Anime & Manga > Dragon Ball
Ricorda la storia  |       
Autore: fusion    24/09/2008    6 recensioni
A Vegeta viene affidato un compito apparentemente molto semplice. Peccato che gli imprevisti capitano e non sempre le cose vanno nel verso giusto.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bra, Bulma, Trunks, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nota

Nota: La storia qui presente è stata pensata, scritta ed elaborata da due autrici che hanno deciso di collaborare. Frutto di un anno di lavoro intenso siamo finalmente giunte alla conclusione di quella che, inizialmente, doveva essere una One-Shot. I capitoli saranno dunque pochi, ma intensi. Speriamo che il nostro lavoro sia di vostro gradimento.

 

IL BELLO DELLA DIRETTA

 

Scena uno: “Si salvi chi può!”.  Motore… Azione!

 

L’immenso centro commerciale, addobbato da molteplici ornamenti e decorazioni, quel giorno era gremito di gente. Nonostante l’orario, vicino alla chiusura, una gran folla sembrava ancora alacremente indaffarata nelle compere dell’ultimo minuto. Non tutti, però, apparivano elettrizzati all’idea di trovarsi in mezzo a una tale confusione e non tutti, soprattutto, parevano assorbiti così serenamente in quell’atmosfera allegra e frenetica. Un Saiyan dall’aspetto minaccioso stazionava infatti davanti alla vetrina di un negozio ormai da qualche minuto, evidentemente contrariato, e la sua posa irrigidita, nonché la sua espressione estremamente incupita, parevano contrastare con l’intorno come una nota terribilmente stonata.

Quella maledetta donna l'aveva incastrato ancora una volta; perché diavolo c'era il bisogno che ci andasse proprio lui a comprare il regalo alla mocciosa?! E perché diavolo una mocciosa di un anno avrebbe avuto bisogno di un regalo, poi?! Il Principe dei Saiyan ridotto a fare shopping come un comune terrestre, tsk; che assurdità! Vegeta aveva indugiato, intento in simili pensieri, per un tempo imprecisato; frenato dalla sua estrema riluttanza, o meglio dal suo nervosismo; gli servì una forte dose di autocontrollo soltanto per decidersi, finalmente, a mettere piede all’interno del negozio. Il tempo di un ennesimo sguardo irrequieto all’ambiente tuttavia, e le sue vaghe preoccupazioni finirono immancabilmente per concretizzarsi, oltre le sue più nefaste previsioni, nell’offensiva fulminea e determinata di una delle commesse, che lo assalì, letteralmente, sfoderando un sorriso smagliante come fosse la più letale delle tecniche combattive.

“Posso esserle utile?” lo apostrofò cordiale la giovane donna, attendendo che l’uomo, ai suoi occhi un cliente indeciso, le rivolgesse la parola.

L'indeciso cliente, in realtà, si voltò appena con un'espressione terribilmente accigliata e tutt’altro che cordiale. “No” rispose lapidario. Mentre pronunciava quel secco rifiuto però, lo sguardo di Vegeta finì per concentrarsi, suo malgrado, sull’esposizione di vestitini colorati, in bella mostra vicino all’ingresso; ognuno abbellito con svariati nastrini, paillettes e altre appariscenti amenità rendeva, nell’insieme, la parete del negozio una variopinta e abbagliante formazione d’attacco, i cui guerrieri in miniatura incombevano in tutta la loro potenza color pastello. Troppo, anche per uno tra i guerrieri più forti della Galassia! Il Principe dei Saiyan si trovò a trattenere a stento un moto di disgusto; era quello dunque, il negozio che gli aveva consigliato così caldamente Bulma?! Quella donna aveva voglia di scherzare!

Sentendo la risposta dell’uomo, la commessa si ritrasse intimorita e fece due passi indietro, osservandolo stralunata per alcuni secondi. Scrutando incredula l’espressione del suo strano cliente, concluse però, secondo una logica più rassicurante, che la sua fosse proprio indecisione piuttosto che istinto omicida, come a prima vista poteva apparire. Insistette quindi con coraggio. “Vuole provare a vedere un po’ di vestitini?”.

L'espressione di Vegeta, in effetti, era visibilmente tutt'altro che indecisa; o meglio, sembrava indeciso fra la possibilità di eliminare la donna o di ignorarla semplicemente. Parve rifletterci per un istante, ad ogni modo, e optare per una terza soluzione. “Li vedo anche da qui” replicò minaccioso e un tantino sarcastico, sperando in cuor suo di togliersela dai piedi una volta per tutte, senza spargimenti di sangue.

Proprio in quel momento, intanto, una distinta signora ingioiellata era entrata nel negozio, accompagnata da un bambino sui quattro anni, che la seguiva stringendo tenacemente l’orlo della sua gonna. Incuriosita all’istante dall’amabile conversazione tra il Saiyan e la commessa, o più propriamente attratta dall’uomo affascinante che fissava con sguardo truce il campionario di abitini per bambina, si convinse che stava assistendo ad un normale consulto e che intromettendosi avrebbe reso un servigio utile... e soprattutto competente. Si sa, gli uomini non hanno gusto per queste cose, pareva comunicare la sua espressione divertita e affascinata, e di certo quell’uomo avrebbe gradito l’intervento di un’esperta.

