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Autore: EmmaDiggory15    04/09/2014    3 recensioni
Oliver Phelps ha perso una scommessa ed ora è costretto a leggere un libro in una settimana. Vorrebbe entrare, comprare il libro e uscire, ma cosa succederebbe se si ritrovasse a cercare di conquistare la commessa, con la complicità di una quattordicenne fangirl?
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Oliver Phelps
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ora, qualche fan di John Green potrebbe sentirsi turbata da questa OS, ma vi posso assicurare che anch’io sono una sua fan! Inoltre, non possiedo Oliver (:(), ma possiedo gli altri personaggi presenti nel racconto. La storia è scritta per piacere personale e senza fini di lucro. Grazie a Giulia, che mi sopportata xD cosa non farei senza di te (????) <3

 
Colpa di John Green
 
Oliver guardò l’edificio alla sua sinistra e rafforzò la presa sul volante della sua auto.

Non poteva credere di trovarsi proprio lì. Avrebbe dovuto trovarsi a casa a guardare un po’ di sano calcio, sarebbe potuto andare a giocare a golf o a qualsiasi altro sport al mondo, avrebbe mille volte preferito farsi una corsa da casa sua fino a Londra, qualunque altra cosa, piuttosto che stare lì.

Non riusciva nemmeno a ricordare l’ultima volta che si era trovato in un posto del genere. Dovevano essere passati mesi, e solo perché era stato obbligato a fare qualche regalo a qualche insana ragazza, che preferiva un tomo cartaceo, piuttosto che un semplice gioiellino; di sicuro, dall’ultima volta che era stato lì per sé, erano passati anni.

Era dura da credere, ma Oliver Phelps quel giorno si trovava davanti ad una libreria.

Si colpì la fronte con una mano. Non doveva accettare quella scommessa, avrebbe dovuto sapere che avrebbe perso, ma non poteva di certo passare per un codardo che aveva paura di perdere. Durante la sua vita ne aveva fatte di scommesse, alcune dalle pene più leggere, come dover offrire una pizza a tutti, altre più pesanti, non si sarebbe mai dimenticato il giorno in cui era stato costretto ad indossare biancheria intima da donna.

Non era la sua prima scommessa, ma quella di sicuro era la più crudele: secondo i patti, avrebbe dovuto comprare e poi perfino leggere un libro di un certo scrittore di nome John Greves.  O qualcosa del genere.

Quest’uomo, dal discutibile cognome, era famoso per pubblicare libri destinati a fare squittire adolescenti con gli unicorni al posto del cervello. Aveva visto qualche giorno prima il trailer di un film tratto da un suo romanzo, Colpa delle Stelle, e proprio non ne aveva capito il senso. Da quando i ragazzi malati terminali e con una gamba di legno sono attraenti? E da quando l’ambientazione ospedaliera è romantica? Bah, proprio non se lo spiegava.

Sperava che almeno se ne salvasse uno di quei libri, ma aveva dato un’occhiata alle trame su internet e aveva scoperto con un gemito disperato che tutti, ma proprio tutti i suoi libri finivano con una morte o con qualcosa di altrettanto tragico. Ma che razza di scrittore era?

Non solo era costretto a leggere un libro in una settimana, ma doveva anche leggere qualcosa capace di emozionare ragazzine con un macabro senso del gusto. Era più che certo che alla fine gli avrebbero fatto una foto e l’avrebbero messa su internet, così tutti avrebbero visto.

Scosse con forza la testa. Si sarebbe rintanato in casa, con le finestre oscurate e la porta chiusa a chiave, non avrebbe lasciato entrare nessuno e poi sarebbe andato a procurarsi una riserva di cibo, che lo avrebbe mantenuto in vita per quei sette lunghi giorni. Per sicurezza avrebbe anche staccato internet e spento il telefono, così nessuno avrebbe potuto rintracciarlo. Forse erano misure un po’ drastiche, ma nessuno, nessuno doveva venire a scoprire quanto stava accadendo, a parte quel gruppetto di cervelli malefici che lui chiamava amici, soprattutto le sue fan. Riceveva un sacco di supporto, anche se pensava di non meritarne un briciolo, e non poteva lasciare che ridessero di lui, vedendolo leggere un libro del genere. No, non lo avrebbe permesso.

Sospirò. Nemmeno si ricordava quand’era stata l’ultima volta che aveva letto un libro. Non gli era mai dispiaciuto troppo, ricordava che la lettura di Harry Potter gli aveva fatto passare dei bei momenti, ma altri libri? Di certo, se avesse mai pensato di intraprendere una carriera da lettore, non avrebbe mai iniziato proprio da questo John Grease o come cavolo si chiamava. E poi, non si vergognava di ammetterlo, era sempre stato più un tipo da film.
Alla fine si decise e scese dalla macchina, dirigendosi a passo spedito verso il luogo infernale, tanto, cosa mai sarebbe potuto succedere?
 

