Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: Tomoko_chan    03/09/2014    2 recensioni
Hinata, ormai cresciuta, decide di prendere in mano la sua vita e di lottare per ciò che vuole. Finalmente, otterrà l'amore di Naruto, ma a quale prezzo? La storia di un primo amore morboso e possessivo, di una cattiveria capace di insidiarsi anche nel cuore più puro, di un Sasuke che si fa prima Diavolo tentatore e poi Angelo Salvatore, di un'anima afflitta dalla crudeltà del mondo e da un'umanità sporca e diabolica. L'animo puro di Hinata rimarrà tale dopo l'Apocalisse?
I nostri occhi – così diametralmente opposti – erano capaci di entrare dentro l’anima dell’altro, di carpirlo affondo, di scoprire la sua essenza ed era evidente quanto la mia, sempre nascosta, diventasse sempre più simile alla sua – cattiva.
[NaruHinaSasu][Angst][YinYang][Fumo][Amore&Odio]
Storia classificatasi seconda al contest "Tre è il numero perfetto!" indetto da Ayumu7 sul forum di EFP e vincitrice del premio "Miglior Lui" (Sasuke).
Genere: Angst, Drammatico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Han, Hanabi Hyuuga, Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto, Hinata/Sasuke
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Requiem for a Dream.~
 


L’amore colpisce in modo subdolo,
spesso improvviso.
E’ un sentimento irrazionale che penetra
dolcemente e invade tutto l’organismo,
come un’endovena che si diffonde capillarmente
e che modifica il nostro modo di pensare e agire.
Provocando, a volte, una narcosi totale.
-
Piero Angela

 
Winter.
 