“Ma se preferisce vederli più da vicino posso mostrarglieli” si offrì nuovamente la commessa, facendo cenno di seguirla.

La donna si avvicinò con il palese intento di ficcanasare. “Deve comprare un vestitino per la sua bimba?” intervenne come nulla fosse, osservando sognante l'individuo che aveva tutta l’aria di essere un bravo, impacciato e, soprattutto, attraente papà.

Vegeta, sul punto di liquidare definitivamente la commessa con qualche simpatica e ben più risolutiva frase di commiato, fu anticipato di un soffio dalla gentile signora. La squadrò da capo a piedi oltremodo seccato e disgustato, maledicendo il giorno in cui aveva messo piede sulla Terra in modo fin troppo convinto e, soprattutto, rimpiangendo come non mai il giorno in cui avrebbe potuto distruggerla. Dopo aver posato il suo sguardo ostile anche sul moccioso, che si agitava strattonando le sottane della sua nuova seccatura, fu tentato per un istante di incenerire perlomeno quel centro commerciale, ma parve decidersi per una soluzione più indolore. Pensò bene di ignorare bellamente anche la seconda donna, nella speranza di vederla desistere, com’era solita fare la maggior parte dei terrestri che aveva a che fare con i suoi modi. Andarsene in tutta fretta da quel detestabile posto e mandare al diavolo l’intera faccenda cominciava ad essere, dal suo punto di vista, una possibilità più che concreta.

“Se la sua bimba è bella quanto lei, le consiglio di comprarle quello nell'angolo.” insistette la donna ammiccando palesemente, sotto lo sguardo perplesso del figlio, più interessato al reparto giocattoli che s’intravedeva al di là dei passeggini.

“Ha ragione la signora, la sua bambina starà sicuramente benissimo con quell'abitino!” rincarò la dose la commessa, immaginandosi una bella bimba somigliante all'uomo, con indosso l’abitino rosso.

Appena fuori del negozio intanto, un uomo dall’aria trasandata si era trovato ad assistere involontariamente al dialogo; si guardò attorno e gettò un’occhiata distratta all’interno del locale, attraverso la vetrina. Dopo una lieve esitazione però, apparentemente poco interessato agli abitini per bambina, tornò sui suoi passi lungo il corridoio, sogghignando divertito. Vegeta lo notò appena; stava ormai facendo appello a tutto il suo autocontrollo, per non trovarsi a risolvere troppo radicalmente i suoi problemi senza bisogno di ulteriori sollecitazioni. Tuttavia, mentre l'istinto gli suggeriva ancora più insistentemente di mandare al diavolo quelle due seccature e tutto il resto del pianeta, compresi gli idioti che trovavano la cosa divertente, l'immagine di Bulma e di come avrebbe potuto reagire nell’eventualità si fosse presentato a mani vuote lo costrinse a farsi forza.

Quell’immagine, ciò nondimeno, aveva finito immancabilmente per irritarlo all'inverosimile, nonostante fosse riuscita invece nell’intento di salvare le due da morte certa. Il suo sguardo vagò dapprima sulla commessa, poi sulla signora ed infine sul moccioso, “Perché non se lo compra lei quell'inutile straccio?!” sbottò brusco, ormai al limite della sopportazione.

Le due donne raggelarono all’unisono, costernate e spiazzate dalla reazione del Saiyan. “S... se non le piace posso consigliarle un altro paio di abiti” balbettò impacciata la commessa, mentre la signora continuava a fissarlo confusa.

Ok, ora era veramente arrivato al suo limite! Maledizione! Perché le donne di quel pianeta dovevano essere tutte così insistenti e insopportabili?! Vegeta era ormai palesemente sul punto di replicare qualcosa di ben più drastico ed efficace, ma all'improvviso, l'uomo che passava nei paraggi appena qualche secondo prima si ripresentò, varcando deciso la soglia del negozio con tutt’altra espressione rispetto alla precedente; impugnava una pistola.

“Fermi tutti, questa è una rapina!” intimò avanzando di qualche passo. Lo seguivano alcuni complici, anch’essi armati, che si disposero in altrettanti punti strategici. La clientela atterrita e sconvolta si raggelò per un secondo immobile e improvvisamente silenziosa, paralizzata dalla paura, e il malvivente si trovò a minacciare le persone a lui più vicine. Colto da un improvviso senso di colpa però, non riuscì a prendersela con donne e bambini e la sua scelta ricadde dunque sulla persona meno indicata in tutta la Galassia: Vegeta.

I clienti, realizzata in un lampo la situazione e presi dal panico, si gettarono a terra gridando “Ha una pistola!!!”.  L’amabile signora strinse a sé il bambino in un moto istintivo e si avvicinò spaurita alla commessa; entrambe si appiattirono tremanti sul pavimento cercando di sembrare invisibili e cominciarono a singhiozzare.

