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Autore: Rhain_1992_ARM    03/09/2014    4 recensioni
Ebbene, da buona fissata di Hinata quale sono, ho deciso di provare questa nuova impresa. Che magari probabilmente avranno fatto e rifatto in tutte le salse possibili ed immaginabili, ma non importa. Questa sarà una raccolta di storie Autoconclusive nel capitolo corrente, dove Hinata interpreterà molte delle principesse delle favole che noi tutti conosciamo grazie alle fiabe in libro o i cartoni Disney. I principi turnariamente saranno interpretati da diversi ragazzi (quelli che riterrò più adatti al ruolo.) e la trama di per se subirà qualche modifica da quella reale per andare incontro alle situazioni. Spero tutto ciò possa attirare la vostra attenzione!
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Hinata Hyuuga, Un po' tutti
Note: AU, Lemon, Raccolta | Avvertimenti: Incest, Tematiche delicate | Contesto: Nessun contesto
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Cinderella

Once Upon a Time... Cinderella


Tutte le fiabe cominciano con... C'era una volta. Ebbene, questa non è una vera e propria fiaba, non ci troviamo in un mondo magico, in uno peggiore, meschino, infame e contorto. Il mondo reale. Ai nostri tempi, nella verde e rigogliosa Inghilterra, dove ancora, nonostante i tempi che corrono, la nobiltà ancora vive per le ville che costeggiano le periferie delle grandi città, dove la carica di Re, Regina e Principi, ancora vige. Ma la nostra protagonista non è nulla di tutto ciò. Una semplice ragazza di ormai quasi diciotto anni, carnagione come il latte, due occhi di un colore così simile alle perle da far vergognare queste ultime. Le ciglia scure marcavano incredibilmente facendo spiccare inevitabilmente quello sguardo dolce e delicato. Le labbra rosee non mostravano mai un sorriso. Da quando la madre era passata a miglior vita, la giovane Hinata, aveva perso ciò che di più caro al mondo aveva. L'amore. Quando ancora la madre era in vita, poteva ricordare come la sua famiglia fosse esattamente ciò che ogni figlio potesse desiderare. Una madre amorevole che si prendeva cura della casa, che non andava a lavorare per crescere le figlie piccole e che dedicava tutta se stessa al marito. A volte si domandava, come potesse essere possibile che una donna del genere, che rispecchiava la perfezione, potesse realmente esistere. Purtroppo quell'angelo caduto dal cielo durò poco sulla terra. Si vedeva che il suo posto non era quello. La donna, molto cagionevole di salute aveva riscontrato una malattia terminale e così, poco dopo tempo, esalò l'ultimo respiro tra le braccia del marito, e la piccola Hinata che stringeva a se un minuscolo fagottino di coperte che era la sorellina ancora troppo piccina. Hinata aveva solo Otto anni allora, ma fortunatamente crebbe seguendo gli insegnamenti che le aveva lasciato spiegati l'amata madre, cosa che purtroppo non fu per Hanabi. La bambina non conobbe mai la figura materna, e dalla sua dipartita Hiashi non fu più lo stesso. La donna che fino a quel momento aveva fatto da collante, di sciolse lasciando tutto a se stesso. L'uomo crebbe la piccina come una vera principessa, iniziò a viziarla a più non posso, donandole tutto ciò che più desiderava. Licenziò la domestica nonché tata che aveva accudito Hinata dopo quel tragico incidente. Chiunque esterno alla famiglia fu cacciato brutalmente, e la giovane Hinata venne brutalmente rinnegata dal padre che sembrava provare un odio spropositato verso i suoi confronti. La incolpava di averla fatta stancare troppo durante il periodo in cui li stava lasciando. La incolpava di tutte quelle volte in cui le chiedeva di leggerle un libro nelle ore tarde, la incolpava delle volte in cui le domandava di