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Autore: La Fe_10    03/09/2014    4 recensioni
Anche se il tempo passa e tutto cambia e muta, esattamente come in un cerchio, si riparte dall'inizio: i Konoha 11, come sono stati spesso definiti, sono famosi in tutti gli angoli del mondo ninja e si troveranno a rimettere in piedi la loro vita dopo la fine della guerra, soprattutto Naruto e Sasuke, che si troveranno del tutto privi di appigli dopo le scelte dell'altro; nel frattempo, quattordici anni dopo vengono formati altri quattro team di genin, ognuno con i rispettivi maestri.
***
So che sembra senza senso detta così, ma si spiegherà meglio con il procedere della storia. Dal momento che la progettazione/scrittura della trama è iniziata molti capitoli fa, non escludo di dovermi ritrovare a modificare alcuni fatti, anche se tendenzialmente cercherò di continuare dal capito 690. Quindi ci sono delle possibilità di spoiler! Inoltre i personaggi potrebbero essere OOC, anche se cercherò di mantenerli IC e non escludo che il rating possa salire in futuro
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Nuovo Personaggio, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: OOC | Avvertimenti: Mpreg, Spoiler! | Contesto: Dopo la serie
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Capitolo 1
IL PASSATO NON DA TREGUA: LASCIARE IL VILLAGGIO
 
Negli affari di cuore, credo che preferirei sopportare i lutti emotivi, le ferite e le frecciate della sconfitta, l'autocommiserazione, la solitudine e l'insoddisfazione che deriva dal fatto di non sapere cosa accadrà in futuro, piuttosto che la noia e il letargo di una casa felice, sicura, in cui si sa già cosa porterà la prossima frase, la prossima ora e il prossimo giorno.

Chuck Barris

Naruto, 17 anni


Seduto lì, al tramonto, il ragazzo biondo pensava, mentre guardava Konoha che si estendeva ai suoi piedi. 
Be, quello che ne rimaneva: dopo la fine della guerra non c'era stato quel granché di tempo per ricostruire il tutto, ma erano ad un buon punto, soprattutto grazie a quella gran despote di Tsunade. 

Dalla testa scolpita nella roccia del quarto Hokage, il ragazzo dagli occhi azzurri osservava il villaggio nascosto della Foglia rinascere dalle sue ceneri e riprendere lentamente forma e vita, ritornando alla sua antica perfezione, con tutti i maggiori clan al loro posto. 

Gli Hyuga. 

Gli Yamanaka. 

Gli Haruno. 

Gli Aburame. 

Gli Inuzuka. 

Gli Amikichi. 

I Nara.

Quella linea sottile che molti avrebbero scambiato per un sorriso nascente gli morì sulle labbra.

Tra tutti un clan, uno sarebbe continuato a mancare l'appello. 

Gli Uchiha.

Una lieve fitta colpì al cuore il giovane eroe di Konoha. 

Sasuke se n'era andato. Di nuovo. 

Non era stato capace di riportarlo indietro, nonostante tutti gli sforzi che aveva fatto. 

Lo aveva rincorso fino in capo al mondo, ignorando tutto il dolore che ogni volta gli attanagliava il petto, togliendogli il fiato. 

Non importava quanto male gli aveva fatto vederlo seguire Orochimaru. 
Non importava neanche quello che aveva provato dopo aver saputo che si era unito all'Akatsuki. Già si immaginava il ragazzo indossare quella lugubre cappa nera ornata dalle nuvole rosse che anni prima aveva vestito Itachi. 
E, ancora, aveva sorvolato sul suo tentativo di catturare Killer Bee, sapendo bene, forse fin troppo, che se fosse riuscito nel suo intento, lui sarebbe stato il prossimo della lista. 

L'unica cosa che contava era riportare indietro quel ragazzo dall'aria algida che si ostinava a voler fare tutto da solo, a contare solo sulle sue forze, perché sapeva che lì, da qualche parte, seppellito in profondità ma non ancora morto, giaceva QUEL Sasuke.

