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Autore: tilia    03/09/2014    2 recensioni
Dalla storia:
[...] Ok, sì. Probabilmente, quel taglio sulla gamba avrebbe fatto infezione se non lo disinfettava e fasciava. Comunque, volendo guardare, anche tutte le altre ferite che aveva sul corpo avrebbero potuto aggravarsi. E, forse, lo stavano già facendo.
Eppure, non riuscì a muoversi. Rimase immobile a fissare il tramonto dell'Arizona. Il sole che a poco a poco, s'abbassò e lasciò posto alla luna. Curioso, come anche quei due si rincorressero senza mai catturarsi l'un l'altro. Già, lui era sicuro di essere il sole, mentre RoadRunner era la luna. La romantica ispiratrice di poemi, quella che, a voler vedere, a parte suscitare nostalgia, non faceva altro.
Mentre il sole era utile. Grazie a lui crescevano le piante, c'era luce, calore e colore.
Che vita triste senza sole. [...]
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Davvero è la fine?
Genere: Drammatico, Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Road Runner, Wile E.Coyote
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ok, sì. Probabilmente, quel taglio sulla gamba avrebbe fatto infezione se non lo disinfettava e fasciava. Comunque, volendo guardare, anche tutte le altre ferite che aveva sul corpo avrebbero potuto aggravarsi. E, forse, lo stavano già facendo.
Eppure, non riuscì a muoversi. Rimase immobile a fissare il tramonto dell'Arizona. Il sole che a poco a poco, s'abbassò e lasciò posto alla luna. Curioso, come anche quei due si rincorressero senza mai catturarsi l'un l'altro. Già, lui era sicuro di essere il sole, mentre RoadRunner era la luna. La romantica ispiratrice di poemi, quella che, a voler vedere, a parte suscitare nostalgia, non faceva altro.
Mentre il sole era utile. Grazie a lui crescevano le piante, c'era luce, calore e colore.
Che vita triste senza sole.
Ciò, nonostante, rimase lì. Immobile, in uno stato pietoso. Sentì le palpebre iniziare a farsi pesanti; calarono insieme al sole. Il suo respiro divenne superficiale. Alla fine sarebbe finito tutto,  come il giorno e la notte che si rincorrevano. Se loro avessero smesso, il mondo sarebbe morto, così come lui stava facendo. Se la caccia terminava, la vita di qualcuno finiva. Nel bene e nel male.
Avrebbe dovuto lasciare un cartello con su scritto le sue ultime volontà, se quella era davvero la fine. Non ne ebbe la forza, perché l'intero suo corpo rifiutò di eseguire i comandi.
Il freddo iniziò a farsi pungente e particolarmente fastidioso. Da bravo abitante del deserto, sapeva che era giunta l'ora di trovarsi un riparo prima di congelare, ma nuovamente il suo corpo disobbedì ai suoi ordini e rimase sdraiato.
Ormai era sera. I cactus si tinsero di un verde cupo e la sabbia divene pece. Le ombre dei dirupi, da cui tante volte era caduto, non si stagliarono mai così aguzze e pericolose.
Sentì di dover guardare tutto un'altra volta, perché dubitò di rivederlo. L'Arizona, casa sua. Luogo dove erano avvenuti i suoi migliori scontri, contro la sua preda prediletta, aveva avuto sofferenza e gioia, dolore ed esultazione, dove aveva affinato la sua padronanza dei mezzi tecnologici. Tutto lì.

"Beep Beep"


Ecco appunto, quella preda. Lo ascoltò, quasi deliziato. In un modo o nell'altro, seppe che era l'ultima volta che lo sentiva. Quasi pianse all'idea di non poterlo più inseguire. Desiderò più di un'altra cosa alzarsi e correre. Inseguirlo. Immaginare di mangiarlo. Prenderlo, magari. Studiarlo. Ingannarlo. Ma, soprattutto, continuare.
Aprì gli occhi drizzando malamente un orecchio, l'altro era pesto e probabilmente rotto. Ispirò un po' più profondamente tentando di seguire la traccia del suo odore. Non riuscì a far molto, se non tossire ed avvertire le costole incrinarsi. Il dolore era lancinante.  
Non si arrese e mosse lentamente una gamba accorgendosi solo in quel momento di non aver più la sensibilità dell'altra. Il freddo si stava facendo sempre più intenso, probabilmente era per quello o, forse, era rotta anche quella.
Le braccia erano a posto, più o meno.
Un leggero ottimismo si fece strada in lui, magari non era messo troppo male. Aveva ancora possibilità, forse, si era lasciato prendere dal pessimismo.  

"Beep Beep"


Ancora? Perché non era ancora andato nella sua tana a dormire, quell'uccello?
Improvvisamente si lasciò sfuggire un basso ringhio di dolore. Gli faceva male, molto male il petto. Si rannicchiò, per quanto gli fu possibile, su se stesso per mantenere il calore corporeo, che gli era rimasto.
Doveva andarsene e cercare un riparo, ma la sola idea di spostarsi da lì, gli diede il voltastomaco.
Un vento impietoso iniziò a soffiare da est. Là, dove sarebbe sorto nuovamente il sole.
Già, allora lui avrebbe ripreso la sua caccia. Road Runner non gli sarebbe sfuggito. Una fitta al petto lo fece sussultare, se ci fosse arrivato al mattino dopo.
Poteva sempre trascinarsi al riparo di qualche cactus, ma sapeva già che se lo avesse fatto, come minimo, oltre alle ferite che già aveva, si sarebbe ritrovato anche le spine.
La sua solita sfortuna nera. Non c'era neanche bisogno d'immaginarselo, era già successo così tante volte, che poté quasi sentire le spine nella carne.
Emise quello che doveva essere un sospiro, perché uscì uno sbuffo strozzato, come se per mandarlo fuori ci avesse messo tutte le sue forze. E, forse, era così.
Non era da lui mollare, sia chiaro, non lo stava facendo, semplicemente il suo corpo diventava sempre più insensibile e non rispondeva più ai suoi comandi.
Che ci poteva fare?
Il freddo aveva un suo lato positivo, stava talmente congelando e diventando insensibile, che anche il dolore si stava assopendo.
Stava tremando, ma non se ne accorse.