spazzolarle i capelli e cantarle la ninna nanna prima di andare a dormire. Non riusciva a metabolizzare l'accaduto, e l'unico modo che sembrava funzionare per farlo stare meglio, era proprio trattare male la sua primogenita. Con il passare degli anni aveva insegnato ad Hanabi a trattare la sorella maggiore come uno zerbino. Qualche anno più avanti, anche il cugino Neji entrò a far parte della famiglia, i suoi genitori rimasero infortunati durante un'incidente stradale e purtroppo non ci fu alcun modo per salvarli. Il ragazzo che aveva la medesima età della nostra protagonista, aveva sempre stimato enormemente lo zio, quindi tutto ciò che usciva dalle sue labbra, poteva essere paragonato a oro che colava. Per questo motivo, anche lui attribuì tutte le colpe alla ragazza senza conoscere davvero i fatti, senza conoscere cosa provava dentro la giovane. I tre aguzzini della corvina, erano soliti obbligarla a lunghe sessioni di pulizia che riguardavano l'intero perimetro della villetta in periferia in cui vivevano. Solitamente iniziava ripulendo il giardino: tagliava l'erba, lucidava i sassi piatti del viottolo, ripuliva la staccionata e quando c'era bisogno la riverniciava. Quando poi passava alla cucina, i bagni e la sala da pranzo doveva spolverare, sgrassare, lucidare e passare la cera sul pavimento. Le camere da letto erano le più pesanti da accudire, in quanto tutte avevano delle pesantissime tende scure, degli enormi tappeti e mobili parecchio antichi che secondo il suo gusto, sarebbe stato ora di cambiare. Non sarebbe stato troppo difficile se le avessero lasciato modo di utilizzare le agevolazioni che i tempi che correvano avevano da offrire come aspira polvere, vaporetto, detersivi e quant'altro. No, il padre, credendo non sgobbasse abbastanza la muniva di battipanni, scopettone, secchio con acqua cenere e sapone, e tanta buona forza di volontà. I tre (moschettieri) avevano preso l'abitudine di uscire spesso di casa quando era giornata di grandi pulizie, così da lasciarle tutto lo spazio a disposizione per ripulirla da cima a fondo. Purtroppo la ragazza non riusciva mai a finire per tempo, e finiva con l'essere costantemente punita. «Cosa devo fare con te, Hinata?! Sei una buona a nulla! Ed ora torna in camera tua!» Anche quel giorno purtroppo non era riuscita a finire in tempo tutti i suoi doveri. Il castigo consisteva nell'andare a letto senza cena. E quella settimana era già la terza volta ormai. Abbassò lo sguardo silenziosamente senza rispondere, ormai aveva perso ogni speranza di un cambiamento. Salire le scale della soffitta era sempre incredibilmente doloroso dopo una giornata intera di lavori forzati. I calli alle mani ed ai piedi erano più doloranti che mai, e quando raggiunse finalmente la botola risalì a fatica e si distese a faccia verso il soffitto, sul pavimento in assi di legno. Quella era la sua stanza. La sua vecchia camera era stata ceduta al cugino e così ora, lei era costretta a dormire in quel luogo intriso di umidità, ragni e chi più ne ha più ne metta. Si trascinò alla finestra tonda, l'unica presente nell'abitacolo. I capelli scuri, che sarebbero dovuti essere lisci e luminosi erano sporchi e pieni di polvere, come tutto il resto del corpo candido della giovane. Aderì con un fianco alla parete osservando dall'alto della sua postazione l'intero vicinato. Casette su casette, villini e ville. Un'enorme terreno si stagliava all'orizzonte, quello che più l'attirava costantemente. Era un'enorme villa circondata da un giardino immenso e delle recinzioni molto alte. Si domandava a chi potesse appartenere quell'abitazione così maestosa, si chiedeva come sarebbe stato vivere in un luogo del genere, lontano da quelle angherie che doveva subire ogni singolo giorno della sua vita.


