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Autore: Bellis    24/09/2008    7 recensioni
Le creature che permeano l'esistenza di tutti, e guidano gli uni al Bene, gli altri al Male.
Come avranno influenzato l'agire di alcuni tra i Maghi più famosi?
Genere: Malinconico, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Peter Minus, Regulus Black, Teddy Lupin
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Per tutti coloro che sanno di crescere, o si scoprono cresciuti.

Fantasmi ed Angeli

La Lotta Eterna

Un ragazzo sedeva dinanzi al focolare spento e pulito.
La sua figura era piuttosto esile ed allampanata, abbastanza alta.
Era vestito di un marrone sobrio, il che faceva risaltare ancora più la chioma scarmigliata di un malsano verde militare.
Teneva in mano un rotolo di pergamena ancora sigillato, giocherellandovi distrattamente e fissando i sassi levigati dell'alare.

La porta cigolò, aprendosi, e lasciando passare un uomo.
I suoi occhiali rotondi scintillarono alla luce del mattino che filtrava tra le tende nitide e linde.

Il più giovane sollevò lo sguardo, scattando in piedi, mentre un fioco sorriso gli si apriva sul volto pallido.
"Buongiorno, Harry." fece, educatamente, avanzando e porgendo la destra al neoentrato, la lettera ancora chiusa nella mano libera.

"Ciao, Ted!" esclamò il moro, allegramente, chinandosi appena mentre lo salutava, ed appoggiando le mani alle ginocchia, perchè il suo volto fosse allo stesso livello dell'altro, "E, soprattutto, buon compleanno!" continuò, il tono calmo e leggero, posando le iridi verdi sul ragazzino con un'ombra di orgoglio e traendolo a sè per abbracciarlo.

Lupin ricambiò la stretta con affetto, poggiando la guancia sulla spalla del suo padrino e socchiudendo gli occhi chiari.
Facendo un paio di passi indietro, spiegazzò con un filo di imbarazzo il foglio ruvido arrotolato nella sua mano.
"Grazie!" rispose, mentre i lineamenti magri si illuminavano di una calda risata.
I capelli, istantaneamente, assunsero una sfumatura più brillante per un attimo, per poi afflosciarsi nuovamente, cupi e scuri.

Harry scrutò la sua persona esile per un momento, inclinando il capo e mantenendo una mano delicatamente sulla spalla del fanciullo.
"Allora." iniziò, riscuotendosi e facendo cenno a Teddy di sedersi mentre egli stesso prendeva posto. "Ti trovi bene qui?"

"Oh, sì." replicò immediatamente il ragazzo, annuendo con convinzione e facendo traballare la capigliatura arruffata, "Zia Ginny è sempre gentile con me, James ed Albus... " e qui le labbra si incurvarono in un segno di divertimento, mentre gli occhi scintillavano limpidi, "... beh, sono sempre loro... ed è un posto fantastico questo! Solo..." si interruppe, lanciando una furtiva occhiata all'espressione di Harry, come temendo di farlo arrabbiare.

"... solo...?" lo incalzò questo, protendendosi in avanti e puntellando i gomiti sulle ginocchia.
Sapeva benissimo cosa fosse la pergamena stropicciata che teneva in mano, ma non lo avrebbe costretto a parlarne.

"... solo che... io non voglio essere maleducato. Però... mi spiace che la nonna sia rimasta da sola a casa. Quando venivate tu e Ginny... e James ed Albus... da noi, come ospiti..." Teddy parlava a tratti, incerto, "... era diverso. Eravamo tutti insieme."

Potter allungò una mano a scompigliare i riccioli mai domati del bambino, annuendo, e lasciando cadere lo sguardo quasi distrattamente sul fatidico rotolo sigillato con una grande H incisa su di uno stemma quadripartito.

"E' da Hogwarts." il giovane Lupin disse, scrollando le spalle, mentre una vena di quieta fierezza e compiacimento si faceva strada, mal repressa, nella mestizia del volto infantile.
"E' la Lettera." puntualizzò, come se non ci fosse bisogno di dire altro.

Accomodandosi meglio contro lo schienale della poltrona, il padrino ammiccò al documento con aria d'importanza, "Non l'hai nemmeno aperta." constatò, con un pizzico di sorpresa nel tono quieto e amichevole.

