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Autore: Iaiasdream    03/09/2014    3 recensioni
Seguito di: A QUEL PUNTO... MI SAREI FERMATO
Rea, ormai venticinquenne, dirige il liceo Dolce Amoris, conducendo una vita lontanissima dal suo passato, infatti ha qualcosa che gliel'ha letteralmente cambiata... ma... come si soleva immaginare, qualcuno risorgerà dagli abissi in un giorno molto importante... cosa succederà?
Genere: Erotico, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Armin, Castiel, Dolcetta, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A quel punto... mi sarei fermato '
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20° capitolo: INSISTENZE
 




<< Fin da quando era piccolo, Alain è sempre stato di salute cagionevole >> inizia a raccontare Castiel dopo aver gettato il mozzicone di sigaretta nel vuoto da quel balcone del secondo piano dell’ospedale. Io lo ascolto ma non riesco a guardarlo negli occhi. Non riesco ancora a credere alle sue parole.
Quel moccioso pervertito, non avrà vita lunga, e questa dolorosa verità mi sta sconvolgendo l'anima. Mi sono affezionata a quel ragazzo, ho anche iniziato a volergli bene.
<< Con il passare degli anni e della sua crescita, il suo cuore si è indebolito. Quando andava a letto doveva dormire attaccato a un macchinario che gli permetteva di regolarizzare i suo battiti nel caso in cui il cuore aveva deciso di fermarsi >> continua Castiel con voce seria.
<< E poi? >> chiedo con voce rauca.
<< Non so per quale motivo, almeno è lui a non volerlo dire. Decise di liberarsi di quella macchina, non andava più alle visite, e se ne andò anche di casa. Mia zia mi avvisò chiedendomi se potevo fare qualcosa, ma quel moccioso è testardo, peggio di me! >>
<< Perché fa questo? >>
<< Ti ho detto che non lo so. Ho provato a convincerlo in tutte le maniere >> afferma passandosi le mani fra i capelli.
<< Di cosa? >> chiedo incuriosita.
<< C'è una possibilità che possa salvarsi >>
A quelle parole i miei occhi si accendono di speranza. Sento finanche il cuore alleggerirsi.
<< C'è? >>
<< Il medico che lo aveva in cura, ha un fratello non lontano da qui, che compie queste complicate e delicate operazioni. Ma quell'idiota di mio cugino non ne vuole sapere >>
<< Ma dove diavolo sono i suoi genitori, che cosa fanno? >>
<< Non sono qui! Viaggiano per lavoro >>
Sbuffo beffarda. La solita storia. Genitori che viaggiano per lavoro e non si curano dei propri figli. Mi ricorda tanto la mia situazione adolescenziale, ma almeno i miei mi lasciarono a zia Michelle. Povero Alain.
Il silenzio piomba tra noi due e sono proprio io a spezzarlo poco dopo.
<< Castiel, Alain si opererà! >> affermo convinta. Il rosso mi guarda sorpreso. << Se questo può salvarlo dalla morte, farò di tutto per convincerlo... Te lo prometto >>. Detto questo rientro nel reparto lasciandomi dietro il rosso che mi chiede << Dove vai? >>
<< A mettere il guinzaglio al cane! >> rispondo accennando un sorriso, per tranquillizzarlo. Senza aggiungere altro, mi dirigo verso la stanza del ragazzo e mi accorgo che la porta è aperta, capisco che il medico è andato via. Tiro un lungo respiro, poi entro con fare deciso.
Alain è ancora seduto sul letto, e guarda la finestra. Noto qualcosa nei suoi profondi occhi blu. Sta piangendo. Mi sento triste nel vederlo in quella maniera, poi mi faccio forza e dico:
<< Sono sicura che presto pioverà >> lo vedo trasalire, ma non si volta a guardarmi, forse non vuole far vedere le sue lacrime. Non parla. << le nuvole sono grigie >>
<< Perché sei ancora qui? Ti avevo detto di andartene >> dice lui seccato.
Non rispondo, mi guardo intorno, vedo una sedia accanto a un tavolo, la prendo e vado a sedermi accanto al suo capezzale. Lui intanto segue i miei movimenti con la coda dell'occhio.
Sedutami, metto le braccia conserte e lo guardo cercando di rendere la mia espressione il più rilassata possibile.
<< Che guardi? >> chiede ad un tratto volgendomi lo sguardo.