Noioso. Ecco come definire la sua vita. Secondogenito della famiglia più prestigiosa dell'intera città. Il piccolo degli Uchiha si trovava disteso sul suo sontuoso letto a baldacchino, all'interno di quella camera così grande per una sola persona, in quella casa così dannatamente grande per una famiglia. Il problema era che non si trattava di una semplice famiglia, ma di una delle poche che nello stato manteneva il titolo nobiliare. Quale? Nulla di più semplice. Suo padre era il re. Come ci si sentisse a vivere una vita agiata, piena di fronzoli, cose inutili e benefici di ogni genere? Può piacere all'inizio, fin quando non inizi ad avvertire il vuoto che ti circonda. «Dovresti uscire ogni tanto, lo sai Sas'ke?» domandò il biondo improvvisamente mentre sbirciava fuori dalla finestra scostando una tenda scura. Due guardie si voltarono immediatamente verso di lui, fulminandolo con lo sguardo, e lui per tutta risposta fece loro quello che si suol dire, il gesto dell'ombrello. Il giovane principe che continuava ad osservare il tendaggio del letto sospirò pesantemente per l'ennesima volta in quella giornata di fine autunno. «Ti rendi conto della stronzata che hai appena detto, testa quadra?» domandò retoricamente rivolgendosi all'amico che per tutta risposta lo osservò basito. L'erede si diede una sonora manata sulla fronte e si mise a sedere grazie ad un colpo di reni repentino. «Chi sono io?» gli chiese poggiando gli avambracci sulle ginocchia. «Il principe!» rispose Naruto con tono gioviale come se si fosse reso conto di conoscere qualcosa che all'interrogazione precedente aveva dimenticato. «Quindi secondo te, a rigor di logica... Mi farebbero mai uscire dalla villa che so... per andare a fare una passeggiatina in città?» continuò con il suo repertorio di domande con tanto di tono particolarmente infastidito. Il giovane dagli occhi cerulei sembrò riflettere sulla risposta che doveva dare all'amico. Si osservò in giro, fino a raggiungere le tende con lo sguardo, dove poco prima aveva visto le guardie. «No...» mugugnò abbassando di qualche tono la voce. «Ecco. Quindi fammi il favore, se devi sparare una cazzata, la prossima volta, ti prego di essere più originale.» esordì gettandosi ancora una volta sul materasso sontuoso senza aspettarsi una risposta da parte del ragazzo. L'Uzumaki ovviamente ci restò di sasso. Era di routine che il corvaccio gli bocciasse ogni singola proposta, ma cominciava a stufarsi. Avevano ormai quasi vent'anni, e non sopportava più di vederlo rinchiuso tra quelle quattro mura manco fosse in una gabbia. Come un fulmine a ciel sereno, sembrò coglierlo in pieno qualcosa di simile ad un'illuminazione. «Hai detto che i tuoi genitori ti stanno stressando con la storia di presentarti delle ragazze da poter prendere in moglie giusto? Bene, credo che volendo, possiamo utilizzare tutto ciò a nostro favore caro mio!» esordì il giovane riacquistando il normale tono di voce squillante che aveva prima. Il moro aprì gli occhi neri come la pece quasi di scatto a quelle parole, quasi lo avessero risvegliato da uno stato di trance apparente. Si rimise seduto molto lentamente, senza scatto di reni questa volta. «Ti ascolto.»