Il tempo scorreva lentamente, troppo lentamente, forse per darmi la possibilità di cambiare idea – di non mettere atto alla mia fine –,  per fuggire a gambe levate. Anche quando la porta si aprì tutto sembrò fermarsi: incontrai pian piano i suoi occhi scuri, che ebbi finalmente il coraggio di incrociare, sostenendo a tono lo sguardo furente, e mi ci immersi, senza esitazioni, senza paure, semplicemente mi lasciai cullare da quei pozzi di inchiostro.
≪ Che ci fai qui? ≫ mi chiese, ancora sulla soglia.
≪ Non mi fai entrare? ≫ risposi con una domanda, alludendo al mio corpo completamente fradicio.
Parve riflettere per un attimo, ma poi si scostò e mi lasciò entrare.
≪ Spogliati. ≫ mi disse, lasciandomi sulla soglia, mentre lui si dirigeva in bagno e ne usciva con grandi e spessi asciugamani.
Gli obbedii e mi liberai della felpa, della maglietta, dei pantaloni e delle scarpe, rimanendo in intimo di fronte a lui. Sembrò guardarmi per un attimo, ed io lo sfidai con lo sguardo a prendere ciò che desiderava, ignorando che io appartenessi al suo ex migliore amico, dimostrandosi egoista, ancora una volta. Si avvicinò con l’asciugamano aperto e mi avvolse al suo interno, coprendo le mie nudità e, non volendo, stringendomi in un goffo abbraccio.
≪ Perché sei qui? ≫ mi chiese ancora, ma questa volta la sua domanda non sembrava rivolta a me, pareva chiedere: ≪ Perché non c’è Naruto? ≫
≪ Non ce la facevo più. ≫ gli spiegai ≪ Il suo non era più amore, ma l’affetto di un fratello; non mi guardava più come una donna, ma come una bambina da accudire; mi chiedeva sempre come sto, mi riservava mille attenzioni, mi soffocava, quando doveva solo lasciarmi in pace. ≫
Si allontanò da me e andò al caminetto, per ravvivare il fuoco; non mi ero neanche accorta della sua presenza: fin dal primo momento la mia attenzione si era focalizzata su di lui, non sulla casa dove era andato a vivere appena lasciato l’appartamento che condividevamo. Mi avvicinai a lui di qualche passo, non riuscendo proprio a stargli lontana, attratta come una calamita. A poco più di un metro il calore del fuoco mi investì e in quel momento realizzai che anche il freddo, egoista e imperturbabile Sasuke si stava prendendo cura di me, ma per la prima volta non mi sentivo soffocare, ma capita: non mi chiedeva ≪ Come stai? ≫, non faceva quel tipo di domande inutili a cui o rispondevi con durezza e con una bugia; lui era diverso.
≪ Finalmente ti sei mostrata per quello che sei. ≫ la sua voce mi arrivò quasi lontana e ovattata, per quanto ero persa nei miei pensieri. Adesso mi guardava, soffermando la sua attenzione sui miei capelli bagnati appoggiati sulla mia spalla nuda, da dove un rivolo d’acqua piovana scendeva lentamente fra i miei seni, ancora un poco scoperti dal mio instabile modo di sostenere l’asciugamano. Sentii il tratto di pelle da lui osservato andare in fiamme, mentre tutto il mio corpo tremava.
≪ Sono esattamente come te. ≫ le parole mi uscirono fuori dalla bocca incontrollate, facendo nascere un sorriso sulle labbra di lui, che si stava lentamente avvicinando a me, abbassando tutte le mie difese.
≪ Ti avevo detto… ≫ mi sussurrò con voce roca ormai pericolosamente vicino al mio orecchio, mentre liberava l’asciugamano dalla mia non più di tanto presa ferrea ≪ … di spogliarti. ≫ disse avvicinandosi ancora, così da far aderire il mio corpo al suo, mentre nuovamente le sue braccia mi cingevano per arrivare alla mia schiena, dove le sue mani abili sganciarono la chiusura del mio reggiseno, che scivolò a terra insieme all’asciugamano.
≪ E’ così male essere come me? ≫ chiese ancora mormorando, andando poi a baciare, leccare e mordere la pelle del mio corpo, mentre le sue mani calde – ardenti – massaggiavano il mio fianco, per poi afferrare con forza il mio seno.
≪ No… ≫ dissi, lasciandomi andare in un gemito reclinando il capo: ed era vero, non mi ero, anzi, non mi sono mai pentita di essere diventata più simile a lui che era più cupo, freddo ed egoista – mi piaceva, perché almeno non dovevo più fingere, ero libera.
La sua bocca risalì al mio lobo mentre le sue mani spingevano la mia intimità contro il suo membro, per farmi sentire la sua erezione, mandando così in cortocircuito tutta la mia intelligenza.
≪ Bip! Risposta esatta, punteggio perfetto, stellina d’oro. ≫ affermò, lasciandosi andare in una risata calda e profonda.
In un attimo tornò serio e la sua risata divenne solo un eco lontano. Mi accarezzò i capelli bagnati contemplandoli in un modo che non credevo potesse appartenergli. Con una mano fra i mei capelli, premette sulla nuca e mi spinse verso di lui, baciandomi con passione, travolgendomi completamente, facendomi dimenticare ogni cosa – ecco di cosa avevo bisogno.
Le sue mani scivolarono sotto i miei glutei e mi afferrò le gambe, sollevandomi da terra. Mentre mi baciava, mi strinsi a lui, circondandolo con le mie cosce, aggrappandomi al suo semplice e bellissimo modo di non farmi pensare più a niente. In poco tempo fummo in camera sua e mi stese sul letto, senza smettere di baciarmi.
Si spogliò – lo spogliai – , mi osservò – lo osservai – , mi accarezzò – lo accarezzai –, mi capì – io capii lui. 
Esistevano solo i suoi occhi pece, la sua pelle bianca, il profumo del tabacco che fumava e la sua acqua di colonia. Per il resto, non mi importava neanche di come fossi finita in quel letto.
 