Vegeta, dal canto suo, si era limitato a reagire alla cosa con una certa indifferenza. Quella rapina pareva solo l'ennesima seccatura della giornata.  Fissò l'uomo con un’espressione estremamente infastidita e, ovviamente, non indietreggiò nemmeno di un passo. Pensando distrattamente ad un modo sbrigativo e non troppo problematico per liberarsi anche di quest'ennesimo scocciatore, ormai stufo di tutta quella storia, la sua preoccupazione principale pareva piuttosto quella di comprare il primo inutile pezzo di stoffa che gli fosse capitato a tiro e di tornarsene definitivamente a casa. Il suo sguardo infatti, aveva cominciato istintivamente a vagare fra i vestitini esposti sulla parete con un certo nervosismo.

I malfattori, in postazione, continuavano intanto a minacciare i clienti inermi e terrorizzati. Solo l'uomo ad aver varcato per primo la soglia restò immobile; lanciò un'occhiata spazientita a Vegeta e gli poggiò, non proprio gentilmente, una mano sulla spalla. “Ehi tu, stenditi a terra!” ordinò puntandogli l'arma contro. Il Saiyan, del tutto impassibile, si voltò appena a fissare la mano dell’uomo, per neanche una frazione di secondo. Un attimo dopo, il rapinatore, senza avere nemmeno il tempo di rendersene conto, si ritrovò a impattare con violenza contro qualcosa di estremamente solido e finì fracassato contro il muro, sommerso da vestitini colorati e tutine per neonati.

L'intera clientela osservò la scena in un generale, incredulo mutismo, mentre i complici dell'uomo, allibiti e sconcertati, si voltarono a guardarlo in preda ad una certa indecisione, non del tutto certi di quello che era appena accaduto. L’unica cosa che appariva loro lampante e fuori da ogni dubbio era il loro compare, che giaceva al suolo in una posa scomposta, inequivocabilmente privo di sensi.

Uno dei rapinatori si riscosse dopo pochi istanti e si precipitò in aiuto del malcapitato. Gli altri due, completamente ignari del pericolo, si scambiarono invece un’occhiata complice e si avvicinarono all'uomo che aveva osato reagire, ostentando una certa sicurezza nella convinzione di spaventarlo. Persuasi che il loro collega fosse stato sicuramente colto di sorpresa, mostravano tutte le intenzioni di riprendere il controllo della situazione.

Vegeta sembrò non curarsene ancora una volta, anche se appariva a questo punto più che evidente che la sua pazienza fosse agli sgoccioli. Questa storia cominciava a dargli decisamente più seccature del previsto e la sua espressione, sempre più infastidita, che tornò a vagare sconsolata sul variopinto display di abitini ormai devastato e sparpagliato per tutto il pavimento, s’incupiva di minuto in minuto.

Continuando a minacciare la clientela con le armi, nel frattempo, i rapinatori obbligavano i presenti a restarsene a terra, cercando di contenere l’agitazione causata da quello sfortunato imprevisto, ma l’atteggiamento di quello strano individuo non era comunque passato inosservato, tanto che qualcuno tentò di dissuadere Vegeta dal reagire ulteriormente. “Ma che fa, è pazzo?! Faccia come le dicono!” urlò un uomo steso al suolo.

Uno dei malfattori puntò infine la pistola verso il Saiyan. “Ehi tu, hai sentito? Come hai osato?! Sdraiati a terra, muoviti!” gli intimò, facendo cenno con l'altra mano di stendersi. “Come sta?” domandò l'altro, all'indirizzo dell'uomo corso in aiuto dell'amico. “Ẻ soltanto svenuto… ma f… forse ha qualcosa di rotto” rispose il terzo, notevolmente confuso, che si stava assicurando sommariamente dei danni subiti dal compagno con una certa incredulità.

Vegeta guardò distrattamente l'orologio sulla parete del negozio, si stava facendo tardi e la cosa di certo non contribuiva in alcun modo ad aumentare il suo buonumore. Afferrò un vestitino a caso con l’intento di passare, ignorando bellamente i due malviventi di fronte a lui. “Toglietevi dai piedi, buoni a nulla!” esclamò severo e al culmine dell’irritabilità.

I due uomini lo guardarono sempre più esterrefatti, mentre dalla clientela cominciavano a levarsi cori di stupore e meraviglia. “Dove pensi di andare tu?!” lo minacciò uno di loro. Si voltò nervoso verso gli ostaggi un secondo dopo. “State zitti voi!” urlò, tornando immediatamente a puntare la pistola verso l'uomo. “Torna al tuo posto e straiati!” ordinò ancora, ormai palesemente spazientito e nervoso.

Vegeta lo fissò imperturbabile; per un momento sembrò riflettere svogliatamente su qualcosa e parve giungere alla conclusione che quei tizi non avevano alcuna intenzione di farlo passare. Sbuffò esasperato, sfogando una certa insofferenza, come a chiosare il suo breve ragionamento. Eliminare quegli idioti non era auspicabile; di certo gli avrebbe procurato più problemi che altro e soprattutto avrebbe fatto infuriare Bulma, l’ultima cosa di cui aveva bisogno. Sempre più seccato, avrebbe voluto soltanto prendere il dannato vestito e andarsene di lì. Il risultato di quella rapida riflessione fu semplicemente un impercettibile aumento della sua aura; e i due si ritrovarono a fare la stessa fine del loro compare, senza nemmeno accorgersene.

