RATING:
Giallo.
PAIRING: Sorpresa.
GENERE: Angst, Drammatico, Introspettivo.
AVVERTIMENTI: AU, Slash, un po’ di
inevitabile OOC.
DISCLAIMER:
Nessuno
degli EXO mi
appartiene (anche se vorrei adottarli in massa, ma vabbè);
fyccina scritta
assolutamente non a scopo di
lucro:
non guadagno nulla dalla mia attività di fangirlamento
compulsivo.
NOTE: Rimandate a fine
storia, ché non voglio fare spoiler sul pairing.
Buona lettura (si spera)!
Avrei dovuto
dirtelo, Jongin.
Tutte le
volte che ti ho invitato da me per studiare insieme e (in
realtà) spiare il tuo
profilo assorto nella lettura, le dita che tamburellavano sulle pagine,
il
tappo dell’evidenziatore stretto tra i denti come fosse una
caramella.
E quella
volta che mi hai trascinato di malavoglia al centro commerciale
perché dovevamo
decidere cosa regalare a Yifan e Chanyeol per il loro
anniversario. Era
novembre e faceva già un freddo cane, e sotto il cappotto
indossavi un maglione
bianco di lana, informe, brutto, che sarebbe stato male a chiunque. Ma
tu non
eri chiunque.
Avrei dovuto
dirtelo allora. O forse durante la festa del diploma, quando il tuo
sorriso era
bianco ed elettrizzato e la frangia troppo lunga sulla fronte.
Sorridevi,
ridevi, incredulo che il liceo fosse già terminato; il
blazer giallo della
divisa stonava appena con la tua pelle olivastra ma non importava
perché, ai
miei occhi, nessun altro sarebbe mai stato bello come lo eri tu.
Abbiamo
avuto poco tempo, tante occasioni mancate e troppi silenzi.
Ricordo la
linea un poco spigolosa delle tue spalle, la curva flessuosa del tuo
collo
simile allo stelo di un tulipano non ancora schiuso, le tue scapole
premute
contro le mie quando ci davamo le spalle, arrabbiati per delle
cazzate eppure incapaci di stare lontani. Dicevi che non ci saremmo separati
mai. Che
saremmo stati l’uno il sostegno dell’altro,
qualunque cosa il futuro avesse in serbo per
noi. Io ci credevo. Perché non avrei dovuto?
Il futuro,
però, non è stato clemente con noi. E adesso che
non sei più qui, adesso che ti
ho perduto e so che non tornerai da me, mi rendo conto che avrei dovuto
dirtelo.
Avrei dovuto essere coraggioso -o incosciente, che poi è la
stessa cosa- e
ammettere la verità: avrei preferito perdere la mia casa,
tutte le mie
certezze, un fiume, un continente intero piuttosto che rinunciare a te.
Avrei dovuto
dirtelo, e volevo farlo. Avevo scelto con cura le parole, imbastito un
discorso; ti avrei stupito con la mia inedita eloquenza. Mi avresti
sorriso,
mormorando con le tue belle labbra Anche
io e poi mi avresti baciato.
Lo
speravo davvero. Non
ero sicuro che
avresti reagito così, ma in qualche curioso e
imperscrutabile modo lo sapevo.
Aspettavo il
momento giusto: questa è stata la mia colpa, il mio peccato
d’ingenuità, l’errore
fatale. Se solo mi fossi buttato (cogliendo di sorpresa me per
primo)… se solo.
Ma avevo paura. Il terrore che tu mi potessi respingere o rinnegare o
allontanare mi mangiava vivo.
Il momento
giusto non è mai arrivato. La verità è
che non è mai stato il momento giusto
per noi.
Ed è
questa
la nostra tragedia.
Il tuo
amico, per sempre,
Sehun.
Ho scritto
questa cosa di getto, in un quarto
d’ora
al massimo. E con i lucciconi agli occhi, giacché mi sono
ispirata a questo
video (https://www.youtube.com/watch?v=n1JtwAnTyb8)
che, di per sé, non dovrebbe scatenare crisi di pianto in
nessun essere
mentalmente stabile –ne sono perfettamente consapevole.
Tuttavia (sarà perché amo
questo pairing
con il cuore e le viscere, sarà a causa della melodia di
sottofondo che a me
pare tristissima, sarà che il video è di una
bellezza sconvolgente), ogni volta
che lo guardo è uno strazio. Sapevo che avrei finito per
scriverci qualcosa.
E’ il
mio
auto-regalo di anniversario -il quinto!- su EFP. Meglio un
po’ in ritardo che
mai.
Ovviamente
il titolo fa riferimento all’omonima canzone degli U2.
Vi lascio il
link della mia pagina Facebook, in
caso abbiate apprezzato questa one shot e vi incuriosisse seguire in diretta i miei
scleri (http://www.facebook.com/pages/Il-Genio-del-Male-EFP/152349598213950).
Peace out!