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Autore: WaChan    04/09/2014    1 recensioni
E' la prima volta che pubblico una mia storia, spero che vi piaccia!
In un posto visibile a pochi c'è una regina delle fate che cerca sollievo nell'aldilà, ma molte cose possono succedere in un secondo. Un desiderio si può avverare e un amore può sbocciare...
Buona lettura!! :)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In uno dei più remoti angoli della terra, visibile solo a pochi, si trova un piccolo laghetto circondato da montagne innevate e fitti boschi brulicanti di vita; ma se si guarda bene, con pazienza, si può osservare che non sono umani coloro che vivono in questo posto... Sono creature fatate.
Nei tronchi di alberi possiamo osservare folletti che, sotto una foglia più grande di loro, stanno sognando; tra le foglie dei cespugli possiamo cogliere lo scoiattolo che porta sulla sua coda una pixie verde come il prato; nelle profondità del lago possiamo vedere delle ombre scattare, ma non sono altro che piccole sirene di acqua dolce che, in gruppo, stanno intrecciando alghe con fiori per formare delle collane fatate . Ma tra ninfee e canne palustri troviamo un essere fatato diverso dagli altri, se così si può dire. Non è che gli mancassero le ali o la magia, anche perché era la regina di quel luogo incantato... Lei non era felice come i suoi sudditi. A dispetto di quando era piccola, quando era alta come uno stelo di una margherita, ora riusciva a cogliere i frutti più buoni dei rami più alti. Non era ciò, però, che la turbava: anche sua madre era alta un metro e sessanta come lei e, prima che diventasse magia e lasciasse il suo mondo, l'aveva avvisata che sarebbe successo e gli disse di non preoccuparsi.
Sentiva come se le mancasse qualcosa,un vuoto nel petto che non riusciva a colmare con nulla.
Melania si alzò dal suo trono di fiori e radici e camminò fino allo specchio d'acqua. Aveva le ali chiuse ma, anche in quel modo, irradiavano luce intorno a lei. Arrivò fino alla riva del lago e vi immerse i piedi scalzi all'interno. L'acqua fredda la fece leggermente riprendere dal torpore del trono e fece tre piccoli passi avanti, così da bagnare anche un po' della lunga veste. Al centro del lago si poteva ammirare il riflesso della luna e delle fate che dormivano all'interno delle ninfee.
Melania abbassò lo sguardo e vide il suo riflesso: pelle bianca come la luna e capelli biondi come il sole e lunghi fino al fondo schiena; occhi marroni come la corteccia degli alberi e labbra rosse come il sangue. A coprirle il formoso corpo c'era un vestito lungo fino alle caviglie e leggermente trasparente che, al solo soffio del vento, lasciava intravedere la magra coscia.
Alzò lo sguardo e interpellò la luna - Perché dalle mie labbra non ne esce un sorriso? - la madre degli oceani,però, rimase in ossequioso silenzio a vegliare su quella terra nascosta mentre la regina delle fate periva sotto il peso di emozioni non provate.
Con infinita leggiadria Melania spiegò le sue ali fatte di sottile velo brillante e spiccò il volo sotto gli occhi incuriositi dei suoi sudditi.
Mentre prendeva leggermente quota la veste le solleticava piacevolmente le gambe e i capelli, trasportati dal vento, le incorniciavano il volto rigato da lacrime d'argento.
Avrebbe voluto distruggersi, ma tutto ciò che poteva fare era soffrire in silenzio sotto quel dolore. Ogni tanto le veniva in mente di incidersi sul corpo i doveri di una regina e ciò che le impediva, in quel momento, di smettere di volare e schiantarsi a terra così a metter fine a quell'orrenda esistenza. Già... Cosa la teneva legata a quella vita? Nulla se non il suo popolo, ma c'erano tante guerrieri valorosi che potevano prendere il suo posto. Avrebbe infangato il sangue della sua famiglia che da secoli regnava su quel trono che, per lei, era di spine.
Aveva preso una decisione: quella sera Melania, la regina delle fate, sarebbe morta. Per lei la vita non aveva più senso. Il vuoto che portava dentro le dilaniava l'animo... Trovò una vasta radura, piena di fiori colorati e smise di volare. La sensazione che provò fu paradisiaca, si stava liberando di quel peso che si portava sin da bambina. Il vento le scompigliava i capelli e richiuse le ali portandosi le mani in grembo a mo di preghiera. Le lacrime le solcavano il volto e si trasformavano in piccole perle d'argento che si schiantavano al suolo rotolando via.
Nessuno però si sarebbe immaginato che tutto questo, in un secondo sarebbe cambiato. Da lontano un ragazzo, guerriero in perlustrazione del bosco, avrebbe avvistato una figura angelica cadere dal cielo. Lui corse fino alla radura dove vide la ragazza dai capelli dorati cadere leggiadramente al suolo.