 
Mi svegliai inspirando l’odore acro di sigaretta. Fumava, steso a letto poco più in basso di me, reggendosi il viso con una mano per guardarmi, mentre con l’altra mi sfiorava un seno, giocando con i miei capelli e la mia pelle.
≪ Buongiorno. ≫ mi disse, senza smettere di solleticarmi.
≪ Dammi la sigaretta. ≫ gli risposi io, guardandolo senza vere emozioni.
≪ No. ≫ rispose lui, prendendo un’altra boccata ≪ Devi tornare da Naruto. ≫
≪ No. ≫ stavolta fui io a negare ≪ Voglio stare con te. ≫
≪ Perché? ≫
≪ Tu mi capisci. ≫ mi sembrava ovvio.
≪ Noi non ci conosciamo neanche. ≫
≪ Non serve. ≫
≪ Ma è folle. ≫
≪ Vuoi che ci conosciamo? Bene. ≫ stetti al suo gioco ≪ Perché frequenti Legge? Ti piace? ≫
 ≪ No. ≫  rispose lui, atono ≪ E’ mio padre che vuole così. ≫
≪ E tu cosa vorresti fare? ≫ gli chiesi allora.
≪ Lettere. Sono uno scrittore. ≫ mi rivelò, appoggiandosi alla mia coscia, inspirando forte il profumo della mia intimità.
≪ Allora fallo. ≫
≪ Non è così semplice… ≫
≪ Lo è. ≫
Lo disarmai, lui alzò lo sguardo e mi guardò stupito. Poi mi sorrise, per la prima volta, e fu meglio di tutti i sorrisi delle persone che avevo conosciuto nella mia vita. Il mio cuore prese a tamburellare come un tempo… tornai viva.
≪ Stai già cambiando la mia vita. ≫ affermò, baciandomi una coscia, per poi risalire fino al mio lobo senza smettere di baciare la pelle che incontrava nel suo cammino ≪ Stai già diventando importante. ≫
Congiunse le sue labbra con le mie e mi baciò fremendo per me, ed io per lui. Si stava innamorando di me, aveva detto questo, no? In quell’istante seppi che un’attrazione malvagia mi aveva sempre spinto verso di lui, proprio come in quel momento. Lui mi capiva, lui mi accettava e non servivano parole, ma solo le sue mani infuocate su di me. Bastavano i suoi occhi.
Mi sentii libera.
 
 
Ricordo che feci la doccia cercando di essere il più silenziosa possibile, per non svegliarlo. Con il bagnoschiuma sul corpo, accarezzavo i segni ardenti del sesso – del suo passaggio – sulla mia pelle. Era tanto che nessuno mi bramava in quel modo, eppure fino al giorno precedente io e Sasuke neanche ci parlavamo più di tanto.
Era strano, ero finita a letto con il migliore amico del mio fidanzato, colui che mi aveva sempre odiato, e nonostante tutto non mi era sembrato bizzarro, anzi, il miglior sesso di tutta la mia vita.
Non era stato solo sesso.
Com’era possibile? In che modo tutto può all’improvviso cambiare, rendendo il tuo peggior nemico l’unico che possa capirti davvero con tale facilità? Appoggiai la fronte alle piastrelle, lasciando che l’acqua calda mi cullasse.
Sasuke mi aveva travolto con la sua indole senza farmi pensare a nulla e, una volta lontana dal suo corpo, tutto mi sembrò folle. Folle, ma meraviglioso.
Interruppe i miei pensieri entrando nella doccia con me. Non mi diede il tempo di voltarmi; semplicemente cominciò a baciarmi la schiena, mordendola passionale di tanto in tanto, mentre con le mani mi massaggiava i fianchi.
≪ Cosa… cosa siamo? ≫ ricordo di averlo sussurrato appena, in modo tale che il flebile suono della mia voce si perdesse nello scrosciare dell’acqua. Eppure, lui mi sentì.
≪ Non è importante il nome. ≫ mi rispose lui, sollevandomi le braccia con una mano mentre mi premeva contro le piastrelle con il suo corpo, facendo aderire la sua intimità al mio fondoschiena, pieno di lussuria ≪ L’unica cosa che importa è che tu stia meglio. ≫
Aveva ragione – lo pensai mentre mi divincolavo dalla sua presa e mi voltavo, per venire nuovamente ingabbiata dalle sue mani sui miei polsi, contro il muro freddo.
≪ Vorresti rendermi felice, Sasuke? ≫ stavolta glielo chiesi con voce salda, guardandolo dritto negli occhi scuri, osservando i capelli bagnati incorniciargli delicatamente il viso.
In quel momento mi ricordai che quando ero piccola, alcune bambine mi esiliavano perché avevano paura dei miei occhi. Demoniaci, li definivano, perché erano quasi completamente incolore – e freddi. Proprio come lo sguardo nero di Sasuke.
≪ Non ne sarei capace. ≫ mi rispose, perché lui era sincero, sapeva perfettamente di cosa fosse capace e di cosa no, non pensava a curarmi, ad aggiustarmi, ad aiutarmi solo per alleviare le sue colpe, no. Lui sapeva. ≪ Ma se riuscissi a farti dimenticare, solo per un po’, le atrocità di questo mondo… ≫
Noi eravamo atroci, io lo ero, in quanto traditrice. Non mi importava, perché avevo finalmente capito di possedere il diritto di essere ciò che voglio, senza freni, senza paure – potevo finalmente pensare un po’ a me: ero diventata egoista.
≪ Cosa succederebbe, Sasuke? ≫  domandai, alzandomi sulle punte per avvicinarmi alle sue labbra.
≪ Forse, tu diventeresti mia. ≫
Possessività, gelosia, egoismo: ecco cosa mi aveva insegnato l’incontrare Sasuke. Ed ancora una volta si dimostrava tale, ma stavolta nei miei confronti e quel malefico peccato non poteva che farmi stare bene. Diabolico? Forse. Ma non potevo esserne disgustata, non quando io stessa ero vittima del mio lato oscuro, che non faceva altro che suggerirmi di usare Sasuke, il più possibile, per dimenticare.
Ero libera di scegliere se rimanere o andare via, se scegliere Naruto, Sasuke, o me, se scegliere il mio lato buono, o quello cattivo – e io rimanevo per me, per stare con Sasuke, scegliendo quella parte cattiva che mi piaceva fin troppo per portare il mio delicato e innocente nome.
Scegliere di essere buona era diventato troppo difficile.
 
