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Autore: sgnap97    04/09/2014    2 recensioni
"Smoker si avviò verso la moto, sorridendo e trattenendo le risate per l'espressione buffa della sottoposta. Si sistemò la giacca e controllò che la sua arma fosse ancora assicurata. Prese una borraccia per poterla riempire con dell'acqua fresca, quando sentì l'urlo."
Una One shot dedicata al pairing Smoker x Tashigi, ambientata praticamente prima del numero 18 (l'incontro tra Ace e Smoker). Spero vi possa piacere! Umiko.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Smoker, Tashiji
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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TRA VELENI E LINEE DEL NON RITORNO
di Umiko-chan


 


Alabasta era una delle terre più inospitali e soffocanti che avesse mai visto. Tutta quella distesa di sabbia e dune dava quell'impressione di aridità che sembrava prosciugare ogni goccia d'acqua che un uomo poteva avere in corpo.
“Capitano? Abbiamo perso le tracce di quei pirati all'ultimo porto.”
Smoker si bloccò in quell'istante, i sigari ancora accesi e fumanti in bocca. “Allora basterà ritrovarle, sergente.”
Tashigi si mise sull'attenti, subito pronta a seguire il suo capitano. Strinse la spada, aumentando il passo per riuscire a stargli dietro.

“Ci divideremo.” ordinò lui. “Voi andate da quella parte.”
Indicò la direzione destra ai suoi sottoposti, mentre con l'altra mano richiamava Tashigi, che subito prese il suo posto al suo fianco. “Noi andremo dall'altra.”
“Sì signore!” risposero in coro i marine, mettendosi sull'attenti.
Anche lui salutò poi salì sulla suo moto, tendendo la mano a Tashigi, e facendola sedere dietro di lui. “Tieniti forte, andiamo di fretta.”
Assicurò la spada alla cintura, poi strinse le braccia attorno ai fianchi di lui. “Sono pronta.”
Smoker si calò gli occhiali sugli occhi, per premere sull'acceleratore. La strada rimase uguale per un tempo indefinito, osservando le dune sempre uguali e seguendo tracce invisibili sulla sabbia. Il deserto che stavano percorrendo sembrava che non finisse mai.
“Là! Là c'è qualcosa!” urlò lei, indicando un'ombra scura che si stagliava sulla sabbia.
Il Cacciatore Bianco accelerò per arrivare a quella piccola ombra. Mano a mano che si avvicinarono si accorsero che quello che avevano davanti era un oasi. Frenò vicino ad una pozza d'acqua che si espandeva perfettamente al centro. “Forse troviamo qualcosa.”
Scesero dalla moto, guardandosi intorno in cerca di un qualunque indizio.
“Un oasi in pieno deserto può essere un buon posto per trovare sollievo.” disse lui, scendendo e aiutando anche lei.
Smoker iniziò a girovagare per quel terreno, chinandosi sulla pozza con le mani a coppa, dissetandosi. “Hai sete, Tashigi?”
Lei annuì, avvicinandosi e sedendosi accanto a lui. Le piaceva che la chiamasse con il suo nome, e quando erano soli le possibilità che lui dimenticasse le formalità erano molto più alte. Annuì. “Grazie, signore.”
Bevve e si bagnò i capelli con l'acqua fresca. Faceva estremamente caldo e la frescura dovuta alla velocità della moto si era istinto nel momento stesso in cui era scesa.
“Qui non c'è niente e se anche fossero passati di qui le tracce si sono disperse.” commentò lui, alzandosi e iniziando a camminare avanti e indietro gettando i sigari ormai consumati e accendendosene di nuovi. La guardò rinfrescarsi.
“Riposati, possiamo riprendere poi le ricerche.”
Tashigi sorrise mentre estraeva la lama dal fodero per lavarla. Rimettendola nel fodero si alzò, togliendosi la sabbia dalla camicia e dai pantaloni.
“Sono pronta, non ho bisogno di riposarmi.”