Il bambino annuì appena, fissando l'oggetto con desiderio per qualche momento.
Poi, fermo nella propria risoluzione, sollevò il viso rabbuiato.
"Posso non andare a scuola, zio?" gli chiese, serio.

Il sorriso svanì dai lineamenti magri di Harry, mentre replicava, in fretta, "E perchè mai, Teddy?"

Serrando la mascella in un gesto di fermezza prettamente infantile, l'altro dichiarò, "Non lascerò la nonna da sola per un anno! Un anno, capisci, Zio?"

Potter aprì la bocca, come per dire qualcosa, poi la richiuse, cambiando idea.
Voleva approfondire l'argomento, ed era sicuro che ci fosse altro.

Ted Lupin era sempre stato un fanciullo incredibilmente maturo e consapevole della propria condizione.
Un grande affetto lo legava alla nonna, Andromeda Tonks, costretta a crescerlo da sola.

Harry era il suo padrino.
Remus glie l'aveva affidato, poco tempo prima che la Battaglia di Hogwarts infuriasse portandosi via il giovane padre e la bella madre, Ninfadora.

A volte, Potter si sentiva fuori posto.
Un senso di colpevolezza lo assaliva, subdolo e sottile come una lama affilata che scavasse pazientemente nel suo inconscio.
Remus e Dora erano morti per lui, per proteggerlo dai Mangiamorte, combattendo per un mondo migliore, lasciando indietro il figlio come l'unica cosa che contasse nelle loro tormentate vite.
Harry sentiva di non avere il diritto di inorgoglirsi per le qualità ed i progressi di Teddy, o per la sua crescita florida, sentiva di avere un privilegio non meritato.
Si sentiva un ladro.
Quasi un assassino.

"Era un Grifondoro, come te, vero?" la vocetta ansiosa ed incerta del piccolo Lupin interruppe la lunga pausa di riflessione.
"Mio padre, intendo."

Harry annuì lentamente.
"Sì, Ted." e si compiacque di aver mantenuto la propria voce calda e serena, "Un uomo di grande coraggio."

Un lampo di diffidenza balenò nelle iridi improvvisamente giallastre del fanciullo.
"Io non credo di essere come lui. Non ho tanto coraggio, dentro. Lo dice sempre anche James, che sono un fifone."

"James è più piccolo di te. Non dovrebbe dirti cose del genere." l'irritazione stava affiorando nel petto di Potter, subito sommersa dall'amarezza.
E si accorse che questi sentimenti non erano diretti al suo primogenito, schietto, baldanzoso e burlone (aveva evidentemente ereditato i geni comportamentali del nonno paterno), ma a lui stesso.
Il rimorso per quell'epiteto rivolto a Remus in un'esplosione di ira adolescenziale si ripresentò in tutto il suo vigore.

"James ha ragione." confermò Ted, scuotendo il capo mentre la chioma assumeva una tonalità grigiastra.
"Non sono nemmeno capace di prendere una decisione da solo."

Harry si alzò improvvisamente in piedi, accoccolandosi in ginocchio di fronte al figlioccio, fissando le proprie iridi verdi in quelle del bambino, annullando la distanza tra di loro.
"Ascoltami attentamente, Teddy." sospirò, poggiando le mani sulle sue esili gambotte, "Tu hai undici anni. Undici anni. Non devi assumerti delle responsabilità che non ti competono. Tua nonna è una persona adulta, e sa decidere per se stessa e anche per te. Devi fidarti di lei."

"Ma certo che mi fido di lei, e anche di te, zio!" sbottò il fanciullo, indignato, "E' solo che... prima non mi succedeva, ma ora..."

"Cosa?" chiese Potter, perplesso.

Teddy tentennò, con un'alzata di spalle.
"E'... è come se ci fossero un Angelo ed un Fantasma dentro, qui." e poggiò una mano sul petto, all'altezza del cuore, "Uno mi dice quello che è il bene, mi consiglia cosa fare, e io so che è buono ciò che dice. Ma anche l'altro parla, urla a volte, mi fa arrabbiare, anche con la nonna." la sua voce era colma di rammarico e rotta, benchè infantile e acuta, "Mi fa sentire simile a una bestia, il Fantasma. E confonde tutti i suggerimenti belli e giusti che mi dà l'Angelo."