La cassiera fissò sgomenta il Saiyan, mentre si avvicinava con un’aria oltremodo truce e un vestitino rosa fra le mani. Il suo sguardo smarrito si ritrovò involontariamente a posarsi, subito dopo, sul quarto rapinatore, ormai visibilmente spaventato. Afferrando finalmente che l'uomo davanti a sé aveva steso tutti i suoi compagni con estrema facilità, questi si spalmò inizialmente sulla parete, tremando a dir poco terrorizzato. “A... a... aiutoooooooo!” gridò uscendo di corsa un secondo dopo, sbraitando come un ossesso.

Proprio in quel momento, un ragazzino dai capelli lilla, apparentemente un qualunque ragazzo sui tredici anni, stava varcando la soglia del negozio. Vagamente distratto dal sacchetto che teneva in una mano e che faceva roteare soprappensiero, il ragazzino non si accorse dell’uomo che stava correndo nella sua direzione e il poveretto finì per rovinargli contro. Il violentissimo impatto col nuovo arrivato lo tramortì e, senza nemmeno capire come avesse fatto a finire contro un muro di cemento, si ritrovò al suolo stordito e incapace di muoversi. Il ragazzo, al contrario, non pareva essersene nemmeno reso conto; si guardò intorno, evidentemente alla ricerca di qualcuno. Osservò distrattamente l’uomo steso a terra semisvenuto, ma dopo appena un istante parve però interessato a qualcos’altro. Solo quando riconobbe la sagoma del padre, si addentrò nel locale. Sembrò non badare nemmeno alla confusione generale e, senza fare una piega, scavalcò un altro individuo sdraiato a terra, che gli era d'intralcio. “Papà!” chiamò ad alta voce, nel tentativo di attirare l’attenzione di Vegeta.

Il Saiyan osservò turbato la cassiera, svenuta a causa di un improvviso mancamento, affacciandosi oltre il bancone in un misto d’irritazione e perplessità. Che diavolo le era preso adesso?! Di certo il suo buonumore non accennava a migliorare in alcun modo, anzi, non gliene andava bene una! Si voltò appena a guardare Trunks con un’espressione seccata, mentre il ragazzo si avvicinava sorridendo.

Frattanto, passato ormai lo spavento, i clienti stavano cominciando a rendersi conto dello scampato pericolo e a rialzarsi; e avevano preso a vociare rumorosi. Alcuni tra i più coraggiosi si erano subito apprestati a controllare che i rapinatori fossero davvero fuori combattimento e avevano allontanato le pistole. Altri uscirono dal negozio in cerca di aiuto, mentre qualcuno era ancora impegnato a soccorrere i più spaventati. Padre e figlio, al contrario, sembravano non fare alcun caso al caos. Trunks infatti, assunse improvvisamente un'aria soddisfatta mostrando al padre il piccolo sacchettino, che aveva smesso di far volteggiare individuato il genitore. “Trovato!” esclamò orgoglioso, mentre la gente concitata lo oltrepassava per uscire dal negozio.

Vegeta si limitò a replicare con una smorfia contrariata. Osservò la busta tentando di sbirciare per intravederne il contenuto, dopo aver constatato, non senza una certa impazienza, che qualche cliente accanto a lui stava finalmente provando a far riavere la cassiera, ancora sotto shock.

Il giovane Saiyan scostò il misterioso sacchetto, ritirando la mano appena in tempo per suscitare un’ennesima smorfia ancora più irritata nel suo interlocutore, che non era riuscito a vedere nulla. “Sono sicuro che a Bra piacerà tantissimo, secondo me le starà benissimo!” esagerò, assumendo un’aria da bravo fratello maggiore.

Vegeta cominciò, a quel punto, ad apparire visibilmente infastidito perfino dall'atteggiamento del figlio. Un moccioso non poteva essere più bravo di lui nel comprare uno stupido regalo, tutta quella storia aveva del ridicolo! Ci mancava solo questo! Osservò sconsolato la cassa vuota e la cassiera semisvenuta che non accennava a rialzarsi. Ma quanto accidenti ci voleva?! E dove diavolo erano finiti tutti?!

Trunks sbirciò nuovamente all'interno del sacchetto continuando a parlottare tra sé su quanto fosse perfetto il regalo, infine si girò verso il genitore. “A te papà com'è andata?” s'informò tutto tranquillo.

Un'ombra di estremo disappunto calò inesorabile sul volto del Saiyan, che fissò il figlio con uno sguardo truce. “Non ho ancora comprato nulla” borbottò torvo guardandosi ancora intorno e cercando la noiosa seccatrice di prima. Il negozio pareva ormai immerso nello scompiglio più totale, il continuo via vai di gente che vociava eccitata si era spostato ormai anche all’esterno e nessuno sembrava più interessarsi a lui. Possibile che un minuto fa non riusciva a togliersela dai piedi e ora non voleva saperne di vendergli quello stupido vestito?!

