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Autore: youweremysummerlove    03/09/2014    0 recensioni
Il mondo, tutto ciò che ci circonda, vive di amore. Cos'è un film senza una storia d'amore? che emozioni ti suscita un libro senza parole d'amore? perchè viviamo? viviamo per amare. Perchè piangiamo? perchè amiamo, perchè soffriamo. Tutto il mondo ruota attorno all'amore. E pur sapendo che questo ci spezzerà il cuore, noi continuiamo ad amare, perchè amare è forse l'unica ragione per vivere.
-Tratto dal capitolo 17.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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I due giorni passarono velocemente e così arrivo pure il natale, il periodo più bello dell'anno, dove le persone, anche i nemici, si riuniscono mettendo da parte l'odio e facendo emergere un po' di amore.

Di amore, in quella casa, ce n'era abbastanza. Da parte di tutti con tutti, ed è questo quello che mi faceva sperare in un anno migliore, in cui la mia vita sarebbe migliorata. Avevo preso una decisione, ero grande abbastanza per dire ai miei genitori che potevo cavarmela benissimo da sola, e così feci.

Dopo una bella chiacchereta con i miei la mattina di natale e dopo avergli dato la triste/felice notizia che sarei rimasta a Miami per non so quanti altri mesi, iniziai a prepare il pranzo che con un po' di fatica riuscì a fare, grazie anche all'aiuto di tutti gli altri, tranne di Josh che era troppo impegnato a guardarsi allo specchio, William troppo impegnato a scegliere cosa indossare per l'occasione e Lucas che era sempre più distante e con la testa fra le nuvole.

In poche parole, rimanemmo soltanto io e Daniel, la coppia felicemente sposata, si fa per dire.

Non preparammo niente di speciale, soltanto qualcosa di diverso dal solito pranzo 'take away'.

Era quasi mezzogiorno e chiamai gli altri per sedersi a tavola e mangiare. Lucas non si presentò.

-Dov'è Lù? domandai a William.

-E' rimasto in camera sua, dice che non ha fame.

Andai in camera sua senza bussare, non mi importava cosa stesse facendo in quel momento, ne tanto meno se fosse nudo o vestito. Mi importava sapere se stava davvero bene come lui diceva sempre.

-Sto bene, tranquilla.

Ecco cosa riusciva a dire ogni volta che gli facevo la domanda 'come stai?'. Bugie su bugie e io no, non potevo più reggere quella situazione che stava uccidendo me e lui insieme.

-Vuoi stare qui anche il giorno di natale oppure muovi le chiappe e vieni di là a mangiare?

-Non ho fame.

-Sei stato bene in questi giorni, cosa ti ha fatto cambiare umore?

Mi mostro' il telefono con un messaggio di Elisabeth.

'Lo so, sicuramente avrai anche cancellato il mio numero e sono consapevole di questo. Ti chiedo scusa ma sono sicura che non accetterai neanche le mie scuse. Ti scrivo per dirti che la storia del tumore era una balla. Mi sono innamorata di te fin dal primo giorno e sì, ho voluto/dovuto inventare questa storia per portarti da me, sapevo che non mi avresti mai guardata, sapevo che eri innamorato di Helen, so che l'ami ancora e che io sono stata l'avventura di qualche mese. Sono una stronza bastarda, non dovevo farti soffrire, non dovevo illuderti e no, non dovevo tradirti. Buon natale cucciolo di orso, ti voglio bene.'

Alla vista di quel messaggio, Lucas cominciò a piangere. Mi sedetti accanto a lui sul letto mettendogli una mano sulla spalla.

Avrei voluto dirgli tante cose, molte delle quali avrebbe ignorato per il troppo dolore. Avrei voluto dirgli che io sapevo tutto, che stavo per ucciderla quando me l'ha detto, che avrei fatto qualunque cosa per far tornare sul suo viso quel sorriso che qualche troia gli aveva rubato. Avrei voluto dirgli che l'amavo ancora, che non avrei smesso in quel momento e in futuro. Avrei voluto dirgli tante cose, ma mi limitai a dirgli semplicemente:

-Andrà tutto bene.

Andiamo Helen, che donna sei se non dici al ragazzo che tu hai sempre amato ciò che provi? Perchè devi fingere a te stessa? perchè devi dire che ami Daniel se sai che è così?

La mia mente diceva ciò che il mio cuore in quel momento non avrebbe voluto sentire. Piccole lame lo affliggevano e lui disperatemente diceva di smettere.

Ma no, la mia mente, ancora una volta, aveva ragione e io non potevo fare nulla per ignorare i suoi rimproveri.

-Io sono qui, se hai bisogno. Dissi alzandomi dal letto.

Lui mi bloccò il braccio, facendomi cadere di nuovo sul letto. Mi baciò, non sulla guancia, non sulla fronte, ma sulle labbra.

Non un bacio tra due fidanzati, un bacio tra due amici che si conoscono da troppo tempo e fin troppo bene. Un bacio senza sensualità o passione, un semplice bacio fatto di tenerezza, amicizia e dolcezza.

Un semplice bacio senza nulla. Soltanto labbra su labbra.

Cosa poteva significare in quel momento? per me tutto, per lui nulla.

Cosa sarebbe successo in quel momento? io l'avrei gettato sul letto, lui non avrebbe fatto nulla.

Si staccò da me, mi diede la mano stringendomela forte.

-Voglio andarmene da qui. 

Seppe dire semplicemente questo. Una fitta al cuore mi lacerava, il dolore divenne quasi nauseante.

-Io vengo con te. Non rimango in un posto dove tu non ci sei.

Questo seppi rispondegli.

-Tu rimani qui, io vado via. Tu hai la tua vita, io la mia.

-No, io voglio stare con te, per sempre.

-Helen, abbiamo 18 anni, tu hai il tuo fidanzato qui mentre io ho solo te.

-E non ti basto io?

-Ho bisogno di sentirmi amato.

-Tu sei già amato, da me.

-Lo so, ma non mi basta. Voglio qualcuna accanto, voglio che qualcuna mi dica quanto sono importante. Voglio innamorarmi.

-Tu sei importante, per me tu lo sei tanto ma non te ne rendi mai conto.

-Non posso avere te.

Quelle parole mi bloccarono l'aria e il cuore non batteva più. 'Non posso avere te'. Quelle parole continuavano a ronzarmi in testa senza spiegazioni. 'Non posso avere te.' 

-Non puoi o non vuoi? gli domandai.

-Non posso, ecco la verità e sì, dimmi che sono stato uno stupido a lasciarti andare quel giorno.

-Non ho mai smesso di dirtelo e non smetterò mai di ripetertelo. Ma il tuo posto adesso è affianco al mio.

Non disse niente e così rimanemmo seduti su quel letto dimenticando che in cucina delle persone aspettavano il nostro rientro. Nessuno dei due fiatò e io, pian piano, mi resi sempre più conto che stavo perdendo il mio migliore amico, che probabilmente l'avrei perso, molto presto.

  
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