“Hai così tanta fretta di trovare Roronoa Zoro?” la punzecchiò lui.
Strinse per istinto l'elsa della spada, abbassando lo sguardo e annuendo. “Io... Voglio solo riuscire a batterlo.”
Smoker le si avvicinò, mettendole una mano sulla spalla. “Ce la farai, ne sono sicuro.”
Le sorrise lievemente. Non lo faceva praticamente mai e con nessuno, solo lei riusciva a vederlo sorridere e senza sigari. Si riteneva più che fortunata nel poterlo vedere in quei momenti. Erano quei privilegi che avrebbe desiderato mantenere con tutte le sue forze. “Grazie, signore.”
Arrossì di colpo, quando lui le tolse gli occhiali dalla fronte per metterglieli sul naso. “Guarda che lo so che non ci vedi.”
“Io... Ci vedo benissimo, signore. Sono solo miope.” borbottò.
Smoker si avviò verso la moto, sorridendo e trattenendo le risate per l'espressione buffa della sottoposta. Si sistemò la giacca e controllò che la sua arma fosse ancora assicurata. Prese una borraccia per poterla riempire con dell'acqua fresca, quando sentì l'urlo.
I sigari gli caddero dalla bocca mentre iniziò a correre verso il laghetto stringendo convulsamente la borraccia. “TASHIGI!”
La trovò a terra, che si stringeva fortemente un polso. Dalle labbra semiaperte usciva un respiro affannoso. I capelli sparpagliati a terra sporchi di sabbia e polvere, la fronte sudata che forniva da collante ad alcuni ciuffi della fronte. Gli occhiali giacevano accanto al suo viso. Non gli aveva dato nessuna risposta, continuava solo a respirare sempre più faticosamente.
“Tashigi!” la chiamò di nuovo, chinandosi accanto a lei. “Tashigi, ma cosa succede?”
Le scostò i capelli dal viso, per poi alzarle la testa e cercare di prenderle il polso. Proprio allora lo vide, e lo riconobbe: uno scorpione. Lo schiacciò con il piede, calciando via ciò che rimaneva dell'animale. Lei continuava a tenere gli occhi serrati e stringere i denti per il dolore. Le prese il viso tra le mani.
“TASHIGI!”
Gli occhi della spadaccina, neri e lucidi per le lacrime e per la febbre che cominciava inesorabilmente a salire si specchiarono in quelli del capitano. “Ti ha morsa?”
Lei annuì lievemente. “Mi perdoni signore. Non l'ho visto...”
Se solo ti tenessi quegli occhiali sul naso invece di usarli come decorazione forse saresti riuscita a vederlo. Pensò lui, mordendosi un labbro. Scosse la testa, non era certo colpa di Tashigi se quello l'aveva morsa. Un attimo di distrazione capita a tutti. “Passami il braccio attorno al collo.”
Lei obbedì, lasciando per un attimo il polso. Ossevò il morso, le piccole stille di gocce di sangue che uscivano dal piccolo foro e il rossore per l'infezione che iniziava a spandersi. Almeno non ha colpito la vena. Si disse.
La prese in braccio, portandola verso la moto. Sentiva il respiro caldo e affannoso di lei sul collo, i primi brividi che cominciarono a scuoterla. Si sta già alzando la febbre, maledizione.
La poggiò sotto un albero, abbastanza lontano dalla folta vegetazione perchè fosse al sicuro da altri possibili abitanti del deserto e abbastanza riparato perchè potesse fornire loro un piccolo rifugio. “Sta diventando buio, attraversare il deserto di notte e con te in queste condizioni è da pazzi. Resteremo qui, stanotte. Dovrai accontentarti di me, come medico.”
“Lei sa qualcosa di medicina?”
“Pronto soccorso.” rispose secco lui, recuperando la borraccia. “Era tra i corsi obbligatori per gli ufficiali.”
Lei sorrise lievemente. “Per fortuna che lei è un ufficiale.”