Il luogo infernale non si trovava nemmeno in centro, l’aveva scelto proprio per questo motivo, altrimenti, a cosa sarebbe servito oscurare le finestre per non farsi scoprire, se avesse sbandierato nel centro della vita della città il suo piccolo acquisto?

Entrò e la prima cosa che lo colpì fu un fortissimo odore di disinfettante. Si guardò intorno e vide esattamente ciò che si era aspettato: file e file interminabili di libri. Dette una rapida occhiata agli scaffali, i quali erano quasi più alti di lui, ma in nessuno di questi scorse libri di John Greet, a parte uno spazio interamente dedicato a quel maleficio demoniaco che era Colpa delle Stelle.

Si voltò verso il bancone e notò che dietro esso stava seduta una ragazza, venticinque anni più o meno, e sembrava completamente assorta nella lettura di un volume dalle numerose pagine. Non aveva neppure alzato lo sguardo quando era entrato, non sembrava che si fosse accorta della sua presenza. Oliver non trovava entusiasmante l’idea di andare a chiedere informazioni o direttamente dove si trovasse il libro che cercava, come faceva di solito, e il fatto che lei non si fosse resa conto che fosse lì gli giovava solamente.

C’erano altre tre persone dentro la libreria: una donna immersa nel reparto cucina, un uomo che sembrava aver scambiato la libreria per una biblioteca e una quattordicenne che sfrecciava da un volume all’altro nel reparto urban fantasy. Bene. Se ognuno fosse rimasto al proprio posto, lui avrebbe potuto afferrare un libro a caso di John Gremp, pagare e svignarsela. Doveva essere silenzioso e rapido, così non avrebbe attirato l’attenzione, e poi la cassiera sembrava troppo presa dal suo libro per fermarsi a leggere il titolo del suo.

Veloce come un gatto, camminò fino al tavolo dove erano poggiate numerose copie di Colpa delle Stelle e scoprì, con un sospiro di sollievo, che dietro di esso c’era uno scaffale che non aveva notato, il quale era ricolmo di altri libri di John… Green! Ecco come si chiamava! I libri si trovavano nello scaffale più alto e sbuffò scocciato. Uno alto come lui non avrebbe dovuto avere problemi nella vita, ma ecco che inventavano uno scaffale dalla ragguardevole altezza appositamente per complicargli la giornata.

Comunque, non si diede per vinto, e, incurante del pericolo, protese un braccio per afferrare un libro, non importava quale, l’importante era andarsene il più in fretta possibile. Finalmente sentì le dita sfiorare il dorso di un libro intitolato Teorema Catherine, quando un urlo acuto rovinò ogni cosa.
«ODDIO, MA QUELLO È OLIVER PHELPS

Dopo dieci anni di vita passati sui red carpet, a fare interviste, ad andare in giro a sentire il fin troppo entusiasmo delle fan espresso da urletti indecenti, Oliver pensava di aver sviluppato una sorta di callo ai timpani.

E, invece, quel grido era la prova che si poteva sempre fare di meglio.

Saltò, letteralmente, sul posto e continuando a stringere il dorso del libro, cadde all’indietro, facendo un atterraggio piuttosto appuntito su Colpa delle Stelle. Il tonfo provocato da una trentina di libri che si precipitavano al suolo gli diede la certezza che il suo piano di passare inosservato fosse del tutto saltato.
«Maledetto John Coso!»

«Scusa! Stai bene?» Ancora la vocetta.

Oliver aprì un occhio e vide che la ragazzina di poco prima lo osservava con occhi terrorizzati e sembrava sul punto di piangere dalla vergogna. Come se fosse lei a doversi vergognare!

Si rialzò a fatica, senza avere il coraggio di contemplare il disastro da lui appena creato e con la schiena dolorante. «Tranquilla, non è successo nulla.»
«Signore, si è fatto male?»

A parlare, questa volta, era stata la ragazza seduta al bancone, che era evidentemente accorsa dopo aver sentito il tonfo. Oliver si prese un secondo per osservarla. Era piuttosto piccola di statura e i capelli scuri tagliati in modo irregolare la facevano sembrare un folletto, portava degli occhiali dalla montatura nera e sulla camicetta aveva appuntato un cartellino che diceva: Sarah Jane.

«No, no, sto bene» disse in fretta e finalmente vide cosa aveva combinato: il pavimento era cosparso dei libri che aveva rovesciato e le loro copertine blu lo facevano sembrare un lago. Certo, un lago del suo imbarazzo.

