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Autore: Walking_Disaster    05/09/2014    3 recensioni
Wincest | terza stagione | minilong
Una tipica notte dei fratelli Winchester; ad essere più precisi, questa è la notte post 3x03 - Scatole Maledette.
Tre capitoli per tre momenti: l'addormentarsi, lo svegliarsi a metà nottata ed il risveglio. Il tutto ovviamente caratterizzato da tanto sano Wincest.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Incest | Contesto: Terza stagione
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Some Nights




«Oh...! Cazzo, Dean, cazzo!»
Era da un quarto d'ora buono che andava avanti quella sequela di imprecazioni da parte del solitamente posato e misurato Sam. In realtà Dean trovava esilarante vederlo perdere la sua tipica pacatezza... forse era un po' da bastardi, ok, e forse anche da sadici, ma seriamente, Sam era incredibilmente ridicolo quando si lamentava a quella maniera!
A torso nudo, una bottiglia di liquore stretta in mano da cui prendeva sorsi praticamente ogni dieci secondi e le sopracciglia aggrottate, Sam lasciava che Dean, con un sorrisino a sfottò su quel visetto angelico, pulisse con del disinfettante la spalla dove il proiettile sparato da Bela l'aveva colpito. Era doloroso, cazzo, e Dean si divertiva a prolungare la sutura solo per prenderlo un altro po' per i fondelli.
«Andiamo, Sammy... ti ha preso solo di striscio, smetti di lamentarti come una ragazzina! Poi dovresti essere contento: oggi è stata la tua giornata fortunata.»
Lo canzonò platealmente il maggiore, mentre sollevava le sopracciglia con un sorrisetto sfacciato e posava sul ginocchio del fratello il batuffolo di cotone idrofilo imbevuto di disinfettante che aveva utilizzato per ripulire la ferita. Dalla piccola cassetta di pronto soccorso che per ovvi motivi si portavano sempre dietro, Dean recuperò un ago ricurvo e dello spago per suture. Poi si posizionò la lingua tra i denti prima di sollevare l'ago davanti ai propri occhi, pronto per infilare l'inizio del filo nell'occhiello.
Sam, nel frattempo, gli aveva lanciato un'occhiata tale che avrebbe potuto incenerirlo se fosse stata tangibile, prendendo un altro sorso di liquore e tentando di stordirsi con quello, per cercare di inibire il dolore. Fece scattare la mascella al sapore acre ed al calore che sentì bruciargli la gola, per poi arricciare il naso.
«Oh, sì, Dean, molto divertente!»
Sputò tra i denti, osservando in tralice il volto del maggiore corrucciato in una smorfia di evidente concentrazione, mentre annodava il filo e osservava con soddisfazione la sua opera di grande precisione appena conclusa.
«Esatto, Sam: decisamente divertente! Dovresti vederti...»
Dean rincarò la dose e ammiccò con le sopracciglia in direzione del fratello, che però aveva l'attenzione completamente catturata dall'ago ormai pronto alla piccola operazione che l'avrebbe visto diretto (e sfortunato) protagonista.
Ed infatti all'improvviso calò il silenzio, perché il maggiore spostò lo sguardo allo squarcio slabbrato che segnava la spalla di Sam, mentre quest'ultimo ingollava un ennesimo sorso di liquore. Dean cercò il permesso di procedere con la sutura, che non tardò ad arrivare da parte del minore – gli venne rivolto per l'appunto un cenno millimetrico del mento, le sopracciglia di Sam corrucciate e le labbra strette in una dura linea retta.
Era arrivato il momento di smettere di scherzarci su, anche perché il maggiore sapeva quanto Sammy detestasse farsi curare dalle altre persone: quando capitavano quegli incidenti permetteva solo a Dean di toccarlo, altrimenti preferiva fare da solo. Neanche John, quando i due fratelli erano solamente ragazzi, aveva il permesso di occuparsi di lui.
Non che Sam temesse la cura in sé, ma gli risultava complicato rimettersi in mani altrui, in situazioni come quelle. E si trattava più del fatto che il dolore invece che spaventarlo lo innervosiva e Dean era sempre stato in qualche modo il metodo più efficace per calmarlo e rasserenarlo nel giro di trenta secondi.
Il più grande per qualche tempo si era scervellato nel capire che diavolo di ragionamento o mania fosse quella, ma alla fine aveva compreso che si trattava solamente del modo di essere del suo Sammy, senza troppi significati profondi e nascosti. Per cui toccava sempre a lui l'ingrato compito di rammendarlo alla meno peggio quando si beccava un taglio nella gamba, piuttosto che un proiettile nella spalla.
Sam aveva ridotto lo sguardo a due fessure ed adesso lo manteneva sul tessuto che il proiettile aveva aperto al suo passaggio. Dean trapassò con quanta più delicatezza possibile la pelle, collegando così con un primo punto i due lembi squarciati che mettevano in bella mostra la carne viva. Il minore emise un sibilo non appena l'altro ebbe concluso di tirare il filo, e da quel momento la strada assunse una pendenza tutta in salita. Ma Sam continuava a guardare ed anche qui Dean sapeva e capiva: si affidava a lui, si lasciava andare alle sue mani – che del garbo utile per ricucire una ferita erano del tutto sprovviste – ma era necessario che potesse osservare il lavoro.
Non era mancanza di fiducia, era capitato che una volta ne parlassero, ma il puro (e masochistico, per il modesto parere di Dean) bisogno di poter seguire i movimenti che l'avrebbero rimesso in sesto.
Quel discorso, comunque, si era risolto con un perplesso Dean che tirava gli angoli delle labbra verso il basso ed una bassa risata da parte di Sam, che scuoteva il capo. Insomma, per loro anche parlare di suture era normalità, dato che almeno una volta al mese (se non di più) ne avevano bisogno.