Le giornate volavano. Tra la mattinata a scuola e le faccende di casa durante il pomeriggio, era costantemente impegnata e non si era neanche resa conto del fatto che fosse giunto l'inizio dell'inverno. Di ritorno dalla scuola, la corvina stringendosi nella sciarpa si avvicinò alla cassetta postale davanti la loro villetta e prese la posta. Entrando in casa si annunciò come era solita fare educatamente «S-sono tornata!» anche se sapeva che nessuno sarebbe andato a salutarla. Poggiò la borsa su una delle sedie in cucina seguita dalla busta della spesa che conteneva gli ingredienti per il pasto che avrebbe preparato per il pranzo. Tra le varie pubblicità, una di quelle attirò maggiormente la sua attenzione. Su un foglio di un elegante color crema stampavano delle lettere in una calligrafia corsiva molto sottile e curvilinea. -Principessa per un giorno.-
Quella dicitura la fece rabbrividire repentinamente, mentre sgranava gli occhi occhioni perlacei. Si riprese velocemente e lesse il contenuto dell'opuscolo. Si trattava di una semplice competizione tra ragazze, dove le medesime avrebbero dovuto sostenere delle prove per vincere un premio. Passare un'intera giornata in compagnia del principe ereditario della città. Rimase un po' delusa dal contenuto. Non sapeva neanche lei cosa aspettarsi in realtà, eppure quel volantino da prima così interessante, passò immediatamente alla pila di quelli che sarebbero dovuti finire nella pattumiera. Fece per stracciarli, quando la voce squillante della sorella minore raggiunse le sue orecchie facendola sussultare. 
«Hina! Cosa stai facendo a quel volantino?! Sai da quanto lo stavo aspettando?!» proclamò la ragazza avventandosi su di lei per riprendere il volantino. «L...lo aspettavi..? E...perché?» domandò incerta la maggiore osservando stranita la sorellina che ora leggeva il volantino con un sorriso a trentadue denti stampato in viso. «Per partecipare all'evento! Ovvio! Per cosa altrimenti?» domandò lei a sua volta come se fosse la cosa più ovvia di quel mondo, e quella strana che non capiva (tanto per cambiare) era Hinata. Mentre la ragazzina le raccontava di quanto potesse essere figo ed affascinante il principe (nessuno conosceva in realtà il suo volto), lei ascoltò silenziosamente le sue parole mentre preparava il pranzo. Poco dopo arrivò il padre, accompagnato da Neji, che si svestirono dai cappotti ed entrarono in cucina salutando la piccola. Quest'ultima saltò al collo del padre iniziando a spiegargli per filo e per segno in cosa consistesse quel volantino che aspettava da giorni. L'uomo sedutosi a tavola, dopo aver terminato il suo pasto decise di proferire parola a riguardo. «Mi dispiace deluderti tesoro, ma in quei giorni io e Neji saremo molto impegnati. Non potrò accompagnarti. Sono costretto a dirti di no. » spiegò alla figlia con tono evidentemente dispiaciuto. Ma quest'ultima balzò in piedi come se si aspettasse una risposta del genere. Raggiunse di corsa la sorella che stava lavando i piatti e le diede due sonore pacche sulla schiena. «E che problema c'è? Mi ci porterà Hina-Cenerina!» proclamò lei senza attendere il consenso della maggiore che quasi fece cadere il piatto di ceramica in terra. Sussultò e voltandosi verso l'uomo cercò di dire che preferiva stare in casa. «E...ecco io.. v-veramente...» mormorò balbettando a mezza voce come suo solito venendo bellamente ignorata dall'uomo che non aveva occhi che per la piccola. « E' ciò che desideri tesoro?» domandò a quest'ultima che annuì vigorosamente. «E così sia.»


L'evento arrivò in un batter d'occhi, e la nostra povera Hinata fu costretta senza aver modo di ribellarsi, a presentarsi sul luogo insieme ad Hanabi. La gara si sarebbe tenuta all'interno della villa dove alloggiava la famiglia nobiliare. Le numerose ragazze furono scortate nel salone principale dove una giovane dai capelli castani raccolti in due buffi e graziosi codini alti raggomitolati su loro stessi, stava prendendo i nominativi delle varie partecipanti. «Ragazze! Vi do il benvenuto alla competizione principesca per passare un'intera giornata in compagnia del nostro principe.» un sonoro eco di urla acute delle varie ragazze riempì la sala, ed Hinata fu costretta a tapparsi le orecchia.«Io sono TenTen, e vi seguirò nelle varie prove spiegandovi come e cosa fare. Perciò, non abbiate alcun timore a farmi qualche domanda. Bene, ora, ognuna di voi mi raggiunga ordinatamente e vanga qui a scrivere il loro nome.» incitò la ragazza muovendo animatamente un braccio sopra la testa. Inutile dire che la fila, era incredibilmente lunga e quando arrivò il turno di Hanabi di firmare erano ormai le ultime. La castana osservò accigliata la corvina che si stava allontanando insieme alla sorellina. «Scusami, ma non firmi? Mi servono i tuoi dati per inserirti tra le partecipanti.» spiegò tranquillamente la ragazza. «Oh, no! I-io non partecipo. S-sono v-venuta solo per accompagnare l-la mia sorellina!» cercò di spiegarsi Hinata nel modo migliore, agitando velocemente la mani davanti a se. «Mi spiace, ma l'unico modo per restare qui in villa è quello di partecipare. Quindi se non ti iscrivi, sarai costretta ad andartene.» spiegò lei con un lieve tono dispiaciuto. Hanabi non perse tempo a fulminare con lo sguardo la povera sorella. «Avanti Hina-cenerina, fingi di partecipare, tanto non supererai neanche la prima prova. Vincerò prima io, così non sarai costretta a partecipare.» la rassicurò Hanabi in un modo tutto suo, allontanandosi. La maggiore sospirò e firmò velocemente sotto il nome di sua sorella e fece per seguirla. TenTen la osservava con un gran sorriso difficile da decifrare. «Secondo me invece, hai buona possibilità. In bocca al lupo!»