Potter osservò il visino giovane ma già stanco e turbato.
"Voglio che tu sappia una cosa." decise, contro ogni buon senso, e contro una parte della propria volontà (è solo un bambino, Santa Morgana!).
Sollevò lievemente il mento, attendendo che, titubanti, le iridi grigiastre incontrassero le sue.
"Il mio Fantasma, Ted, mi ha fatto dire cose orribili, anche a tuo padre... quando prese una decisione che... beh, fui molto ingiusto nei suoi confronti." e colse un barlume di sorpresa nel ragazzo, "Ma pian piano ho imparato a disciplinare lo spiritello irrequieto, con gli anni, perchè mi sono accorto che reprimendolo, cercando di ucciderlo, stavo annullando me stesso. E' normale perdere il controllo, qualche volta."

"E se perdessi il controllo quando..." il bambino sembrava disorientato da molteplici sentimenti, ma un terrore genuino affiorava supremo.

"... questo dipende da te." concluse immediatamente Harry, stringendo con le mani ossute le spalle del giovanissimo Lupin.
"E tu puoi riuscire a... domare il tuo Fantasma, di questo sono certo."

Ted non sembrava molto convinto, anche se sfoggiava un poco credibile sorrisetto ed un atteggiamento di sincera gratitudine al conforto che il padrino gli offriva.

"Piuttosto, come stai, figliolo?" chiese Potter, pronto a cambiare discorso, esibendo anch'egli un sorriso tirato ma naturalmente affettuoso.

"Meglio, adesso, grazie." rispose educatamente il bambino, e la capigliatura, dopo aver percorso svariate tonalità di viola, si stabilizzò su un cupo bordeaux.

Harry annuì, scrutando il magro volto pallido che gli stava innanzi, e scorgendovi una serenità infantile non completa, incrinata dai passi pesanti dell'adolescenza che si avvicinava.

Ricordava benissimo gli eventi di sei anni addietro, in una buia notte di Novembre, un mese prima che Ginny desse alla luce il piccolo James Sirius Potter...

Stava accompagnando la moglie a letto, con un fare scherzoso che impregnava l'aria umida di un calore cristallino e confortevole.
La Strega teneva dolcemente una mano sul grosso ventre.

Salivano insieme le scalinate della loro casa, acquistata da poco e riordinata dall'esperta bacchetta di Molly Weasley, che aveva dichiarato solennemente, commossa e felice al loro matrimonio, che non avrebbe permesso ad altri di toccare il disordine polveroso della prima abitazione di sua figlia.

Ginny aveva ereditato dalla madre una spiccata attitudine per gli Incantesimi culinari, cosa che Harry apprezzava moltissimo, quando le crostatine della moglie non venivano scambiate con le Canarine dei Tiri Vispi Weasley.

Giunsero all'ultimo gradino, lentamente, poi videro in lontananza una grande forma allungata avvicinarsi.
All'unisono, trasalendo, voltarono gli sguardi terrorizzati, mentre Potter tuffava la mano sotto la veste per recuperare l'inseparabile bacchetta (non aveva ancora dimenticato il motto del defunto Alastor Moody, "Vigilanza Costante!").

Un grande pavone argenteo, dignitoso ed altero, si avvicinava, dispiegando le penne lunghe e variegate in una ruota azzurrina.
Tutto il suo corpo era avvolto da un'aura elegante.
Parlò, quando Harry e Ginny avevano ormai compreso di cosa si trattasse.
La sua voce era quella tenue ed aggraziata di Andromeda Tonks, spezzata dai singhiozzi.
"Venite! Subito, vi prego!"

Mentre il Patronus si dissolveva in mille strascichi di fumo, Potter impallidiva, riflettendo rapidamente.
Aveva usato il mezzo di comunicazione dell'Ordine... cosa era successo?
Mangiamorte alla riscossa?
Un attacco a Casa Tonks?...
Voldemort rinato?

Rabbrividì, abbassando il catalizzatore magico, e guardando la bella donna che gli stava a fianco.
"Aspettami, va bene? Torno tra poco..."

"No, Harry. Vengo con te." ribattè lei, glaciale, il viso buio e cupo, incorniciato dai bei capelli rossi e lisci.

