Capitolo Diciassettesimo          

 

 

 

 

 

Sgattaiolammo via furtivamente dalla Sala delle Torture; ovvero quella in cui stava avendo luogo la festa di Natale.

<< Akemi, dove stiamo andando? >> mi chiese Tom, piuttosto seccato. Non che non vedesse l'ora anche lui di uscire da lì, però anche lui, come me, detestava non sapere le cose.

Mi bloccai davanti ad un bivio e imprecai, dimenticandomi di rispondere alla domanda del ragazzo.

La triste verità era che non ero neanche sicura che stessi andando nella direzione giusta.

In quel momento mi sentii come una bambina a cui è appena caduto il gelato, sull'orlo delle lacrime.

Lanciai un'ultima occhiata speranzosa ai due corridoi, ma entrambi erano in pietra, ed entrambi finivano nell'oscurità.

Esattamente come la bambina del gelato di prima, pestai un piede per terra, frustrata.

<< Ti odio! >> sbottai contro Tom, senza alcun motivo. Lui mi guardò male, senza però capire che quell'esclamazione non aveva alcun senso logico. Poi, però, ci arrivò << Non è colpa mia se non hai un briciolo di senso dell'orientamento. >> borbottò infastidito. Poi sbuffò, in un misto di rassegnazione ed esasperazione << Dove stiamo andando? >>

<< Nella Sala Comune dei corvonero. >> mugugnai, imbronciata.

Il ragazzo si guardò attorno, poi prese il corridoio che io, invece non avrei preso: quello a destra.

<< Questo tratto lo avevi indovinato. >> disse, come se volesse rincuorarmi e la cosa mi fece sentire un poco sciocca.

Arrivammo alla Torre Corvonero in una manciata di minuti. Ci fermammo davanti al pacchiano battente di bronzo a forma d'aquila. Sapevo che per i corvonero funzionava in modo diverso: non c'era la parola d'ordine da declamare a un dipinto vivente, ma una statua parlante che ti propinava un indovinello.

Entrambe le cose sarebbero sembrate assurde a qualsiasi persona dotata di una sanità mentale, ma statue e dipinti parlanti erano solo il minimo a cui avevo dovuto abituarmi, visto che casa dei miei genitori era piena di ritratti di parenti deceduti. E considerato quanto chiacchieravano sembravano tutto tranne che deceduti.

<< A te l'onore. >> dissi a Tom, facendo un passo indietro. Lui sorrise di sbieco << E privarmi dello spettacolo? Non ci penso nemmeno. >>

Sbuffai e, consapevole di non avere tutta la notte, non mi misi a protestare, tanto avrebbe comunque vinto lui.

Mi avvicinai e presi in mano l'orrido – a mio parere – batacchio per poi dare due colpi secchi.

La domanda da parte del bronzeo rapace arrivò quasi immediata.

<< Cosa hanno in comune il corvo e lo scrittoio? >> domandò, inaspettatamente melodiosa e dolce, la voce proveniente dall'aquila.

Aggrottai le sopracciglia.

Niente?

Era una domanda retorica, quella che mi venne da pensare spontaneamente. Che non fosse la domanda corretta, beh, quello era ovvio, quindi non la espressi ad alta voce.

Mi concentrai e la prima cosa a cui mi venne da pensare fu il leggio a forma di gufo che il preside Dippett usava nella Sala Grande.

Ma quello non aveva nulla a che vedere con la domanda postami dalla guardia della Sala Comune dei corvonero, quindi tentai di scrollarmi il pensiero di dosso. Eppure, continuava a tornarmi in mente quello stupido leggio dorato.

É un gufo, non un corvo, e quello è leggio, non uno scrittoio!

Mi ammonii. Però qualche collegamento dovevano averlo, altrimenti non riuscivo davvero a spiegarmi come mai fosse stato quasi istintivo pensarci.

<< Ce la fai? >> domandò Tom, tra l'ironico e lo scocciato. Mi chiesi se per caso lui non ci fosse già arrivato.

Non deconcentrarti, Em!

E, probabilmente, deconcentrarmi era l'esatto scopo del ragazzo, per farmi perdere la sfida che mi aveva lanciato.

<< Taci. >> intimai, senza intimidirlo affatto.

Fissai l'aquila, cercando di riprendere il filo dei pensieri.

All'istante, capii perché avessi collegato il gufo al corvo e perché, fissando l'aquila, l'avessi ricollegata all'intero indovinello.

<< Le piume! >> esclamai alla fine, più a me stessa che all'aquila.

