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Autore: Gemini_no_Aki    03/09/2014    0 recensioni
La stanza era silenziosa, vuota, illuminata dall’insegna di un hotel di fronte alla sua finestra.
Chiuse gli occhi, con le mani posate sulle gambe, inspirò, poi espirò lentamente tirando indietro la testa come se stesse buttando fuori il fumo, il pacchetto di sigarette era accartocciato sul tavolo, vuoto, accanto ad un bicchiere ed una bottiglia, vuoti anch’essi.
Portò la testa avanti, premette le mani sugli occhi e li aprì, aveva bisogno di qualcosa.

[La raccolta comprende storie basate sulla serie della BBC e diverse AU, alcuni capitoli potrebbero essere collegati, altri a sè stante e senza un ordine cronologico. In ogni caso saranno tutte MorMor.]
Genere: Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jim, Moriarty, Sebastian, Moran, Sebastian, Moran
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'King and Tiger'
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By your side


Il primo campanello d’allarme iniziò a suonare nella testa di Jim quando Sebastian non inserì la sua sigla alla fine del messaggio.
Certo, sapevano chi era a scrivere, il nome veniva fuori nella schermata del messaggio, eppure... Sebastian era sempre preciso.
Un attimo dopo un secondo messaggio, ancora non firmato, ancora strano, come se il cecchino stesse cercando di distrarsi con cose che sapeva non gli interessavano.
Era strano, non era da lui e avrebbe voluto dirglielo ma non lo fece, rispose esattamente come sempre, freddo, quasi con cattiveria.
E intanto aveva messo da parte il computer e si stava infilando un paio di jeans, aveva imparato a fidarsi di quei campanelli d’allarme, Sebastian si stava comportando in modo strano, più del solito, non era solo annoiato, e noioso, come quando si mostrava geloso, no, era qualcos’altro.
“Ti amo”
Jim si infilò una maglietta, afferrò il cellulare e iniziò a correre giù dalle scale mentre uno dopo l’altro arrivavano i messaggi.
Agguantò l’autista per un braccio e gli diede solo l’indirizzo, non aveva ragione per spiegare perché quella fretta, spiegare lo avrebbe costretto ad ammettere che Sebastian era in pericolo.
Che poteva arrivare in ritardo.
Se non lo ammetteva invece c’era una possibilità che non fosse vero, e il biondo lo avrebbe preso in giro per quella sua insana paura, e probabilmente lo avrebbe lasciato fare.
“Avrei voluto essere abbastanza”
Deglutì stringendo il telefono in mano, voleva dirgli di smettere di scrivergli quelle cose, dirgli che stava arrivando.
Scese dalla macchina appena si fermò, non diede altri ordini, scattò fuori come una molla e iniziò a salire le scale due a due per poi gettarsi in ginocchio sul pavimento polveroso e prendere il volto di Sebastian tra le mani.
“Seb... Sebby ti prego... Sebby svegliati...”
Fece scorrere le mani sul suo volto tremando, come avevano potuto? Come avevano osato fare questo al suo Sebastian? Come avevano osato sfidarlo così apertamente?
“Eri abbastanza... Lo sei sempre stato Sebby. Ti prego... Ti prego Tigre, non farmi questo... Non lasciarmi. È un ordine, mi hai capito?! Non osare farlo, non osare morire. Non ti azzardare!”
Lo scosse dalle spalle, con forza, con rabbia, la stessa rabbia che sembrava volerlo bruciare, la stessa rabbia che voleva la morte di chiunque fosse colpevole di quel gesto.
Poi divenne disperazione, smise di scuoterlo come una bandierina al vento, lo strinse incurante del sangue, gli sostenne la testa accarezzandogli i capelli, gli pulì il volto dal sangue con un fazzoletto e pianse, lo pregò, lo implorò di aprire gli occhi.

Sherlock Holmes passò in secondo piano, per un’intera settimana Jim non cercò modi per distruggerlo, non fece nulla per tenerlo occupato, a quello ci pensavano altri criminali noiosi, sprovveduti e banali, a cui Scotland Yard non riusciva a stare dietro; in quella settimana Jim non si occupò di niente, niente lavoro, niente clienti.
“Consulting Criminal. Chiuso per ferie.”
Si sedette su una sedia abbastanza scomoda nella camera di una clinica privata il cui responsabile era nella sua rete, rimase lì seduto ignorando ogni cosa che accadeva nel mondo e a Londra, ignorando tutto eccetto il suo Sebastian.

Appena sollevò le palpebre la luce fu accecante, per un attimo pensò fosse una specie di paradiso, non c’era alcuna possibilità di riuscire a sopravvivere, poi si ricordò che il paradiso lo avrebbe probabilmente buttato fuori a calci.
“Piano, Tigre.”
A quella voce, così gentile e lontana, il cuore parve accelerare, cercò di voltare la testa verso la fonte di quelle parole ma non riuscì a muoversi, o a parlare.
“Piano ho detto. Non ti devi muovere.”
Lentamente la figura si avvicinò, ancora scura, gli mise una mano sul petto e lo accarezzò gentilmente.
“E nemmeno parlare, sai?”
Ma Sebastian ci provò comunque.
Jim scosse la testa con un piccolo sorriso, si sedette sul bordo del letto passandogli una mano tra i capelli e spostandogli un ricciolo che gli cadeva sulla fronte.
“Ho avuto paura. Ho pensato che saresti morto, e avrei dovuto cercare qualcuno di nuovo a cui affidare i tuoi lavori. Una gran seccatura.”
Sbuffò senza togliere la mano o smettere di accarezzarlo, per quanto infastidito potesse sembrare da quelle parole Sebastian sapeva che era stato davvero spaventato per lui.
“Pensavo di morire...”
Avrebbe voluto dire, ma tutto ciò che uscì fu una specie di sospiro rauco.
“Calmo.”
Sebastian chiuse gli occhi, li strinse, ma le lacrime scivolarono comunque lungo il suo viso, non voleva che Jim lo vedesse così.
“È tutto a posto, Tigre, starai bene vedrai.”
Ma non era questo che preoccupava il cecchino, si sentiva impotente in quel momento, non riusciva ad esprimersi, non riusciva nemmeno a chiamarlo, eppure c’erano così tante parole, così tante cose che avrebbe voluto dirgli, che Jim doveva sapere.
“Va tutto bene.”
Jim si chinò con dolcezza a baciargli la fronte avvicinandosi poi al suo orecchio.
“Starò qui, sarò al tuo fianco Sebby. Nessuno mi allontanerà da te, hai la mia parola. Nessuno.
Sussurrò un attimo prima che l’oblio riprendesse nel suo abbraccio Sebastian mentre la voce di Jim lo cullava nel sonno.





Angolino dell'autrice: Ok, mi sono ripresa da quello che ho scritto ieri.
Per quanto io sappia essere stronza coi personaggi che più amo (anche se non sono miei, ovviamente!), beh... i lieti fine sono sempre cosa buona e giusta, e il nostro Sebby merita un lieto fine (Disse quella che l'ha già ucciso in un paio di storie).
Alla prossima.

Bye Bye~
Aki
   
 
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