La ragazza si chinò a raccogliere i libri caduti e Oliver stava per aiutarla, ma venne interrotto dalla ragazzina.

«Mi dispiace per quello che è successo, ma non sono riuscita a trattenermi» spiegò, torturandosi le mani, sinceramente dispiaciuta.

Oliver si sciolse in un sorriso, le piccole fan gli avevano sempre fatto tenerezza. «Non preoccuparti. Come ti chiami?»

La ragazzina si rianimò. «Leah.»
«Bene, Leah, è di vitale importanza che tu non dica nulla di ciò che hai appena visto.» Ci mancava solo che Leah diffondesse la notizia di lui che aveva rovesciato mezza libreria per terra.

«Quindi non posso raccontarlo alle mie amiche?» Il suo tono era deluso.

Oliver sospirò. «Raccontaglielo, ma di’ che mi hai visto fuori di qui, ok?»

Leah sorrise, probabilmente eccitata dall’idea di raccontare alle sue amiche che aveva incontrato un membro del cast di Harry Potter. «Ecco, potresti…» disse timidamente, tirando fuori un piccolo quaderno a fiori dalla borsa rosa che teneva a tracolla.

«Certo. Penna?»

«Non ce l’ho.»

«Mmm.» Oliver si voltò verso la commessa. «Ehi, Sarah Jane, hai una penna?»

«Sul bancone» rispose quella, mentre continuava a raccogliere libri e a risistemarli.

In un attimo Leah sfrecciò verso il bancone e Oliver ne approfittò per aiutare la commessa.

«Lascia, faccio io» disse, chinandosi e afferrando un libro.

«No, è il mio lavoro» protestò lei. Oliver notò che i suoi occhi erano di una chiara tonalità di blu, dietro alle lenti degli occhiali. «Come sa il mio nome?» gli chiese con tono indagatore.

«L’ho letto sul cartellino» disse con ovvietà e continuò a raccogliere i libri da terra e a risistemarli sul tavolo di legno chiaro, osservando con interesse il modo in cui Sarah Jane sistemava in pile perfette i libri, facendo tintinnare il braccialetto che portava al polso.

«Giusto, ha ragione.»

«Ho preso la penna! Mi raccomando la h alla fine!» trillò Leah, porgendo l’oggetto appena conquistato a Oliver, che si affrettò a firmarle il quaderno.
«Grazie mille!» esclamò, contemplando la sua nuova dedica personale: A Leah, sperando di non far cadere più libri per terra ;)

Archiviata la questione autografo, Oliver aiutò Sarah Jane la commessa a sistemare i libri rimasti, poi si affrettò a scusarsi. «Mi dispiace di aver rovesciato tutti i libri.»

«Non si preoccupi.» La ragazza sorrise, le si formarono delle fossette ai lati delle labbra. «Ha bisogno di aiuto con gli acquisti?»

«Dammi del tu, non sono così vecchio.» Sfoderò il suo solito sorriso, non poteva farci nulla, gli veniva naturale. «E, comunque, no, avrei finito.»

Sarah Jane accennò un sorriso professionale. «Bene, allora. Se ha finito, può pagare alla cassa.»

«Avevo detto di darmi del tu.»

«E io insisto che venga a pagare alla cassa.» Sarah Jane lo ignorò, si avviò spedita al bancone e si sedette dove Oliver l’aveva vista prima, ma stavolta senza alcun libro.

Sospirò e raggiunse il bancone, porgendo il romanzo alla ragazza. «Cosa leggevi prima?» chiese con nonchalance, mentre, qualche metro più indietro, Leah ridacchiava.

«Tolkien» rispose neutra, mentre prendeva il libro dalle mani di Oliver, per poi comunicargli il prezzo.

«È un libro interessante?» Iniziò a tirar fuori il portafogli.

«Molto dettagliato.» Prese i soldi ed infilò il libro acquistato da Oliver in una busta di plastica. «Scelta interessante.»

Tutto a un tratto, Oliver si ricordò del suo piano di passare inosservato, non poteva lasciare che la sua copertura saltasse. Fece qualche rapido calcolo mentale. Aveva quasi trent’anni, poteva dire di avere una nipote quindicenne? Tanto Sarah Jane non sembrava sapere chi fosse esattamente… «Un regalo per mia nipote» affermò sicuro. Pensandoci, avrebbe potuto dire cugina o amica, ma in quell’istante non gli era venuto altro in mente.

La ragazza sbatté le palpebre. «D’accordo, spero che le piaccia allora.» Fece un altro di quei suoi sorrisi professionali. «Arrivederci.»