La guardò chiudere gli occhi e continuare a stringersi il polso. Quasi corse verso l'acqua per riempire la borraccia e procurarsi qualche ramo secco per un fuoco. Ne avrebbero avuto bisogno.
Quando la raggiunse la trovò accasciata al tronco, la fronte sudata e le labbra secche. Almeno il dolore sembrava essersi placato.
“Tashigi.” la chiamò.
Non ottenne nessuna risposta. Cercò di ricordare le basi di quel corso, ma non ricordava gli avessero detto niente sui veleni. Ricordava solo qualche consiglio che aveva imparato a scolpirsi nella memoria. Il primo fra tutti era che l'avvelenato doveva rimanere cosciente.
“TASHIGI.” alzò la voce, bagnando un fazzoletto e passandoglielo sulla fronte. Lei aprì piano gli occhi. “Devi rimanere sveglia.”
“Ci proverò.”
Le portò la borraccia alla bocca, facendole bere qualche sorso. “Devo toglierti il veleno.”
Annuì piano, porgendo a lui il polso. Era più debole di quanto avesse dovuto. Forse si era sbagliato, avrebbe dovuto agire prima. Forse era già troppo tardi. Scosse la testa per togliersi dalla mente quei pensieri e si portò il morso alla bocca.
“No, signore!” gemette lei.
“Non preoccuparti.”
Iniziò a succhiarle quel poco sangue che era fuoriuscito, sputandolo subito. “Ricordi? Il corso.”
“Lo ha mai fatto, signore?”
“La pratica non era prevista.”
Succhiò dal piccolo foro, sputando a terra il liquido. Ripetè quell'operazione per qualche minuto, per poi togliersi la cintura e usarla come laccio emostatico, legandoglielo appena sotto il gomito.
“Passami la spada.”
Tashigi afferrò tremante l'elsa della spada, estraendola e passandola a lui. Le premette la lama sul polso, aprendole un piccolo taglio, premendo per fare uscire in fretta il sangue. Forse andava fatto prima di estrarre il veleno. Sinceramente non ricordava, sperava solo che in qualche modo potesse funzionare comunque.
“Signore...” gemette lei. “Grazie.”
Non ci provare.” intuendo che stava di nuovo per svenire.
Smise di premere sulla ferita, vedendo che il sangue che ne usciva era rosso, pulito. Premette il fazzoletto sul taglio legandoglielo come una piccola fasciatura e le tolse quella specie di laccio. “Tu resti con me.”
La vide sorridere e rabbrividire lievemente. Smoker le mise una mano sulla fronte, bagnandosela con il suo sudore. Avrebbe potuto scaldarci la cena sulla sua fronte. Tolse la sua arma dal suo solito posto gettandola a terra, poi si sfilò la giacca per porgerla a lei.
“No... Va tutto bene.”
“E' un ordine, sergente Tashigi.” disse lui con voce ferma, facendole infilare le maniche. “Hai la febbre alta.”
Le chiuse la zip della giacca per tenerla al caldo, trattenendo le risate nel vederla infagottata in quella giacca in cui sarebbe stata comodamente due volte. Era vero che le donne erano estremamente dolci con addosso gli indumenti degli uomini. Sembrava ancora più piccola di quanto già non fosse.
Sei uno stupido. Si disse. Meglio se te la togli immediatamente dalla testa.
Si prodigò nel raccogliere la legna in un mucchietto per poi accendere il fuoco. Avessero avuto delle coperte sarebbero stati più comodi, lei aveva un estremo bisogno di riposo.
La guardò di sfuggita, mentre cercava di lottare contro quel veleno troppo in profondità perchè lui potesse estrarlo. E se non vincesse? Gli chiese una voce dentro di sé.
Si portò due sigari alla bocca accendendoli, aspirandone morbosamente la nicotina e soffiandola fuori in un solo getto. E' forte, ce la farà. Si voltò a guardarla. Cercava in tutti i modi di tenere gli occhi aperti, di rimanere cosciente mentre il suo corpo combatteva. Stava seguendo ciecamente le sue indicazioni, come sempre.