Il suo nemico. 
Il suo compagno del team 7.
Il suo amico. 
Il ragazzo che per lui aveva risvegliato il secondo tomoe dello Sharingan. 
Il ragazzo che per la prima volta aveva incrinato il sigillo pentastico. 
Il ragazzo che aveva stretto disperato mentre osservava gli innumerevoli spiedi che, infilzati nel suo corpo, sembravano condurlo alla morte.
Spiedi che avrebbero dovuto colpire lui, non il moro.

Lo shinobi dagli occhi azzurri sapeva che quel Sasuke esisteva ancora da qualche parte e ne aveva avuto una prova quando era tornato sul campo di battaglia. Se l'era visto comparire davanti con quel suo sorrisetto da Teme. O era stato lui a sorridere? Non se lo ricordava, anzi forse non gli importava: era lì, con quella sua faccia di bronzo, come se tutto quello che era successo non fosse altro che un sogno dettato dall'ennesima arte illusoria da quattro soldi nella quale cadeva quasi sistematicamente. E poi quella dichiarazione. 

Diventare Hokage. 

E così erano ancora loro. Naruto Uzumaki e Sasuke Uchiha.

Nemici.

Rivali. 

Compagni. 

Amici. 

Fratelli. 

.... o forse di più? 

Perché quella ricerca spasmodica, Naruto l'aveva capito da tempo ormai, non era dettata solo dall'amicizia che li legava, almeno non per il biondo. 
E chi l'avrebbe mai detto che da quel bacio dato per sbaglio, tra i banchi di scuola, ci sarebbero stati degli sviluppi così interessanti?

Ma sapeva che non sarebbe mai stato ricambiato. No, non pretendeva tanto. Voleva solo riportarlo indietro, riportarlo a casa, a Konoha, al posto a cui apparteneva. 

Voleva che ritornassero ad essere i due ninja del team sette. Solo Teme e usaratonkachi. Solo Sasuke e Naruto. 
Ok, magari un po' più forti, ma solo e sempre loro. 
Voleva quegli sguardi di sfida, le gare per il controllo del chakra tra gli alberi, le abbuffate di cibo con conseguente indigestione. 

Solo loro.

Niente guerre, niente clan, niente Obito e Madara, niente Sharingan e Itachi, niente Susano'o e modalità Kiuuby.

Solo Sasuke e Naruto.

E quando aveva rivisto quella occhiata sul campo di battaglia, mentre Sakura lo curava, come a dire "Senza di me non ce la fai proprio, vero? Usaratonkachi" pensava che quei momenti sarebbero tornati. Va bene, non uguali, ma c'era un possibilità.
Ma lui lo aveva sorpreso. 


Se n'era andato. Di nuovo. 


Gli aveva girato lo spalle, ma questa volta non aveva avuto la forza di rincorrerlo e farlo desistere. Perché gli Uchiha non desistono per definizione e, anche se aveva il potere di farlo rimanere, non avrebbe resistito ad un altro tentativo di abbandono. La sua psiche non avrebbe retto nel vedere ancora una volta il ragazzo andarsene, non sarebbe stato in grado di inseguirlo ancora, sopportare tutto quel dolore, così denso, così accecante.

Così lo aveva lasciato fare. Sapeva che sarebbe andato via, glielo aveva letto nel cuore per loro era sempre stato così: una sola occhiata bastava.
E quel pomeriggio, Naruto l'aveva capito, era l'ultimo. 
Erano passati solo cinque miseri giorni dalla fine di tutto, e tutti pensavano  che non fosse solo la fine della guerra, ma anche la fine della sua carriera da nukenin, ma sapeva che non era così. Glielo aveva letto negli occhi, sperando che si fosse sbagliato. Ma quel pomeriggio, quel fottuto pomeriggio Naruto aveva capito che il moro avrebbe lasciato nuovamente Konoha, quella sera stessa probabilmente.  Sapevano entrambi. 
Ora come ora, se quel ragazzo fosse stato al posto del suo io di due mesi prima forse ci avrebbe provato, ma all'epoca non ne era stato in grado. Aveva pensato di piangere, di implorarlo, di umiliarsi nuovamente e stavolta non per lui, ma davanti a lui. 

Ma si sentiva stanco.