Oliver, convinto che la sua scusa avesse funzionato, ammiccò alla ragazza, che alzò gli occhi al cielo. «A presto, Sarah Jane.»

Ed uscì.
***
Alla fine, la lettura di Teorema Catherine non era stata così terribile. Il protagonista, Colin, gli era sembrato un tipo normale e perfettamente sano, a parte la sua ossessione per le Catherine, ovviamente,  e non gli era nemmeno venuto troppo difficile immedesimarsi, nonostante avesse passato da diversi anni l’adolescenza. Decise che forse poteva dare un’occasione a John Green. Aveva perfino imparato il suo nome!

Optò per ritornare nella libreria dove era stato la volta precedente. Anche se nella normalità avrebbe catalogato quello che aveva scambiato con Sarah Jane un semplice flirt da nulla, aveva voglia di rivederla e continuare quel piccolo gioco. E poi non era nemmeno stato uno scambio, dato che la ragazza non lo aveva degnato di una seconda occhiata. Un motivo in più per tornare, non esisteva al mondo una ragazza che lo rifiutasse, tantomeno una commessa con dipendenza da libri.

Per quella sua nuova visita alla libreria, scelse Cercando Alaska, era sempre dal punto di vista di un ragazzo, come la maggior parte dei libri del caro, vecchio John, e la protagonista femminile sembrava tosta.

A differenza della volta precedente, si diresse direttamente verso il bancone, infischiandosene del fatto che Sarah Jane stesse leggendo ancora. Si sentì comunque fortunato ad aver ritrovato lei, qualcuno poteva sempre averla sostituita.

«Ciao, Sarah» disse, poggiando una mano sul bancone.

«È Sarah Jane» lo disse come se fosse una cosa che aveva ripetuto mille volte e poi alzò lo sguardo dal libro. «Ah, è lei. Il libro è piaciuto a sua nipote?» Si sistemò gli occhiali sul naso, anche se erano già perfettamente dritti.

«Oh, lo ha adorato.» Rivolse un sorriso alla ragazza. «Così tanto che mi ha chiesto di prendergliene un altro.»

«Sa già quale prendere oppure…?»

«No, mi ha espressamente chiesto Cercando Alaska

«Glielo prendo subito.» Sarah Jane uscì fuori dal bancone e si diresse verso il reparto dove si trovavano i libri di John Green.

Oliver camminò dietro di lei. «Allora, Sarah Jane, come vanno qui le cose?»

«Abbastanza bene, grazie.» Si allungò verso la copia più vicina di Cercando Alaska, ma si trovava nello scaffale alto della volta precedente.

Oliver ridacchiò, osservando come quella ragazza così piccola cercasse di allungarsi fino ad uno scaffale che si trovava almeno trenta centimetri sopra la sua mano. «Lascia, ti aiuto io.» E con naturale scioltezza le poggiò le mani sui fianchi, strinse la presa e la sollevò.

Sorrise soddisfatto, notando i muscoli di lei irrigidirsi sotto le sue mani e gli sembrò di poter sentire la pelle liscia di lei sotto la maglietta che indossava. Non ne era sicuro, ma pensò che fosse arrossita.

«Ma cosa fa? Mi metta giù!» Al contrario di ciò che si aspettava, la sua voce era più irritata, che imbarazzata.

«E tu prometti che mi darai del tu?» Dovette trattenersi dallo scoppiare a ridere, dato che lei aveva cominciato ad agitare le braccia come una forsennata.
«Non mi costringa a chiamare la sicurezza!» Il tono di Sarah Jane era minaccioso.

«La sicurezza?» Oliver alzò un sopracciglio dubbioso.

«Qui non c’è nessuna sicurezza.» Oliver si voltò e vide che a parlare era stata Leah, la ragazzina a cui aveva fatto un autografo la volta precedente. Se ne stava poco lontano da lì ad osservarli, arrotolandosi una ciocca bionda sull’indice.

«Mi fido di lei. Ora, prometti che mi darai del tu.»

Sarah Jane sbuffò. «D’accordo! Prometto!»

Oliver la mise giù. Lei si voltò e gli schiaffò il libro davanti alla faccia, rischiando di colpirlo al naso. «Ecco a te.»

Sorrise, ignorando il gesto della ragazza. «Grazie.»

Avrebbe voluto dire qualcos’altro, ma Sarah Jane sfrecciò verso il bancone e lui non poté far altro che raggiungerla e pagare il libro.

«Sei arrabbiata con me?» disse, con finto tono dispiaciuto.

«Un perfetto sconosciuto mi ha messo le mani addosso. Sono leggermente irritata.» Gli porse la busta con un gesto stizzito.

«A questo si può rimediare.» Le porse la mano destra. «Io sono Oliver.»