Come risposta faccio spallucce. Lui sbuffa scocciato << Va via Rea, voglio stare da solo >>
<< Non ti sembra di essere stato da solo per troppo tempo? >>
Alain ha un sussulto.
<< Non ne hai abbastanza di questa solitudine? >> continuo seria.
<< Che ne sai tu? Cosa ne puoi sapere? >>
<< So più cose di quanto potessi immaginare, Alain >>
Mi guarda allibito, poi chiede << È stato Castiel, vero? >>
<< Ha importanza? >>
<< No, se sei venuta soltanto per compatirmi! >> urla irritato << ne ho abbastanza di avere intorno gente ipocrita alla quale non importa veramente niente di me >> continua, e nei suoi occhi vedo la disperazione e il pianto che vuole uscire. Non gli do neanche il tempo di continuare la frase, che presa da uno scatto di angoscia, mi alzo dalla sedia e lo abbraccio. Lui si zittisce e lo sento tremare sotto la mia presa.
<< Non dirlo più, Alain. Mi fa male, sentirti dire queste falsità. Io ti starò vicino, che tu lo voglia o no >> mormoro poi distaccandomi. Lo guardo negli occhi. Sta di nuovo piangendo, allora passo le dita sulle sue guance e raccolgo quelle lacrime di dolore.
<< Non sei solo, Alain >> interviene Castiel dietro di noi. Mi giro e lo vedo avvicinarsi. Guarda suo cugino con un sorriso << Hai anche me >> aggiunge appoggiandogli una mano sulla spalla.
Alain abbassa lo sguardo sbuffa un sorriso e sibila << idioti >>
Guardo Castiel titubante. Lui non mi ricambia, continua a fissare suo cugino con aria seria.
<< State facendo tutte queste scene per farmi sentire la morte l'ultimo dei miei pensieri? Ma non lo capite, che lei vive già nel mio cuore? >>
<< No! >> esclamo facendo uscire le lacrime << tu non morirai! Ti opererai e ritornerai ad essere l'Alain di sempre! >>
<< Ma piantala Rea! Vuoi capirlo si o no che il cinquanta per cento della mia vita appartiene alla morte? L'operazione non ha una sicurezza di successo! Preferirei morire invece che affidarmi a queste stron... >>. Lo interrompo, piantandogli uno schiaffo sulla guancia. Lui piega la testa a un lato, e permette alle sue ciocche castane di coprirgli gli occhi. Rimane così.
<< Smettila di fare il moccioso! Che tu lo voglia o no ti opererai! Farò qualunque cosa purché questo avvenga! >>. Detto questo mi reco alla porta e prima di uscire, senza girarmi mormoro: << Non arrenderti senza averci provato! Se tu morissi il liceo non sarà più lo stesso senza di te >>. Me ne vado. Percorro il lungo corridoio per raggiungere l'ascensore. Quando arrivo, spingo il pulsante, e mentre lo faccio, mi sento catturare da dietro, vedo due braccia avvolgermi, e sulla parte laterale del mio viso, il calore di labbra.
<< Grazie Rea >> sussurra Castiel dopo avermi stampato un dolce bacio sulla guancia.
Sorrido sentendomi il cuore battere a mille. Sollevo la mano, toccandogli un braccio e stringendo la stoffa della sua giacca. << Di nulla Castiel >> sibilo dolcemente.
Dopo essere passata da scuola, torno a casa, stanca e afflitta. Trovo Kim seduta sul divano accanto a mio figlio che sfoglia le pagine di un fumetto.
Li saluto. Loro rispondono senza guardarmi. Sento dei rumori provenire dalla cucina, allungo il capo per vedere di chi si tratta e noto con sorpresa che è Armin.
<< Ciao, Rea >> dice accennando un sorriso. Rispondo smarrita.
<< Dopo la lezione, mi hanno detto che te n’eri andata e ho deciso di tornare anche io a casa ma non ti ho trovata >>
<< Sono… andata in ospedale, volevo assicurarmi che Alain stesse bene >> dico cercando di non incrociare il suo sguardo. Mi sento a disagio, dopo la discussione avuta a scuola, come può comportarsi in questa maniera? Ok, sì, ci siamo baciati, ma è stato un momento in cui ho avuto bisogno di essere confortata, perché dopo il peggio, riguardarlo negli occhi mi fa ritornare alla mente la lite, e questo mi altera.