Era passato poco meno di un quarto d'ora quando Dean avvicinò le labbra al filo per reciderlo coi denti, terminando il lavoro con espressione soddisfatta e guadagnandosi un rilassamento istantaneo ed un respiro di sollievo da parte di Sam.
«Visto, fratellino? Non è stato poi così terribile, no?»
Sogghignò Dean a quel punto, leggendo con chiarezza sull'espressione ora distesa del minore una rinnovata tranquillità.
«Continuo a dire che stavo meglio prima.»
Sbuffò un mezzo sorriso Sam, mentre lasciava che l'altro concludesse il lavoro: il maggiore aveva preso un pacchetto di garze ed un rotolo di cotone e stava delicatamente cominciando a fasciare al fratello la spalla gonfia e sicuramente dolorante. Ma Sam era forte ed era abituato a quel genere di infortuni: si sarebbe rimesso presto.
Comunque, una volta conclusa l'operazione di fasciatura, Dean mise via la cassetta del pronto soccorso, rinfilandola nel suo borsone.
A quel punto si era ritrovato in piedi davanti a Sam, ancora seduto sulla sedia che era stata la sua personale pira durante la sutura. Il più piccolo aveva il solito cipiglio a segnargli le sopracciglia, che si rischiarò immediatamente notando il viso di Dean fisso sul suo. Quest'ultimo gli sorrise e si chinò fino a lasciargli un tenero bacio sulla fronte, a cui il minore reagì chiudendo gli occhi e prendendo un respiro profondo, di quelli che saturano i polmoni e raggiungono il cuore. Poi Sam sollevò una mano fino a catturare il mento di Dean tra pollice e indice, sporgendosi finché non posò a sua volta un rapido bacio sulle labbra del fratello, leggero e casto come un soffio di vento. Prese a strofinare con delicatezza la guancia su quella più ispida del maggiore ed adesso avevano entrambi gli occhi chiusi.
Era quello che a fine giornata facevano: si davano conforto usando il contatto fisico.
Era il metodo più rapido per scaldare loro il corpo, provato dalla giornata che puntualmente era uguale a quella precedente: stracolma di orrori.
Che fosse un bacio, una carezza, o un qualcosa di più, i due fratelli avevano scoperto di sentire il bisogno di sentirsi.
Voce, respiro, profumo, risate, sapori.
Avevano bisogno di osservarsi e lasciare che Dean facesse scorrere le mani tra i capelli un po' troppo lunghi di Sam, mentre per il minore era necessario posare il palmo aperto sulla pancia del fratello e lasciarla lì, pelle contro pelle.
Bastava un semplice tocco, per riconfermare un'ennesima volta che erano lì, erano salvi ed erano insieme. Ed i pezzi del puzzle che era la loro vita tornavano al proprio posto.
«Io me ne vado a letto... vieni?»
Fu Sam a pronunciare quelle parole. Lo disse con lo sguardo puntato sull'ampia schiena del fratello, che si era allontanato dall'altro dopo un ultimo bacio e per poter così sigillare la camera durante la notte e quella manciata di ore di sonno che potevano permettersi. Aveva un sacchetto contente del sale in mano e ne stava ora versando una striscia sul davanzale dell'unica finestra della stanza. Nel sentire quella domanda, però, si volse indietro, verso il viso di Sammy, e dopo qualche istante annuì, domandando a sua volta: «Insieme stasera?»
Già. Perché non sempre funzionava così, tra loro, per quanto forse automatico sarebbe potuto sembrare all'apparenza. C'erano delle occasioni in cui, nel bel mezzo della nottata, uno dei due scivolava sotto le coperte dell'altro. Lì non venivano fatte domande, ma solamente più posto per far star comodo anche il nuovo arrivato.
Altre notti, invece, erano come quella: proponevano e se all'altro non andava perché non voleva nessuno a vegliare i suoi incubi così da vicino, entrambi si coricavano da soli. Quest'ultima opzione, tuttavia, raramente veniva scelta. Anche perché, insomma, d'inverno ed in certi Stati, la notte era davvero fredda. E poi l'altro letto veniva usato per poter lasciare lì giacconi e armi, per cui non poteva esserci un occupante.
Altre notti ancora semplicemente non si parlavano, né si guardavano. In quelle altre notti avevano bisogno, un bisogno che puntualmente superava quello dell'altro, qualsiasi esso fosse. Il bisogno di sentire la mancanza della solitudine, il bisogno di stringersi ad un corpo famigliare e ritrovare quelle nicchie che odoravano di casa.
Sì, perché i due fratelli sapevano che convenzionalmente casa era un tetto sulla testa fisso e niente di più. In realtà col tempo avevano scoperto che casa era qualcosa che ti faceva stare bene. Per cui niente escludeva il fatto che quel qualcosa fosse magari una persona, magari un fratello.
Magari Dean, o magari Sam.