Erano ormai passate diverse ore dall'inizio dell'evento e fino a quel momento, nessuna delle partecipanti era riuscita a rispondere in modo soddisfacente ai quesiti che aveva preparato precedentemente. Non gli restava che far entrare l'ultima ragazza, che aveva notato avere lo stesso cognome della precedente. «Due sorelle che si battono per conquistare l'ambito premio di uscire con me? Divertente.» scosse la testa il moro, mentre con le spalle al muro faceva cenno ad un servitore di aprire le porte per far entrare l'ultima candidata. Ad entrare non fu un'eccentrica dama come quelle che aveva visto durante tutta la giornata. Completamente diversa da quelle tre ragazze così eccentriche, chiassose e rozze che avevano tentato di saltargli addosso. Impossibile dimenticarle, da quel momento in poi avrebbe fatto attenzione a stare lontano da ragazze con i capelli rossi, biondi o rosa confetto, quello era certo. La ragazza in questione aveva i capelli scuri raccolti in modo non troppo composto sul retro, due ciuffi ondulati le contornavano il viso non troppo sottile, una frangetta scura le sfiorava gli occhi delineati da un sottilissimo, quasi impercettibile filo di trucco, e l'abito che aveva scelto era incredibilmente sobrio rispetto a tutti quelli pomposi che avevano scelto le altre concorrenti. Il suo era di un piacevole color crema, con rifiniture dorate. «Tu devi essere Hinata! Piacere di conoscerti! Sono il principe Naruto.» si presentò l'amico del ragazzo alzandosi ed allungando una mano verso la ragazza per stringerla. Il vero principe di fianco a lui gli pestò un piede ricordandogli che non era quello il modo in cui avrebbe dovuto salutarla. Il biondo urlò lanciandogli un'occhiataccia, mentre la povera Hinata, colta alla sprovvista sussultò visibilmente. L'Uzumaki si ricompose e prese la mano della ragazza con la sua, per poi portare le labbra sul dorso ed eseguire un baciamano non troppo perfetto, ma che bastò a far arrossire violentemente la corvina. Una volta preso posto iniziarono le domande personali. La giovane rispondeva balbettando, ed in modo molto semplice, senza mai eccedere o finire con il cambiare discorso. Inscenarono anche una cena, dove la ragazza si dimostrò assolutamente capace ad utilizzare le posate giuste con la pietanza giusta, a differenza di Naruto che creò soltanto numerosi disguidi ai camerieri che osservavano la scena sconcertati. Oltre la musica soffusa che si poteva sentire echeggiare per le pareti, a farle compagnia si poteva udire il suono cristallino delle risate della ragazza, provocate dalle battute del biondo, che tutto riusciva ad essere fuor chè un principe. Dopo un veloce dibattito riguardo l'attualità in cui la giovane fu in grado di battere su tutti i fronti il ragazzo, giunse l'ultima prova, ovvero quella di ballo. «Bene, siamo giunti alla fine, per ultimo ti chiedo di danzare con il mio accompagnatore.» disse in fretta il giovane asciugandosi il sudore dalla fronte. Hinata dopo aver deglutito a fatica per lo stupore della richiesta, si avvicinò al moro con delicati passi leggeri che non si sentirono neanche. Fece una riverenza piegando gli angoli dell'abito sollevandolo appena e rialzò titubante lo sguardo su di lui. «T..ti chiedo perdono per la possibilità che io ti pesti i piedi... sono negata...» disse quasi in un sussurro non sapendo dove guardare, quegli occhi così profondi e bui la mettevano in soggezione. Iniziarono a danzare, ed effettivamente i piedini della giovane che pestavano i suoi non tardarono ad arrivare. Gli venne seriamente da ridere, ma riuscì a trattenersi e mantenersi assolutamente apatico a quella scena. Teneva costantemente gli occhi sul suo viso, ne studiava la fisionomia, cercava il modo di perdersi in quelle perle per una frazione più lunga di quelle che la giovane impacciata gli concedeva. Fece scivolare una mano sul suo volto, costringendola a fermare il viso verso il suo così da poterla finalmente osservare come si deve. Serrò le labbra e sentì un brivido di dubbia entità quando soffermò le iridi scure come la notte, su quelle così chiare quasi trasparenti che rendevano gli occhi della giovane così strani e magnetici. Erano lievemente lucidi, le labbra della ragazza tremavano ed il colorito della sua carnagione era di un innaturale rosso pomodoro. Sentì l'istinto di dover fare qualcosa. Sentì il dovere di dover dar fine a quel tremore di labbra. «Fantastica! Non ho mai visto nessuna ragazza pestare così tante volte i piedi di Sas'ke in vita mia!» elargì Naruto raggiungendo i due poggiando le braccia sulle spalle dell'uno e dell'altra. Quest'ultima sussultò per poi scansarsi velocemente dal moro indietreggiando. «C...con permesso! E'... s..stato un v-vero piacere!» balbettò in pieno imbarazzo allontanandosi a gran passi dalla sala. Una volta richiusa la porta Naruto iniziò a svestirsi sospirando. «Certo però, che quella tipetta con i capelli rosa tutto pepe, non era affatto male! Pensi che se chiedo a TenTen mi farà avere i suoi dati?» domandò speranzoso con un sorrisone convinto. Il moro era rimasto immobile in quella posizione a guardare fisso la porta che ormai era stata chiusa da diversi minuti. «Naruto, sei proprio un coglione.» elargì infastidito all'idea di quel momento così... strano, che aveva vissuto in quel momento. Abbassò lo sguardo sul pavimento quando si accorse della presenza di qualcosa che luccicava. Si avvicinò e raccolse un braccialetto. Era una catenina argentata con dei pendenti. Una zucca, un topolino, un cavallo bianco e una scarpetta che dalla trasparenza avrebbe potuto essere di cristallo. Lo strinse sul palmo della mano e rivolgendosi all'amico iniziò ad avviarsi in camera sua. «Ho scelto quale sarà la vincitrice.»