Era passata una settimana, quella delle feste natalizie, ed io non mi ero fatta vedere a casa dalla mia “famiglia”. Un tempo, avrei fatto i salti mortali per esserci, perché c’era lei, Hanabi, l’unica persona per cui provavo amore oltre ogni limite. Ma tutto, in questo mondo, viene contaminato, niente rimane integro e perfetto e quando violentarono e uccisero mia sorella, anche io fui violentata e uccisa dalla realtà. Non potevo più cullarmi nei sogni e allora vivevo di realtà forti e crude, di graffi, di alcool, di droga e di sesso.
Passavo il tempo così, con Sasuke che spingeva dentro di me ed io verso di lui – forte, come se non ci fosse un domani –, urlando il mio desiderio e riempiendogli la schiena di graffi e il petto di morsi, avida del suo calore e di quei baci passionali che mi facevano girare la testa – che mi facevano perdere un altro pezzo di me.
Corrotta, ecco come era diventata. La realtà aveva sciupato un bellissimo fiore. La realtà e l’amore.
Raramente pensavo a Naruto, a come lo avevo rovinato; delle volte mi sentivo in colpa, speravo con tutta me stessa di non avergli fatto troppo del male, di non averlo usurpato, corrotto, di non averlo reso come me e Sasuke. Come stesse non mi era dato da sapere, dato che non ero mai più uscita da quell’appartamento chiamato Inferno.
Mi interrogavo spesso invece sul perché Sasuke possedesse la mia stessa indole, un corpo con l’anima nera, usurpato e lacerato dal dolore. Una volta, quando non stavamo insieme, Naruto mi aveva detto che Sasuke un tempo era un bambino molto dolce e felice, e quelle parole mi avevano lasciato sconvolta, non ci avrei mai creduto. Stando con lui, invece, avevo notato quanto fosse triste – addolorato – eppure, anche mentre cercava il mio corpo, i suoi tocchi non erano mai violenti, né lo erano le parole. Era delicato, premuroso, e a volte i suoi occhi mi guardavano con amore.
Un giorno, gli chiesi perché la sua natura fosse come la mia.
≪ Non ricordo più neanche gli anni in cui la mia anima era ancora pura, come dici tu. ≫ mi disse, e riconobbi in questa lunga frase un grande sforzo da parte sua, che raramente si apriva in confidenze ≪ Mio fratello venne ucciso in una rapina ad un alimentare quando avevo dieci anni. C’ero anche io quella sera. Mi nascose e poi tentò di affrontare i ladri per guadagnare tempo in attesa dei soccorsi, ma erano dei ragazzini incoscienti e lo freddarono senza pensarci. ≫
Senza pensarci socchiusi la bocca, stupita, per poi allungarmi sul letto e appoggiarmi sul suo petto, cercando di dargli conforto.
≪ Mi dispiace. ≫ gli dissi solo, incapace di aggiungere altro.
≪ A me dispiace per te. ≫ mi rispose sinceramente, accarezzandomi i capelli ≪ Comunque, è successo molto tempo fa, eppure ne porto ancora adesso le cicatrici. Per molti anni sono stato arrabbiato e disgustato dal mondo come te in questo momento… solo recentemente la cosa ha trovato un suo equilibrio. ≫
≪ E come si fa, Sasuke? ≫ gli chiesi, appoggiando il mento al suo petto per guardarlo negli occhi ≪ Come si fa a superare tutto questo dolore? ≫
Mi guardò, esitante, con gli occhi più dolci del mondo. Nella mia mente vidi il piccolo Sasuke, ancora felice e sognante, poi quello adolescente, deluso, arrabbiato, incosciente e solo… e poi quest’ultimo, inedito, meraviglioso, dolce nonostante cerchi di sembrare duro, innamorato. In quel momento, ne fui certa: si era innamorato di me, ed io non lo avrei mai abbandonato. Mai.
≪ Non lo so, non l’ho ancora capito. ≫ mi disse, accarezzandomi docilmente i capelli e il viso ≪ So solo che per tutto il tempo ho desiderato qualcuno al mio fianco che non è mai arrivato. Io ti rimarrò vicino, Hinata. ≫
Mi avvicinai a lui e lo baciai lentamente, con dolcezza. Le sue mani mi accarezzavano i capelli e il viso, asciugando le lacrime che cominciarono presto a scorrere sul mio viso. Era la prima volta che piangevo per Hanabi, per il dolore, dalla sua morte, la prima volta che mi sentii libera di mostrare la mia sofferenza senza che qualcuno cercasse di aggiustarmi, di curarmi. Sasuke capovolse le posizioni e cercò di farmi dimenticare tutto, ancora una volta, ma per la prima volta, oltre ad essere passionale, fu dolce e amorevole. Mi amò in ogni suo gesto, in ogni bacio: fu la prima volta per noi in cui facemmo l’amore senza rabbia, ma bisognosi l’uno dell’altro. Non servivano neanche i “ti amo”, non più, perché Sasuke era andato oltre: mi stava insegnando a vivere, ricordandomi sempre che vivere significa anche, in gran parte, soffrire. Niente a che vedere con quello che credevo fosse amore per Naruto, ma che, in realtà, era solo un’ossessione, la via d’uscita, un sogno.
Le speranze, i sogni e le illusioni erano morti, lasciando spazio all’amore, al dolore e, in un certo senso, alla vita.
 