Lui seppe che era una decisione irrevocabile, e non c'era tempo da perdere, in quel momento, nell'intento di dissuadere la testarda donna.
Annuì in fretta e scattò sul pianerottolo, seguito dalla Weasley.
"Al mio tre, uno, due..."

Al segnale, volteggiarono insieme, il giovane Potter che allungava una mano, schiacciato nella compressione del Vuoto, per afferrare quella della moglie ed aiutarla nello sgradevole viaggio.

Con un schiocco, atterrarono nel lindo salotto della villetta sperduta, udendo immediatamente un pianto di donna, lontano, addolorato.
Si scambiarono un'occhiata rapida e fugace, quindi si precipitarono nella stanzetta di Teddy Lupin.

Il bambino, di neanche cinque anni, era disteso al suolo, pallidissimo, gli occhi aperti e vacui, fissi all'impannata lucida della finestra, la bocca semichiusa, l'intero corpo tremante. Harry seguì lo sguardo del figlioccio, ed incontrò la sagoma scintillante della Luna Piena.

Andromeda era china sul nipotino, lo chiamava insistentemente, piangendo disperata, scuotendolo per le spalle esili, carezzando il volto scarno.

Potter era allibito.
Guardò la moglie, e lei annuì, come a confermargli che era pronta a qualunque cosa.
"Pensa a Dromeda, Ginny. Io porto Ted al San Mungo. Cerca di farla star calma, poi raggiungetemi, se volete." disse, le iridi verdi colme di gratitudine.

Il Mago si mosse rapidamente, afferrò una pesante coperta di lana dal lettino del fanciullo e si chinò, avvolgendo il corpo inerte e vibrante nella coltre spessa.
La nonna coprì il bel viso con le mani affilate, mentre Harry si stringeva il piccolo al petto e si levava in piedi.

La rossa si stava avvicinando alla vedova, le passava delicatamente un braccio intorno alle spalle, quando Potter volteggiò sulla gamba destra e si Smaterializzò, lasciando la cameretta...

... un corridoio bianco e impeccabilmente pulito, sormontato da luci forti per mantenere l'illuminazione al massimo possibile.
Una porticciola nitida, di fronte alla quale Harry stava immobile, fissando due figure femminili sedute poco distanti, entrambe spettrali, la Tonks ancora scossa da silenziosi singhiozzi.

La porta si aprì, lasciando passare un Guaritore dall'aria vetusta e tranquillizzante.
Tutti e tre gli si avvicinarono, ansiosi.

"Il padre... o la madre... è un Lupo Mannaro, giusto?" fu la prima cosa che disse.

La pressione sanguigna di Potter crebbe insieme con la sua agitazione.
"Il padre era Remus Lupin." ribattè, freddamente.

Il Medimago deglutì, lievemente imbarazzato.
Gli occhi saettarono alla fronte di Harry, e sembrarono trovare la conferma desiderata.
"Capisco, capisco. Dunque il bambino è per metà Metamorfomagus. Questo spiega per quale motivo non abbia subito una trasformazione completa."

Potter e Ginny corrugarono la fronte, guardandosi per un attimo, perplessi.
Andromeda fissava incredula il vecchio di fronte a lei.

"Vedete," spiegò il sapiente, allargando le braccia, "Un Licantropo ed un Metamorfomagus sono due opposti assoluti. Il primo è costretto ad assumere periodicamente una forma bestiale a lui odiata, a causa di una maledizione - predominanza dell'istinto sulla ragione. Il secondo ha controllo completo sul proprio aspetto, sulla conformazione del proprio corpo - predominanza della ragione sull'istinto."
Aspettò che avessero digerito la sua spiegazione, prima di continuare, "Per quanto, in assenza di Luna Piena, un Lupo Mannaro possa dimostrarsi una persona razionale, è costretto a cedere, senza poterci fare nulla. Il corpo del ragazzo è cresciuto abbastanza da dare inizio ad una trasformazione. E' probabile che le sue capacità di Metamorfosi abbiano arginato la trasfigurazione involontaria, almeno parzialmente."

La vedova Tonks represse un sospiro tremulo e commosso, mentre l'altra donna la abbracciava.
Harry rimase a fissare la massiccia figura del Mago.