La guerra lo aveva consumato: tutte quelle morti, tutto quel dolore, non era pronto a fronteggiarne ancora, a combattere ancora. 

Sasuke era come un magnifico e maestoso falco: non si sarebbe fatto ingabbiare senza lottare. 

E Naruto, in quel momento, sentiva che non sarebbe riuscito a combatterlo. 

Perciò in quel pomeriggio, in quel tramonto, lui sorrise. Si dipinse sul viso la sua espressione più serena e pacifica, salutandolo con un flebile "Ci vediamo domani". Niente nomignoli, niente frecciatine, niente di niente. Sperava che lui avrebbe capito. Sperava che gli avrebbe risposto, che gli avrebbe detto qualcosa. Anche solo un sorriso gli sarebbe andato bene, come quando erano piccoli. 
Lui aveva fatto un cenno con la testa e se n'era andato. 
«E non fare tardi» gli urlò ancora dietro. 

Non lo aveva mai richiamato, mai: il loro rapporto era ancora così incerto, fragile per certi versi. Erano due funamboli che camminavano su una fune sottile sospesi sul vuoto: se qualcuno dei due si fosse avvicinato troppo velocemente, l'altro sarebbe caduto nel vuoto. Così Naruto era stato attento a non fare passi affrettati, a non minare l'equilibrio dell'altro, sempre, ma con quella frase aveva appena fatto un balzò in avanti.
Sasuke si fermò. 
Se n'era accorto, la corda aveva tremato sotto i suoi piedi. Per come la vedeva Naruto per ristabilire l'equilibrio avrebbe potuto fare solo due cose. 
La prima era raggiungerlo, fare un balzo pari al suo. 
La seconda era rintanarsi sulla terraferma, sulla quale la fune era ancorata. 
Rimasero immobili per una manciata di secondi, ascoltando il vento e il rumore del respiro dell'altro. Naruto ancora sperava, incrociò le dita per quei battiti di ciglia che erano diventati l'attesa più interminabile di tutta la sua vita. E aveva ragione di dirlo: aveva aspettato quel momento per anni. 
Poi il tempo tornò a scorrere. E Sasuke aveva mosso un passo in avanti. 
Non si era nemmeno girato un secondo, per salutare, per dire che sarebbe tornato. O per dire addio. Verità o menzogna, che importava? Dopo tutto quello che aveva fatto non si meritava nemmeno una timida bugia? Niente rimpianti, niente ripensamenti, così lo aveva lasciato. 

E il suo mondo si era fermato in quel momento. Di nuovo.

Tutto sembrava andare avanti, come se la mancanza dell'Uchiha non importasse a nessuno, come se, dopo l'episodio della valle dell'Epilogo, tutti se ne fossero abituati e la sua assenza non li toccasse. Ma a Naruto sembrava di impazzire. Tutti erano andati avanti senza Sasuke, ma lui non poteva. Lui era "il" Teme, l'allievo di Kakashi, il ragazzo della quale tutti si innamoravano, dietro alla quale morivano Ino e Sakura. Come potevano non soffrire la sua mancanza? 

Tutti erano andati avanti.

Ino si era messa da poco con Kiba. Diceva che era simpatico, che la faceva ridere. Di certo lei ne aveva bisogno.

Sakura, dopo il suo rifiuto, qualche mese prima, aveva iniziato ad uscire con Sai. Se lo ricordava: l'aveva trovata davanti alla sua porta, il mattino dopo il fatidico pomeriggio, come era già successo, ma stavolta non era afflitta ne avvilita. Era furente. Li aveva abbandonati ancora e lei era corsa da Naruto. All'inizio non sapeva neanche bene perché. Semplicemente lui c'era sempre stato. Davanti a tutti quei sentimenti, quella rabbia, quella frustrazione, lui, contro ogni aspettativa, non aveva retto. Gli aveva urlato contro, l'aveva presa a male parole e le aveva chiuso la porta in faccia. Sapeva che aveva sbagliato, ma in quel momento, davanti all'evidenza, si era sentito crollare: non poteva caricarsi sulle spalle anche il suo livore. Probabilmente era stato allora che la relazione con Sai era cambiata. Non ne sapeva poi così tanto, non si erano parlati molto dopo quella mattina.