Quel giorno stavo preparando il pranzo, facendo un sugo di pomodori, che avevo scoperto essere il cibo preferito di Sasuke, per delle fette di carne. Sasuke si era appena svegliato ed era venuto da me, avvolgendo i miei fianchi con un abbraccio, baciandomi il collo in segno di saluto, per poi sporgersi, ancora stretto a me, pur d’inzuppare un dito nel sugo, che si portò veloce alla bocca.
Risi di quel gesto infantile, meritandomi lo schiaffo leggero che ricevetti sulla coscia, prima di sentire qualcuno bussare alla porta con ferocia.
≪ Sasuke! ≫ urlò una voce ben conosciuta ≪ Apri questa maledettissima porta! ≫
Mi voltai, spaventata, ed incontrai gli occhi calmi, ma non sereni, di Sasuke. Naruto era alla porta, furente come mai potessi immaginare dalla nostra conoscenza. Non si era mai dimostrato aggressivo e violento, come invece faceva in quel momento. Ci aveva scoperti ed era furente. Fremetti ancora, intimorita.
≪ Tranquilla. ≫ mi rassicurò Sasuke, prendendomi il viso fra le mani ≪ Rimani qui. ≫
Rimasi in cucina osservando la schiena nuda del moro chiudersi la porta alle spalle. Affinai il mio udito e, facendo silenzio, mi misi in ascolto. Sasuke aprì la porta.
≪ E’ qui! ≫ urlò la voce di Naruto.
≪ Ma chi? ≫ Sasuke fece finta di niente.
≪ L’ho cercata ovunque, è qui, per forza! ≫
≪ Di chi cazzo parli, dobe? ≫
≪ Hinata è qui, cazzo, dimmi la verità! ≫ un fragoroso rumore di vetri rotti e di cocci sul pavimento    ≪ Te la sei scopata, vero? Bastardo! ≫
Scattai, uscì dalla cucina e accorsi l’ingresso; un vaso era a terra in mille pezzi, vicino a Sasuke, che aveva un braccio pieno di graffi; Naruto gli aveva lanciato evidentemente il vaso contro, arrabbiato come non mai, e adesso il suo sguardo furente era puntato su di me.
≪ Smettila! ≫ urlai.
≪ Tu… ti sono stato vicino per tutto questo tempo,  e tu mi molli così? ≫ si scagliò verso di me, mi prese per le spalle e mi scosse ≪ Ci sei andata a letto, vero? Sei solo una puttana! ≫
Cercò di assestarmi uno schiaffo, ma Sasuke lo fece indietreggiare.
≪ Lasciala, idiota! ≫ urlò lui, guardandolo negli occhi ≪ Non sei qui perché la ami? ≫
Naruto tirò un pugnò dritto in faccia a Sasuke, scaraventandolo a terra. Gridai ancora, impaurita. Il moro rimase a terra, mettendosi a sedere e guardando duramente Naruto, ma non reagì. In quel momento capii che non avrebbe mai fatto del male a Naruto, neanche per difendersi. Capii quanto bene gli volesse, quanto tenesse a lui e, soprattutto, in che guaio l’avevo cacciato andando da lui.
Sasuke aveva tradito il suo amico per me, e in quel momento tutto il mio egoismo si dissolse, come neve a sole.
Li avevo rovinati, portandoli a fondo in quella tragedia con me.
 