“Tashigi.” la chiamò, celando la preuccapazione.
Lei si voltò verso di lui, stringendosi nella sua giacca.
“Non morire. E' il solo ordine che ti do.”
Lei sorrise lievemente. “Domani ripartiremo, signore... E' una promessa.”
Non aveva mai sentito la sua voce così flebile, così scoperta. Dovette ammettere a sé stesso che non gli dispiaceva affatto quel lato di lei. Avrebbe voluto vederla così più spesso, togliendo ovviamente il veleno e la febbre alta. La facciata da spadaccina forte e temeraria non le donava per niente.
Inconsciamente allungò una mano per intrecciare le sue dita con le sue.
Inconsciamente lei le strinse.
Dovette ammettere che non era affatto male essere lì, in quel momento con lei. Se solo non me l'avessi ridotta così giuro che ti verrei a ringraziare, dannato aracnide. La mano di lei strinse più forte la presa. I brividi aumentarono fino a che non iniziò a battere i denti per il freddo. Le notti nel deserto sono estremamente gelide. Sperò che i suoi uomini avessero trovato un rifugio più coperto del loro.
Le si avvicinò, prendendola in braccio e portandola più vicino al fuoco, stringendola a sé in modo che la sua testa si appoggiasse comodamente sulla sua spalla.
“Signore...”
“Non sei l'unica ad avere freddo.” la interruppe seccamente lui, spengendo i sigari e accomodandosi a terra, al suo fianco.
“Le avevo detto che non avrebbe dovuto togliere il veleno in quel modo... Forse lei...”
La zittì premendole un dito sulle labbra. La fece stendere a terra, vicino al fuoco prendendo posto accanto a lei, fornendogli la spalla come cuscino e riprendendo la presa sulle sue dita. Avvicinò la fronte alla sua. “Vedi? Niente febbre, quindi niente veleno.”
Lei arrossì di colpo, sperando che lui confondesse il suo rossore con la temperatura alta. Distolse gli occhi dai suoi, fissando la fiamma che ardeva di fronte a lei. Se solo non fosse sdraiata accanto al suo superiore, se solo lui non si stesse riscaldando con il calore che lei emanava, se solo non avesse tenuto la testa sulla sua spalla, o le dita intrecciate con quelle del capitano, si sarebbe goduta la mezzaluna che brillava nel cielo limpido e pieno di stelle accanto ad un fuoco in pieno deserto. Anche se quella meraviglia, in quel momento, non era tra le sue priorità.
Sospirò, godendosi a pieno il calore che aveva scacciato i brividi, e si abbandonò a lui, affondando la testa sul suo cuscino personale.
Lo sentì irrigidirsi un attimo per poi voltarsi verso di lei e guardarla negli occhi. Erano così vicini che le loro fronti potevano sfiorarsi. Il cuore di Tashigi cominciò ad accelerare, pompandole sangue alla testa che fece arrossare di nuovo le sue guance.
“E' la febbre? Sale ancora?” si preoccupò subitò lui.
Lei strinse le dita per controllare che ancora le avesse intrecciate con le sue. Avrebbe fatto qualunque cosa perchè quel momento durasse per sempre. L'unica cosa che riuscì a fare fu scuotere la testa. “Sto bene... Adesso.”
Le sfiorò la fronte con le labbra, premendo lievemente. Ricordava che sua madre faceva così quando la febbre lo costringeva a letto. Si soffermò su quella fronte bollente più del dovuto, ringraziando di poter avere la scusa del volerle misurare la temperatura per poterla tenere così vicina a sé.
Quando lui si separò da lei le scappò un sospiro e un brivido le attraversò la schiena. Lui mascherò al meglio il proprio imbarazzo voltando la testa dall'altro lato.

“Forse dovresti cercare di dormire.” le disse dopo un silenzio interminabile. “Credo che quella cosa del rimanere svegli sia legata solo al veleno, non alla febbre.”