Erano passate due settimane da quel fatidico pomeriggio in cui si era ritrovata costretta a partecipare a una gara che a lei non interessava minimamente. Era anche vero però che aveva riscontrato quanto fosse realmente affascinante il principe dai capelli color del sole. Arrossì al solo pensiero del baciamano. Era stata una giornata particolarmente strana. Per non parlare di quando aveva dovuto danzare con il compagno del principe, quel moro così strano, che le faceva venire i brividi. Poteva distintamente avvertire su tutto il corpo i brividi dovuti al contatto dei loro corpi durante la danza, dovuti a quel momento in cui la costrinse a guardarlo dritto negli occhi. Poteva sentire quello sguardo penetrante su di lei, come se solo con quelle iridi al pari della pece, potesse spogliarla di tutto ciò che possedeva. Una settimana dopo l'evento era arrivata una lettera dove le avevano fatto sapere, che la vincitrice era proprio lei. Ricordava di come il cuore aveva iniziato a battere così forte nel petto da farle quasi male, purtroppo però il padre riuscì ad appropriarsene e stracciò l'invito che le dava appuntamento ad uscire con il principe,come da premio accordato. Questo non venne mai a saperlo Hanabi, lei sapeva solo che era stata un'altra ragazza a vincere. Un sabato mattina, mentre si avviava a fare la spesa, si sentì inspiegabilmente irrequieta. Pochi passi più avanti, dopo che aveva accellerato il passo in una marcia sostenuta, una figura scura uscì da dietro un angolo. «Se stai cercando di passare inosservata, non ti sta riuscendo un gran che.» una voce stranamente famigliare la riportò alla realtà con una potenza tale da sentire quasi le ginocchia cedere. «S...Sas'ke.. ecco.. i-io.» iniziò inspiegabilmente a farfugliare. Il ragazzo poggiò prontamente il dito indice sulle labbra della corvina che sgranò gli occhi perlacei a quel contatto. «Non trovi che non dare più tue notizie al principe sa stato incredibilmente sgarbato da parte tua?» la giovane abbassò lo sguardo dispiaciuta e spiegò vagamente il motivo per cui non aveva potuto accettare. «non importa, ora andiamo.» disse lui velocemente facendo scendere una mano a prendere una delle sue. «n...no! D..devo tornare a casa o...o mio p...padre...» cercò di ribellarsi la corvina non osando immaginare come avrebbe potuto reagire l'uomo a una sua uscita prolungata. «Non preoccuparti di questo, ci ho già pensato io.»


