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Autore: Fiore di Giada    04/09/2014    0 recensioni
Dunque, è in sostanza una di quelle che io chiamo "one shot assommatorie" (ma che termine è?) in cui cerco di metterci gli spunti di una probabile long fic. Vediamo un po' come descriverla... In sostanza Steven scopre qualcosa di brutto sulle sue origini e, dopo una missione, qualcuno di nostra conoscenza gli fa capire qualcosa di importante.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Isac Gudonov, Jotaro Kid, Nuovo personaggio, Steven Boy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I quattro ranger di I9 entrarono nell'ampia sala delle riunioni, i volti stanchi e provati dalla missione.
Alcuni istanti dopo, furono accolti da Cyn e Mei.
Scusate ragazzi, ma ho una terribile emicrania. Vorrei riposare un po'. – si scusò Steven e si allontanò.
Jotaro, Machiko, Cyn e Mei lo fissarono perplessi il giovane, mentre la mascella di Isac si irrigidì.
Tu sai qualcosa. – dichiarò calma Machiko fissando i suoi occhi blu in quelli neri del russo.
Già. E ha a che fare con le ricerche che Steven ha fatto negli ultimi mesi. – rincarò la dose Jotaro.
Isac, dinanzi a quelle parole, sospirò.
Avete ragione. E ora che è finita la missione è giusto che conosciate la verità.- acconsentì e cominciò a parlare.

Nella sua stanza, steso sul letto, Steven rifletteva, lo sguardo fisso sul soffitto.
Figlio di quell'uomo… – sussurrò. Per molto tempo, la sua ignoranza sulle sue origini lo aveva tormentato.
Fino agli undici anni era vissuto in strada, ignaro dell'amore di una famiglia.
Solo Suor Maria gli aveva permesso di capire che anche lui aveva il diritto di essere amato e protetto.
Eppure, malgrado si sforzasse di non mostrarlo, la malinconia di quell'assenza lo faceva stare male.
Chi erano i suoi genitori?
Erano morti? L'avevano abbandonato?
Quelle domande senza risposta erano per lui un tormento senza fine.
E molto spesso aveva provato invidia per chiunque avesse conosciuto l'affetto di una famiglia, che gli era stato negato.
Perché a lui non era stato concesso un tale privilegio?
Si massaggiò le tempie, che gli parevano in quel momento torturate da metallo fuso. Sedici mesi prima, incapace di reprimere quel bisogno di sapere, aveva cominciato le sue indagini.
Pensava che una verità, per quanto dolorosa, fosse meno triste della mancanza di informazioni sulle sue origini.
Non ne sono tanto sicuro. Non più. – pensò chiudendo gli occhi e lasciando che alcune lacrime si perdessero sulle sue labbra.