Sul volto del cavaliere si dipinse il panico, non sarebbe mai riuscito a salvarla. Si avvicinò con cautela al corpo immobile della ragazza e, senza fiato la guardò: era bella come il sole e la luna... Impossibile ma vero. Aveva le labbra rosse socchiuse e il viso coperto di lacrime, con i capelli scompigliati intorno al contorno del corpo come fosse un'aura; il vestito era quasi trasparente e gli consentì di intravedere le bellissime curve del suo copro; i piedi nudi e la pelle chiara. Un angelo!
Il ragazzo si inginocchio di fianco a lei e le accarezzò il volto, la sua pelle era morbida come seta. La prese in braccio e adagiò cautamente, sotto di lei, la sua giacca così da non farle prendere freddo. Non era morta, lui lo sapeva. Alzò gli occhi al cielo e pregò – Oh madre della notte magnanima, tu che ordini alle acque di ritirarsi o inondare; oh creatrice di stagioni e cieli stellati fa che la mia preghiera arrivi fino a te e lascia che questo angelo viva. Ha rischiarato la mia vita al solo mio sguardo su di lei, ti prego non privarmene. -
Il cavaliere abbassò lo sguardo e adagiò dolcemente le labbra su quelle di Melania, sentendone il sapore. Quando si staccò da quella carezza sentì come se il suo cuore non avesse aspettato altro per tutta la sua vita.
Lui la chiamò, come se il nome di lei fosse inciso nella sua vita fin dai tempi più remoti – Melania, amor mio, fammi godere della luce dei tuoi occhi e del rumore del tuo respiro- .
Nessuno sa ancora perché: se la luna avesse ascoltato il suo desiderio o se la polvere di fata,che avvolgeva le ali di Melania, avesse fatto una magia grazie all'amore cristallino che il cavaliere provava per l'irraggiungibile regina delle fate... Ma Melania aprì delicatamente gli occhi lasciandone intravedere la lucentezza.
- Tu... Tu chi sei? E perché mi hai salvata?- La fata rimase sbigottita delle sensazioni che quel l'uomo le provocava dentro di se; tutte quelle che, in questi lunghi anni, era andata disperatamente a cercare.
- La domanda che mi stai ponendo è sbagliata: “perché noi due non ci siamo incontrati prima?” è quella giusta. Per mio grande piacere le concedo il mio nome così potrò essere per sempre al suo servizio: Ser Kelvir. Lieto di fare la sua conoscenza Regina Melania.
La povera ragazza rimase sorpresa, come aveva fatto quel mortale a salvarla? E soprattutto, come faceva a vederla?
Si rizzò a sedere e Kelvir la seguì di rimando non lasciandole mai la mano e, quando Melania se ne accorse, ebbe un tuffo al cuore. Un umano... Com'era possibile che due persone così diverse si fossero incontrate? Però... A lei non importava gran che, ormai tutta la tristezza che provava era svanita grazie a quel cavaliere che le aveva salvato la vita.
-Sono felice di fare la vostra conoscenza, ma come fa a conoscere il mio nome e la mia discendenza?- le si illuminarono gli occhi dalla curiosità.
-Ho avuto la fortuna di alzare gli occhi al momento giusto e di seguire il mio cuore chiedendo, a chi ci illumina adesso, di riportare il mio Angelo Fatato indietro. Sai, ti ho aspettata per tanto tempo, il mio cuore piangeva ogni mattina al risveglio, ma ora che ci sei tu potrò sorridere al mondo-. Kelvir quasi si commosse per la bellezza della sua amata, ma lei si rabbuiò.
-Noi non potremmo mai stare insieme, io sono una creatura fatata -ansi la regina- e tu un cavaliere umano che non dovrebbe neanche riuscire a vedermi... Mi dispiace ma...- Il cavaliere posò dolcemente un dito sulle labbra di Melania e parlò.
-Non voglio sentire né obbiezioni né ma mia signora, chi ha un potere più grande sia del mio che del tuo ha deciso per noi. Nel libro del destino ormai è scritto che tu devi guidarmi nella luce,non posso più navigare nell'ombra-.
Melania non riuscì più a trattenere le lacrime che le solcarono il volto, come navi su un fiume in piena. Quell'uomo le aveva sconvolto l'esistenza in pochissimo tempo e non poteva resistergli. Kelvir aveva ragione, la loro unione era scritta nel libro del destino.
Lei si alzò delicatamente da terra mentre lui la ammirava rapito dalla sua bellezza; Kelvir non ci pensò due volte, fece un passo e la baciò. Quando le loro labbra si toccarono fu come se il mondo scomparve, avevano entrambi aspettato inconsciamente quel bacio da sempre.
Rimasero lì per tutta la notte tra carezze, confidenze, racconti e baci finché all'alba ognuno non tornò al proprio regno per poi rincontrarsi la notte seguente nella stessa radura, alla stessa ora per poter vivere ancora.
Tennero la loro relazione per molto tempo segreta, finché un giorno, da un fiore, non nacquero due piccoli bambini fatati: un maschio e una femmina. Da quel giorno Kelvir rimase a vivere nel lago fatato oltre il bosco e fra le montagne innevate, accettato da tutte le creature che vi abitavano e vivendo accanto alla sua amata e ai suoi figli per sempre.

   
 
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