Quella giornata fu una delle migliori che la giovane aveva mai passato in vita sua. Il moro l'aveva portata in luoghi che neanche si sognava potessero esistere, o meglio, luoghi in cui non si sarebbe mai sognata di raggiungere. Andarono al cinema, al Luna Park, e, sebbene il ragazzo non fosse poi così loquace, fu incredibilmente piacevole passare la giornata in sua compagnia. Si erano raccontati qualcosa che li riguardava, lei incredibilmente gli aveva raccontato della situazione famigliare in cui si trovava, si era aperta verso di lui, forse perchè non sopportava più l'idea di tenersi tutto dentro, forse perchè aveva realmente bisogno di sentire quella mano che ora le stava scostando i capelli dal viso. «Devo confessarti una cosa. Naruto non è il vero principe. Sono io.» la corvina sgranò gli occhi incredula allontanandosi istintivamente «v...voi!?» fece annaspando aria, boccheggiando. «Ed ora non farmi ridere. Continua a darmi del tu come hai fatto fino ad ora.» disse lui seccato mentre la ragazza continuava a mantenere un'espressione da ebete. «Avanti cosa ti cambia se il principe sono io o Naruto? La mia carica ti spaventa?» chiese lievemente stizzito rivolto al suo modo di guardarlo. «N...no ecco... è solo che... c...con tutte le ragazze c..che hanno partecipato... p...perchè p..proprio io? Perchè h..hai deciso d..di fare tutto questo?» chiese la corvina che intanto era riuscita a prendere controllo di se riuscendo ad esprimersi come meglio poteva. «Sei diversa dalle altre ragazze che ho messo alla prova. Mi hai trattato come un ragazzo qualsiasi, ti sei interessata a me anche senza conoscere il mio stato di sangue. Per quanto riguarda la seconda domanda invece... Ho solo bisogno di libertà.» disse portando una mano alla fronte, portando all'indietro diverse ciocche di capelli che fino a poco prima gli ricadevano sul viso. La giovane lo osservò attentamente, cercando di leggere più a fondo quello che poteva nascondere il ragazzo in quel momento. «C'è qualcosa che desideri?» le chiese lui improvvisamente avvicinandosi di diversi passi. La ragazza sussultò nel vederlo ancora una volta così vicino, ma non si allontanò. Non questa volta. «Mi piacerebbe poter tornare a vivere con la mia vecchia tata. Vorrei non dover più essere costretta a fare da schiava in quella che un giorno era casa mia.» deglutì a fatica sentendo un fastidioso grumo all'altezza della gola, bruciarle fastidiosamente. Gli occhi pizzicavano e le guance andavano in fiamme. «Sarà fatto.» disse solamente il principe, prendendole delicatamente il viso tra le mani, mentre abbassava lentamente il viso verso il suo. Inspirò a fondo il profumo che proveniva dalla sua pelle, sapeva di buono. Inclinò il capo di poco e poggiò le labbra su quelle rosee della ragazza ormai inumidite dalle lacrime calde che le facevano vibrare incessantemente.