«Sì.» La risposta del minore arrivò immediata, mentre già col braccio sano si slacciava i bottoni dei jeans e li sfilava con facilità, sollevando una per volta le lunghe gambe. Dean nel frattempo aveva riposto il sale ed aveva sorriso per poi bofonchiare un
"va bene" con tono assai soddisfatto. Evidentemente non era solo Sam a scegliere la terza opzione, per quella notte.
In realtà, senza rivolgersi troppe domande che benché mute restavano palesi, dal giorno del patto di Dean lo scegliere di passare la notte insieme era sempre più frequente. Non che prima quella possibilità venisse scartata a priori, ma il recuperare ciò che dopo la partenza per Stanford avevano perso era stato un processo graduale, per cui le occasioni nelle quali decidevano di dormire insieme erano rare. A quel tempo preferivano passare notti in bianco, smaniando per una vicinanza che non poteva essere, non ancora, perché era troppo presto ed avevano paura, piuttosto che ammettere all'altro il bisogno di essere abbracciati.
Ora di comune accordo tacevano, ma sapevano entrambi che nessuno dei due voleva perdere ancora tempo. Sarebbe stato stupido e controproducente per la loro felicità già labile di per sé per ovvi motivi.
Il fruscio di un lenzuolo ed un sospiro pesante, seguito da un sibilo di dolore, segnalarono a Dean che Sam si era già sistemato sotto le coperte. Anche se di spalle, poteva figurarsi suo fratello, con gli occhi già chiusi, supino. Le palpebre avevano chiuso i battenti su quel mondo che davvero, era un concentrato di schifo di prima categoria, ma Dean sapeva che il suo Sammy restava vigile, in attesa di essere raggiunto. E non necessariamente per passare una nottata di sano sesso – che sesso non era tra loro, e neanche amore –, no, loro potevano dormire insieme nel senso proprio del termine. Lunghe e soddisfacenti dormite, in un confortevole intreccio di gambe e braccia.
Non per niente avevano pagato la stanza anche per il giorno seguente: probabilmente la mattina avrebbero fatto tardi. Ogni tanto potevano permetterselo.
Dean si tolse la giacca e la camicia di flanella, rimanendo in t-shirt. E poi eliminò anche i jeans, posando il tutto sul letto che per quella notte avrebbe fatto da guardaroba.
Intanto, da dietro le palpebre chiuse, Sam sentì lo scatto di un interruttore ed un confortevole buio permise ai suoi occhi di tirare un sospiro di sollievo. Subito dopo poté avvertire il materasso dalla parte opposta alla sua abbassarsi sotto al peso del fratello, che si infilò nel letto e gli circondò immediatamente la vita con un braccio, tra lamenti di doghe e cigolii di molle.
Sam sorrise, lasciandosi stringere, e Dean si lasciò andare ad un sospiro pesante.
E come di normale, subito sotto a quelle coperte si irradiò calore. Non caldo, niente di fastidioso, niente di fisico. Calore che faceva sì che le loro anime già destinate all'Inferno si potessero crogiolare, melanconiche e soddisfatte.
Il senso di appartenenza prese a cullarli in quella stanza di motel rischiarata solamente dalla luce di un lampione che riusciva a filtrare da uno spiraglio lasciato dalle tende tirate.
L'ambiente era così anonimo e per certi versi squallido da risultare imbarazzante, eppure una cappa di benessere sottolineava cosa fosse l'unica cosa reale e valida per i due occupanti: loro stessi.
Avevano a che fare sempre con mostri e stronzate soprannaturali, talmente veri da poterli uccidere con uno schiocco di dita. Poi però le porte dei motel si chiudevano e i Winchester si addormentavano abbracciati. E tutto ciò che era all'esterno di quel letto perdeva di significato.








Walking_Disaster's corner:
Bah, era nata come OS e ora diventa una minilong. Basta, SPN mi sta consumando. Anyway, titolo preso dall'omonima canzone dei Fun. (che io adoro). Il testo c'entra fino ad un certo punto, se vi va di ascoltare qualcosa di bello comunque ve la consiglio!
Niente, come già detto nell'intro avremo tanta sana introspezione, tanto sano fluff (che male non fa mai) e qualche momento di coccola un po' più spinta. Gli altri due capitoli ancora devo scriverli, ma ho già tutto in testa, appunto perché questa era nata come storia unica.
Non ho idea se questo sia un bel lavoro, a me personalmente pare valido, ma mi rimetto alle vostre considerazioni, pubblico(?)
Il capitolo due arriverà presto, in ogni caso, I promise.


Fatemi sapere che ne pensate, pls, che fa sempre piacere :3
See u soon (e domani tenterò di rispondere anche alle recensioni arretrate, sono pessima)

WD

   
 
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