Let me apologize to begin with
Let me apologize for what I’m about to say.
 
≪ Hinata… ≫ chiamò Sasuke, mentre Naruto si preparava a sferrare un altro pungo ≪ Prendi il mio telefono, chiama mio padre, è nella polizia… ≫
Avrei voluto scusarmi con entrambi, mentre tremante gli obbedivo, ma dalla mia bocca non usciva neanche una sillaba.
Avevo rovinato i loro equilibri, la loro amicizia; vedere Naruto in quel modo, talmente distrutto, mi faceva venire voglia di inginocchiarmi e implorare il perdono.
Perdonami, Naruto, ma rimanere pura era più difficile di quanto sembrasse. In qualche modo, sono rimasta intrappolata nell’egoismo che mi aveva pervasa.
 
But trying to be genuine was harder than it seemed.
And somehow I got caught up in between
 
Squillava, e mentre attendevo una risposta ho ancora il tempo di pensare al dolore che ho provocato.
Ho mentito per tutta una vita, nascondendomi dietro un velo di purezza; avevo promesso di star vicino a Naruto per sempre, ma ho mentito, ancora una volta. L’ho promesso anche a Sasuke e non c’era traccia di bugia in me, era la verità, perché finalmente, dopo tanto tempo, ho avuto il coraggio di essere me stessa: è stata Hanabi, è merito suo. La verità si e fatta strada, ma le parole che vorrei dire per spiegarmi si perdono nell’aria. Speravo di trovare la felicità, ma ho reso tristi tre persone. E’ tutta colpa mia, non c’è orgoglio che tenga.
≪ Pronto? ≫
≪ Signor Uchiha? Io… suo figlio è nei guai, è colpa mia. ≫
 
Between my pride and my promise
Between my lies and how the truth gets in the way
And things I want to say to you get lost before they come
The only thing that’s worse than one is none
 
Diedi l’indirizzo di Sasuke e guardai il suo corpo martoriato da altri pugni; accorsi, tentai di fermare Naruto, ma bastò un gesto e lui mi spinse indietro, lontano dalla lotta.
Sasuke, sei così forte, non hai paura di niente, neanche di morire per mano del tuo migliore amico... vorrei essere come te. Sasuke… non riesco a spiegarti quello che ho fatto, quello che provo, ma tu mi capirai sempre e comunque, vero?
Spero che le mie azioni riescano a spiegare tutto ciò che non sono mai riuscita a dire a parole.

 
Fear in not afraid of you
But guilt’s language you can understand
I cannot explain to you
And anything I say or do
I hope the actions speaks the words they can
 
Cosa successe dopo?
il caos.
 