Lei sorrise. “Già, credo anche io.”
“La febbre si sta abbassando, domani starai meglio.”
Annuì. I suoi capelli con quel movimento solleticarono il collo di lui, facendolo rabbrividire. Attento alla linea del non ritorno.
“Se te la senti, posso portarti da un medico.”
Quasi fu tentata di fingere di stare male l'indomani, di dirgli che non se la sentiva di muoversi. Tutto pur di rimanere ancora sdraiata accanto a lui, con la testa sulla sua spalla, le dita intrecciate nelle sue. “Lei è il miglior medico che si possa desiderare, signore.”
Sei un'idiota. Non si era accorta di quello che le era uscito dalla bocca. Arrossì di colpo, facendo comparire una leggera tonalità di rosso anche sulla punta delle orecchie di lui.
“Almeno per il primo soccorso dico...”
Stai peggiorando la situazione. Se superi la linea dopo non torni più indietro. Le disse la voce dentro di sé.
Lui le diede un piccolo buffetto sulla guancia. “Ti accontenti di poco.”
Appena ti sarai ripresa ti rimprovererà per questa tua debolezza. Nascose l'imbarazzo che provava. Non puoi innamorarti del tuo superiore.
Dire che in quel momento, rossa in viso e imbarazzata al massimo, era adorabile era dire poco. “Non credo che molti altri mi sopporterebbero come medico.”
“Io credo che potrebbe lasciare lasciare la marina per iniziare una nuova carriera.” commentò lei, cercando di nascondere l'imbarazzo.
Rise istintivamente. “Sarai tu la mia paziente?”
Con quella sola frase la fece arrossire ancora di più, facendo evaporare tutto il sudore che aveva accumulato sulla fronte. Si morse subito il labbro. Complimenti. Sicuramente lo consigliano tutti di innamorarsi della propria sottoposta.
Voltò la testa dall'altra parte. Hai un piede su quella dannata linea, torna dal lato giusto. Allentò la presa che aveva sulle sue dita, a fu subito bloccato dal movimento di lei. Beh... Anche lei non è messa bene se si è presa una cotta per me.
Tashigi riprese il controllo sui suoi arti, allentando la presa che aveva istintivamente aumentato non appena lo aveva sentito allontanarsi.
Hai varcato la linea del non ritorno. Si morse un labbro, voltandosi dall'altra parte, lasciando la comoda spalla di lui per la sabbia umida. Cercando con tutte le sue forze di tornare sui suoi passi.
“No. Rimani.” disse secco lui, bloccandola.
Si appoggiò di nuovo, cercando comunque di mantenere le distanze, per quanto fossero vicini e i loro fianchi si sfiorassero.
Al diavolo la linea del non ritorno. Si disse lui, chiamandola. “Tashigi.”
Lei si voltò istintivamente verso di lui, trovandosi le labbra catturate dalle sue. Aveva sempre sognato le labbra del Cacciatore Bianco sulle sue, aveva sempre sognato quel momento. Si domandò se non fosse solo un'allucinazione dovuta alla febbre. Schiuse piano la bocca quando sentì la sua lingua picchiettare eloquente in cerca della sua. Nessuno dei due voleva staccarsi per primo. Si separarono insieme quando il fiato cominciò a mancare per la foga del bacio.
“Buonanotte Tashigi.” le disse lui, stringendo la presa delle sue dita.
“Buonanotte signore.”
Chiusero entrambi gli occhi, consapevoli del fatto che non sarebbero riusciti a dormire nemmeno con quintali di sonnifero. Ormai la linea del non ritorno non la vedevano più nemmeno con il binocolo.






ANGOLO DELL'AUTORE
Eccoci qui, alla fine di questa One shot dedicato ad uno dei miei pairing preferiti, lo Smoker x Tashigi. Dire che li adoro insieme è dire poco e da quando ho iniziato One Piece voglio scrivere una fic su di loro. Spero vi sia piaciuta!
Alla prossima, Umiko-chan.

  
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