<< C’era anche Castiel con te? >> chiede ad un tratto. Ecco, lo sapevo.
<< Armin, ti prego, non ricominciare… >>
<< Non ne ho intenzione >> m’interrompe, abbracciandomi << scusami Rea… per tutto >>
<< Lasciamo perdere >> mormoro sospirando, senza ricambiare il suo abbraccio. Mi distacco delicatamente da lui e mi reco nel salotto sedendomi accanto a Kim.
<< Nath, mi ha detto di Alain. Come sta? >> chiede seria.
<< Il fatto è serio. Ha una malattia mortale >> rispondo tutto d’un fiato. Kim mi volge lo sguardo di scatto. La guardo a mia volta e mi accorgo che ha sgranato gli occhi.
<< Allora… >>
<< Allora se si opera ci sono probabilità di salvezza. Il problema è che non vuole farlo >>
<< Cosa succederà? >>
Mi alzo sbuffando << Lo convincerò costi quello che costi >> dico avviandomi verso le scale << Vado a farmi una doccia >>. Salgo recandomi in bagno. Apro la valvola dell’acqua calda e inizio a spogliarmi. Mi lavo, anche se a dire il vero passo più tempo a rimanere immobile sotto l’irrefrenabile scroscio d’acqua a pensare al nulla più totale. Ho talmente la mente affollata che il cervello si è svuotato.
Esco, mi avvolgo in un telo da bagno verde acqua e mi dirigo in camera. Prendo l’intimo e lo poggio sul letto.
<< Rea, il cellulare ti stava squillando >> sento la voce di Armin. Mi giro e lo vedo davanti alla porta che mi fissa dalla testa ai piedi.
<< Chi era? >> chiedo indifferente.
<< Rosalya, h-ha detto che ti chiamerà più tardi >> risponde lui balbettando. Non aggiungo altro, mi avvicino all’armadio e apro le ante iniziando a scegliere cosa potrei indossare. Quando ad un tratto sento un caldo respiro poggiarsi dolcemente sulla mia spalla umida e nuda. Trasalisco e mi giro di scatto. Incrocio gli occhi glaciali di Armin che brillano di una strana lucentezza.
<< Cosa… c’è? >> chiedo facendo la gnorri.
<< Sei bellissima Rea >> sibila lui, accarezzandomi il viso per poi scendere sul collo e delineare la spalla. Rabbrividisco ma riesco a resistere. Mi divincolo allontanandomi da lui.
<< Ci sono Kim e Etienne di sotto >> mormoro un po’ imbarazzata. Lo sento avvicinarsi un’altra volta, appoggia le sue labbra ardenti sulla mia pelle fresca, stampandomi tutto il collo con quei suoi baci. Le sue mani salgono su per i fianchi fino a posizionarsi sulla giuntura che tiene ben saldo l’asciugamano. Lo fermo, allontanandogli le mani.
<< Armin, per favore >>
<< Ho voglia di te >> dice lui affondando le labbra nei miei capelli e ritornando a maneggiare l’asciugamano. Lo ammetto, quel comportamento mi da letteralmente fastidio. Non può far finta di niente, quando ore prima si è comportato da perfetto bastardo. Mi libero bruscamente dalla sua presa, e lo guardo rude negli occhi. << Ho detto smettila! >> esclamo, sperando che di sotto non mi abbiano sentita.
Armin mi guarda con serietà, poi sbuffa un sorriso e senza proferir parola se ne va.
Sprofondo sul letto, sbuffando scocciata. “perché mi ritrovo sempre in situazioni che non sopporto?” mi chiedo. << Perché? >> ripeto con un sibilo.
Ad un tratto sento la suoneria del mio cellulare farsi sempre più vicina. Mi alzo e mi reco alla porta. Vedo Etienne venirmi incontro con in mano il telefono.
<< Tieni mamma >> dice porgendomelo.
<< Grazie >>. Guardo chi è. Rosalya. << Rosa? >>
<< Rea, scusami se ti disturbo, ma ho voluto avvisarti che dopodomani sera ci sarà una cena a casa mia, siete tutti invitati >>
<< Potrei sapere per cosa? >>
<< Ha chiamato Castiel e ha detto che fra tre giorni partirà con suo cugino per una visita medica. Quindi non sarà presente all’addio al celibato di Lysandro, così abbiamo deciso di fare una cena >>
<< O-ok, ma devo prima trovare a chi potrei lasciare Etienne, zia Michelle verrà fra tre giorni >>
<< Castiel ha pensato anche a questo >>
“Cos’ha fatto, Castiel?!” << C-come? >> chiedo incredula.