Between my pride and my promise
Between my lies and how the truth gets in the way
And things I want to say to you get lost before they come
The only thing that’s worse than one is none
 
 
 
 
 
Hinata sbatte più volte le palpebre, riprendendosi all’improvviso da quel delicato torpore a cui la portava la concentrazione. Un pensiero le è affiorato dal nulla nella mente arida e consumata, sa già che non può trattenere oltre il suo dubbio e alza lo sguardo, per un attimo posatosi sui suoi polsi fasciati da bende bianche tanto quanto la sua pelle.
<< Dottore? >> chiama, rialzando la testa dal foglio dove stavo scrivendo.
<< Dimmi, cara. >> risponde lui, sorseggiando tranquillo il suo caffè seduto sulla sua poltrona di pelle.
<< Ma… >> mormora Hinata, confusa << Cosa mi aveva chiesto di scrivere? >>
<< Beh… >> l’uomo si gratta interdetto una tempia, per poi togliersi gli occhiali in un gesto da perfetto psicologo qual era << … della perdita di tua sorella, perché? >>
<< Ah… >> si stupisce, Hinata, guardando contrariata la sua grafia, sui fogli, che parlava di tutt’altro – ancora una volta si era persa nei suoi discorsi, perdendo di vista il vero problema, il punto focale della situazione. Hinata non è più capace di capire cosa è giusto o sbagliato; perde di vista con facilità il concetto e si sofferma sui particolari; delle volte passa ore immobile e non sente niente, niente, tanto da farle pensare di non esistere più, di non essere fatta di carne e ossa; si sente immateriale, Hinata, trasparente, inafferrabile, inconsistente; le sembra di non essere più nel proprio corpo e infatti si vede, lì, lo sguardo stralunato, da pazza, gli abiti chiari e impersonali, il volto usurpato, irriconoscibile  – ≪ un modo per difendersi dalla realtà ≫ aveva detto il medico ≪ E’ dissociata. ≫.
 << Credo di aver divagato, Dottore. >>

 
 
 


 
Note finali: E’ un miracolo che tu sia arrivata fino alla fine, dato che non mi capacito di quello che ho scritto. Che dire? In quest’ultima parte, non compresa nel diario di Hinata, viene “spiegato” il motivo di questo viaggio interiore: Hinata doveva scrivere, per meglio esplicare il suo dolore, riguardo alla perdita di sua sorella, ma ha “divagato”. Questo compito le è stato affidato dal suo psicologo, che lei chiama dottore. Il motivo per cui si trovi dallo psicologo (o in un manicomio alla “Ragazze interrotte”, come meglio preferite!), la fine che hanno fatto Naruto e Sasuke e come si sia conclusa la vicenda è lasciata alla fantasia del lettore. Hinata soffre di “Disturbo da depersonalizzazione”, un disturbo dissociativo con cui, e cito da Wikipedia, “si intende un meccanismo di difesa con cui alcuni elementi dei processi psichici rimangono "disconnessi" o separati dal restante sistema psicologico dell'individuo: tale condizione si può ritrovare in molte reazioni psicologiche (ad esempio, davanti a situazioni traumatiche)”. Questo particolare disturbo presenta, come sintomi:
  •  l’esperienza di essere fuori dal corpo;
  • la perdita di sensibilità di parti del corpo;
  • una percezione distorta del corpo;
  • la sensazione di essere invisibili;
  • l’incapacità di riconoscersi allo specchio;
  • un senso di distacco dalle proprie emozioni;
  • la sensazione di guardare un film su sé stessi;
  • il senso di irrealtà;
  • la sensazione di essere scisso in una parte partecipante ed una osservante;
 
 
Inoltre, Hinata non ricorda quasi nulla di ciò che è successo dopo l’avvenimento traumatico (intendo il preciso istante in cui ha saputo della sorella morta), che è un altro sintomo della dissociazione.
Non so cosa mi abbia ispirato tutta questa drammaticità, ma ho buttato tutti i miei pensieri su carta, motivo per cui credo risultino confusionari. E’ un lavoro senza pretese, appunto perché incredibilmente intimo. Spero che ci abbiate capito qualcosa!
Detto questo, vi invito a seguire le mie altre storie (alcune angst di questo genere, altre molto più leggere) e a seguirmi sulla mia pagina facebook. A presto!
https://www.facebook.com/tomoko.efp.autrice
 
 
 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Tomoko_chan