<< è un buon ragionamento.. >> decise la guardia, prima di socchiudersi.

Lanciai un soddisfatto e strafottente sorrisetto a Tom, che però non ebbe alcuna reazione.

<< Quindi solo a me rispondi roba insensata. >> commentò, senza lasciar trasparire lo stupore o il dispiacere che invece mi sarei aspettata. Eppure dovevo aver imparato a non aspettarmi mai quello che mi aspettavo da lui, perché non mi presi neanche la briga di rimanerci male.

<< Guarda che ci metto più tempo a inventare le assurdità che ti scrivo che a risolverli sul serio. >> gli bisbigliai offesa, mente aprivo la porta di qualche centimetro. Spiai nella sala dallo spiraglio che avevo creato per assicurarmi che non ci fosse nessuno.

<< Ritiro quello che ho detto, allora. Ne sono onorato. >> rettificò con sarcasmo, prendendomi in giro.

Alzai gli occhi al cielo, poi mi portai un indice alle labbra << Fa' silenzio. >> gli ordinai, infastidendolo: odiava quando qualcuno osava dargli ordini.

Ignorai il fatto di aver appena messo a dura prova il suo orgoglio – anche perché decise saggiamente di seguire il mio “consiglio” - e scivolai nella stanza.

Trasalii quando scorsi una figura sul divano, sospirai di sollievo quando, a una seconda occhiata, mi resi conto che non poteva essere più addormentata di così.

Tom, che entrò subito dopo di me, decise di prendere ulteriori precauzioni: agitò la bacchetta facendone scaturire una lieve luce.

<< Che hai fatto? >> domandai, allarmata.

<< Muffliato >> rispose lui, come se con quella sola parola avrei dovuto capire tutto. Aggrottai la fronte << Che?>> gli chiesi, facendogli capire che, invece, non avevo capito un bel niente.

<< Fa in modo che gli altri non ci sentano e se qualcuno prova a origliare sentirà solo un ronzio. >> spiegò.

<< Scusa se non ho la scienza infusa, eh. >> protestai sottovoce, al suo tono seccato.

<< Avevi detto che alcune cose le avevi studiate. >>

<< Appunto, alcune. E poi mica sono te, che ricordi qualsiasi cosa tu legga. >>

<< Stiamo perdendo tempo. >> replicò lui, quasi ignorandomi. Non protestai: aveva ragione.

Fu facile individuare la statua della Corvonero poiché era collocata in una nicchia esattamente di fronte alla porta.

Ci avvicinammo silenziosamente, nostra complice la moquette blu decorata di stelle, che sembravano essere il riflesso di quelle dipinte sul soffitto.

A rapire la mia attenzione non fu il motivo della nostra “visita clandestina”, cioè il diadema, ma il volto della donna.

Priscilla Corvonero era rappresentata come una donna alta, e sembrava ricambiare il mio sguardo affascinato con un mezzo sorriso canzonatorio. Era davvero bella, eppure aveva un aria che le dava un aspetto un po' minaccioso.

Mi ricorda qualcuno..

Pensai ironicamente, spostando il mio sguardo sul ragazzo al mio fianco, anche lui intento ad ammirare la statua di marmo della Fondatrice.

<< Che c'è? >> mi chiese, notando il mio sguardo. Feci un lieve sorriso sghembo, ma non risposi << Cosa c'è scritto? >> gli domandai, invece. Lui aggrottò un poco le sopracciglia, ma non indagò oltre.

Anche lui spostò lo sguardo sulle minuscole parole incise attorno al delicato cerchietto che rappresentava la tiara della strega.

<< “Un ingegno smisurato per il mago è dono grato”. >> lesse Tom ad alta voce.

<< Frase molto da corvonero. >> commentai, divertita.

Entrambi sentimmo dei rumori di passi provenienti dalla porta accanto alla nicchia della statua, che probabilmente portava ai dormitori.

Mi guardai rapidamente intorno, alla ricerca di un nascondiglio, ma Tom fu più veloce di me; mi afferrò un polso e mi portò dall'altro lato della sala comune, dietro una delle librerie. Non ci nascondeva perfettamente, ma sarebbe stato più difficile individuarci.

Tirai una gomitata al ragazzo, facendolo gemere contrariato.

Mi lanciò un'occhiata fiammeggiante, io gli indicai un punto vicino alla statua e capì: gli era cascato l'invito alla festa di Natale dalla tasca. Imprecò sommessamente.