"E' una lotta interiore notevole." disse, alla fine, ancora preoccupato e stanco per la lunga nottata, "Quali conseguenze avrà?"

Il Guaritore scosse il capo, "Non lo so. Dipende tutto dal piccolo, capite? Quando crollerà, quando l'Energia Bianca lascerà posto a quella Oscura della Luna, egli sarà, a tutti gli effetti, un Licantropo."

Potter abbassò lo sguardo al pavimento lustro e lucido, allungando una mano ed afferrando la destra di Ginny.
Lei ricambiò la stretta, guardandolo senza una lacrima, con la solita ferma espressione di profonda comprensione...

L'immagine sfumò, e i lineamenti infantili e bianchi di Teddy presero il suo posto.
Durante tutti quegli anni, non aveva ceduto.
Aveva vissuto ogni mese quel combattimento all'ultimo sangue, permanendo in uno stato di apatia, tremante, dal sorgere del globo argenteo al suo tramonto, dopo il quale riprendeva conoscenza a fatica, stremato ed esausto.

Il fanciullino dischiuse le labbra, esitando un attimo, poi parlò.
"Zio, è una domanda che mi sono fatto sempre. Se perdessi il controllo, uno di questi mesi, potrei fare del male alla nonna. O ad altri." sembrò sprofondare nell'orrore per un attimo.

"La nonna ha preso le sue precauzioni, Ted. Non ti preoccupare per lei. Pensa a stare bene, ora." annuì Harry, incoraggiante.

"Credi che..." il suo interlocutore fece una lieve pausa di riflessione, "Credi che Papà e Mamma sarebbero contenti di me?" esalò quindi, come se l'interrogativo si aggirasse da sempre nella sua mente confusa.

L'Auror inclinò il capo di lato, con un pizzico di sorpresa nell'atteggiamento affettuoso.
Poi, con una sicurezza che sfiorava la solennità, poggiò le mani sulle ginocchia del figlioccio.

"Ted Lupin, tuo padre ha trascorso tutta la sua vita dimostrando al Mondo Magico di essere un Uomo, nonostante la maledizione che lo aveva colpito senza che lui ne avesse colpa alcuna. Tua madre lo amava, lo costrinse a vivere accettando dell'esistenza sia i dolori, sia le gioie." si fermò un attimo, convincendo a fatica la propria voce a non dimostrarsi commossa, "E la più preziosa di queste eri tu, per loro. Per te hanno combattuto, Teddy. Ovunque siano ora, sono fieri di te." si scoprì particolarmente brusco ora, ed il proprio stesso atteggiamento gli ricordò stranamente una risata simile a un latrato udita troppo poche volte, anni addietro, "Ed anche io lo sono." concluse, mantenendo gli occhi su quelli del ragazzo, così che potesse comprendere la sua sincerità.

Le iridi del fanciullo erano più chiare e luminose, marroni.
Scintillavano nel viso magro, con un misto di gratitudine e consapevolezza, e sembravano leggere nei suoi pensieri con la stessa precisione ed intensità con la quale la sua guida, Remus Lupin, aveva compreso così bene il suo animo di giovincello.
"Sai, Zio, sei un buon padrino." stabilì il ragazzino, protendendosi in avanti ed abbracciando Potter.

Quello ricambiò la stretta, pensando melanconicamente a come con tanta facilità il suo figlioccio lo chiamasse Zio.
Nemmeno fosse stato il fratello di Remus...

"Ho avuto un ottimo esempio." ribattè, lasciando che il giovane Lupin si appoggiasse ancora allo schenale, e raddrizzandosi, con un sorriso divertito.
Il suo interlocutore ridacchiò, evidentemente ripensando a tutto ciò che Harry gli aveva raccontato riguardo Sirius Black.
"Domani," continuò, "andremo ad acquistare il necessario per Hogwarts... a Diagon Alley! Farai meglio ad aprire e leggere quella pergamena, non pretenderai che io ricordi la lista che lessi un sacco di anni fa..."

"Ma..." pronunciò il ragazzo, al che Potter sollevò una mano, con fare perentorio.

"Dromeda non rimarrà sola a Casa Tonks. L'ho invitata a stare da noi per tutto il tempo dei tuoi studi. Arriverà qui stasera." spiegò in fretta.

