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Autore: Batyfe    04/09/2014    1 recensioni
Mi chiamo Lily, mia madre era fan dei One Direction nei loro anni migliori. Ora io cerco uno sfogo in loro... Ho iniziato a scrivergli lettere, per sfogarmi, per farmi capire da qualcuno che non mi conosca. Poi è diventata una droga e loro la mia felicità. Non li ho mai visti, ma li ho dato la forma di quando erano giovani, e facevano sognare. Loro sono ancora quei cinque ragazzi.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cari Harry, Louis, Liam, Zayn e Niall...


 

... mi chiamo Lily, sono una ragazza come le altre del Wisconsin. Non so come sono finita in questa sedia a scrivere questa lettera, ma la verità è che sto cercando un modo di scaricare la rabbia. Molto meno so perchè sto scrivendo a voi, a degli imeriti sconosciuti. Ma forse è vero... solo quelli che non ci conoscono possono vedere con occhi imparziali, senza essere tasportitati dall'idea che hanno di noi. Tornando alla mia storia, al perchè di questa perdita di tempo (chiamiamola così), ho scelto una band ormai solo ricordo di mia madre per vedere cosa si prova, dopo tanto tempo a essere ancora ricordati. Proprio così, lei mi racconta ancora di quei cinque ragazzi, di cosa le facevate provare e io posso solo pensare <>. Ma quella ''sciocchezza'' dolce, che serve al cuore per continuare a battere, o che serve a noi per vivere. Io non ho niente di quello, perciò vorrei che questa lettera diventi quella brezza che mi scalderà il corpo e che quando ricorderò questo momento continuerà a farlo. o forse, chi sà... mi farà solo ridere di quanto ero sciocca. Ma sciocca veramente questa volta: niente dolcezza o roba varia...


 

Sono passati già due giorni da quando mia madre ha tagliato la corda con mio padre. Vederla piangere per più di un mese non è stato niente confronto alla rabbia che portava quel giorno. Ricordo ancora il rumore assordante che mi ha fatta saltare dal letto e mi ha fatto trovare mia madre ritta in piedi vicino alla porta con una valigia in mano che mi urlava <>. Sono salita di corsa dalle scale di legno facendo suonare i piccoli salti che facevo a ogni passo e, appena raggiunto il piano, sono corsa in camera a prendere quelle due cose che avevo fuori dall'armadio convinta che il giorno dopo sarei tornata a prendere tutto. Invece no, mi proibisce ancora di tornare in quella casa e per risolvere il problema è da due giorni che indosso i suoi vestiti. Tengo il cellulare a portata di mano aspettando una spiegazione almeno da mio padre, ma nè lui nè mia madre hanno intenzione di darmi una qualunque spiegazione. Risultato: sono chiusa in camera a fissare il telefono indossando vestiti che mi stanno giganti e per di più la stanza dove sono è una d'albergo e molto presto si trasformerà in quella di mia nonna proprio fuori New York. Ho paura, non lo nego... a nessuno è importato la mia vita, ma la legge impone che io segua mia madre dove lei voglia andare, perchè un divorzio è così: non si limitata a separare marito e moglie – o ex -, ma inoltre allontana i figli non solo dal genitore che abbandona ma da tutti e due. Perciò ho paura, di perdere la mia vecchia famiglia o almeno le ceneri di quella.

Non mi manca altro, non avevo amici, non avevo niente nell'altra città. Per lo meno non mancherò a nessuno.

...Ma come sono arrivata in questa camera? Beh, me lo chiedo anch'io. Abbiamo varcato la soglia della nostra vecchia casa, siamo salite in macchina verso il tramonto. Io non facevo altro che guardare fuori dal finestrino: per quel che ricordo c'erano tanti alberi e case e case e alberi... Poi mi è venuta un'idea. Cioè, avevo bisogno di sfogo e di qualcuno che mi ascoltasse e sono arrivata a quel giorno in cui avevo otto anni e giocavo con i bambini della via...

Mi ricordo che avevamo deciso di giocare a nasconderci e una certa Mary contava. Era arrivata a trenta quando ancora non sapevo dove nascondermi, poi vidi una scala. La salii piano piano per non farmi sentire, aprii la porta di legno all'apice d'essa e mi ritrovai nel sottoscala. A quell'epoca era tutto impolverato, con ragnatele che partivano dal tetto e arrivavano al pavimento. Era pieno di scatole, ma ce n'era una alta, grande: ottima per nascondersi dietro. Rimasi lì per quasi mezz'ora poi, presa dalla noia, decisi di curiosare dentro a quell'imponente scatola. Apertala trovai un sacco di CD, ma di quelli vecchi, ancora in custodie di plastica e con un disco all'interno. In quel momento non capii cosa fosse, però mi interessò. Sapete la curiosità dei bambini? Mi saltarono mille domande in testa; la prima: Cos'erano quelle cose? Ne presi in mano alcune e scoprii dei fogli con enormi facce stampate. Erano cinque persone, cinque cantanti. Poi andai da mia madre e lei mi spiegò tutto: era il suo sogno da ragazza.

Ecco: così mi siete venuti in mente voi. Spero rispondiate un giorno, anzi... se non rispondete è meglio. Almeno non mi sentirò una sciocca. Come ho detto all'inizio io sono Lily, Liliana Moore, la ''sola'', la ''sciocca''. Quella che vive di istanti per non guardare il futuro. Già, che ne sarà di me? Posso solo dire che lo scopriremo nella prossima puntata ( o lettera).

Grazie


 

Lily



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Eccomi con questa nuova ff! Lasciatemi un vostro parere qui sotto.

Bacioni

 


 

  
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