In quell'istante la porta da cui erano arrivati i rumori si aprì, lasciando entrare due ragazzi vestiti a festa e che cercavano di sgattaiolare fuori dalla Sala Comune oltre l'orario del coprifuoco.

Purtroppo per loro, la furtività non era esattamente il loro punto forte, perché mentre scendevano le scale avevano tanto casino da darci abbastanza tempo per nasconderci. Mentre i due ridacchiavano, guardandosi intorno per controllare che la via fosse libera, Tom si avvicinò cautamente, rimanendo il più vicino possibile alla libreria, ma comunque rischiando pericolosamente di essere beccato. E se una visita clandestina da parte mia sarebbe facilmente passata inosservata, invece non sarebbe successo se si stava parlando di Tom Riddle.

<< Ehi, ma quello non è.. ? >> fece uno dei due. Vidi Tom immobilizzarsi e, non riuscendo a vedere i due poiché coperti dalla libreria, temetti che l'avessero visto.

<< Edgecombe! >> concluse l'altro, sghignazzando. Sospirai silenziosamente di sollievo.

<< Sveglialo, magari viene anche lui. >> suggerì uno. Tom sfoderò la bacchetta e si sporse ancora un po', salvato solo dal fatto che probabilmente i due erano o estremamente ciechi o di spalle. Trovavo la seconda opzione leggermente più plausibile.

Lo vidi puntare la bacchetta << Ehi! >> esclamò uno dei due.

<< Accio >> bisbigliò Tom, scostandosi quasi immediatamente dopo e tornando dietro la libreria, vicino a me, con il pezzo di pergamena in mano.

Mi chiesi perché si fosse sporto così tanto se poi l'invito gli sarebbe volato in mano, ma capii subito dopo che doveva controllare che i due non notassero l'oggetto volante.

<< Marius! >> chiamò l'altro, alzando un po' di più la voce.

Marius Edgecombe si svegliò di soprassalto, emettendo un verso strozzato e maledicendo Morgana.

<< Cosa vuoi, Stephen?! >> chiese l'appena sveglio, condendo la domanda con un'altra ingiuria alla medesima strega.

Mi sentii profondamente offesa per conto di quella povera donna.

<< Certo che hai il sonno pesante >> lo sbeffeggiò quello che probabilmente non era Stephen.

Stephen, invece, usò il tono più naturale del mondo << Ci stiamo imbucando alla festa di Lumacorno. >>

<< Oh.. >> sospirò Marius Edgecombe, con tono quasi dispiaciuto << Beh, è una bella idea. Però stasera passo, sono distrutto: ho passato l'intero pomeriggio su quel tema di un metro che ci hanno assegnato per Difesa contro le Arti Oscure. >> lo sentii sbuffare, poi percepii un paio di colpetti ovattati, e immaginai che uno dei due gli avesse rifilato un paio di pacche consolatorie << Ti capisco amico.. allora sarà per la prossima! >> fece speranzoso Stephen.

<< Certo! Però avvisatemi prima, eh! >> si raccomandò Edgecombe. Gli altri due si allontanarono, promettendo all'altro che l'avrebbero reso partecipe con anticipo, poi la porta si aprì e richiuse alle loro spalle, lasciando il terzo ragazzo da solo.. più o meno.

Ci fu qualche fruscio, poi vedemmo la testa castana di Marius Edgecombe sorpassarci a qualche metro di distanza, senza notarci. Aprì la porta dei dormitori e vi scomparve dietro.

Vidi le spalle di Tom rilassarsi e uscì dal nostro nascondiglio. Non perdemmo tempo, lasciammo la Sala Comune immediatamente dopo, per evitare altri inconvenienti incontri. Tom agitò la bacchetta e immaginai che avesse rotto l'incantesimo che aveva usato quando eravamo entrati.

<< Non che sia stato molto utile. >> disse il serpeverde dopo qualche minuto di silenzio, mentre mi riaccompagnava nella mia camera.

<< Almeno sai che aspetto dovrebbe teoricamente avere. >>

Non rispose. Arrivati, aprii la porta della mia stanza, poi mi girai verso di lui, tendendo una mano sullo stipite << Si può sapere cosa ti aspettavi? Che avesse una mappa disegnata in fronte? >> gli chiesi, retorica.

<< Io non mi aspettavo niente. L'idea è stata tua. >> puntualizzò << Infatti non ci ha portati molto lontano. >> aggiunse.

Gli scoccai un'occhiataccia << Altro? >> domandai con scocciata ironia.