Trunks sbiancò visibilmente quando notò lo sguardo del padre, segnale inequivocabile d’imminente pericolo. “Ehm... ” bofonchiò tra sé in cerca di una risposta appropriata, ma a salvarlo arrivò provvidenziale un avviso di chiamata sul suo cellulare. Lo estrasse dalla tasca leggendo il nome sul display e sospirò sommessamente appoggiandosi lo strumento all'orecchio. “Pronto, mamma... ” rispose allontanandosi.

Alla parola "mamma", Vegeta impallidì appena; come se si fosse riavuto improvvisamente, cominciò con più decisione a cercare qualcuno per porre fine a tutta quella farsa. Guardandosi attorno però, notò che il negozio si stava facendo sempre più affollato. Era arrivata anche la polizia; e Trunks sembrava all’improvviso sparito nel nulla. La sua espressione s’incupì in preda ad un istintivo disagio. Quel moccioso ovviamente non c'era mai quando serviva e adesso chissà dove diavo…

“Eccolo, è lui!”. Sentì una voce provenire dal fondo, che in qualche modo lo mise automaticamente in allarme. “Quello lì, con i capelli strani!”. In un attimo fu il caos; poliziotti, giornalisti e una massa di persone comuni lo accerchiarono sbraitando e strepitando, agitando microfoni, taccuini e altri oggetti contundenti. Vegeta si trovò, colto di sorpresa, ad indietreggiare appena, istintivamente, sgranando gli occhi incredulo. Ognuno gli gridava contro frasi concitate, sovrapponendosi in un coro sconclusionato e incomprensibile. Se da quel vociare eccitato, sarebbe stato difficile per chiunque estrapolare una frase di senso compiuto poi, meno di tutti riuscì a capirci qualcosa il Principe dei Saiyan, che per un istante restò letteralmente di stucco di fronte alla scena. Gli ci volle poco tuttavia, per comprendere che la situazione era degenerata. Decisamente!

Mentre veniva assalito dai giornalisti e dai poliziotti che se lo litigavano per fargli domande, si dileguò senza pensarci un secondo di più a super velocità... ovviamente, il vestitino rosa fu l’ultimo dei suoi pensieri.

Uscito da lì, non poté fare a meno di fissare nervosamente l'orologio nella hall del centro commerciale, che a caratteri cubitali incombeva su di lui come un fatale conto alla rovescia. Cominciò a cercare un negozio simile a quello, guidato più dall’angoscia che dal serio proposito di fare shopping, ma ormai iniziava davvero ad essere preoccupato per le sorti del suo regalo e la situazione che si era venuta a creare non pareva suggerirgli molte vie di scampo. Se già inizialmente avrebbe volentieri fatto a meno di tutta quella confusione, ora le cose erano, se possibile, peggiorate ulteriormente e in modo drastico. Come a sottolineare quelle funeste considerazioni, in quel momento, un giornalista si accorse che si era allontanato, scorgendolo da lontano. “Eccolo, sta scappando!” gridò agli altri, che si precipitarono agguerriti al suo inseguimento in massa. Tra urla e strepiti riuscirono a raggiungerlo, approfittando un'altra volta dell’effetto sorpresa, e un’accozzaglia di domande e un concitato vocio a stento comprensibile lo accerchiarono di nuovo in pochi istanti.

Preso dal panico, Vegeta cercò di oltrepassare con lo sguardo la folla urlante che gli si era parata davanti per individuare una via d'uscita. Soltanto dopo aver constatato con estremo disappunto che tutti i negozi stavano chiudendo e che aveva fallito miseramente, riuscì infine a scorgere anche Trunks, in un angolo. Il giovane Saiyan era ancora al telefono; troppo impegnato ad ammirare il suo sacchetto per accorgersi della tragedia che si stava consumando alle sue spalle, pareva l’unico in tutto il centro commerciale a non aver notato la confusione.

Vegeta concluse alla fine di non avere ormai alcuna possibilità. Per un momento, un velato sadismo sembrò attraversargli fugace lo sguardo, segno che, invece, la possibilità di radere al suolo il centro commerciale l’aveva concretamente considerata come una possibile e radicale soluzione a tutti i suoi problemi. Ma finì per usare di nuovo la super velocità per raggiungere Trunks. Anche se la fuga non era una strategia degna del Principe dei Saiyan, convenne con una certa riluttanza che era probabilmente l’unica soluzione praticabile; la sola idea lo disgustava oltremisura, ma doveva assolutamente fuggire da lì!

Il ragazzo, ancora convinto che suo padre si trovasse nel negozio, sussultò spaventato nel momento in cui si sentì afferrare non proprio delicatamente per un braccio. “Aaahhhh”.

“Da dove diavolo si esce da questo maledetto posto?!” gli chiese molto gentilmente Vegeta, evidentemente in preda all'ansia.

Trunks lo osservò senza nascondere una certa agitazione. “Per di là.” Rispose esitando per un momento, limitandosi ad additare una delle uscite. Una voce, al telefono, sembrò richiamare nuovamente la sua attenzione; ma Vegeta aveva già raggiunto l'uscita. “Muoviti, Trunks!” urlò dietro al figlio, che non si era ancora mosso, intento a giustificarsi in qualche modo con la persona all’altro capo del telefono, che pareva risoluta almeno quanto Vegeta.