"Beep Beep"


Quasi si chiese se lo stesse sognando. Magari era già morto e si trovava nel paradiso dei coyote, pieno di uccelli blu arrosto e allo spiedo. Gli venne l'acquolina in bocca e questo gli fece capire, nonostante la poca lucidità, che era ancora vivo, anche se il suo respiro si assottigliava, man mano che la notte s'inoltrava.

"Beep Beep, Beep Beep, Beep Beep"


Quel continuo richiamo a poco a poco, lo riportò alla realtà e l'impatto fu crudele.
Aveva freddo, fame, forse anche sete e, soprattutto, gli doleva ogni singolo muscolo del corpo. Si trattenne a stento dallo scoppiare a piangere. Qualcosa gli solleticò il naso, ma non ebbe né la voglia, né la forza di controllare. Inoltre, visto il suo attuale stato, era l'ultimo dei suoi problemi.

 "Beep Beep"


Nella sua ormai scarsa lucidità temette di averlo immaginato.

"Beep Beep"


Ok, no. Non lo aveva immaginato. Nell'esatto istante, in cui un orribile pensiero si formulò nella sua testa, aprì gli occhi. Fu anche peggio. Si ritrovò a fissare due enormi occhi di struzzo e un becco che si mosse pericoloso a pochi centimetri dalla sua testa.
Da quando in qua gli struzzi mangiavano le carcasse degli animali morti?
No, aspetta. Lui non era morto.
Nonostante il freddo e le sue condizioni riusciva ancora a respirare e sentiva il suo cuore battere. O, forse, era quello di Road Runner?

"Beep Beep"


Sembrò quasi sollievo il verso dell'uccello. Sollievo nel vedere che la sua nemesi, quella che aveva cercato di mangiarlo per tutto il giorno, era ancora viva. Nonostante si fosse sporcato tutte le sue piume col sangue del coyote, fu felice di vederlo aprire gli occhi, quando il suo respiro si era ridotto a poco più che un debole sibilo.
Invece, nello sguardo di Wile, c'era confusione e sofferenza.
Il coyote non capì perché Road Runner era lì, ma era troppo stanco per mettere due pensieri in riga con logica. Avrebbe dovuto mangiarlo. Aveva fame.
Eppure, anche lui sarebbe dovuto morire ed, invece, era ancora vivo.
Erano in tema di eccezioni? Li avrebbe accontentati, anche se non sapeva bene chi o cosa fossero. Di norma, gli animali non erano religiosi. Vivevano, punto. Era tutta un'esistenza basata sugli istinti la loro. O mangiavi o finivi preda. Ma si sentì di ringraziare quelli che erano in vena di eccezioni.    
Non avrebbe mangiato l'uccello. Anche se era un'occasione d'oro e si trovava a pochi centimetri da lui.
A proposito di distanza, avvertì un certo tepore farsi largo fra le sue dita congelate. Road Runner si era seduto al suo fianco e delicatamente picchiettava con il becco la mano inerme ,si fermò solo quando la vide iniziare a muoversi lentamente. L'ala dell'uccello era appoggiata leggera sul fianco coperto di polvere del coyote, come se fosse una coperta. L'intera figura di Road Runner irradiava calore.
Il coyote non capiva, ma, francamente, non gli importava più di tanto. S'accovacciò il più vicino possibile al pennuto e pensò alle mille ricette con cui poteva cucinarlo. Il fuoco con la legna avrebbe emesso lo stesso calore e l'odore dell'uccello sarebbe stato più o meno uguale. A meno che, non lo avesse cucinato alla griglia, allora, il suo odore sarebbe stato molto più misto all'olio e l'abbrustolito. Si poteva dire che era buona come idea.
Avvertì, improvvisamente, Road Runner cambiare posizione. Riprese bruscamente i sensi e aprì gli occhi sorpreso, che se ne andasse così presto. Lo scoprì seduto ancora di fianco a lui, ma con la testa nascosta nell'altra ala. Si stava per addormentare e sembrava anche piuttosto tranquillo. Tipico del suo egocentrismo sentirsi sempre al sicuro, perché aveva la velocità dalla sua parte.
Il vento freddo dell'est si era leggermente placato o, forse, era il corpo dell'uccello che lo schermava. Comunque fosse, il sole dell'indomani l'avrebbe visto. Avrebbe preferito avere Road Runner nello stomaco, ma dovette accontentarsi  di averlo a fianco. Tutto sommato, era un passo avanti.
Avrebbe sicuramente ripreso la sua caccia. Se non domani, il giorno dopo. Il tempo di tornare a reggersi in piedi e sarebbe ripartito.


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Angolo autrice:
Ringrazio moltissimo 
Setsuka, la storia è dedicata a te.
Francamente non so cosa sia uscito. Spero che a voi piaccia, io mi sono molto divertita scriverla.
Grazie soprattutto di aver letto e, se trovate qualche errore, non esitate a segnalarmelo, qualunque sia. Potete dirmi anche che non vi è piaciuta, mi basta sapere perchè.
Grazie mille.
Alla prossima.
Tilia=|=
  
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