Hinata stava bene con Shino. 
Con lei era stato diverso. Quando era finita la guerra si erano chiariti subito: si erano parlati sulla tomba di Neji, quando, un giorno, lui l'aveva incrociata, mentre era andato a rendergli omaggio. Non era certo il posto, ma sentiva che era il momento. Così le aveva parlato. Lei non ne era certo felice, ma aveva capito e lo aveva abbracciato. Non ci era voluto molto perché il suo compagno di team, una volta appresa la notizia, aveva iniziato a mostrare qualche interesse. La dolce ragazza doveva ancora riprendersi dal sentimento che aveva covato per lui da anni, ma pensava che sarebbero stati felici.

Shikamaru era sempre e casualmente impegnato con la nuova ambasciatrice di Suna a Konoha, Temari, e si vedeva che le piaceva, nonostante passasse più di metà del suo tempo al suo seguito, apostrofandola come "seccatura".

Persino Choji e Rock Lee avevano qualche flirt con delle kunoichi di un altro villaggio, ne era sicuro. 

Anche sua "cugina" Karin si era rifatta una buona reputazione e stava ricostruendo la sua vita lasciandosi alle spalle la nomea di nukenin, insieme ai suoi due compagni del vecchio team Taka, Juugo e Suigetsu, con la quale ormai ipotizzava ci fosse qualcosa di più di una semplice conoscenza.

Tutti erano andati avanti. Tutti tranne lui, che era rimasto indietro, inesorabilmente intrappolato nella ragnatela di ricordi della sua preadolescenza. 

Come se non fosse abbastanza, la gente del villaggio aveva ricominciato a temerlo. In fondo era o non era colui che aveva tenuto testa da solo a sei Biuuju? 

Ok, non era esattamente da solo, c'era Kurama con lui, ma a chi sarebbe importato? 
Erano (apparentemente) un tutt'uno agli occhi di tutti da ben sedici anni.... solo un'altra forza portante avrebbe potuto capire il loro rapporto e l'unica che forse avrebbero ascoltato sarebbe stato Gaara, quanto meno per la sua carica di Kazekage, o semplicemente per l'aurea quasi demoniaca che ancora emanava, ma non è che avesse avuto un rapporto esattamente idilliaco con Shukaku, se non si contano gli ultimi cinque nanosecondi prima che il demone tasso venisse assorbito da Madara. Forse era meglio che Gaara tenesse la bocca chiusa. 
E Killer Bee... chi non aveva soggezione di lui in fondo? Ma uno che "reppa" tutto il tempo non era di per sé considerato attendibile. 

Ma anche se avessero capito, le cose non sarebbero cambiate, anzi forse sarebbero potute anche peggiorare: uno shinobi che ha non solo il controllo ma anche l'appoggio di un cercoterio? Anzi, di tutti e nove?

Tsunade baa-chan avrebbe potuto dire quello che voleva, ma la gente l'avrebbe sempre temuto, ora più che mai: non era più un imbranato dodicenne, era considerato come l'eroe della quarta guerra ninja, stimato sì, ma di certo non dalla gente che viveva nella sua stessa città, terrorizzato dall'idea che potesse "perdere il controllo". 
In fin dei conti a tanti grandi ninja di Konoha non era forse già successo?

Madara, di cui ora tutti ricordavano la storia, o forse solo parte di essa, e non certo quella che gli rendeva più onore. Orochimaru, che con tutte le sue pazzie ed esperimenti si era conquistato una fama che ad alcuni metteva ancora i brividi. Itachi, il ragazzino genio degli Uchiha che aveva trucidato i suo clan, ma la cui verità non era mai stata divulgata. 

E infine Sasuke. 

In poche parole agli occhi dei normali cittadini del villaggio, chi poteva assicurare che Naruto non fosse l'ennesima bomba ad orologeria? 
E il comportamento scontroso che gli era venuto naturale dopo che lui se n'era andato non aveva fatto altro che offrire loro un pretesto ancora più fondato per temerlo. E si sa: si quasi sempre si odio ciò che si teme.