Costretto infine a salutare frettolosamente la madre e cominciando ad agitarsi di riflesso senza conoscerne neanche la motivazione, Trunks infilò velocemente in tasca il cellulare e finì per correre dietro al padre.

Un branco di giornalisti e poliziotti continuava intanto a vagare confuso per il centro commerciale.

 

Il salotto della Capsule Corporation pareva la versione allegra e variopinta di un campo di battaglia. Il pavimento era tappezzato di palloncini colorati di svariate fattezze e dimensioni; vagavano leggeri, ondeggiando da una parte all’altra della stanza sospinti da una corrente invisibile, urtando mobili, varie attrezzature e le scale di diverse estensioni appoggiate lungo le ampie pareti. Sui muri, alcune ghirlande e diversi striscioni pendevano in attesa di trovare una sistemazione definitiva e, fra tutti, campeggiava il più grande e appariscente, che occupava l’intera parete esposta a est e recitava Buon Compleanno Bra!, a caratteri cubitali. Bulma, in equilibrio su una scala, era intenta a fissare una delle estremità con aria assorta.

Dopo aver sistemato l’ultima applicazione, scese in fretta i pioli raggiungendo un punto d’osservazione più conveniente e si allontanò di qualche passo per esaminare il risultato; sul viso, la stessa espressione concentrata e scrupolosa che riservava ai suoi calcoli. Soddisfatta del progresso del suo lavoro, gettò un’occhiata distratta all’orologio e si ritrovò ad inarcare perplessa un sopracciglio.

Si era fatto piuttosto tardi e di Vegeta e Trunks ancora nemmeno l’ombra. Chissà che cosa stavano combinando quei due al centro commerciale?! Ormai avrebbero dovuto essere a casa da un pezzo. Al telefono, Trunks l’aveva rassicurata sul buon esito dei suoi acquisti. Sembrava fosse tutto ok, ma non le era sfuggito un piccolo particolare; le era parso di sentire la voce di Vegeta, tutt’altro che calma e distesa. Poi Trunks aveva riattaccato in tutta fretta e la cosa le era sembrata a dir poco sospetta. Chissà che cosa era successo? Non c’era verso di stare tranquilli nemmeno un momento con quei due, accidenti a loro!

Proprio mentre si era ormai decisa a non saltare a conclusioni affrettate e a riprendere a lavorare ai suoi addobbi senza farsi inutili paranoie, un rumore all’ingresso attirò improvvisamente la sua attenzione. Sono tornati, finalmente! Senza pensarci un secondo, Bulma posò in tutta fretta gli attrezzi che aveva appena raccolto da terra e si precipitò fuori dalla stanza, con l’intenzione di intercettare i due Saiyan e di ricevere notizie.

Trunks aveva appena oltrepassato la porta d’ingresso leggermente voltato di spalle, rivolto alla persona che era dietro di lui. In apparenza sereno, stava chiacchierando tranquillamente col suo interlocutore, che lo seguiva a debita distanza. Vegeta, al contrario, palesemente scuro in volto, aveva fatto il suo ingresso alla Capsule fissando un punto non meglio identificato sul pavimento; seguitando a bofonchiare frasi incomprensibili e presumibilmente senza senso, pareva una pentola che bolliva sul fuoco.

Il primo dei due ad accorgersi della presenza della donna, fu il giovane Trunks. “Ciao mamma” la salutò sereno. La parola mamma indusse Vegeta a sollevare lo sguardo verso Bulma e a distoglierlo immediatamente. Illividito in un istante, evitò accuratamente di incrociare gli occhi apprensivi della compagna per un secondo di troppo, sprofondando in un mutismo evidentemente inquieto e ancor più nervoso.

L’apprensione di Bulma si dissolse, in ogni caso, non appena udì il tranquillo saluto del figlio “Ciao tesoro” rispose sorridente, spostando solo dopo lo sguardo verso Vegeta. Mm… Non le sfuggì che c’era senz’altro qualcosa che non andava. Nonostante ostentasse sicurezza, la donna non aveva evidentemente scordato la telefonata e l’espressione accigliata del compagno la mise vagamente in allarme. “Allora? Come sono andati gli acquisti?” chiese al ragazzino, continuando a sorridere come nulla fosse.

Trunks sfoderò il misterioso sacchetto senza riuscire a nascondere una punta d’orgoglio. “Tutto bene, l'ho trovato” annunciò allegro. Il Principe dei Saiyan intanto, dissimulando un certo disinteresse, non era riuscito a non osservare con la coda dell’occhio l’oggetto di tanto entusiasmo. Un impercettibile moto di curiosità lo aveva spinto a spiare la singolare busta variopinta e, in un secondo momento, il volto della donna, interessato alla sua reazione. Facendo appello ad una notevole dose di autocontrollo tuttavia, si limitò a incrociare le braccia e attendere in silenzio l’inevitabile.

Bulma osservò il pacchetto, poi Trunks, esibendo infine un sorriso soddisfatto. “Evviva!” esclamò accennando un gesto di esultanza. “Bravo, Trunks! Hai avuto proprio una bella idea, lo sapevo che l'avresti trovato! Tua sorella ne sarà entusiasta!” si congratulò.