Lei non la prese. «Questo non fa di te una persona conosciuta.»

Roteò gli occhi. «Dettagli.»

«Arrivederci, allora.» Fece per prendere il libro abbandonato sul bancone.

«In effetti,» continuò Oliver, «sono stato scortese, prima ho rovesciato trenta libri per terra e poi ti ho sollevata senza alcun diritto. Credo che dovrei farmi perdonare.» Sfoderò un sorriso smagliante.

Contrariamente a quanto si sarebbe aspettato, Sarah Jane alzò la testa e lo guardò intensamente. «So come puoi farti perdonare.»

Oliver si sporse verso di lei. «Come?»

Anche Sarah Jane si avvicinò. «Potresti…»

«Potrei?»

«Sparire da qui!»

Oh.

Sbatté le palpebre confuso. Lo aveva appena rifiutato? Direttamente?

Si udirono delle risate sguaiate e non ebbe bisogno di girarsi per sapere che era Leah.

«Ma…»

«Arrivederci.» Soddisfatta, Sarah Jane aprì il libro e si immerse nella lettura.

Oliver boccheggiò. Era stato rifiutato. Scaricato. Mollato prima ancora che succedesse qualcosa.

Non era la prima volta nella sua vita in cui andava male, ma nell’ultimo periodo correva di qua e di là alla ricerca di ragazze sempre diverse, rimanendo molto deluso, se riceveva un rifiuto. Probabilmente Oliver di sei mesi prima non si sarebbe comportato in quel modo: nonostante fosse sicuro di sé, non andava in giro a provarci con qualsiasi essere femminile in circolazione, non era mai stato un tipo da storielle casuali, preferendo un minor numero di relazione, ma pure sempre durature. Le cose, però, erano cambiate da quando aveva rotto con la sua ragazza. Cominciò a pensare al fatto che stesse sprecando la sua vita e che aveva bisogno di emozioni più forti, di provare il brivido di un’unica notte fine a se stessa.

Si diresse verso l’uscita del negozio e quando ebbe varcato la soglia, vide che Leah si era affannata per raggiungerlo.

«Aspetta!»

«Che c’è?»

«Ti piace Sarah Jane, ma stai sbagliando approccio» disse, con l’aria di chi la sapeva lunga.

«Ehi, calma.» Agitò le mani davanti a sé, facendo ondeggiare la busta appesa al suo polso. «Era solo un piccolo flirt.»

«Quello della settimana scorsa era un piccolo flirt. Sei tornato.» gli fece notare.

Oliver roteò gli occhi. «Non è nulla, davvero.»

«Quindi, proprio non ti interessa?»

Ci pensò un secondo. Quella non sembrava affatto il tipo di ragazza da una botta e via, quindi provarci con lei sarebbe stato inutile, viste le sue ultime performance. Avrebbe dovuto lasciar perdere e andare avanti con la sua vita, tornare a casa e alle sue abitudini. Forse lo regalava quel libro.

Aveva preso una decisione, ma senza che se ne rendesse conto, pronunciò tutt’altre parole. «Cosa sapresti dirmi?»

Gli occhi di Leah si illuminarono e le sue labbra si aprirono in un enorme sorriso. «Sì! Che bello! Vi shippo così tanto!» Iniziò a saltellare e a battere le mani.

Sbarrò gli occhi. Scippo? Quale scippo? Quella ragazzina aveva intenzione di rubargli il portafogli?

Vedendo la sua confusione, Leah si affrettò a spiegarsi. «Shippare significa che due persone ti piacciono insieme. E la coppia si chiama ship.»

Ottimo, quindi faceva parte della ship di una ragazzina con un’ evidente iperattività.

Ma dove si era andato a cacciare!
***
La terza volta che tornò nella libreria, aveva un piano ben preciso.

Entrò e scambiò una rapida occhiata con Leah, che come al solito si trovava nel reparto urban fantasy, e si affrettò a procurarsi una copia del nuovo libro che aveva scelto fra quelli di John Green: Will, ti presento Will. Aveva letto anche Cercando Alaska e gli era piaciuto abbastanza, escludendo un certo avvenimento poco felice.

Una volta che si fu procurato il romanzo, lo sbatté contro il bancone, facendo sussultare la ragazza seduta dietro esso.

«Ma che diavolo…? Ah, sei tu. Ancora.» Sarah Jane sbuffò e chiuse con un tonfo il libro che stava leggendo. «Di nuovo John Green?»

Oliver le sorrise incurante. «Sai com’è… la mia nipotina.»

«Capisco.» Gli prese il libro dalle mani.

«Cosa leggi?»

«Sempre Tolkien.»