<< No. Buonanotte. >> mi augurò, voltandosi. Afferrai la maniglia della porta con la mano libera << Io invece spero che tu un paio di incubi li faccia! >> lo informai, mentre si allontanava, poi tolsi la mano dallo stipite e chiusi la porta con una discreta dose di violenza.

Il rumore improvviso fece svegliare Eponine, che balzò sulla poltrona dove si era appisolata, miagolando contrariata.

<< È lui che è un ingrato! >> mi giustificai, ma lei emise un altro lieve miagolio, come a dire quanto poco gliene importasse. Scrollò la testa, poi balzò giù e iniziò a strusciarsi alle mie gambe.

<< No, hai mangiato prima che uscissi. >> lei miagolò ancora, camminandomi tranquillamente sui piedi. Sospirai << Va bene, va bene. Ho capito. >> mi arresi rapidamente, la sollevai da terra e mi accoccolai sulla poltrona che prima era occupata da lei.

La lasciai e lei si sistemò sulle mie gambe. Iniziai ad accarezzarla borbottando qualche lamentela. Chiusi gli occhi davanti al luminoso calore del fuoco che ancora scoppiettava nel caminetto e ridacchiai quando pensai che, se mi avesse vista in quel momento, Lucy avrebbe detto che somigliavo a una vecchietta sola e mezza fuori di testa.


                                                                                                            ******


Quando mi svegliai, il mattino seguente, decisi che avrei dovuto commissionare una statua in onore a Santa Druella che, la sera prima, mi aveva sistemato i vestiti e quindi avevo già la valigia pronta per la partenza.

L'Espresso per Hogwarts sarebbe partito due ore più tardi per riportarmi a King's Cross così, essendo avvantaggiata per la questione “valigia” me la presi con relativa calma.

Quando scesi a colazione non mi stupii nel non trovare Tom. Con l'insonnia che si ritrovava probabilmente era già sveglio da ore.

Al tavolo dei serpeverde salutai solo Olivia poiché era l'unica della combriccola ad essere presente. Le chiesi di salutarmi gli altri.

Non persi tempo a cercare Tom. Se non si era ancora fatto vedere era perché non voleva e, per la stessa ragione, non si sarebbe nemmeno fatto trovare. In ogni caso, misi il suo regalo nella borsa, in modo tale che fosse più facilmente raggiungibile che nella valigia.

Impiegai invece secoli per convincere Eponine ad entrare nella gabbia per animali che avevo sgraffignato nella voliera.

Non era molto grande e, senza dubbio, non aveva un aspetto incoraggiante, ma essendo la gatta molto piccola le dimensioni erano piuttosto relative. Riguardo all'aspetto.. beh, l'avevo arrangiata con un paio di cuscini, ma comunque comprendevo la sua riluttanza.

Dopo parecchi minuti, riuscii a convincerla, sentendomi terribilmente in colpa, ma sapendo che altrimenti non avrei davvero saputo come trasportarla.

Arrivai alla stazione in anticipo e sistemai subito la valigia in una cabina, poi aprii la gabbia della gatta per lasciarla libera di girare. Per scaramanzia, però, chiusi le porte del vagone.

Io, invece, aspettai fuori dal treno nonostante stesse nevicando. Mi sistemai su una panchina e sbuffai una nuvoletta di aria condensata.

<< Se hai freddo dovresti stare dentro. >>

Alzai lo sguardo e sorrisi << Guarda che stavo aspettando te. >> precisai, sfilando le mani di tasca, perché mi ricordai che non ne avevo bisogno visto che avevo dei guanti, ora. Le incrociai al petto, strofinandomi sulle braccia per cercare di scacciare il freddo.

<< Eri così sicura che sarei venuto a salutarti? >> domandò l'altro, guardando distrattamente le mie mani coperte. Lo vidi aggrottare lievemente le sopracciglia.

<< Con te non sono mai sicura di niente. >> lo informai, alzandomi dalla panchina e avvicinandomi al treno.

Tom mi seguì prima con lo sguardo, come se stesse calcolando se davvero valesse la pena o se, facendo quei tre passi, qualcuno l'avrebbe aggredito. Poi sbuffò e si avvicinò.

<< Casomai ti stancassi troppo, eh >> lo schernii. Lui non diede neanche segno di avermi sentita. Alzai gli occhi al cielo << Dio, Tom, non dirmi che ce l'hai ancora con me perché vado via! >>

<< Come se m'importasse. >> ribatté. Mi uscì spontanea una smorfia scettica.