Lo sguardo di Vegeta si fece impercettibilmente più seccato di quanto non fosse già, mentre continuava ad osservare il figlio, intento a ricambiare il sorriso della madre. “Eheh... è stato facilissimo trovarlo, spero tanto che a Bra vada bene” dichiarò il piccolo Saiyan, sbirciando ancora nella borsa.

A quelle parole, Vegeta non riuscì infine a trattenere una sorta di commento realmente infastidito. Ignorando però il motivo di tale irritazione, che a Bulma e Trunks doveva apparire come null’altro che l’ennesima e incomprensibile manifestazione del carattere scontroso del Saiyan, i due parvero a prima vista ignorare quel ringhio sommesso. A Bulma tuttavia, ormai avvezza ad interpretare l’umore del compagno, la particolare reazione di Vegeta non era affatto sfuggita. Per nulla incline a soprassedere sull’incarico che aveva assegnato anche a lui e sui suoi sospetti, focalizzò infine la sua attenzione sull’uomo. Il suo sguardo vagò alla ricerca di un eventuale pacchetto che potesse indicare la presenza di un regalo e, successivamente, sbirciò nuovamente il sacchetto del figlio, per assicurarsi che dentro non vi fosse qualcos’altro. Alla fine si rivolse a Vegeta “Dov'è il tuo regalo, tesoro? Voglio vedere che cosa hai comprato, avanti!” lo esortò curiosa, nascondendo al contempo una punta di scetticismo. Trunks si voltò similmente ad osservare suo padre; sul volto era apparsa un’espressione interrogativa e improvvisamente incuriosita. L’ultima volta che glielo aveva chiesto, infatti, non aveva ancora comprato nulla. In seguito aveva finito per dimenticarsene, uscendo dal centro commerciale con quella fretta improvvisa. Chissà se nel frattempo era riuscito a trovare qualcosa? Anche il ragazzo, a quel punto, si ritrovò a fissare Vegeta con una domanda simile stampata in viso, in attesa di una risposta.

Il Saiyan, d’altra parte, era ormai visibilmente seccato e irritato oltre misura e quella domanda non fece altro che peggiorare il suo umore, peraltro già pessimo. I due sguardi inquisitori nondimeno, ben peggiori di uno solo, contribuirono ulteriormente ad accrescere il suo nervosismo. Sottoposto dal suo personale punto di vista ad un vero e proprio interrogatorio, Vegeta non riuscì a far altro che borbottare l’ennesima imprecazione incomprensibile, questa volta in tono più alto.

Fu a quel punto che Bulma cominciò seriamente ad insospettirsi e rivolse la sua attenzione a Trunks con fare interrogativo, intuendo in breve che anche il ragazzino non era molto informato sulla situazione. “Be', che cos'è un segreto?!” chiese leggermente spazientita all’indirizzo di Vegeta. “Tanto prima o poi glielo dovrai anche dare, non ti pare?”, sottolineò l’ovvio, in attesa di una risposta migliore.

Sibilando l’ennesimo brontolio decisamente poco comprensibile, Vegeta evitò accuratamente di incrociare lo sguardo della donna, ancora una volta. A Bulma tuttavia, tra le varie imprecazioni e gli insulti rivolti a qualcuno di non meglio identificato, non sfuggirono alcune sporadiche parole. Tra tutte aveva riconosciuto un niente, oltremodo frustrato. La vaga perplessità e insofferenza con cui aveva ascoltato il Saiyan, a quel punto, sfociarono ben presto in vera e propria irritazione, nel momento in cui le cose cominciarono ad apparirle chiare e lampanti. Per un istante si voltò verso Trunks, riservando al ragazzo un’espressione di rimprovero per nulla rassicurante.  Se questo era il modo in cui pensava di assicurarsi che quello zuccone di suo padre comprasse un regalo, aveva fatto proprio un bell’affare a mandarlo con lui! Lo sguardo che riservò a Vegeta un attimo dopo pareva invece, se possibile, ancora più minaccioso e incollerito. Assumendo la sua classica posa battagliera, le mani ben piantate sui fianchi, scrutò il compagno con aria severa e inquisitoria. “Non dirmi che non hai comprato nulla?!” domandò brusca, mentre il suo tono iniziava ad incrinarsi pericolosamente.

“No! Non ho comprato nulla! Ora smettila di seccarmi!” Vegeta sbottò all’improvviso scattando a squadrarla minaccioso e assumendo, a sua volta, una posa altrettanto bellicosa; serrando la mascella in uno scatto nervoso, le mostrò un pugno chiuso con forza, con tutta l’aria di chi non ammetteva repliche.

Con un’espressione colpevole, Trunks si era limitato ad abbassare leggermente lo sguardo, comprendendo quasi alla perfezione il rimprovero silenzioso della madre. La reazione improvvisamente furiosa del padre tuttavia, lo costrinse subito dopo a scrutare con una certa preoccupazione i due genitori.

Bulma restò spiazzata per un momento; nonostante ci avesse sperato fino all’ultimo, ormai la verità era venuta a galla. La sua espressione si contrasse in una smorfia ostile. “Non posso crederci, Vegeta!” sbottò esasperata a sua volta “E sentiamo, che razza di scusa avresti?! Non dirmi che non sei riuscito a trovare niente, non ci provare!” sibilò additandolo “Siete usciti più di due ore fa e ti ho dato precise istruzioni sul negozio!” continuò la sua sceneggiata sbattendo un piede nervosamente.