«Sembra interessante. Trama?» Le sorrise, porgendole i soldi, che le doveva.

«Non conosci Il Signore degli Anelli?» Lo fissò esterrefatta, come se avesse appena detto che il Sole è viola e che il cielo è color canarino.

«Ho visto il film. Secondo te dovrei leggere anche il libro?»

«Bisognerebbe sempre leggere il libro. Ecco a te.» Gli porse la busta contenente il libro. «Questo è molto più dettagliato, ma leggere l’opera originale è un’altra cosa, rispetto a vedere un semplice adattamento cinematografico.»

Oliver poggiò un gomito sul bancone e poi la guancia sul palmo della mano. «E che ne pensi dei film tratti dai libri?»

«Oh, alcuni mi piacciono molto.»

Sorrise soddisfatto: stavano facendo conversazione!

«Soprattutto quelli di Harry Potter.»

Oliver sbarrò gli occhi.

«Li ho visti così tante volte, conosco tutto il cast.» Sarah Jane ghignò.

«Quindi…?» tentò Oliver confuso. Cosa avrebbe  detto a quel punto? E cosa avrebbe pensato? Non aveva mai dato segno di averlo riconosciuto, era sempre sembrata indifferente.

«Quindi, non so cosa spinga un uomo di quasi trent’anni a comprare libri destinati ad un pubblico adolescenziale femminile e poi leggerli, visto che non hai nessuna nipote. Però, stai tranquillo, ormai il Regno Unito ha legalizzato le nozze fra gay e le adozioni.»

Oliver rimase spiazzato.

«Ti serve qualcos’altro?» gli chiese innocentemente.

«Non sono gay!»

«E io sono alta e con i capelli biondi.» Sorrise soddisfatta. «Arrivederci.»

Ancora una volta, Oliver dovette incamminarsi verso l’uscita della libreria. Ancora una volta spiazzato e deluso da quanto era avvenuto.

«L’hai sentita? Mi ha dato del gay!» esclamò, rivolto a Leah, che l’aveva raggiunto fuori.

«Pensavo che questa volta avrebbe funzionato.» Si mordicchiò il labbro inferiore.

Oliver scrollò le spalle. Avrebbe dovuto lasciar perdere, dato che la ragazza era visibilmente non interessata, non poteva di certo lasciare che una ragazza, che era poco più che una sconosciuta, si prendesse gioco di lui in quel modo! Eppure, era più colpito, che infastidito: quella che in apparenza era sembrata una ragazza composta e professionale, si era rivelata una capace di rispondergli a tono. Sorrise. Non avrebbe rinunciato.

«Che facciamo adesso?» Ancora non poteva credere di star chiedendo consiglio ad una ragazzina, ma il suo entusiasmo lo divertiva parecchio.

Leah assunse una posa pensierosa. «Forse ho un’altra idea.»
***
Quando per l’ennesima volta mise piede nella libreria, era deciso a concludere qualcosa.

Non solo stava inseguendo una ragazza maniaca dei libri e pure bugiarda da quasi un mese, ma si stava per giunta facendo aiutare da una quattordicenne! Aveva messo in conto il fatto che il suo approccio non fosse infallibile, ma non avrebbe mai pensato che sarebbe arrivato a quel punto. Tutto perché lui non rinunciava mai ad una sfida. Ecco cos’era lei: una sfida. Come era riuscito a leggere il libro di John Green, sarebbe riuscito a conquistare Sarah Jane.

Quella volta non prese nemmeno un libro. Marciò spedito verso il bancone.

«Sei venuto a dirmi che hai ufficialmente fatto coming out?»

Si fermò, sorpreso. Allora, si era accorta che era entrato.

«Non sono gay e lo sai.»

Sarah Jane alzò le spalle. «Se lo dici tu.» Ridacchiò leggermente, non aveva mai staccato gli occhi dal libro di Tolkien. Oliver notò che l’aveva quasi finito.
In effetti, in quelle sue visite aveva notato un po’ di cose. Aveva notato il modo in cui si sistemava gli occhiali sul naso, che, invece di farla sembrare una secchiona del liceo, le regalavano qualcosa in più; si era accorto del modo delicato con cui reggeva il grosso tomo, facendo attenzione a non piegare le pagine o a non piegare il bordo; ma la cosa che più gli era piaciuta erano le fossette che le si formano ai lati della bocca, quando parlava o rideva.
Nonostante i suoi rifiuti e l’età discutibile della sua alleata, ci aveva preso gusto a passare del tempo con lei.

«Ti vedo sempre qui, non lavori? Non studi?»

Sarah Jane non chiuse il libro come faceva di solito. «Questo è il mio lavoro.»