<< La cena si farà a casa sua, e Etienne rimarrà con suo fratello >>
<< Ma… Rosalya, s-sua moglie… >>
<< Ah, quella stronza? Beh, non farci caso, Lys mi ha detto che per il momento non si farà vedere >>
<< Ah… >>
<< Be, allora a dopodomani >>
<< Ciao >> chiudo la chiamata facendo ciondolare il braccio. Sono rimasta di sasso. Sbuffo rumorosamente, non riuscendo a capire per quale dannato motivo mi sento in questa maniera, che se potrei esprimerla con un aggettivo, la parola giusta sarebbe: SCHIFO.
L’unica cosa buona, è aver scoperto che Alain ha deciso di operarsi. Esito, poi con fare sicuro mi dirigo all’armadio, mi vesto e scendo velocemente le scale.
<< Dove vai? >> mi chiede Kim non appena mi vede.
<< In ospedale, Alain ha deciso di accettare, e io gli ho promesso di non lasciarlo solo >>
<< Vengo con te >> dice Kim alzandosi dal divano.
<< Anche io >> esclama Etienne. Mi guardo intorno e noto che Armin non c’è.
<< Dov’è Armin? >> chiedo.
<< è dovuto ritornare al suo lavoro >> risponde Etienne.
<< Ok >> sospiro << Andiamo >>.
Arrivati all’ospedale, Kim rimane fuori dal reparto con Etienne, dato che non può entrare. Mi reco nella camera di Alain, non c’è nessuno. Anche se la porta è aperta: busso. Lui è seduto accanto alla finestra, ha una flebo attaccata al braccio, mi guarda prima serio, poi sorride.
<< Sei tu >> dice.
<< Come ti senti? >> chiedo volgendo lo sguardo verso il tavolo, attratta da un mazzo di rose rosse. << Che belle rose >> esclamo senza dargli il tempo di rispondere alla mia prima domanda.
<< Se ti piacciono prendile >> mi dice con fare indifferente ritornando a guardare fuori.
<< Sono per te, perché dovrei prenderle io? >> chiedo avvicinandomi al tavolo. Lui sbuffa un sorriso strafottente e non risponde. << Ho saputo che ti sei convinto >> dico dopo un po’. Mi guarda.
<< L’ho fatto per una semplice ragione >> dice sorridendo malizioso.
<< E sarebbe? >> chiedo curiosa.
<< Le tue frasi, mi hanno convinto. Una in particolare >>
<< Quale? >>
<< Quella in cui dicevi che avresti fatto qualunque cosa >>
Perché sento che quella frase non promette nulla di buono? << C-che intendi? >>
<< Lo dicevi sul serio? >> chiede alzandosi e avvicinandosi a me lentamente.
<< C-certo >>
<< Allora… >> sussurra piegandosi verso il mio orecchio << verresti a letto con me? >>. Quella domanda sembra più una risposta ovvia. Sento il suo fiato solleticarmi le orecchie. Quella voce sensuale le penetra facendomi rabbrividire. Eccolo ritornato il moccioso pervertito.
<< Ti si è storto il cervello?! >> esclamo irritata.
<< Se non accetti non mi opero >> dice lui allontanandosi da me << Ricorda che l’hai promesso >>
<< Io non ho promesso niente del genere! >>
<< Hai detto: qualunque cosa >>
<< Smettila di fare l’idiota! >> esclamo girandomi e afferrando il mazzo dei fiori << vado a trovare un vaso per queste rose! >>. Mi allontano.
Guardando quelle rose, noto che fra loro, spicca un foglietto bianco, lo afferro e leggo cosa c’è scritto. Il contenuto mi fa rimanere alquanto allibita e titubante. Ma la cosa che mi distrae totalmente è quando, uscita dalla stanza vedo davanti a me un ombra svoltare velocemente a destra del corridoio. Non voglio sbagliarmi, ma quel foulard lilla e i capelli corvini ne sono la prova. Armin era qui e il quel preciso istante inizio ad avere paura che abbia sentito le parole di Alain.
   
 
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