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Autore: Arepo Pantagrifus    03/09/2014    0 recensioni
“L’uomo, nato da donna,
breve di giorni e sazio di inquietudine,
come un fiore spunta e avvizzisce,
fugge come l’ombra e mai si ferma.”
GIOBBE 14, 1-2
Genere: Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vidi la donna della mia vita. La vidi lì come se avesse aspettato proprio quel momento per girarsi, con quel suo sorriso, cercare tra i mille volti della folla e fermarsi proprio sul mio. Un secondo di sguardi, il tempo di accennare un sorriso imbarazzato, il tempo necessario per conoscersi con un’occhiata, come in un sogno, l’atmosfera si annebbia, per far vedere solo lei, il tempo di ammirarla prima che il tempo la lasci svanire. Di una meravigliosa e abbagliante bellezza, grazia, e leggerezza che a lei comparate le altre donne erano decisamente trascurabili. Una ninfa dai fianchi sinuosi e dal collo con una curva perfetta; le sue labbra sottili e suoi occhi, …occhi come le miniere più segrete non hanno mai visto. Così vivi e profondi, come un diamante, uno smeraldo, uno zaffiro e un turchese posti insieme. Dei capelli neri come penne di corvo e lisci come fili di seta strappati da un prezioso abito orientale, le cadevano sulle spalle sempre con quella grazia e leggerezza innata che la rendevano una soave creatura che può esistere solo una volta in tutta la storia della bellezza.

Ed io quella donna l’amai. L’incontrai in una giornata di mercato di una sconosciuta città e la inseguii per chiederle la mano. Insieme ci amammo come possono amarsi le persone più spensierate del mondo: non ci amammo semplicemente, noi vivemmo l’essenza del vero amore completo e compiuto. L’amai in ogni momento, ogni ora, ogni giorno e ogni anno, e lei mi contraccambiava con lo stesso sentimento. Vivemmo insieme le gioie e i dolori della vita. Ma anno dopo anno lei, cambiava, si trasformava e non era più la stessa. Lei invecchiava, come tutti i mortali, e nella sua metamorfosi, comparvero lentamente nel suo bel viso, grinze, rughe, solchi. Mentre io rimasi sempre lo stesso dannato giovane bello e attraente di chissà quanto tempo fa. Non potevo fermare il tempo, né la sua vita. Non potevo fare nulla: assistetti impotente alla sua corruzione; come una rosa, anche la sua vita doveva appassire. La sua bellezza svanì, ma l’amore rimase: ci amammo ancora con la stessa intensità e lo stesso slancio del primo giorno. L’amore era ancora giovane nei nostri cuori, nonostante l’aspetto esteriore. Con gli anni anche la sua salute cominciò a venir meno, finché, un giorno, non si ammalò. Era debole e vecchia: i suoi capelli erano candidi, il suo corpo cadente, anche la sua mente brillante e intelligente, diventò sempre più lenta e affaticata. Fu per me un’insopportabile agonia: più lei invecchiava, si indeboliva e si rovinava, più me la sentivo portare via e più mi disperavo. Qualche forza più forte di me stava strappandomi dalle mani la mia gioia, il mio amore!

Non potevo fare nient’altro che amarla ancora, amarla e accarezzarle dolcemente i capelli. Furono gli anni più belli e più tristi della mia vita. Non riprovai mai più le stesse sensazioni che provavo quando ero in sua presenza. Mi morì tra le braccia, un giorno, sussurrandomi nell’orecchio frasi d’amore. Mi disse prima di esalare l’ultimo respiro: «Ricordati di me» con tutto l’amore e la dolcezza possibile. Mi sentii inadeguato. Fui incapace di restituirle la stessa dolcezza: il tempo se la portò via.

Rimasi giorni a piangere inutilmente sulla sua bianca lastra di marmo. Ma le lacrime non portarono sollievo. Lei stava diventando sempre di più un ricordo insopportabile: mi stava rovinando la vita. Stava diventando un’immagine ossessiva e martellante. In ogni momento appariva, mi ricordava quanto era bello e meraviglioso con lei, e mi rinfacciava la tremenda miseria in cui vivevo ora! Il vuoto che lasciò era incolmabile. Non riuscii mai più, in seguito, a rivivere come prima. Dopo la sua morte fuggii da me stesso e i miei ricordi, e andai a cercare la solitudine in una montagna, nascondendomi in una grotta. Volli solo dimenticarmi di lei. Se avessi potuto, non avrei più scelto di vivere, ma ero costretto. Ero come imprigionato da una giustizia ingiusta e selvaggia: condannato a patire le pene dell’esistenza. Tutto quell’amore doveva essere dimenticato. Non potevo vivere senza di lei. È impossibile vivere dopo aver provato una gioia del genere: tutto ti appare insignificante e piatto, la vita stessa diventa sofferenza.