Naruto sospirò. 

Non c'era più nulla per uno come lui a Konoha. Nemmeno gli amici.

Tutti erano troppo presi dalle loro nuove storie, dai loro nuovi amori, dalla ricostruzione, sia delle loro case che delle loro vite. 
Tutti erano troppo presi a lasciarsi alle spalle il loro passato e guardare al futuro, e se questo significava lasciarsi alle spalle davvero tutto, questo comprendeva anche lui, che il solo pensiero di lasciar andare i suoi ricordi gli mozzava il respiro. 

Non si sentiva di biasimarli, era felice per loro: avevano affrontato una guerra, avevano sofferto la perdita di persona care. Era giusto che fossero felici. 
Ma lui non lo era, e non ce la faceva più a fingere che tutto andava bene. 
L'unica persona che lo avesse mai capito fino in fondo lo aveva lasciato lì da solo, su una fune sospesa sopra un baratro nero, oscuro, misterioso, ed era impossibile non guardarlo spaventati, terrorizzati da tutte quelle incognite che quella caduta nascondeva. Prima era stato tutto così facile. C'era Sasuke da guardare. C'era Sasuke per non perdere l'equilibrio e sprofondare. Ma lui ora non c'era, così, per non cadere, o almeno, per rimandare l'inevitabile, Naruto vedeva una sola via.

Inalò un'ultima boccata di aria fresca prima di alzarsi in piedi dalla testa scolpita nella pietra raffigurante suo padre, il quarto Hokage, guardando per un'ultima volta il suo villaggio. Aveva pensato spesso alla prospettiva di andarsene, indeciso tra lo voglia di combattere la sofferenza nella quale si sentiva sprofondare e il desiderio di allontanarsi da quel posto che non sentiva più proprio. Non era il tipo che si arrendeva, non lo era mai stato: ma dopo due mesi di assoluto nulla, non sarebbe riuscito a definirlo altrimenti, non ce la faceva più.

«E così ce ne andiamo moccioso?» chiese Kurama nella sua testa. Non si offendeva per i modi apparentemente bruschi e stizziti con la quale lo apostrofava la volpe, in fin dei conti era un demone: non poteva diventare tutto dolce e cuoricini, altrimenti sì che ci sarebbe stato da preoccuparsi. In qualche modo sapeva che dietro quel "moccioso" stizzito si nascondeva tutta la sua preoccupazione per il suo stato d'animo.

«Si Kurama. Ce ne andiamo» disse voltando le spalle a Konoha e iniziando a correre di ramo in ramo, addentrandosi nella foresta sempre più.

«E dove andiamo?» chiese la volpe, per una volta senza quel tono un po' strafottente e derisorio che accompagnata tutte le loro discussioni.

«Lontano» rispose sottovoce Naruto senza rallentare, anzi, forse velocizzando un po' il passo.

La volpe tacque. 

Desiderava lasciare al ragazzo un po' di spazio, anche se sapeva che, anche se gli avesse prestato tutto il chakra, Naruto non sarebbe mai potuto scappare da quello che lo perseguitava.

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Note dell'autrice:

Dopo molti dubbi ho deciso di postare finalmente questa fanfiction. Essa parte da in immagine che vidi tempo fa su internet per caso, in cui confusi un particolare per un altro, che non c'entrava assolutamente niente. Da quel disguido però partirono un serie di elucubrazione che infine hanno portato a questa storia. Di fatto, per quanto abbia provato a scriverne più di una prima d'ora, rimanendone insoddisfatta, non ho mai postato nulla, perciò questo parto si può definire senza dubbi la mia prima fanfiction, sperando che il risultato sia piacevole. So che non ho alcun titolo per chiederlo (dal momento che io stessa ho promesso varie recensione, CHE ARRIVERANNO, giuro), ma mi piacerebbe che voi lettori (sempre che ve ne siano)  mi diceste cosa ne pensate di questa mia piccola creatura, segnalando se vi va, anche errori e/o frasi troppo contorte. Anche un semplice mp con un 'carina' è più che apprezzato, ovviamente.
 
  
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