Cosa? Steven è il figlio di Christian Dogonov e Eirene Salinaris? – esclamò Jotaro balzando in piedi, dinanzi al racconto di Isac.
Sì. Christian Dogonov è figlio unico di una famiglia ricca... Bello, ricco e viziato. Uno di quelli che pensano di potere avere il mondo ai loro piedi.
Molte ragazze avrebbero fatto follie per andare a letto con lui, anche se solo per una notte. Molte, ma non tutte. E una di loro era Eirene, figlia del proprietario di una piccola officina di auto spaziali. – spiegò Isac.
Capisco. E quello che non riusciva a prendersi con la seduzione, se lo è preso con la forza. – replicò Machiko ironicamente.
Isac, con un sospiro triste, annuì.
Scusa Isac, ma come fa Steven ad essere sicuro di questo? – domandò Mei perplessa.
Vedete, Eirene ha denunciato il suo stupratore, ma la famiglia di quel disgraziato ha fatto sì che lei fosse presentata come una poco di buono... E questo le ha distrutto l'esistenza. – affermò Isac malinconicamente.
Questo non spiega come faccia lui a essere così certo della sua parentela con quel mostro. – osservò Cyn.
Lei si era accorta di essere rimasta incinta di lui e, dopo il parto, si è suicidata, incapace di accettare la realtà della gravidanza e di un processo in cui da vittima era diventata quasi l'istigatrice della violenza. Ma, poco prima di morire, affidò il piccolo al fratello, Andreas, affinché se ne prendesse cura. – affermò Isac.
Ma Andreas non mantenne la promessa e lo abbandonò. E quel bambino era Steven, giusto? – domandò retoricamente Jotaro.
Isac annuì.
Zio e nipote poi si sono reincontrati in un modo piuttosto spiacevole, mentre Steven si stava recando all'archivio spaziale. Ecco, si è fermato in una stazione spaziale per controllare il suo velivolo e caso ha voluto che lì ci fosse anche Andreas.
E in quel momento l'odio che provava per Christian Dogonov è riemerso e lo ha portato a cercare di uccidere Steven, che per fortuna si è saputo difendere.
E da questo incontro che lui ha avuto la certezza delle sue origini. Andreas Salinaris davvero lo aveva scambiato per suo padre. – sospirò Isac.
E così quel bastardo che noi abbiamo ucciso era il suo padre biologico... Uno stupratore seriale. – mormorò Machiko e rabbrividì.
Perché non ci ha detto niente e ne ha parlato solo con te? – domandò Jotaro.
A dire il vero nemmeno con me ha parlato... Non di sua volontà. Ho dovuto costringerlo a rivelarmi tutto quando l'ho visto impallidire dinanzi al nome della persona che la nostra cliente voleva liquidare.-asserì Isac.
I tre giovani e i due bambini rimasero silenziosi.
Che brutta storia... Non sarebbe il caso che gli parlassimo? – chiese Jotaro.
Forse sì. Ed è il caso che lo faccia io stesso. – mormorò e, senza aspettare alcuna risposta dagli altri ranger, si allontanò anche egli dalla stanza delle riunioni.

L'ho visto morire, eppure... perché non ho provato niente? – si domandò il giovane pilota. Quando il coltello di Machiko aveva bucato il petto di Christian Dogonov, nessuna emozione aveva riempito il suo cuore.
Solo il vuoto dell'indifferenza, che pure faceva male.
Per caso era destinato a trasformarsi in un mostro come lui?
Il carattere non si ereditava con il sangue?
E quell'uomo era marcio, saturo di male come una mela ormai ammuffita.
La porta della stanza, ad un tratto, si aprì ed apparve Isac.
Immagino che tu sia entrato con un passepartout. – mormorò Steven con un sorriso.
Il più anziano ricambiò il sorriso e si sedette sul letto.
Scusami se non ho bussato, ma... come va la tua emicrania?-domandò poi.
Il pilota, dinanzi alla domanda, chiuse di nuovo gli occhi, poi li riaprì.
Non molto bene... Continuo ad avere un gran mal di testa. – rispose con tono apparentemente disinvolto.
Isac non rispose e appoggiò una mano sulla spalla di Steven, che sussultò.
Non sei lui – affermò pacatamente il russo.
Il giovane canadese, dinanzi a quelle parole, boccheggiò sorpreso e il suo sguardo si fissò in quello del suo capo, che annuì, come se volesse confermare le sue parole.
Steven, tu sei suo figlio è vero... Ma questo non ti rende lui, né come lui. Tu sei una persona meravigliosamente diversa. E lo sappiamo tutti qui, su J9. – ripetè tranquillamente, come se volesse confermare quanto detto prima.
Il giovane sentì gli occhi inumidirglisi di lacrime. Quelle parole, in quel momento, erano un balsamo per il suo cuore confuso e pieno di dubbi.
Non era un mostro, malgrado il suo legame di sangue con quell'individuo abominevole.
Ti ringrazio Isac. E ringrazio anche voi, amici. –

   
 
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