«Davvero? Non fai nient’altro?»  Incrociò le braccia sul bancone.

«Questa libreria è a gestione familiare. I miei fratelli sono entrambi dottori, così ho deciso di lavorare qui, in modo da ereditarla e… sai, non lasciare che fallisse.»

Oliver rimase affascinato dal tono con cui aveva parlato. Poteva sentire il suo vivido affetto verso quel luogo, era chiaro che ci tenesse moltissimo. Si chiese se avesse dovuto rinunciare a un altro sogno, per mandare avanti la libreria. Chissà  se da piccola passava pomeriggi interi chiusa lì dentro ad esplorare il reparto bambini.

«Capisco…» disse, indeciso su cosa fare.

Alzò lo sguardo dal libro. «Perché?»

«Cosa?»

«Perché me lo hai chiesto. Voglio saperlo.»

«Perché mi interessa.»

Roteò gli occhi. «E perché ti interessa?»

Oliver stava per risponderle, ma lei andò avanti.

«Perché vieni sempre qui? Perché ti interesso tanto?» Assottigliò lo sguardo. «Non hai idea di come io sia, non mi conosci neanche.»

Non si era aspettato che la conversazione prendesse quella svolta. Era tutto partito da un innocente flirt, ma ci pensava sempre più spesso e la cosa sembrava farsi più importante. «Sono qui, perché voglio conoscerti!»

«Senti, mettiamo in chiaro una cosa.» Chiuse il libro e lo poggiò sul bancone. «Sono appena uscita da una relazione. È finita con un tradimento. Ora, non che non apprezzi della avances, ma non mi interessa una serata e via, chiaro?»

Oliver la guardò stupito. Non avrebbe mai immaginato che gli avrebbe rivelato ciò, pensava che lo avrebbe liquidato con un’altra delle sue frasi, invece, gli aveva raccontato un dettaglio importante di una sua relazione. E pensare che si consideravano poco più che sconosciuti!

«Mi dispiace, ma non erano quelle le mie intenzioni» le disse, cercando di trovare le parole giuste.  Aveva già capito che lei non era quel tipo di ragazza e, davvero, non puntava a quello. Voleva, sì, riuscire a conquistarla per motivi di orgoglio, ma allo stesso tempo non la considerava in quel modo. In quegli ultimi tempi si era affezionato all’idea di venire alla libreria e vederla, come una piccola piacevole abitudine.

«Anch’io ho internet. Sai cosa si dice di te, ultimamente?»

Non rispose.

«Bene, dicono che cambi ragazza ogni sera. Grazie dell’offerta, ma non voglio far parte della lista.»

«Tanto per cominciare, non ho nessuna lista.» Poteva essere vero che aveva avuto parecchie storielle negli ultimi mesi, ma di sicuro non ne cambiava una a sera! « Secondo: non inseguo una ragazza per un mese solo per una botta e via.»

Sarah Jane scrollò le spalle. «So di ragazzi che aspettano anche nove mesi. Nessuno mi conferma che tu non sia diverso.»

Si sentì ferito. Non si era mai fermato a considerare i sentimenti delle ragazze con cui usciva, magari pensavano che fosse uno stronzo, quando voleva solo pensare ad altro. «Questo perché non mi conosci!»

«E tu non conosci me. Non puoi semplicemente lasciarmi in pace?» Riprese il libro, aspettando che lui andasse via.

Oliver, però, non aveva intenzione di rinunciare. «So che ti chiami Sarah Jane, so che lavori qui, nella libreria di famiglia. Da come ne parli, sembra che tu ci tenga molto, penso che tu abbia rinunciato a fare qualcos’altro, perché questo posto per te era troppo importante e scommetto che da piccola ci passavi un sacco di tempo. Inoltre, so che ti sistemi continuamente gli occhiali, anche se sono perfettamente apposto, quindi il tuo è probabilmente un tic; so che tieni molto ai libri, perché quel libro non ha nemmeno una piega e qui dentro è tutto perfettamente ordinato; ho notato che hai le fossette e non ti ho mai vista morderti le labbra, né toccarti i capelli.» La guardò, aspettando una sua reazione. Non era sicuro del perché le avesse appena fatto quel discorso, in genere, li trovava stupidi e fuori luogo, ma non sapeva cos’altro dire.

Sarah Jane sbatté le palpebre. «Alcune cose te le ho dette io, ma il resto?»

Oliver sorrise. «Sono un ottimo osservatore.»

La ragazza sbuffò. «Si può sapere cosa vuoi da me?»

«Una cena. Non ti chiedo nient’altro.»

Incrociò le braccia sul petto. «Non potresti solamente andare avanti con la tua vita?»

