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Autore: blackswam    03/09/2014    2 recensioni
I sogni son desideri, no?
Violetta ama sognare, ma affidata i suoi sogni a una stella. Leon, però, non è del suo stesso parere.
Buona lettura!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leon, Violetta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sueno.
(credete nei desideri?)


Ventiquattro ottobre. Anno duemilaquattordici. Ore dieci in punto.
« Credi ai desideri?», domanda una mora mentre stringe la mano a un ragazzo moro anch'esso più alto di lei.
Guardavano le stelle, immobili, contemplando il blu del cielo adornato dal colore della luna misto allo scintillio delle stelle cadenti che fulminee scomparivano all'orizzonte.
« No, non ci credo da molto tempo.», sussurra il ragazzo con il viso rivolto all'insù mentre un'altra stella cadente scompariva ai suoi occhi. « Oh no, non ho espresso il mio desiderio.», piagnucola Violetta imbronciata.
« Perchè cosa avresti desiderato?», domanda Leon incuriosito. « Se te lo dico poi non si avvera.», ribatte la ragazza imbronciandosi sempre di più.
« Uffa, sono sicura che quella stella era l'ultima. Manaccia alla mia sfiga!», sospira affranta Violetta mentre Leon seduto al suo fianco la guardava stranito. « E' così importante esprimere questo desiderio?»
« Si.», risponde Violetta asciugandosi una lacrima con il dito. « Affidi la tua vita in mano a una stella?», chiede stranito e inquieto il ragazzo.

Il motivo? Era abbastanza semplice.

Lui non aveva mai attribuito la sua fortuna a una semplice stella, non aveva mai osservato il cielo nella notte di San Lorenzo aspettando che ne cada una. Era sempre rimasto chiuso nella sua stanza, a pensare. Lui riteneva che il suo destino, il futuro, il proprio sogno potesse realizzarlo da solo, con le proprie forze. Non aveva bisogno di scappatoie perchè lui aveva la determinazione giusta.
Violetta, invece, era una ragazza ingenua ancora legata alla classe infantile. Era il tipo di persona che credeva ancora al principe azzurro sul cavallo bianco, che una vecchietta con una mela fosse sospetta, che un ranocchio in realtà potesse essere un principe. Lei era nata con l'unico scopo di sognare, immaginare, sperare. Lei si affidava alla sorte, alla fortuna, a una semplice stella cadente. Non riteneva di riuscirci con le proprie forze e pertanto cercava delle scappatoie.
« Non è così.», nega la mora guardandolo il viso per la prima volta. « Non è come dici. Il mio desiderio è difficile da realizzare.»
« Nulla è impossibile!», esclama Leon serio. « Tu sei una persona forte, sei in grado di condizionare la tua vita è cambiarla, ma io sono un caso perso.», sospira sconsolata Violetta.
Leon osservando il viso affranto della giovane le prende delicatamente le mani accarezzandole dolcemente. La mora, stranita, si volta verso di lui osservando per parecchi minuti le loro mani unite. Il cuore di entrambi palpitava, un colore rossastro designava i loro visi mentre le mani ancora legate l'uno all'altra iniziavano a sudare e a perdere qualche goccia di sudore. Però questo non aveva importanza perchè il calore che esprimeva quel contatto superava qualunque timidezza, freddezza, il sudore.
« Qual'è il tuo desiderio?», domanda nuovamente Leon. « Vorrei essere la tua ragazza, tua moglie, la madre dei tuoi figli.», rivela la mora sentendo lentamente il rossore scemare.
Il moro sorride ascoltando le sue parole e con dolcezza le accarezza la guancia facendo cozzare i loro volti e unendo le loro labbra in un caldo e passionale bacio.
Inizialmente era soltanto un semplice contatto di labbra diventato poi più passionale con l'intrusione della lingua, un miscuglio di salive mentre le loro lingue danzavano all'unisono. « Il tuo desiderio... si è realizzato?», domanda scherzoso il moro. « Non per intero, ma siamo sulla buona strada.», ridacchio Violetta ricongiuggendo le loro labbra.
« Guarda una stella cadente.», strilla Leon indicandola in cielo. « Non mi importante. Sei tu la mia stella cadente preferita.», sorride Violetta baciandogli la fronte.
« E adesso? Siamo due piccioncini?», domanda Leon grattandosi la nuca. « Mi sembra ovvio, no?»
« Mi sembra di non avere scelta. Però ad alcune condizioni.Niente nomignoli stupidi come: 'amoruccio mio', 'tesoro', 'fidanzatino' o cose simile. Mi fanno venire le carei soltanto pensandoci.», borbotta il ragazzo stabilendo le regole fondamentali. « Uffa, va bene. Qualcos'altro vostra maestà?»
« Mmmh, in qualità di mia fidanzata e futura compagna dovrai scortarmi ad ogni mio impegno, prepararmi pranzo e cena, non dovrai mai assillarmi con cose come: 'dove sei?', ' perchè mi hai lasciata sola?', ' mi stai tradendo?' e blablabla. », afferma Leon. « Pertanto non dovrei fare nulla se non ascoltare quello che dici tu? Brutto idiota! », urla Violetta stizzita dal suo discorso.
« E non è finita qui.», dice il moro. « Ah, c'è dell'altro?», domanda scherzosa Violetta. « Infine... sto scherzando!», dice Leon facendogli la linguaccia. « Faccio bene a chiamarti idiota, idiota!», strilla arrabbiata, ma con un sorriso sulle labbra.
« Va bene, basta, mi sta facendo male.», si lamenta Leon cercando di proteggersi dai pugni e calci della mora. « Chiedo scusa, perdonami!»
« No.», dice la mora facendogli la linguaccia e scappando via mente veniva seguita da un indaffarato Leon.
  
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