Mi misi a frugare nella valigia, poi gli porsi un pacchetto che era palesemente un libro, ma lui mi domandò comunque cosa fosse.

<< Il tuo regalo di compleanno, anche se devo ancora convincermi che te lo meriti. >> notai la sua occhiata incuriosita mentre si rigirava il pacchetto tra le mani.

<< Non mi offenderò se lo aprirai con un po' di anticipo. >> gli dissi.

Tom non se lo fece ripetere due volte e scartò il regalo, rivelando un libro dall'aspetto vissuto. Il titolo era piuttosto sbiadito, ma si leggeva comunque bene.

A lui non sembrò interessare la condizione estetica del libro, perché il suo sguardo si fissò sul titolo.

Per un istante mi sembrò spaventato, ma visto che l'idea era abbastanza assurda, probabilmente me lo ero immaginata e basta.

Alzò lo sguardo su di me << Come..? >> mormorò senza completare la domanda.

<< Come faccio a saperlo? >> mi chiesi da parte sua. Sorrisi con aria colpevole, leggendo la scritta del titolo che dichiarava: “Rettilofoni”.

<< A volte parli nel sonno. >> gli svelai, anche se sospettavo che lui lo sapesse, motivo per cui aveva imparato l'incantesimo di “anti-origlio” << E poi quando ti ho visto leggere quella roba sui rettili.. non mi ci è voluto molto per intuire che non si trattava di semplici biascicamenti insensati. >>

Tom non rispose subito. Rimase a fissarmi per qualche secondo in silenzio. Poi, quando aprì la bocca per parlare, venne coperto dal fischio del treno, che avvisava i passeggeri – io – di darsi una mossa.

Il treno non avrebbe aspettato.

Sorrisi e, come al solito, cercai di abbracciarlo. La cosa che mi stranì ed imbarazzò, fu che lui non si scansò, come era solito fare, ma neanche ricambiò.

Aprii la portiera alle mie spalle << Ci si vede quest'estate, Tommy. Scrivimi! >> mi raccomandai, consapevole che non l'avrebbe fatto.

Non aspettai che dicesse nulla: ne che si lamentasse per l'odiato nomignolo, ne che mi salutasse o ringraziasse per il regalo, neanche che ripetesse quello che aveva detto prima. Salii le scalette ed entrai nel vagone appena in tempo prima che le porte si chiudessero e il treno partisse.

 

 

 

 

 

 

****Angolo Autore

Ed eccoci qui, con un capitolo post-vacanze estive! Post-estate in generale, in realtà, non è detto che tutti siano andati in vacanza.. ma perchè ogni volta che dico qualcosa poi mi incarto nei ragionamenti? Odio il mio cervello!

Bene, dimenticate le due righe precedenti.

Vi è piaciuto il capitolo? Forse vi aspettavate un po' più di avvenimenti, però siamo riusciti a concludere questo arco natalizio ad Hogwarts.

Beh? l'avete riconosciuto l'indovinello? Ebbene si, è quello che il Cappellaio Matto pone ad Alice. Nel libro non viene data la risposta, ma poi Carroll diede tre risposte possibili, di cui una quella che ha dato Akemi.

So che esistono migliaia e miagliaia di altri indovinelli che avrei potuto scegliere e non uno già esistente, cosa che probabilmente mi fa sembrare una con poca fantasia, però no. Cioè, si, avrei potuto, ma non volevo. Il corvo a guardia della sala comune dei sapientoni non cerca tanto di farti risolvere un indovinello, quanto cerca di farti compiere un ragionamento e apprendere cose nuove. Quindi non ritenevo adatto banalizzare la cosa con un comune indovinello di quelli che si trovano su internet.

E poi cos'altro posso dire..? ah si, può essere che il comportamento di Tom nell'ultima parte del capitolo vi abbia straniti.

Perchè è tipo morto in piedi? 

Perchèèè... si. Si è appena reso conto di essere nella cacca, perchè un'altro dei suoi piccoli segreti è venuto fuori. In realtà Em non sa che quello che ha scoperto è correlato con tutte le cose con cui è correlato. Ad esempio un Salazar Serpeverde a caso o un Basilisco a caso, però Tom sa che deve stare estremamente attento a non fargliele scoprire, perchè sennò se ora è un po' nella cacca, dopo lo sarà parecchio. 

Qundi questo.

Okay ora vi saluto perchè è tardi e sto cominciando a delirare (probabilmente si vede da quello che ho scritto in questo 'coso').

Un saluto a tutti,

Rue :)









  
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