Teddy balzò in piedi, un'improvvisa contentezza pervadeva il volto palliduccio, "Davvero, Zio? Ciò vuol dire che..."

"... ciò vuol dire che il Fantasma e l'Angelo non dovranno litigare anche per questo." concluse Harry, con perspicacia.
Si avviò alla porta, seguito da un entusiasta Metamorfomagus dalla fiorente chioma turchina.
"Comunque... figliolo..." attese che lui sollevasse lo sguardo, prima di completare l'affermazione, "... tieni duro." il sorriso era lieve sul suo viso, quieto e confortante.

Lupin annuì, mentre il turchino della capigliatura si trasformava in un blu non cupo, ma intenso, come il suo sguardo di pura decisione.

Mentre percorrevano il corridoio, e passavano davanti alla ripida rampa di scale che portava al Primo Piano ed al Solaio, una voce tuonò, allegra e spensierata, da un punto imprecisato vicino al quinto gradino.

"E' Teddy! E' Teddy!"

Una chiazza rossastra si tuffò a placcare l'esile figura del ragazzo, atterrandolo e provocando un forte scoppio di tranquille risate.

"James, non stressare Ted, non sta ancora bene." rimproverò, con tono leggero, Harry, incamminandosi lungo il corridoietto, e nascondendo un sorriso divertito.

"Ehi!" fece il diretto interessato, scostandosi quanto bastava per poter osservare il viso dell'amico, "Che cos'hai, Teddy?"

"Di sicuro avrò un paio di ossa rotte entro breve, se non ti sposti!" ironizzò quello, dando uno scrollone al primogenito Potter e rimettendosi velocemente in piedi.
"Come stanno Al e Lily?" chiese quindi.

James scrollò le spalle, "Bene, come dovrebbero stare?" ribattè, con un pizzico di stupore.

Ted sogghignò, "E' una domanda di cortesia, sai, non sono mica come te che salti addosso alle persone prima ancora di salutarle!"

L'altro ragazzino ostentò un'espressione schifata, "Noooo, è vero, tu sei un secchione studioso. Quest'anno vai anche a scuola..." lo prese in giro, non volendo ammettere il proprio forte desiderio di andare a Hogwarts, luogo delle meraviglie che i genitori gli avevano descritto in toni grandiosi.

"Un secchione studioso che non riuscirai a prendere neanche stavolta!" lo canzonò Lupin bonariamente, mentre i capelli gialli ondeggiavano nell'atto che si voltava ed iniziava a correre a perdifiato, con un sorridente James alle calcagna.

Teddy aveva già scelto, anni addietro.
Aveva deciso, inconsciamente, con la fermezza di un fanciullo.

Aveva sentito un'ombra crescere dentro di sè, una scheggia sottile che si insinuava nella sua spensieratezza.
Aveva sentito il pungolo della maturità molto prima di quanto il suo fratellino adottivo l'avrebbe mai percepito.

Aveva riflettuto, ed istintivamente lottato.
Solo ora, nell'abbraccio del suo padrino, aveva compreso la verità.

Più di un Angelo vegliava su di lui.
Alcuni in Cielo, altri in Terra.
Ed un solo Fantasma, per quanto terribile ed Oscuro, non avrebbe prevalso.

La dolcezza della madre e l'affetto del padre lo avrebbero sempre accompagnato, finchè lui fosse rimasto in vita, testamento della loro bontà e del loro coraggio.

Per loro avrebbe lottato.
Per il nome, per le persone, per i suoi cari viventi, perchè fossero orgogliosi di lui, perchè potessero aver fiducia in lui.
Anche per James, che avrebbe tenuto per mano ogni volta che glie l'avesse chiesto.
Sempre.

Era un impeto di fedeltà, di amore, una decisione incorruttibile e definitiva che il Cappello Parlante, pochi mesi dopo, avrebbe suggellato con la sua voce gracchiante.
"Tassorosso!"

Come Dora.

Era un Metamorfomagus.
Il figlio di Remus Lupin.


Nota dell'Autrice

Ciao, spero che questa brevissima fanfiction Ti sia piaciuta. :D
Se mi verrà qualcos'altro in mente, da aggiungere, la one-shot diventerà una fic vera e propria.
Per ora, mi limito a salutarTi :)

A presto!

   
 
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