Un'altra settimana era passata da quello splendido pomeriggio. Non aveva più rivisto il principe, ma era stato di parola. Con una convocazione, aveva fatto si, che Hinata andasse a vivere in una casetta vicina al centro, insieme alla sua tata d'infanzia. Non era più sola, non era più costretta a fare la schiava. Stava bene. Le capitava spesso di ripensare a quel bacio, così triste, salato, ma caldo ed intenso allo stesso tempo. Un bacio da favola si potrebbe dire. Dato da un principe. Eppure per lei, non era un principe, ma qualcuno che si avvicinava ad essere un angelo caduto, proprio come la madre. Stava rientrando in casa dopo la classica giornata di scuola, pensando a quale pretesto avrebbe potuto escogitare per rivedere il ragazzo. «Sono tornata!» si annunciò come era solita fare, ma stranamente, la tata non le andò incontro. Si accorse solo in quel momento che l'ingresso era pieno di valige scure. Raggiunse a grandi passi il soggiorno dove, sentiva il chiacchiericcio continuo della donna che parlava con qualcuno. «Ma cos...» rimase a bocca aperta nel vedersi sotto gli occhi un Sas'ke incredibilmente annoiato, seduto in modo scomposto su una poltrona. «C...cosa ci f...fai qui?» domandò la corvina lasciando che la borsa cadesse in terra rumorosamente, mentre sentiva il viso andare lentamente sempre più a fuoco. La tata fece un sorriso strano, e dopo aver dato una carezza alla ragazza sparì in cucina. «Caspita, che accoglienza.»  si lamentò brusco il moro che chiuse gli occhi e poggiò il collo sullo schienale mentre incrociava le braccia al petto con espressione rude. «E'.. solo c...che...»  cercò di riprendersi alla meno peggio la Hyuuga che presa di coraggio si era fatta avanti di qualche passo. Era finalmente li, in casa sua, in carne ed ossa. Non era il solito sogno ad occhi aperti che faceva prima di addormentarsi. Era lì, a pochi centimetri di distanza. «Ho ottenuto la mia libertà. Quella libertà che ha il tuo nome.»  la voce del ragazzo risuonò come ovattata alle orecchie della corvina che sgranò gli occhi nel ritrovarsi un documento davanti gli occhi. Iniziò a leggere velocemente, riga dopo riga, parola dopo parola. Sentiva il sangue affluire sempre più per il volto, mentre la pelle d'oca le cospargeva l'intero corpo sotto gli abiti. Aveva ricevuto il permesso, per restare li e continuare la sua formazione scolastica nella scuola li vicino. Collegò così le valigie all'ingresso. Avrebbero vissuto insieme. Sentì gli occhi riempirsi di lacrime, le labbra ripresero a tremare mentre il foglio le cascò di mano. Portò le mani a tappare la bocca, nel tentativo di non lasciare che i singhiozzi raggiunsero le orecchie del ragazzo. Il moro per tutta risposta sbadigliò grattandosi con l'indice la punta dell'orecchio destro. «Dimenticavo di dirti una cosa.» Disse aprendo un solo occhio. La sua espressione era sempre apatica, il tono caldo, eppure, avrebbe potuto azzardare l'ipotesi che quell'angolo delle labbra lievemente inclinato verso l'alto, fosse un sorriso.

«Ben tornata.»


Fine.


Signori e signore! Ragazzi e ragazze! Eccomi qui con la prima delle rivisitazioni delle Fiabe in chiave Hinatesca! Spero davvero che sia di vostro gradimento, si perchè ho appena finito di scrivere e sono le 4:10 parliamone. La cosa più brutta di tutte, era che mentre ero arrivata alla quarta pagina di Word, il pc mi aveva chiesto di riavviare per l'aggiornamento dell'antivirus, e io come una cogliona invece di posticipare il riavvio, ho messo -riavvia subito- vi lascio immaginare la mia depressione,... visto che non avevo salvato il file. Invece non so per quale grazia divina, mi ha dato la possibilità di recuperare il lavoro! Ora sono la persona più felice del mondo! Quindi, dopo aver scritto addirittura quasi nove pagine piene, (spero di non avervi annoiato troppo) vi lascio alla lettura e spero vivamente che questo capitolo possa essere di vostro piacimento! Mi farebbe un sacco piacere avere dei vostri commenti a riguardo! Fatemi sapere cosa ne pensate. E come promesso, vi lascio con un'anticipazione per la prossima Fiaba che ho intenzione di trattare.

Legno!

Baci baci...

ARM



Once Upon a Time...Cinderella

Editing: Chiedo venia per l'errore di mettere i discorsi tra i segni sbagliati. Ho sistemato il problema, ed ora i dialoghi sono disponibili. Scusatemi!

   
 
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