Nel mio eremo dopo anni di meditazione e riflessione, compresi che l’amore poteva essere dimenticato solo con l’odio e la violenza, è facendo il male che ci si allontana dal bene. L’equilibrio, da sempre instabile e precario, doveva essere spiegato con la disuguaglianza e con l’ingiustizia. Il vero terrore può comandare su tutti gli uomini, senza il minimo sforzo. L’ordine e la pace devono risolversi in guerre e ingiustizie, così il caos che ne conseguirà dovrà risolversi in un ordine e una giustizia finale, che dominerà su tutto e su tutti, e che durerà per sempre.
Così, dopo chissà quanti anni passati in quella grotta, vivendo miserevolmente, un mattino, ricolmo di arroganza, gridai al sole: «Amico Sole, ora ho capito che Dio dovrà cedere il posto all’uomo stesso: dicono che qualche Dio abbia creato l’uomo, ecco, ora l’uomo si ribellerà e vincerà sul suo creatore, sul dio della guerra, della calunnia, della menzogna, dell’avarizia e delle meschinità! Ti dico, Dio, che ora dovrai rispondere delle tue azioni!»
Discesi dal monte come illuminato, girando di città in città, predicando i nuovi comandamenti di odio e rabbia. Le popolazioni si stupirono di tanta sicurezza. Mai, fino allora, era accaduto che qualcuno si opponesse con tanta fermezza e decisione alla tradizione, alle regole comuni, alla religione stessa. Le genti rimasero unite e ferme nelle loro convinzioni. Troppa paura faceva a tutti il cambiamento e le novità, soprattutto se troppo rivoluzionarie e sovversive. Inizialmente erano riluttanti a cedere, ma un po’ alla volta vandali, fanatici, comunità di rivoltosi, criminali, assassini, ricercati, ladri, gente di ogni razza e paese, addirittura intere popolazioni si unirono al mio ideale e condivisero la mia nuova ideologia. Gli stati più potenti, le organizzazioni mondiali mi intimarono di finirla, ma si vedeva come essi stessi ne erano palesemente terrorizzati. Non potevano più fermare l’ansia di rinnovamento. Si annusava nelle strade di allora il profumo della rivoluzione misto a terrore e paura.

Incombeva in quegli anni una grave crisi internazionale. I popoli mal sopportavano il fatto che i governi ci campassero su quella crisi. La mentalità consumistica occidentale non funzionava più, e le nazioni ne approfittarono per arricchirsi e abbandonare il popolo in difficoltà. Si verificarono con sempre maggiore frequenza episodi di insofferenza da parte della popolazione: gruppi di militanti manifestavano pubblicamente il loro astio e le precarie condizioni dei poteri e delle autorità. Non era in gioco solamente la questione economica e finanziaria, ma la stabilità politica in tutti i paesi; mentre io raccoglievo sempre più consensi, e diventavo sempre più forte.

Organizzai un potente esercito che fu in grado di sconfiggere l’ordine preesistente e tutti i suoi difensori. Bande di pazzi e criminali imperversarono per le città, scatenando il panico, e un esercito di ribelli e malavitosi misero in ginocchio la società mondiale. In anni di guerre, sanguinose e devastanti ristabilii il nuovo ordine mondiale: sottomisi e comandai le nazioni, unificai e divisi, decimai e sfruttai a mio piacimento. Le religioni si unificarono e mi dichiararono il “Nuovo Messia”, mi acclamarono e mi adorarono come un Dio. Mi offrirono il potere ed io li comandai, mi offrirono il governo ed io li guidai, mi offrirono il mondo su un vassoio d’argento ed io li trattai tutti come animali. Obbedirono senza proteste, e dove provavano ad insorgere, li annientavo con il mio esercito. Nessuno mai riuscì ad uccidermi, nei loro patetici tentativi, io fui la loro divinità! Perché io ero l'uomo più potente sulla Terra! Io ero immortale! Io sono immortale!

   
 
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