Vegeta digrignò i denti sempre più indispettito. Grandioso, grandioso davvero! La sua magnifica giornata aveva giusto bisogno di questo toccasana… “Non sono affari che ti riguardano!” proruppe oltremodo irritato.

Ormai completamente ignorato da entrambi, Trunks sembrò farsi piccolo piccolo. Mimetizzandosi con l’arredamento ed approfittando del fatto che non era a quel punto più tenuto in considerazione alcuna, decise di allontanarsi senza dare nell’occhio, abituato da anni a cogliere il momento opportuno per dileguarsi. Sua madre d’altra parte, ormai arrabbiata sul serio, non si accorse neppure della fuga. Il volto era paonazzo e lo sguardo fisso su Vegeta. “Come sarebbe non sono affari che mi riguardano?!” urlò inviperita, alzando di qualche decina di decibel la tonalità della voce “Il compleanno di tua figlia è oggi, te lo sei scordato?!” sbraitò, ponendo particolare enfasi sulle parole tua e figlia, “Sbaglio o sei stato tu a promettermi che avresti comprato un maledetto regalo!”. Anche il tu e il mi della parola ‘promettermi’ furono eccessivamente sottolineati.

“Ti stai sbagliando!”. Ora ad urlare erano in due. “Io non ho promesso nulla. La colpa è solo tua! Ho di meglio da fare che sprecare il mio tempo in uno stramaledetto centro commerciale terrestre!” ringhiò frustrato Vegeta, dando sfogo a tutta la collera e la tensione accumulata durante la giornata.

“Ah, ma bene!” rispose sarcastica la donna senza diminuire il volume, “Ora è colpa mia, bravo!”. La sua espressione s’incupì appena; oltre alla rabbia, un sottilissimo velo di amarezza cominciò a trasparire sul suo volto. “Certo, come no? In effetti, il Principe dei Saiyan ha di meglio da fare che dimostrare un po' di affetto alla sua famiglia!”. Che fosse furiosa era evidente, anche i primi cenni di delusione tuttavia, si mostrarono ormai palesemente e inesorabilmente senza che riuscisse a nasconderli. “Certo se ti avessi chiesto di picchiare qualcuno magari non ci avresti pensato due volte” insistette con una leggera punta di sarcasmo, guardandolo con aria di sfida.

Vegeta si limitò a fissarla evidentemente pensieroso, ma l’idea che sopraggiunse alla sua mente in quel momento produsse solo l’effetto di innervosirlo ancora di più, suscitandogli un’espressione maggiormente adirata. “Dacci un taglio! E non coinvolgermi nelle vostre stupide usanze!” concluse drastico, muovendo subito dopo un passo in avanti deciso, con tutta l’intenzione di andarsene.

“Accidenti a te, Vegeta!”. Bulma si piazzò di fronte a lui per impedirgli la fuga. Era ormai lampante che, oltre alla rabbia, un profondo sconforto l’aveva scossa, soprattutto dopo le ultime cose che le erano state dette. “Qui non si tratta delle nostre usanze, stiamo parlando di tua figlia, anzi, di nostra figlia”. La voce s’incrinò a causa del nervosismo, o meglio, a causa di quello che solo esteriormente appariva come nervosismo. “Possibile che non te ne importi nulla?!” gli sbraitò contro.

Vegeta digrignò i denti indispettito, la guardò per un solo secondo incrociando le braccia al petto e scostò lo sguardo subito dopo. “Mi hai davvero seccato” replicò laconico e distaccato, ad un volume improvvisamente normale, quasi disinteressato.

“E va bene, fai come ti pare!” concluse Bulma esasperata, nel tentativo di darsi un tono, nonostante l’evidente tentativo di non piangere. “Tanto è quello che fai sempre”.  Pronunciate quelle ultime parole, si scansò e si voltò dall’altra parte con un gesto nervoso, con l’intenzione di evitare di guardarlo. In apparenza sdegnata e arrabbiata, in realtà quello pareva più un tentativo di dissimulare indifferenza; il tentativo di non fargli intravedere una reazione così infelice.

Il Saiyan le osservò le spalle per un paio di secondi senza muoversi. Subito dopo, con passo deciso e inquieto, si allontanò ringhiando. Bulma seguitò a non voltarsi, fino alla fine, forse nella speranza di sentirgli aggiungere altro; infine si rassegnò. Solo quando lo sentì allontanarsi definitivamente cominciò davvero a piangere, in silenzio.

La voce della signora Brief giunse tuttavia squillante tra i corridoi, appena un attimo dopo. “Bulma tesoroooo, ho portato i pasticcini per la festa, dove seeeei? Vieni ad assaggiarne uno!”. Bulma si asciugò rapidamente le lacrime, riavendosi improvvisante. “Arrivo, mamma!” gridò, incamminandosi nella sua direzione, non prima di aver borbottato tra sé e sé un ‘maledetto testone!’.

 

CONTINUA…

 

  
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: fusion