«No, perché mi interessi e non posso andare avanti con la mia vita, sapendo di averti lasciata qui tutta sola in libreria.» Fece scorrere le dita sul bancone.
«Mi piace stare in libreria.» Si mordicchiò le labbra. Oliver notò che nella sua voce c’era una punta di amarezza. Allora, aveva avuto ragione, quando aveva pensato che non era del tutto felice.

«È un bel posto, ma tu sei felice?» Ecco, il livello della conversazione si stava nuovamente alzando.

Sarah Jane strinse le labbra. «Anche se non lo fossi, e ti assicuro che lo sono, perché mai dovrei venirlo a dire a te?»

«Hai ragione, non ne hai motivo. Però, me lo puoi sempre raccontare a cena.» Accennò un sorriso, cercando di alleggerire la tensione che si era creata.
«Se accetto, poi mi lascerai in pace?»

Il suo sorriso si allargò. «Non mi rivedrai mai più.»

Sarah Jane strinse le palpebre. Non avrebbe voluto cedere, ma non ne poteva più di quel tizio che la tormentava.

«D’accordo.»
***
Al contrario di ciò che aveva promesso Oliver, si rividero una seconda, una terza e una quarta volta.

Dopo il suo piccolo discorsetto nella libreria, Oliver aveva potuto scoprire tantissime nuove cose su Sarah Jane, come il fatto che potesse essere molto attraente con un vestito e la sua passione per i cavalli. Anche Sarah Jane ebbe l’occasione di conoscere Oliver e imparò che non doveva sempre dare ascolto a ciò che sentiva su internet. Ci rimase molto male, quando scoprì che era stato con la stessa ragazza per quattro anni e che non era realmente un tipo da una botta e via. Entrambi poterono conoscere meglio l’altro e non poterono evitare che nascesse qualcosa di più.

Quando Oliver entrò nella libreria per la quinta volta, era anche la sera del loro quinto appuntamento.

«Ti aspettavo fra un’ora» disse Sarah Jane, che aveva finito il libro di Tolkien e si era data al genere distopico.

Oliver scrollò le spalle. «Avevo voglia di passare prima.»

Sarah Jane sorrise. «È la prima volta che mi vieni a trovare a lavoro.»

«In realtà è la quinta.»

«Sì, ma è la prima da quando stiamo…»

«Insieme» finì Oliver per lei, poi si sporse dal bancone e la baciò. Un’altra cosa che aveva imparato su Sarah Jane era che le sue labbra erano piacevolmente morbide.

Udirono un urletto eccitato provenire dal fondo della libreria e Sarah Jane si staccò per prima. «Lo sai che dobbiamo a lei il fatto che stiamo insieme?»
«Nah, è merito del mio fascino.»

«Ma se mi hai raccontato che è stata lei a doverti suggerire cosa venire a dirmi.» Sarah Jane ridacchiò, voltandosi in direzione di Leah, sempre immersa tra gli urban fantasy.

«Se proprio la dobbiamo mettere così, la colpa è di John Green.»

«John Green?» Alzò un sopracciglio, non aveva dimenticato le segrete passioni di Oliver.

L’uomo sospirò. «Colpa di John Green, questo mese al cinema.»


 
 


Note d’autrice:
Uhm, complimenti se siete arrivate/i fino a qui!
Dunque, era un paio di giorni che volevo scrivere qualcosa su di lui e quest’idea mi ha presa abbastanza e si è scritta da sola in un pomeriggio, chiedo venia se farà schifo! Ho cercato di scrivere qualcosa che fosse leggero, dato che in tutte le mie storie finisce per succedere qualcosa di complesso al protagonista, quindi ho preferito non soffermarmi troppo sull’infelicità di Sarah Jane #sorrynotsorry
È un anno che non pubblico su EFP e mi è mancato farlo, quindi spero che questo mio lavoro non vi abbia turbati eccessivamente xD Sono leggermente nervosa, dato che il mio stile è cambiato parecchio dall’ultima volta che ho pubblicato, quindi spero sia venuta bene.
Ho scelto di riportare il titolo italiano di tutti i libri citati, che, ovviamente, appartengono a chi li ha scritti e sono citati a puro scopo narrativo.
Inoltre, colgo l’occasione per invitare le fan di Oliver (nel caso abbiate dubbi interpreta George Weasley nei film) o anche di suo fratello James (che, chiaramente, interpreta Fred) a scrivere su di loro! Questa sezione è troppo povera di storie sui gemelli Phelps, bisognerebbe dare il via ad un programma di ripristino.
Se ci sono errori o altre cose che volete farmi notare, non temete di farlo.
Detto ciò vi saluto.
Un bacio,
Emma.
  
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