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Autore: __Astronomy__    04/09/2014    0 recensioni
Storia di un uomo tormentato e della donna che lo ama.
"L’angelo aveva braccia spezzate e brune ali di ferro. Gli occhi due disperate orbite rivolte al cielo, la bocca una voragine muta e oscena.
La sua veste si muoveva immobile, sconvolta da un vento che non c’era.
La ragazza pose una mano sulle ampie volute della tunica, il marmo a gelarle le dita umide di pioggia."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Della morte, dell’amore

 
I. Della morte
L’angelo aveva braccia spezzate e brune ali di ferro. Gli occhi due disperate orbite rivolte al cielo, la bocca una voragine muta e oscena.
La sua veste si muoveva immobile, sconvolta da un vento che non c’era.
La ragazza pose una mano sulle ampie volute della tunica, il marmo a gelarle le dita umide di pioggia.
Faceva un freddo cane, e lei era tutta la notte che aspettava, pensò. Forse sarebbe stato il caso di andare a casa, tanto, con quel tempo di merda, di clienti non ne sarebbero arrivati più.
Sospirò. 
Avrebbe dovuto tornare indietro con le altre, meno pazienti e sprovvedute di lei.
Stava giusto ripassando gli orari della metro, che figurarsi se aveva i soldi per un taxi, quando vide un uomo, poco più di un ragazzo, fermarsi sotto al semaforo dell’incrocio alla sua destra.
Aveva un cappello scuro ben calato sugli occhi, misero riparo contro la pioggia, e continuava a girare la testa, come se stesse cercando qualcosa. Se si scomodava a quell’ora di notte, con quel tempo, per venire in una simile zona di periferia, poteva avere un solo, valido, motivo.
Forse aspettare per così tanto avrebbe portato i suoi frutti.
La ragazza mosse qualche passo nella sua direzione, in modo da essere meglio illuminata dalla luce opaca di un lampione, e quando vide il viso di lui girarsi a guardarla, gli ammiccò, provocate. Appena incontrò il suo sguardo – due occhi chiari, sfuggenti – notò la piega decisa delle labbra e la sicurezza dei suoi passi: avanzava a grandi falcate, le mani affondate nelle tasche.  Sorrise, speranzosa.
E il primo colpo non lo vide nemmeno.
Dritta allo stomaco, una stilettata dolorosa e sottile, inferta per uccidere. Si accasciò al suolo, una mano a tenere il ventre, l’altra aggrappata al bordo della statua.
Boccheggiò, l’aria sembrava risucchiata dai polmoni. Sollevò gli occhi, un attimo – solo un attimo – prima che la seconda pugnalata le affondasse nel petto.
Rovesciò la testa all’indietro, un grido intrappolato tra le labbra rosse e volgari.
L’uomo torse il coltello tra i seni, mezzo giro e poi fuori, a strapparle un gemito e la vita.
Il sangue schizzò il viso di lui, pallore di morte sull’espressione seria. Fu l’ultima cosa che la donna vide.
Quando la lama la violò tra le gambe, lei era già morta.

 
L’uomo si sollevò, impassibile, e con un fazzoletto si pulì il sangue dal viso. Aveva freddo.
Aveva sempre freddo, dopo.
Lo colse un brivido. Vestiti puliti e almeno due aspirine: aveva tutto nell’auto parcheggiata dietro l’angolo. Il cadavere invece sarebbe rimasto lì: che lo trovassero pure, tra i cani della polizia c’era chi gli doveva più di un favore.
Prima di andarsene lanciò uno sguardo alla statua sopra di lui.
Anche se l’angelo fosse stato vivo, non si sarebbe di certo scomodato per l’anima di una puttana.
Si fece il segno della croce e voltò le spalle ai peccati degli uomini.

Amen.

 
II. Dell’amore
Hai aperto la porta dolcemente, accompagnandola con il palmo della mano, le dita affusolate ben distese e severe sul legno. C’è questa ormai familiare accortezza nel cercare di non svegliarla quando torni a notte fonda. Tuttavia, sai che una parte di te vorrebbe che lei aprisse gli occhi, lo riconosci nei gesti involontari che il tuo corpo fa. Nel modo in cui premi sul parquet, perché cigoli appena; oppure nella luce su comodino, che accendi un attimo e poi spegni subito. Come se ti fossi sbagliato.
Eppure, da tempo hai capito che ogni tuo gesto è ponderato, preciso.
Anche adesso, mentre ti chini su di lei, una mano a sfiorale la spalla nuda, sgusciata fuori dallo scollo della maglia, appoggi il ginocchio vicino al suo corpo, perché senta la pressione sul materasso e il tendersi delle coperte.
Ecco, vedi le palpebre fremere, ed è un secondo prima che apra gli occhi.
E, Dio, adori il modo in cui ti guarda. 
Lo capisci da come indaga il tuo viso, le tue labbra, che è così profondamente sicura del tuo amore da convincere anche te. È lì –lì, lì, solo lì – che ti senti umano davvero: nella profondità del suo sguardo, che scava, disperato, sotto la durezza dei tuoi occhi per trovare un gentilezza che infondo vede solo lei.
E allora le accenni un sorriso, il primo della giornata. Lei ricambia.
Anche oggi dovevi lavorare fino a tardi, dice. Non è una domanda, ma rispondi ugualmente: sì, avevi dei contratti da revisionare, ti dispiace averla svegliata.
Non importa, peccato per la cena però, l’ha dovuta buttare. Piccola pausa, sguardo timido. Le sei mancato, sai?
Le sposti una ciocca di capelli, non vedevi l’ora di tornare a casa, rispondi.
All’improvviso senti una punta di freddo in fondo allo stomaco. È fastidiosa, cerchi di ignorarla.
Lei non si è accorta di niente, e come avrebbe potuto? Sai bene che la tua espressione non è cambiata.
Socchiude gli occhi, scherzosa, ti devi comunque far perdonare, afferma.
Porta una mano dietro al tuo collo e ti trascina sul bordo rosso della sue labbra.
E all’improvviso ricordi un’altra bocca, che non hai baciato. Un’altra donna, che non hai desiderato.

 
Ed è allora che lo vedi, quell’angelo non è più una statua, ma un giudice che punta il dito accusatore e piange lacrime di pioggia per le vostre anime –solo la tua è perduta.
Perché il freddo ti esplode ancora nel petto.

Note:
Cosa dire? Storia triste, perchè a volte l'amore di una donna non basta.
Spero che questa cosuccia abbia emozionato qualcuno, in caso mi farebbe piacere saper la vostra opinione ^^
Un inchino
-Nomy

  
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